Anàstasi. Turbamenti, immersioni, attese, rinascite
Dal 16 Aprile 2022 al 22 Maggio 2022
Pietrasanta | Lucca
Luogo: Galleria Giovanni Bonelli
Indirizzo: Via Nazario Sauro 56
Orari: da giovedì a domenica 11.00-13.00 / 16.00-20.00
Curatori: Marina Dacci, Matteo Galbiati, Leonardo Regano, Livia Savorelli, Nadia Stefanel, Raffaele Quattrone
Telefono per informazioni: pietrasanta@galleriagiovannibonelli.it
Sito ufficiale: http://www.galleriagiovannibonelli.com
La Galleria Giovanni Bonelli ospita nello Spazio Nazario Sauro 56 a Pietrasanta (LU), dal 16 aprile al 22 maggio 2022, Anàstasi. Turbamenti, immersioni, attese, rinascite, mostra premio di Arteam Cup 2020 che vede protagoniste quattro artiste individuate dalla Giuria come Menzioni Speciali: Armida Gandini, Silvia Inselvini, Camilla Marinoni, Miriam Montani.
L’esposizione, a cura di Marina Dacci, Matteo Galbiati, Leonardo Regano, Livia Savorelli, Nadia Stefanel e Raffaele Quattrone, si configura come un progetto curatoriale, sviluppato a partire da un’interpretazione aconfessionale del termine Anàstasi, intesa come individuale resurrezione umana. Un progetto nel quale si intrecciano le esperienze delle artiste, il cui lavoro – nel rispetto delle personali scelte poetiche, espressive e tecniche – si manifesta in una ricerca dichiarata di un attraversamento di opposti, che può condurre a una rinascita e ad un superamento della condizione iniziale.
Le rispettive risonanze attestano proprio il potere di un dialogo che diventa voce corale, così come è il testo che introduce la mostra – corale e condiviso – frutto di una comunanza di intenti umana e professionale di straordinaria intensità, come quella che si è consolidata all’interno della Giuria di Arteam Cup 2020.
«Nella ricerca delle artiste – spiegano i curatori – Anàstasi riunisce questo concetto di rivelazione e di superamento di ogni limite verso una poetica dell’Io, che è profonda e nutrita nello scambio con l’altro. La delicatezza silente delle loro opere sfida lo sguardo per accompagnarci verso una possibile via d’uscita, una nuova salvezza. Ci dicono come la fragilità del nostro limite faccia parte della nostra esperienza di vita, di quanto quella “discesa” nei nostri personali e collettivi inferi sia necessaria alla successiva “risalita” ad una nuova forma di umanità».
Un dialogo a quattro voci – basato su concetti quali memoria, traccia, reiterazione, relazione, ferita – sviluppato in quattro stadi/passaggi, comuni alle rispettive ricerche, che consentono allo spettatore di immergersi nelle specificità del lavoro di ciascuna delle artiste premiate: Turbamenti, Immersioni, Attese, Rinascite.
Il moto circolare – nel suo sviluppo concettuale, formale e narrativo – è l’elemento che accomuna e crea assonanze tra le opere delle stesse. Il sentimento di perdersi sembra ineludibile per raggiungere quel ritrovarsi e costruirsi perpetuo e senza soluzione di continuità.
Nelle opere di Camilla Marinoni il movimento si fa centripeto e precipita nel corpo del dolore e del ricordo, in quelle di Silvia Inselvini, invece, si stempera e si dilata sulla superficie dell’opera fino a oscurarla completamente: il colore diventa rottura di confini e, al contempo, abisso. Accettare l’impossibilità di fermare la materia nella sua definizione formale appartiene a Miriam Montani: i suoi lavori sembrano fragili mandala in cui l’artista trasforma un residuo, uno scarto in generazione armonica. Fare parte e al contempo staccarsi e guardare “da fuori” in Armida Gandini sono elementi intrecciati indissolubilmente nel rapporto con la storia collettiva e individuale. Il vuoto e il pieno sono la carne e l’ombra dell’opera e si rincorrono in narrazioni complementari.
Alla fine il ciclo si richiude verso un disegno più ampio e completo che comprende la visione del dopo, dell’alzarsi di nuovo, dell’anàstasi.
La mostra sarà inaugurata sabato 16 aprile alle ore 18.00
Armida Gandini (Brescia, 1968) vive e lavora a Verolanuova (BS). Da sempre l’identità è al centro del suo lavoro, che si sviluppa mediante linguaggi diversi come la fotografia, il disegno, l’installazione e il video. Nei progetti recenti sono predominanti i temi della relazione con l’altro e dell’eredità culturale. Rimane costante, fin dalla serie Il bosco delle fiabe, il rapporto con la letteratura e con il cinema, che ha rappresentato nel tempo una suggestione importante e dialettica.
Silvia Inselvini (Brescia, 1987) vive e lavora a Brescia. Conduce da anni una osservata ricerca sul tempo, attraverso la ripetizione continua, inesausta e stratificata di gesti precisi, organizzando il farsi dell’opera con una metodologia rigorosa. Tra gli ultimi eventi del 2022 che la vedono coinvolta si segnalano il Premio VAF a Kiel e la Tongyeong Triennale in Corea del Sud. Nel 2021 ha vinto il Best Talent Prize e il Best NICE artist nell’ambito di Paratissima ed è stata finalista al XV Premio Arte Laguna.
Camilla Marinoni (Bergamo, 1979) vive e lavora a Bergamo. Nel 2003 si diploma in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove nel 2007 consegue, presso la stessa accademia, il diploma specialistico in Arte Sacra Contemporanea. Al centro del suo lavoro di Camilla Marinoni c’è un racconto intimo e personale riferito agli aspetti sociali e spirituali del vivere quotidiano e di cui si fa inevitabilmente esperienza. Tutto viene filtrato e rielaborato attraverso il suo sguardo e l’utilizzo del suo corpo.
Miriam Montani (Cascia, Perugia, 1986) vive a Milano. Si è formata presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 2016 fonda SciameProject. Dal 2015 al 2020 è tra le artiste attive presso l’Ex Villaggio Eni di Borca di Cadore, Progettoborca, Dolomiti Contemporanee. Tra il 2019 e il 2020 è in residenza presso VIR, Viafarini in Residence, Milano. Nel 2021 un suo contributo artistico è presente nel Padiglione Italia della 17° Biennale internazionale di Architettura di Venezia Comunità Resilienti, nella sezione dedicata a Cantiere di Vaia. Nel 2021 apre lo studio Carrozzerie delle Rose a Milano.
L’esposizione, a cura di Marina Dacci, Matteo Galbiati, Leonardo Regano, Livia Savorelli, Nadia Stefanel e Raffaele Quattrone, si configura come un progetto curatoriale, sviluppato a partire da un’interpretazione aconfessionale del termine Anàstasi, intesa come individuale resurrezione umana. Un progetto nel quale si intrecciano le esperienze delle artiste, il cui lavoro – nel rispetto delle personali scelte poetiche, espressive e tecniche – si manifesta in una ricerca dichiarata di un attraversamento di opposti, che può condurre a una rinascita e ad un superamento della condizione iniziale.
Le rispettive risonanze attestano proprio il potere di un dialogo che diventa voce corale, così come è il testo che introduce la mostra – corale e condiviso – frutto di una comunanza di intenti umana e professionale di straordinaria intensità, come quella che si è consolidata all’interno della Giuria di Arteam Cup 2020.
«Nella ricerca delle artiste – spiegano i curatori – Anàstasi riunisce questo concetto di rivelazione e di superamento di ogni limite verso una poetica dell’Io, che è profonda e nutrita nello scambio con l’altro. La delicatezza silente delle loro opere sfida lo sguardo per accompagnarci verso una possibile via d’uscita, una nuova salvezza. Ci dicono come la fragilità del nostro limite faccia parte della nostra esperienza di vita, di quanto quella “discesa” nei nostri personali e collettivi inferi sia necessaria alla successiva “risalita” ad una nuova forma di umanità».
Un dialogo a quattro voci – basato su concetti quali memoria, traccia, reiterazione, relazione, ferita – sviluppato in quattro stadi/passaggi, comuni alle rispettive ricerche, che consentono allo spettatore di immergersi nelle specificità del lavoro di ciascuna delle artiste premiate: Turbamenti, Immersioni, Attese, Rinascite.
Il moto circolare – nel suo sviluppo concettuale, formale e narrativo – è l’elemento che accomuna e crea assonanze tra le opere delle stesse. Il sentimento di perdersi sembra ineludibile per raggiungere quel ritrovarsi e costruirsi perpetuo e senza soluzione di continuità.
Nelle opere di Camilla Marinoni il movimento si fa centripeto e precipita nel corpo del dolore e del ricordo, in quelle di Silvia Inselvini, invece, si stempera e si dilata sulla superficie dell’opera fino a oscurarla completamente: il colore diventa rottura di confini e, al contempo, abisso. Accettare l’impossibilità di fermare la materia nella sua definizione formale appartiene a Miriam Montani: i suoi lavori sembrano fragili mandala in cui l’artista trasforma un residuo, uno scarto in generazione armonica. Fare parte e al contempo staccarsi e guardare “da fuori” in Armida Gandini sono elementi intrecciati indissolubilmente nel rapporto con la storia collettiva e individuale. Il vuoto e il pieno sono la carne e l’ombra dell’opera e si rincorrono in narrazioni complementari.
Alla fine il ciclo si richiude verso un disegno più ampio e completo che comprende la visione del dopo, dell’alzarsi di nuovo, dell’anàstasi.
La mostra sarà inaugurata sabato 16 aprile alle ore 18.00
Armida Gandini (Brescia, 1968) vive e lavora a Verolanuova (BS). Da sempre l’identità è al centro del suo lavoro, che si sviluppa mediante linguaggi diversi come la fotografia, il disegno, l’installazione e il video. Nei progetti recenti sono predominanti i temi della relazione con l’altro e dell’eredità culturale. Rimane costante, fin dalla serie Il bosco delle fiabe, il rapporto con la letteratura e con il cinema, che ha rappresentato nel tempo una suggestione importante e dialettica.
Silvia Inselvini (Brescia, 1987) vive e lavora a Brescia. Conduce da anni una osservata ricerca sul tempo, attraverso la ripetizione continua, inesausta e stratificata di gesti precisi, organizzando il farsi dell’opera con una metodologia rigorosa. Tra gli ultimi eventi del 2022 che la vedono coinvolta si segnalano il Premio VAF a Kiel e la Tongyeong Triennale in Corea del Sud. Nel 2021 ha vinto il Best Talent Prize e il Best NICE artist nell’ambito di Paratissima ed è stata finalista al XV Premio Arte Laguna.
Camilla Marinoni (Bergamo, 1979) vive e lavora a Bergamo. Nel 2003 si diploma in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove nel 2007 consegue, presso la stessa accademia, il diploma specialistico in Arte Sacra Contemporanea. Al centro del suo lavoro di Camilla Marinoni c’è un racconto intimo e personale riferito agli aspetti sociali e spirituali del vivere quotidiano e di cui si fa inevitabilmente esperienza. Tutto viene filtrato e rielaborato attraverso il suo sguardo e l’utilizzo del suo corpo.
Miriam Montani (Cascia, Perugia, 1986) vive a Milano. Si è formata presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 2016 fonda SciameProject. Dal 2015 al 2020 è tra le artiste attive presso l’Ex Villaggio Eni di Borca di Cadore, Progettoborca, Dolomiti Contemporanee. Tra il 2019 e il 2020 è in residenza presso VIR, Viafarini in Residence, Milano. Nel 2021 un suo contributo artistico è presente nel Padiglione Italia della 17° Biennale internazionale di Architettura di Venezia Comunità Resilienti, nella sezione dedicata a Cantiere di Vaia. Nel 2021 apre lo studio Carrozzerie delle Rose a Milano.
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