Dedicato a Lorenzo Viani - Il figlio del Pastore va alla guerra e due conferenze

Lorenzo Viani, Lavoratori del marmo in Versilia, 1933-1936

 

Dal 25 Ottobre 2015 al 07 Novembre 2015

Viareggio | Lucca

Luogo: GAMC Lorenzo Viani

Indirizzo: piazza Mazzini

Orari: h 17

Curatori: Umberto Sereni / Giovanna Uzzani

Enti promotori:

  • Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 0584 581118

E-Mail info: gamc@comune.viareggio.lu.it

Sito ufficiale: http://www.gamc.it


Come ogni anno la GAMC-Galleria d’Arte moderna e Contemporanea di Viareggio dedica delle iniziative a Lorenzo Viani, per valorizzare il suo lavoro ed il corpus di opere di proprietà del Comune di Viareggio, la raccolta pubblica più importante dell’artista.

Domenica 25 ottobre 2015 alle ore 17
Il figlio del Pastore va alla guerra
a cura di Umberto Sereni, Ordinario di Storia contemporanea all'Università di Udine

Nella vicenda umana di Lorenzo Viani la guerra del 1915 rappresenta un passaggio fondamentale nel quale si definisce la sua personalità, attivamente inserita nelle drammatiche convulsioni della grande crisi europea. Intendere bene il senso del rapporto tra Viani e quella guerra non solo predispone alla comprensione matura della sua storia, ma anche a fare un po' di luce sulla Viareggio "cruciale" di quegli anni.
Nell’occasione verrà presentata la ristampa de “Il Figlio del pastore” di Lorenzo Viani, pubblicata da Marco Del Bucchia editore.

Sabato 7 novembre 2015 alle ore 17
Intorno a Rosai e Viani. Appunti per una storia del Novecento in Toscana
a cura di Giovanna Uzzani, storico dell’arte, docente di storia dell’arte

La conferenza si inserisce nel contesto della mostra Ottone Rosai Alla GAMC, cartoni dei dipinti murali della stazione di Firenze Santa Maria Novella, inaugurata lo scorso marzo e che si protrarrà fino al 31 dicembre prossimo .
Le opere Campagna toscana e Case di Villamagna (1935), carboncino acquerellato su carta gialla applicata su tela, sono state concesse in prestito dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze per essere esposte di fronte ai grandi dipinti realizzati da Viani per la stazione di Viareggio. Due grandi autori del Novecento a confronto i quali, con le loro produzioni, hanno celebrato l’italianità attraverso la narrazione della civiltà contadina e del mondo del lavoro.

Domenica 8 novembre 2015 alle ore 17 
Il Maestro Giannetto Salotti
Indomito artista, con supplemento d’anima 

Intervengono:
Giorgio Del Ghingaro, Sindaco
Rossella Martina, Vice Sindaco e Assessore alla Cultura
Alessandra Belluomini Pucci, Responsabile GAMC
Luca Nannipieri, curatore del testo critico dell’opera grafica di Salotti, saggista e conduttore di “SOS Patrimonio” su Raiuno
Franca Severini, giornalista, editore d’arte, ZonaFranca Casa Editrice, Lucca – Curatrice della Collezione Salotti    Lorenzo Viani e Ottone Rosai Grandi opere per le stazioni ferroviarie di Viareggio e di Firenze Santa Maria Novella

“Sono molte le analogie di Rosai con Viani” - scrive Mario de Micheli ne Le avanguardie artistiche del Novecento - “Come Viani egli ebbe, sin dall’inizio, sin da quando nel 1911 eseguì l’acquarello del Teppista, una posizione polemica e rivoltosa , che si esprimeva con un brusco rifiuto delle tendenze ufficiali e riformiste. Tranne una brevissima parentesi futurista intorno al ’13, l’itinerario della sua arte è sempre stata strettamente connesso alla ricerca espressiva delle immagini della sua terra e della sua gente, quella che gremisce i più popolari quartieri fiorentini: una ricerca d’espressione nuda, senza vezzi, che Rosai conduceva, casomai guardando i primitivi Toscani, così asciutti ed essenziali, così scarniti”.
Proprio per documentare le molteplici affinità tra questi grandi Maestri toscani del Novecento la GAMC propone la esposizione dei due cartoni dei dipinti realizzati da Rosai per la stazione di Firenze Santa Maria Novella; le opere fronteggiano oggi le grandi tele Lavoratori del marmo in Versilia e Lavoratori del porto e partenza del marinaio, che Viani realizzò per la stazione di Viareggio.
Si tratta quindi di significativi esempi, tra l’ altro contemporanei, di importanti opere pubbliche cittadine impreziosite da dipinti di due dei maggiori artisti toscani di quel periodo.
Il processo di modernizzazione architettonica e urbanistica, promosso negli anni Trenta, modifica sostanzialmente il volto delle città secondo le nuove direttive del Regime attraverso la realizzazione di grandi opere: tra queste, significativo esempio di architettura Razionalista in Italia, la stazione Santa Maria Novella di Firenze, progettata dal “Gruppo Toscano” guidato da Giovanni Michelucci fra il 1933 e il 1935.
Nel contempo, Viareggio viene identificata come “città nuova”, dove le istanze dell’architettura di regime possono facilmente ridisegnarne il volto non solo attraverso un nuovo piano regolatore, ma anche con grandi progetti come l’apertura della autostrada Firenze-Mare, inaugurata nel 1932, che collega il capoluogo toscano con il litorale.
La realizzazione della nuova stazione ferroviaria di Viareggio, inaugurata il 13 giugno 1936, e progettata dall’architetto Roberto Narducci, funzionario del Ministero delle Comunicazioni, corrisponde alla volontà del regime di dotare Viareggio di un edificio monumentale con l’obiettivo principale accogliere gli ospiti in arrivo a testimonianza della vocazione turistica e balneare del capoluogo della Versilia, connessa storicamente al mare e all’estrazione del marmo.
In quel momento tutta la cultura italiana, per la spinta fornita alla nuova edilizia pubblica e per il prestigio conferito a una moderna decorazione che accompagnasse con i propri equilibri gli spazi delle architetture, conosceva quindi in questo settore un rinnovato slancio.
Nel 1935 Mario Tinti pubblicava il volumetto L’architettura delle case coloniche in Toscana, illustrato con trentadue disegni a carboncino di Ottone Rosai raffiguranti case e paesaggi della campagna fiorentina.
Si deve forse alla sintonia dei temi se sarà proprio Rosai ad affrescare con i “paesaggi toscani” le pareti del buffet della nuova stazione fiorentina di Michelucci, curatore, nel 1932, di una serie di lezioni sulla casa colonica alla facoltà di Architettura di Firenze.
L’indagine delle architetture del paesaggio toscano, per la loro funzionalità, per la sistematicità delle estensioni e per una semplificazione dei volumi e delle forme, è stato uno degli elementi a cui fu dato rilievo nell’ambito della ricerca di una via italiana al razionalismo europeo. I dipinti di Rosai, Campagna toscana e Case di Villamagna, vengono così ad inserirsi, con le innumerevoli fotografie a formato gigante delle varie località d’Italia presenti nella galleria di accesso ai binari, nella esplicita valorizzazione dell’italianità e del paesaggio fiorentino. La riscoperta della poetica della civiltà contadina, risvolto colto della politica del “ritorno alla terra” adottata dal regime fascista, viene celebrata per la prima volta nel settore delle arti figurative fiorentine.
Al tema rievocativo del forte legame con la terra d’origine di Rosai fanno da contraltare i due grandi dipinti Lavoratori del marmo in Versilia e Lavoratori del porto e partenza del marinaio dove Viani celebra il mondo del lavoro versiliese, come egli stesso descrive all’amico Plinio Nomellini: “Dopo un anno e più che non toccavo i colori in 19 giorni mi sono intrippato otto metri per due di tela: cave, bovi, cavatori, portatrici di pane, trabaccolari, marinai, donne di Darsena e ragazzi e la Darsena tutto al vero, a grandezza del vero. I dipinti sono per la nuova stazione di Viareggio che si inaugurerà il 21 aprile prossimo…” (lettera a Nomellini 16 aprile 1936).
L’impaginazione prospettica che Viani conferisce all’opera Lavoratori del marmo in Versilia corrisponde al legame antichissimo che gli uomini e le donne della costa hanno con il mondo del lavoro fatto di fatica, di vita e di morte. Raggiunta ormai l’estrema maturità della sua produzione artistica - muore il 2 novembre del 1936 - la struttura compositiva adottata dall’artista viareggino riflette l’abbandono della rappresentazione della umanità tragica a vantaggio di una visione pittorica celebrativa.
Dei due grandi Maestri del Novecento Toscano – Rosai elogia Viani scrivendo “È stato il maestro di tutti noi” – si riscontra sempre la profonda coerenza di un approccio culturale e la condivisione di un “comune sentire” allora pienamente operante e che la sensibilità moderna non riuscendo più a produrre può solo ammirare.





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