Rita Ackermann. Hidden
Dal 12 Marzo 2023 al 13 Agosto 2023
Lugano |
Luogo: Museo d’arte della Svizzera italiana
Indirizzo: Via Canova 10
Sito ufficiale: http://masilugano.ch
“Le cose, quando si nascondono, riescono a essere più libere e a librarsi più in alto.”
Rita Ackermann
Il MASI Lugano presenta “Hidden”, una delle più grandi retrospettive mai dedicate finora da un’istituzione museale all'opera di Rita Ackermann (Budapest, 1968, vive e lavora a New York). Il progetto espositivo ripercorre gli ultimi trent’anni della carriera di questa artista eccezionale attraverso una selezione di circa cinquanta tra dipinti e disegni creati a partire dagli anni ’90 a New York.
Per la mostra, realizzata in collaborazione con l’artista, una selezione di opere sviluppate subito dopo il suo arrivo nella “Grande Mela” - lavori in cui le figure femminili sono chiare e ben visibili - è messa in relazione con lavori più recenti della serie “Mama”, iniziata nel 2018, in cui le protagoniste sono invece celate sotto linee e strati di colore. È parte dell’esposizione anche una selezione di dipinti creati per l’occasione e incentrati sul tema della guerra. Dal percorso presentato al MASI emerge come, prendendo le mosse da un linguaggio figurativo immediatamente comprensibile al pubblico, l’artista arrivi in seguito a ripensare le figure che abitano le sue opere, andando a coprirle con strati di pittura. Se i lavori dei primi anni sono di piccole e medie dimensioni e sono realizzati prevalentemente su carta, le serie più recenti, lavorate su tele di grande formato, sono caratterizzate da una gestualità forte ed espressiva. Un processo, questo, che descrive un percorso non categorizzabile e che permette all’artista di restare libera e nascosta, “hidden”, come recita il titolo della mostra.
È un percorso artistico plasmato sull’essenza del paradosso continuo quello di Ackermann, che giunge in America dall’Ungheria all’inizio degli anni ‘90. Allontanatasi dalle tendenze accademiche, l’artista sviluppa una sua personale ricerca come pittrice indipendente, a contatto con gli artisti della Lower East Side. Arrivata negli Stati Uniti, Ackermann si trova ad affrontare una sfida vitale e importante, che la porta a integrare nella sua opera culture ed estetiche diverse, quella legata all’Est Europa da un lato e quella americana dall’altro. Una fusione, quella tra le due culture, che emerge evidente in mostra fin dai primi dipinti e disegni sviluppati da Ackermann nella metropoli statunitense tra il 1993 e il 1996 con gli “Sketchbook Drawings” e gli “Early Paintings”. Disegni su carta di piccolo e medio formato presentano figure femminili adolescenti messe a nudo, esposte e moltiplicate all’interno della composizione, impegnate in varie attività autodistruttive. L’atteggiamento estremamente spontaneo e disinvolto delle giovani donne proietta una sorta di serenità idilliaca all’interno di un’atmosfera costantemente precaria. Queste prime opere dal carattere ambiguo stabiliscono una comunicazione immediata con chi osserva e fungono da ponte tra diversi livelli culturali, come le fiabe e i miti a cui spesso l’artista si ispira. Un immaginario che attinge però anche al più vasto mondo della cultura visuale, della filosofia e del cinema, in particolare a film classici su storie di adolescenti recalcitranti di registi come Uli Edel e di Peter Brook.
Le vivaci figure protagoniste delle sue prime opere annunciano un’energia femminile embrionale che venticinque anni dopo sboccia nella serie “Mama”, iniziata nel 2018 e rappresentata in mostra da diversi dipinti su tela di grande formato. Sono dipinti, questi, in cui l’artista abbandona la figura a favore di una composizione in cui linee, gesti, motivi e forme si racchiudono e nascondono le une nelle altre, facendosi via via sempre più evanescenti. Con articolate stratificazioni di linguaggi visivi, “Mama” oscilla così tra figurazione e astrazione, dove i corpi celati presenti nell’immagine svaniscono nel momento in cui vengono percepiti: essi esistono perché scompaiono in elementi gestuali prima che la loro storia diventi leggibile. Al contrario delle prime opere degli anni Novanta, in cui le figure si donano completamente allo sguardo di chi le osserva, in questa serie l’artista abbandona tutto quell’immaginario facilmente fraintendibile come autoreferenziale, impedendo così al proprio percorso artistico di venire categorizzato.
L’esposizione si chiude con tre dipinti dalla nuova serie “War Drawings”, creata in occasione della mostra al MASI. Olio, matita grassa e acrilico sono lavorati su tela grezza di lino mentre le figure si perdono e le linee vengono raschiate fino a rivelare composizioni frantumate. Ogni dipinto sembra dominato dal disastro, come possibile elemento di purificazione in vista di una futura armonia.
Nata a Budapest nel 1968, Rita Ackermann vive e lavora a New York. Fra il 1989 e il 1992, studia all’Università ungherese di Belle Arti di Budapest e alla New York Studio School of Drawing, Painting and Sculpture. Ha al suo attivo mostre personali in sedi prestigiose quali la Konsthall di Malmö (Svezia), la Sammlung Friedrichshof di Zurndorf nel Burgenland (Austria), il Museum of Contemporary Art di Miami, il Ludwig Museum di Budapest, lo Swiss Institute di New York e la Chinati Foundation di Marfa (Texas). Le sue opere si trovano in importanti collezioni pubbliche, fra cui quelle del Museum of Modern Art (MOMA) di New York, della Maria Leuff Foundation e della Hessel Foundation (sempre a New York), del San Francisco Museum of Modern Art, del Dallas Museum of Art, del Museum Het Domein in Olanda e del Museum of Contemporary Art di Los Angeles.
Il catalogo
L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo bilingue (italiano e inglese) pubblicato in collaborazione con MOUSSE Publishing. Il volume comprenderà le riproduzioni delle opere in mostra, un saggio di Pamela Kort e un’intervista all’artista realizzata da Donatien Grau.
Rita Ackermann
Il MASI Lugano presenta “Hidden”, una delle più grandi retrospettive mai dedicate finora da un’istituzione museale all'opera di Rita Ackermann (Budapest, 1968, vive e lavora a New York). Il progetto espositivo ripercorre gli ultimi trent’anni della carriera di questa artista eccezionale attraverso una selezione di circa cinquanta tra dipinti e disegni creati a partire dagli anni ’90 a New York.
Per la mostra, realizzata in collaborazione con l’artista, una selezione di opere sviluppate subito dopo il suo arrivo nella “Grande Mela” - lavori in cui le figure femminili sono chiare e ben visibili - è messa in relazione con lavori più recenti della serie “Mama”, iniziata nel 2018, in cui le protagoniste sono invece celate sotto linee e strati di colore. È parte dell’esposizione anche una selezione di dipinti creati per l’occasione e incentrati sul tema della guerra. Dal percorso presentato al MASI emerge come, prendendo le mosse da un linguaggio figurativo immediatamente comprensibile al pubblico, l’artista arrivi in seguito a ripensare le figure che abitano le sue opere, andando a coprirle con strati di pittura. Se i lavori dei primi anni sono di piccole e medie dimensioni e sono realizzati prevalentemente su carta, le serie più recenti, lavorate su tele di grande formato, sono caratterizzate da una gestualità forte ed espressiva. Un processo, questo, che descrive un percorso non categorizzabile e che permette all’artista di restare libera e nascosta, “hidden”, come recita il titolo della mostra.
È un percorso artistico plasmato sull’essenza del paradosso continuo quello di Ackermann, che giunge in America dall’Ungheria all’inizio degli anni ‘90. Allontanatasi dalle tendenze accademiche, l’artista sviluppa una sua personale ricerca come pittrice indipendente, a contatto con gli artisti della Lower East Side. Arrivata negli Stati Uniti, Ackermann si trova ad affrontare una sfida vitale e importante, che la porta a integrare nella sua opera culture ed estetiche diverse, quella legata all’Est Europa da un lato e quella americana dall’altro. Una fusione, quella tra le due culture, che emerge evidente in mostra fin dai primi dipinti e disegni sviluppati da Ackermann nella metropoli statunitense tra il 1993 e il 1996 con gli “Sketchbook Drawings” e gli “Early Paintings”. Disegni su carta di piccolo e medio formato presentano figure femminili adolescenti messe a nudo, esposte e moltiplicate all’interno della composizione, impegnate in varie attività autodistruttive. L’atteggiamento estremamente spontaneo e disinvolto delle giovani donne proietta una sorta di serenità idilliaca all’interno di un’atmosfera costantemente precaria. Queste prime opere dal carattere ambiguo stabiliscono una comunicazione immediata con chi osserva e fungono da ponte tra diversi livelli culturali, come le fiabe e i miti a cui spesso l’artista si ispira. Un immaginario che attinge però anche al più vasto mondo della cultura visuale, della filosofia e del cinema, in particolare a film classici su storie di adolescenti recalcitranti di registi come Uli Edel e di Peter Brook.
Le vivaci figure protagoniste delle sue prime opere annunciano un’energia femminile embrionale che venticinque anni dopo sboccia nella serie “Mama”, iniziata nel 2018 e rappresentata in mostra da diversi dipinti su tela di grande formato. Sono dipinti, questi, in cui l’artista abbandona la figura a favore di una composizione in cui linee, gesti, motivi e forme si racchiudono e nascondono le une nelle altre, facendosi via via sempre più evanescenti. Con articolate stratificazioni di linguaggi visivi, “Mama” oscilla così tra figurazione e astrazione, dove i corpi celati presenti nell’immagine svaniscono nel momento in cui vengono percepiti: essi esistono perché scompaiono in elementi gestuali prima che la loro storia diventi leggibile. Al contrario delle prime opere degli anni Novanta, in cui le figure si donano completamente allo sguardo di chi le osserva, in questa serie l’artista abbandona tutto quell’immaginario facilmente fraintendibile come autoreferenziale, impedendo così al proprio percorso artistico di venire categorizzato.
L’esposizione si chiude con tre dipinti dalla nuova serie “War Drawings”, creata in occasione della mostra al MASI. Olio, matita grassa e acrilico sono lavorati su tela grezza di lino mentre le figure si perdono e le linee vengono raschiate fino a rivelare composizioni frantumate. Ogni dipinto sembra dominato dal disastro, come possibile elemento di purificazione in vista di una futura armonia.
Nata a Budapest nel 1968, Rita Ackermann vive e lavora a New York. Fra il 1989 e il 1992, studia all’Università ungherese di Belle Arti di Budapest e alla New York Studio School of Drawing, Painting and Sculpture. Ha al suo attivo mostre personali in sedi prestigiose quali la Konsthall di Malmö (Svezia), la Sammlung Friedrichshof di Zurndorf nel Burgenland (Austria), il Museum of Contemporary Art di Miami, il Ludwig Museum di Budapest, lo Swiss Institute di New York e la Chinati Foundation di Marfa (Texas). Le sue opere si trovano in importanti collezioni pubbliche, fra cui quelle del Museum of Modern Art (MOMA) di New York, della Maria Leuff Foundation e della Hessel Foundation (sempre a New York), del San Francisco Museum of Modern Art, del Dallas Museum of Art, del Museum Het Domein in Olanda e del Museum of Contemporary Art di Los Angeles.
Il catalogo
L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo bilingue (italiano e inglese) pubblicato in collaborazione con MOUSSE Publishing. Il volume comprenderà le riproduzioni delle opere in mostra, un saggio di Pamela Kort e un’intervista all’artista realizzata da Donatien Grau.
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