Camerino fuori le mura, prospettive d’arte dal Quattrocento al Settecento
Dal 25 Giugno 2021 al 19 Settembre 2021
Camerino | Macerata
Luogo: Palazzo Castelli
Indirizzo: Viale Giacomo Leopardi 21
Orari: venerdì, sabato e domenica
Enti promotori:
- Città di Camerino
Camerino ha riaperto le sue stanze dell’arte mettendo in esposizione alcune delle opere più significative per la città ducale e di alcuni dei più grandi artisti dal Quattrocento al Settecento.
A Palazzo Castelli, un prezioso scrigno messo a disposizione dall’Università di Camerino, è stata inaugurata la prima mostra del cratere “Camerino fuori le mura, prospettive d’arte dal Quattrocento al Settecento” visitabile fino al 19 settembre.
Sono state selezionate le opere più rappresentative, importanti e di pregio presenti nella città ducale e nel suo territorio, dando il necessario risalto all'opera del Dosso Dossi, restaurata di recente e mai esposta, alla pala d'altare del Tiepolo, all'Annunciazione di Giovanni Angelo d'Antonio, alla scultura del Bernini.
“La più bella pala ad altare del Tiepolo è a Camerino - dice con un sorriso il professor Francesco Maria Orsolini componente del Comitato scientifico - Nel quadro del Tiepolo c’è un particolare che è un giglio che ha un forte valore simbolico che abbiamo potuto individuare grazie al lavoro di Haltadefinizione. Scienza e arte non hanno confini, si mescolano continuamente e non devono avere confini neanche oggi. Tradizione e innovazione si intersecano in una straordinaria sinfonia artistica".
"Questa è la mostra del colore - ha detto Barbara Mastrocola, responsabile delle collezioni civiche e diocesane, nonchè membro del comitato scientifico - dei dettagli, dei particolari che non sono visibili ad occhio nudo. Che induce ad andare oltre, fuori da ciò che si vede. L’Annunciazione è la prima opera salvata dal terremoto del 2016, è stata poi a Macerata, agli Uffizi di Firenze per poi tornare a Camerino. Proprio grazie ad Haltadefinizione è stato possibile scoprire con un’indagine diagnostica che il mantello blu è fatto di lapislazzuli. Nel 2002 grazie agli studi archivistici della professoressa Emanuela Di Stefano nella mostra curata da Andrea De Marchi è stato possibile attribuire l’opera a Giovanni d’Angelo d’Antonio, oggi proseguiamo la ricerca scientifica grazie alla tecnologia scoprendo particolari inediti. Lo sguardo di Camerino fuori le mura si vede già dai rapporti che la città aveva in quei secoli, nel Quattrocento, Cinquecento, Seicento, Settecento. Anche l’arte contemporanea avrà il suo spazio nei prossimi mesi".
Opere d’arte recuperate nel territorio camerte e salvate dal sisma, provenienti da chiese e musei inagibili. “È stato un lavoro lungo quasi due anni con gli ultimi mesi che ci hanno visto impegnatissimi per arrivare a ciò che oggi rappresenta un sogno che si esaudisce” ha detto l’assessore alla cultura Giovanna Sartori.
Il Tiepolo e l’Annunciazione, in particolare, sono anche state oggetto di un progetto scientifico di alta tecnologia grazie ad Haltadefinizione, l’unica azienda sul panorama nazionale capace di mostrare le opere con una risoluzione talmente alta da visualizzare in modo nitido le porosità della superficie di una scultura, o le crepe che il tempo ha lasciato sul pigmento di una tela. Una ricchezza di dettagli che supera persino le possibilità dell’occhio umano. Un momento tanto atteso a cui hanno partecipato le autorità militari, religiose e civili.
“È una mostra che ha il sapore di rinascita - ha detto il sindaco Sandro Sborgia al taglio del nastro - una rinascita che passa attraverso le bellezze della città e che riconducono alle sue origini che non vanno dimenticate".
A Palazzo Castelli, un prezioso scrigno messo a disposizione dall’Università di Camerino, è stata inaugurata la prima mostra del cratere “Camerino fuori le mura, prospettive d’arte dal Quattrocento al Settecento” visitabile fino al 19 settembre.
Sono state selezionate le opere più rappresentative, importanti e di pregio presenti nella città ducale e nel suo territorio, dando il necessario risalto all'opera del Dosso Dossi, restaurata di recente e mai esposta, alla pala d'altare del Tiepolo, all'Annunciazione di Giovanni Angelo d'Antonio, alla scultura del Bernini.
“La più bella pala ad altare del Tiepolo è a Camerino - dice con un sorriso il professor Francesco Maria Orsolini componente del Comitato scientifico - Nel quadro del Tiepolo c’è un particolare che è un giglio che ha un forte valore simbolico che abbiamo potuto individuare grazie al lavoro di Haltadefinizione. Scienza e arte non hanno confini, si mescolano continuamente e non devono avere confini neanche oggi. Tradizione e innovazione si intersecano in una straordinaria sinfonia artistica".
"Questa è la mostra del colore - ha detto Barbara Mastrocola, responsabile delle collezioni civiche e diocesane, nonchè membro del comitato scientifico - dei dettagli, dei particolari che non sono visibili ad occhio nudo. Che induce ad andare oltre, fuori da ciò che si vede. L’Annunciazione è la prima opera salvata dal terremoto del 2016, è stata poi a Macerata, agli Uffizi di Firenze per poi tornare a Camerino. Proprio grazie ad Haltadefinizione è stato possibile scoprire con un’indagine diagnostica che il mantello blu è fatto di lapislazzuli. Nel 2002 grazie agli studi archivistici della professoressa Emanuela Di Stefano nella mostra curata da Andrea De Marchi è stato possibile attribuire l’opera a Giovanni d’Angelo d’Antonio, oggi proseguiamo la ricerca scientifica grazie alla tecnologia scoprendo particolari inediti. Lo sguardo di Camerino fuori le mura si vede già dai rapporti che la città aveva in quei secoli, nel Quattrocento, Cinquecento, Seicento, Settecento. Anche l’arte contemporanea avrà il suo spazio nei prossimi mesi".
Opere d’arte recuperate nel territorio camerte e salvate dal sisma, provenienti da chiese e musei inagibili. “È stato un lavoro lungo quasi due anni con gli ultimi mesi che ci hanno visto impegnatissimi per arrivare a ciò che oggi rappresenta un sogno che si esaudisce” ha detto l’assessore alla cultura Giovanna Sartori.
Il Tiepolo e l’Annunciazione, in particolare, sono anche state oggetto di un progetto scientifico di alta tecnologia grazie ad Haltadefinizione, l’unica azienda sul panorama nazionale capace di mostrare le opere con una risoluzione talmente alta da visualizzare in modo nitido le porosità della superficie di una scultura, o le crepe che il tempo ha lasciato sul pigmento di una tela. Una ricchezza di dettagli che supera persino le possibilità dell’occhio umano. Un momento tanto atteso a cui hanno partecipato le autorità militari, religiose e civili.
“È una mostra che ha il sapore di rinascita - ha detto il sindaco Sandro Sborgia al taglio del nastro - una rinascita che passa attraverso le bellezze della città e che riconducono alle sue origini che non vanno dimenticate".
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