Domenico Zangrandi

Opera di Domenico Zangrandi

 

Dal 19 Gennaio 2019 al 06 Febbraio 2019

Mantova

Luogo: Galleria Arianna Sartori

Indirizzo: via Ippolito Nievo 10

Orari: dal Lunedì al Sabato 10-12.30 / 15.30-19.30. Chiuso festivi

Enti promotori:

  • Patrocinio del Comune di Mantova

Telefono per informazioni: +39 0376 324260



Il prossimo 19 gennaio alle ore 17, la Galleria Arianna Sartori di Mantova, nelle sedi di Via Nievo 10 e Via Cappello 17, inaugura una importante mostra retrospettiva dedicata al pittore veronese Domenico Zangrandi, che gode del patrocinio del Comune di Mantova.
Questa è la terza mostra che la galleria mantovana dedica all’artista veronese. L’esposizione odierna realizzata in occasione del ventennale della scomparsa dell’artista, e intitolata “Omaggio a Domenico Zangrandi”, vede esposti quarantacinque dipinti ad olio realizzati a partire dal 1946, e resterà aperta fino al 6 febbraio 2019.
Per l’occasione è stato edito un catalogo con presentazione di Maria Gabriella Savoia.

“Insieme alla moglie Nerea, con Arianna e Adalberto, abbiamo pensato di dedicare una mostra personale al maestro Domenico Zangrandi in occasione dei vent’anni dalla sua scomparsa avvenuta il 21 febbraio 1999.
Domenico Zangrandi è stato uno dei maggiori esponenti della pittura veronese della seconda metà del secolo scorso. In realtà, io non l’ho conosciuto personalmente, ma ho imparato ad apprezzarlo e a stimarlo moltissimo grazie al grande amore della moglie Nerea che con indefessa passione, da sempre ed ancora oggi, continua la sua missione di diffusione e divulgazione dell’opera del marito. Grazie a Nerea, ho avuto la fortuna di entrare più volte nello studio di Domenico e di passare e ripassare i suoi dipinti, scoprendo, ogni volta, aspetti e peculiarità diverse della sua arte.
Attraverso la lettura della biografia si ha modo di capire quale sia stato il percorso artistico di Domenico, maestro veronese nato nella allora piccola frazione di Quinzano, ma forse vale la pena di evidenziare come le sue umili origini abbiamo plasmato e motivato il carattere che con il tempo nonostante le molte perdite affettive e le difficoltà economiche, gli ha permesso di maturare una natura conviviale pur se estremamente ferma.

Le stesse immagini che mi sono arrivate tramite monografie, fotografie e cataloghi, ce lo descrivono come un uomo dal fisico importante, dal carattere volitivo. La sua giovinezza non è stata certo facile, la mamma sarta, il papà infermiere morto per malattia, e così Domenico, giovanissimo, è affidato allo zio Angelo. Adolescente, subisce lo scoppio della seconda guerra mondiale e la violenza di quel periodo, viene successivamente interpretata in molti suoi quadri.
La forte propensione per la pittura lo porta ad iscriversi, nel 1946, all’Accademia Cignaroli di Verona avendo come insegnanti Antonio Nardi, Nurdio Trentini e lo scultore Franco Girelli che intuendo le sue buone qualità, e consapevoli delle sue difficoltà economiche, gli forniscono tele e colori.

I ricordi della guerra fatta di feroce crudeltà sono i suoi soggetti di quegli anni. Numerosi sono i riferimenti a vari episodi di brutalità, ma Domenico vuole assolutamente vivere d’arte anche se, in un periodo di generale povertà, nella frazione di Quinzano, come tutti i “pittori” è considerato poco più che disperato perditempo; lui vuole affermarsi e crearsi un proprio spazio, ma non può farlo così per poter portare avanti la sua ambizione e continuare a coltivare la passione per la pittura si deve adattare ai più umili lavori. Con il tempo riesce a catturare l’attenzione del pubblico grazie alle sue partecipazioni a mostre locali e nazionali, la vittoria di alcuni concorsi per opere pubbliche, e l’organizzazione di mostre personali gli permettono finalmente di ottenere numerose soddisfazioni.
Ma nuovamente il destino si accanisce contro di lui e la perdita della sorella è per lui un dolore inaccettabile; si abbandona allo sconforto e così smette di dipingere per alcuni anni. È solo grazie all’incontro con Don Giovanni Calabria, alla lettura dei testi sacri e al seguente avvicinamento alla religione, nuovo punto di rifugio e di appoggio morale, che Domenico riesce a superare i momenti di difficoltà.
La conoscenza e il successivo matrimonio con Nerea sono fondamentali per l’artista che in lei trova non solo l’anima gemella ma anche la modella perfetta per molti suoi dipinti e la curatrice di tutta l’organizzazione delle sue mostre ed esposizioni. Con lei la vita cambia, ed anche nella vita artistica Domenico trova ora nuovi equilibri. La sua continua evoluzione, giunta a completa maturazione, mette in evidenza un percorso pittorico che trova nella figura umana il principale soggetto, raffigurato nei diversi contesti sociali e in situazioni differenti. Con la conquista e l’affermazione di uno stile personalissimo fatto di una sapiente tecnica innovativa, grazie a un contorno scuro che delimita e definisce le forme, con l’uso di accese cromie stese con importanti pennellate, conferisce alle figure particolari volumi e nuovi e notevoli equilibri compositivi.
Le sue opere che non sono più solo i temi religiosi, ma anche i ritratti familiari, il lavoro degli uomini e le molte problematiche sociali, i paesaggi, gli amati gatti e le nature morte, diventano opere molto ricercate dai collezionisti e Domenico si colloca così tra i migliori artisti veronesi del periodo.
Molte sono opere di carattere religioso che negli anni realizza per sé e su commissione di istituzioni religiose, le numerose vetrate nelle chiese, le sculture bronzee, le pale e i mosaici, sono le opere che gli meritano un importante incontro con il Papa Giovanni Paolo II.
Personalità poliedrica e instancabile, pratica prima la pittura, poi giunge la fase scultorea utilizzando materiali diversi e molto spesso anche il bronzo; si appassiona anche all’incisione realizzando esclusivamente puntesecche che stampa presso le Edizioni Fiorini di Verona.
La pittura di Zangrandi non è certamente anonima e rasserenante, tutt’altro, tutto ciò che l’artista raffigura acquista una straordinaria drammaticità partecipata, come se gli stessi soggetti e oggetti scelti volessero affermare la propria esistenza e capacità di interazione con lo spettatore”.

Maria Gabriella Savoia


DOMENICO ZANGRANDI
(1928 – 1999)
 
Nasce l’8 giugno 1928 a Quinzano (Vr), muore il 21 febbraio 1999.
Ha frequentato l’Accademia Cignaroli di Verona sotto la guida dei professori Nardi, Trentini, Girelli. Fin dal 1946 è presente in mostre collettive che continuerà fino al 1948 anno della sua prima personale alla Casa di Giulietta riscuotendo grande successo.
Da allora le mostre si sono susseguite l’una dopo l’altra non solo in Italia, ma anche all’estero: Francia, Gran Bretagna, Belgio, Stati Uniti.
Nel 1964 realizza una Via Crucis per la Chiesa cimiteriale di Quinzano. Successivamente prepara il bozzetto per un Monumento ai Caduti, un trittico da eseguirsi in mosaico, che venne realizzato nel 1968 ed inaugurato a Quinzano il 4 novembre. Esegue un trittico per la Chiesa dell’Ospedale Civile di Bussolengo (Vr) e una Via Crucis per la Chiesa di S. Maria Ausiliatrice in Verona.
Nel 1971 vince un concorso nazionale eseguendo i cartoni per un’opera in ferro battuto installata nell’Istituto Tecnico “M. Minghetti” di Legnago (Vr) (m. 12x6).
In questo periodo gli viene proposta la realizzazione di acqueforti e puntesecche per i ‘tipi di Fiorini’ in Verona, collaborazione che avrà seguiti felici.
Oltre alla pittura Zangrandi si consacra alla scultura. Infatti nel 1978 realizza due grandi Crocifissi in bronzo, uno per i Musei Vaticani e l’altro per il Convento delle Suore Calasanziane di Firenze. Dai Frati Francescani gli fu richiesta la realizzazione di una vetrata della Cappella del Cenacolo a S. Maria degli Angeli (Pg).
La capacità espressiva della sua spiritualità varca i confini italiani realizzando una Via Crucis per la Missione Cattolica di Quito in Ecuador e dei quadri per la Chiesa di Teresina in Brasile.
È impossibile elencare tutto l’operato di Zangrandi tanto vasta è stata la sua produzione.
Dalla fine del 2009 la Sala Civica di Parona-Verona è diventata Sala Domenico Zangrandi.


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