Amelie von Wulffen. Am kuehlen Tisch
Dal 28 Marzo 2014 al 17 Maggio 2014
Milano
Luogo: Galleria Giò Marconi
Indirizzo: via A. Tadino 15
Orari: da martedì a sabato 10-13 / 15-19
Telefono per informazioni: +39 02 29404373
E-Mail info: info@giomarconi.com
Sito ufficiale: http://www.giomarconi.com
Giò Marconi ha il piacere di annunciare Am kühlen Tisch, prima personale dell’artista tedesca Amelie von Wulffen negli spazi della galleria.
Amelie von Wulffen è conosciuta soprattutto per i suoi collage, lavori su carta di grande formato in cui utilizza fotografia, pittura e disegno creando scenari onirici in cui frammenti della vita dell’artista si mescolano ad elementi narrativi fortemente suggestivi ed evocativi. Spazi interiori ed esteriori si sovrappongono confondendosi, come nelle opere della tradizione del Romanticismo e dell’Espressionismo.
Per la personale da Giò Marconi l’artista presenta una nuova serie di lavori pittorici, un fumetto che viene proiettato e alcune sedie dipinte a mano.
Le tele esposte, di grandi dimensioni, raffigurano nature morte, barche galleggianti, scene di interni ed esterni, dove astrazione e figurazione si alternano in maniera originale, accostando forme biomorfe, aree di colore fluide e oggetti più riconoscibili. Alcuni di questi dettagli, come i fiori, i limoni, i paesaggi sono ripresi da opere antiche, e inseriti quindi in un nuovo contesto, in particolare sono presenti molte scene dei dipinti di Gustave Caillebotte.
In due piccole tele compaiono poi gli autoritratti di Max Beckmann, Gustave Caillebotte e Francisco Goya. Von Wulffen ha studiato approfonditamente gli artisti e le opere del XIX e XX secolo, ma non si tratta di un semplice riferimento ad alcuni momenti della storia dell’arte o di una parodia della pittura moderna. Nel riproporre non un ritratto qualsiasi ma l’autoritratto di questi artisti, von Wulffen fa riferimento ad una profonda ammirazione verso le loro opere ma soprattutto al modo in cui questi artisti si vedevano e si consideravano come pittori e come individui.
Questa introspezione, caratteristica di tutto il suo lavoro, emerge chiaramente nel fumetto che viene proiettato, in cui Amelie von Wulffen presenta con grande ironia le paure, le insicurezze e le frustrazioni di un’artista contemporanea a metà della sua carriera.
Qui von Wulffen usa se stessa come protagonista, questo personaggio ha degli aspetti reali ma allo stesso tempo recita una parte, proponendo così un autoritratto molto più fratturato rispetto a quelli dei pittori uomini a cui fa riferimento nelle sue tele.
In un’altra recente serie di opere von Wulffen ha preso spunto oltre che dai fumetti anche dalle illustrazioni per bambini, dipingendo un mondo bucolico popolato da frutta e verdura antropomorfa. Giocosi e irriverenti acquerelli dove vegetali di ogni tipo vengono colti in situazioni perverse e umilianti. Il riferimento è ai Capricci di Goya.
Lo stile leggero che ricorda quello dei libri per bambini nasconde però temi e sentimenti umani più complessi come la solitudine, la violenza, il fallimento e l’umiliazione.
Spesso le opere di von Wulffen superano i limiti della tela sconfinando nello spazio espositivo come pittura murale o come mobili. Qui spazio individuale e collettivo convergono: l’identità di von Wulffen dialoga con la storia degli spettatori. Sedendosi su una delle sedie dipinte a mano dall’artista ci si trova coinvolti direttamente con le sue paure e di conseguenza si è costretti a confrontarsi anche con le proprie.
Tutto il lavoro di von Wulffen parte dalla sua esperienza autobiografica per esplorare la memoria collettiva.
Amelie von Wulffen è nata a Breitenbrunn, in Germania nel 1966. Ha studiato all’Academy of Fine Arts di Monaco e ha insegnato pittura all’Academy of Fine Arts di Vienna dal 2006 al 2011.
Attualmente vive e lavora a Berlino.
Tra le sue recenti mostre personali: Portikus, Francoforte; Galerie Meyer Kainer, Vienna (2013); Aspen Art Museum (2012); Greene Naftali Gallery, New York; This Is How It Happened, Alex Zachary Gallery, New York (2011); Bitte keine heiße Asche einfüllen, Galerie Crone, Berlino (2010); Kunstraum Innsbruck (2009); Chucky und die Silberdistel, Gabriele Senn Galerie, Vienna; Die Vertuschung, Galerie Almine Rech, Parigi (2008); Kunstverein für die Rheinlande und Westfalen, Düsseldorf (2006); Espace 315, Centre Pompidou, Parigi; Kunstmuseum Basel, Museum für Gegenwartskunst (2005).
Inoltre ha partecipato anche a diverse mostre collettive, tra cui: Nadira Husain, Ella Kruglyanskaya, Birgit Megerle, Amelie von Wulffen, Galerie Tobias Nähring, Lipsia; Painting Forever! Keilrahmen, Kunstwerke, Berlino; Homes and gardens, Freedman Fitzpatrick, Los Angeles; Vertical Club, curata da Will Benedict, Bortolami Gallery, New York (2013); ABC Art Berlin Contemporary, Alex Zachary Peter Currie (solo presentation); Buy My Bananas, Kate Werble Gallery, New York; Context Message, Zach Feuer Gallery, New York; Make Me Like It!, Vacant Galleries, Vienna; Malerei in Fotografie, Städel Museum, Francoforte (2012); Compass: Drawings from The Museum of Modern Art, New York; Martin-Gropius-Bau, Berlino; Happy Holidays! Drawings, Alex Zachary Gallery, New York (2011); 3rd Berlin Biennial for Contemporary Art (2004); Dreams and Conflicts: The Dictatorship of the Viewer, 50esima Biennale di Venezia (2003).
Il suo lavoro è presente in numerose collezioni pubbliche, tra cui: Centre Pompidou, Musée National d’Art Moderne, Parigi; Hammer Museum, University of California, Los Angeles; Museum of Contemporary Art, Los Angeles; Museum of Modern Art, New York; Fonds régional d'art contemporain (FRAC) Auvergne, Clermont-Ferrand; Die Sammlung zeitgenössischer Kunst der Bundesrepublik Deutschland, Bonn ; Staatliche Museen zu Berlin, Kupferstichkabinett, Berlino; Städel Museum, Francoforte.
Amelie von Wulffen è conosciuta soprattutto per i suoi collage, lavori su carta di grande formato in cui utilizza fotografia, pittura e disegno creando scenari onirici in cui frammenti della vita dell’artista si mescolano ad elementi narrativi fortemente suggestivi ed evocativi. Spazi interiori ed esteriori si sovrappongono confondendosi, come nelle opere della tradizione del Romanticismo e dell’Espressionismo.
Per la personale da Giò Marconi l’artista presenta una nuova serie di lavori pittorici, un fumetto che viene proiettato e alcune sedie dipinte a mano.
Le tele esposte, di grandi dimensioni, raffigurano nature morte, barche galleggianti, scene di interni ed esterni, dove astrazione e figurazione si alternano in maniera originale, accostando forme biomorfe, aree di colore fluide e oggetti più riconoscibili. Alcuni di questi dettagli, come i fiori, i limoni, i paesaggi sono ripresi da opere antiche, e inseriti quindi in un nuovo contesto, in particolare sono presenti molte scene dei dipinti di Gustave Caillebotte.
In due piccole tele compaiono poi gli autoritratti di Max Beckmann, Gustave Caillebotte e Francisco Goya. Von Wulffen ha studiato approfonditamente gli artisti e le opere del XIX e XX secolo, ma non si tratta di un semplice riferimento ad alcuni momenti della storia dell’arte o di una parodia della pittura moderna. Nel riproporre non un ritratto qualsiasi ma l’autoritratto di questi artisti, von Wulffen fa riferimento ad una profonda ammirazione verso le loro opere ma soprattutto al modo in cui questi artisti si vedevano e si consideravano come pittori e come individui.
Questa introspezione, caratteristica di tutto il suo lavoro, emerge chiaramente nel fumetto che viene proiettato, in cui Amelie von Wulffen presenta con grande ironia le paure, le insicurezze e le frustrazioni di un’artista contemporanea a metà della sua carriera.
Qui von Wulffen usa se stessa come protagonista, questo personaggio ha degli aspetti reali ma allo stesso tempo recita una parte, proponendo così un autoritratto molto più fratturato rispetto a quelli dei pittori uomini a cui fa riferimento nelle sue tele.
In un’altra recente serie di opere von Wulffen ha preso spunto oltre che dai fumetti anche dalle illustrazioni per bambini, dipingendo un mondo bucolico popolato da frutta e verdura antropomorfa. Giocosi e irriverenti acquerelli dove vegetali di ogni tipo vengono colti in situazioni perverse e umilianti. Il riferimento è ai Capricci di Goya.
Lo stile leggero che ricorda quello dei libri per bambini nasconde però temi e sentimenti umani più complessi come la solitudine, la violenza, il fallimento e l’umiliazione.
Spesso le opere di von Wulffen superano i limiti della tela sconfinando nello spazio espositivo come pittura murale o come mobili. Qui spazio individuale e collettivo convergono: l’identità di von Wulffen dialoga con la storia degli spettatori. Sedendosi su una delle sedie dipinte a mano dall’artista ci si trova coinvolti direttamente con le sue paure e di conseguenza si è costretti a confrontarsi anche con le proprie.
Tutto il lavoro di von Wulffen parte dalla sua esperienza autobiografica per esplorare la memoria collettiva.
Amelie von Wulffen è nata a Breitenbrunn, in Germania nel 1966. Ha studiato all’Academy of Fine Arts di Monaco e ha insegnato pittura all’Academy of Fine Arts di Vienna dal 2006 al 2011.
Attualmente vive e lavora a Berlino.
Tra le sue recenti mostre personali: Portikus, Francoforte; Galerie Meyer Kainer, Vienna (2013); Aspen Art Museum (2012); Greene Naftali Gallery, New York; This Is How It Happened, Alex Zachary Gallery, New York (2011); Bitte keine heiße Asche einfüllen, Galerie Crone, Berlino (2010); Kunstraum Innsbruck (2009); Chucky und die Silberdistel, Gabriele Senn Galerie, Vienna; Die Vertuschung, Galerie Almine Rech, Parigi (2008); Kunstverein für die Rheinlande und Westfalen, Düsseldorf (2006); Espace 315, Centre Pompidou, Parigi; Kunstmuseum Basel, Museum für Gegenwartskunst (2005).
Inoltre ha partecipato anche a diverse mostre collettive, tra cui: Nadira Husain, Ella Kruglyanskaya, Birgit Megerle, Amelie von Wulffen, Galerie Tobias Nähring, Lipsia; Painting Forever! Keilrahmen, Kunstwerke, Berlino; Homes and gardens, Freedman Fitzpatrick, Los Angeles; Vertical Club, curata da Will Benedict, Bortolami Gallery, New York (2013); ABC Art Berlin Contemporary, Alex Zachary Peter Currie (solo presentation); Buy My Bananas, Kate Werble Gallery, New York; Context Message, Zach Feuer Gallery, New York; Make Me Like It!, Vacant Galleries, Vienna; Malerei in Fotografie, Städel Museum, Francoforte (2012); Compass: Drawings from The Museum of Modern Art, New York; Martin-Gropius-Bau, Berlino; Happy Holidays! Drawings, Alex Zachary Gallery, New York (2011); 3rd Berlin Biennial for Contemporary Art (2004); Dreams and Conflicts: The Dictatorship of the Viewer, 50esima Biennale di Venezia (2003).
Il suo lavoro è presente in numerose collezioni pubbliche, tra cui: Centre Pompidou, Musée National d’Art Moderne, Parigi; Hammer Museum, University of California, Los Angeles; Museum of Contemporary Art, Los Angeles; Museum of Modern Art, New York; Fonds régional d'art contemporain (FRAC) Auvergne, Clermont-Ferrand; Die Sammlung zeitgenössischer Kunst der Bundesrepublik Deutschland, Bonn ; Staatliche Museen zu Berlin, Kupferstichkabinett, Berlino; Städel Museum, Francoforte.
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