Antonio Ligabue (1899-1965). Dipinti della collezione della Banca Popolare di Bergamo
Dal 14 Novembre 2014 al 18 Gennaio 2015
Vimercate | Milano
Luogo: MUST - Museo del territorio vimercatese
Indirizzo: via Vittorio Emanuele II, 53
Orari: mercoledì e giovedì 10-13; venerdì, sabato e domenica 10-13 / 15-19
Curatori: Simona Bartolena
Enti promotori:
- Comune di Vimercate
- MUST - Museo del territorio vimercatese
- Banca Popolare di Bergamo Spa
Costo del biglietto: intero € 5, ridotto € 3
Telefono per informazioni: +39 039 6659488
E-Mail info: info@museomust.it
Sito ufficiale: http://www.museomust.it/
Approdano al MUST i dipinti di Antonio Ligabue (1899-1965), per una mostra che offre un'occasione straordinaria per incontrare questo artista così atipico e complesso: alcuni capolavori della collezione della Banca Popolare di Bergamo saranno esposti dal 15 novembre 2014 al 18 gennaio 2015. Antonio Ligabue, noto al grande pubblico per i suoi dipinti pieni di animali e per i suoi autoritratti, talvolta liquidato come “il matto del paese”, è stato in realtà un artista visionario e sorprendente, capace di ritrarre giungle tropicali senza averle mai conosciute, e di costruire immagini che mescolano l’efficacia e la semplicità delle stampe popolari con accenti avanguardistici di matrice espressionista.
La mostra presso il MUST, curata da Simona Bartolena, espone cinque tele provenienti dalla collezione della Banca Popolare di Bergamo, che sostiene dallo scorso anno le attività didattiche del MUST. L’incontro con Ligabue parte dal disarmante Il Grande Autoritratto in cui il pittore si presenta mentre dipinge un galletto, con una posa impacciata e un viso segnato da paure e inquietudini interiori, mentre tutto intorno esplode la poesia fantastica della natura.
Si prosegue con l’immersione nel celebre bestiario di Ligabue, con la sua energia vitale e cromatica: dalla forza drammatica e primordiale di Leone e zebra in lotta che si propaga nella foresta agitandola di un frenetico fuggire di animali, alle scene di vita campestre di Cavalli con Castello e dei due dipinti raffiguranti Aratura con buoi, in cui impastando i blu, i gialli, i verdi e le terre, il pittore sembra condividere la fatica dei buoi che trascinano l’aratro a margine di fiabeschi villaggi, coronati dalle torri di chiese e castelli.
A corollario della mostra un ricco calendario di eventi: una conferenza di presentazione a cura di Simona Bartolena, curatrice della mostra, laboratori per bambini ispirati alle opere di Ligabue, visite guidate che si terranno la domenica pomeriggio, oltre che su richiesta di singoli e gruppi.
“La mostra di Ligabue offre un'altra grande opportunità per avvicinarsi all'arte” - dichiara Mariasole Mascia, Assessore alla Cultura del Comune di Vimercate – Il MUST con questa mostra conferma la sua capacità di progettare e realizzare mostre che sono al contempo di alta qualità e con un taglio divulgativo, che si rivolgono sia all'esperto sia al grande pubblico. Da sottolineare la capacità del MUST di creare fattive relazioni con enti e associazioni, come successo in questo caso con la Banca Popolare di Bergamo”.
“Le opere in mostra al MUST offrono spunti, oltre che artistici, anche per considerazioni e riflessioni sull’importanza del patrimonio artistico che il mecenatismo delle banche ha permesso negli anni di acquisire e salvaguardare - sottolinea Osvaldo Ranica, Direttore Generale di Banca Popolare di Bergamo - La tutela e la valorizzazione della cultura, dell’arte e della storia locale, come processo di recupero e mantenimento della memoria e riaffermazione dell’identità locale sono sempre stati, per Banca Popolare di Bergamo, un impegno morale, oltre che istituzionale, a cui la Banca mai si è sottratta. Al riguardo vorrei anche evidenziare il contributo al MUST offerto dalla Fondazione Banca Popolare di Bergamo Onlus che, oltre all’impegno nel campo artistico e culturale, si distingue per quella capacità di dialogare con il quei territori per tradizione da sempre votati ad una generosità concreta e fattiva”.
Antonio Ligabue nasce a Zurigo nel 1899. Sua madre Elisabetta Costa è originaria di Belluno. Il padre è ignoto. Antonio prende il cognome dell’uomo che sposa sua madre nel 1900, Bonfiglio Laccabue (l’artista lo cambierà in Ligabue nel 1942). Il piccolo Antonio viene però subito dato in affido a una famiglia di San Gallo, i Göbel: alla matrigna Elise egli si legherà profondamente, in un rapporto complesso e tormentato, di amore e odio. Nel 1913 la madre naturale e i tre fratellastri muoiono per un’intossicazione da cibo, un episodio che lo segnerà per sempre. Antonio è convinto che il colpevole sia il patrigno Bonfiglio, un uomo violento, vittima dell’alcolismo.
Di indole turbolenta e di costituzione gracilissima, emarginato anche per il suo aspetto fisico (una grave disfunzione tiroidea è la causa del vistoso gozzo per cui molti lo deridono), Antonio non riesce a inserirsi nel tessuto sociale di San Gallo, a partire dalla scuola, che ben presto abbandona per frequentare una sezione differenziale. Per continue crisi e improvvisi scatti d’ira egli viene internato per qualche tempo in una clinica psichiatrica. È la matrigna stessa, nel 1919, a indurre le autorità non solo ad allontanarlo dalla famiglia, ma addirittura a espellerlo dalla Svizzera.
Comincia così la sua vicenda italiana: a Gualtieri, il paese natale del patrigno, dove è stato condotto, in esilio dalla Svizzera. Tra ospizi di mendicità e piccoli lavori Ligabue sopravvive, passando gran parte del proprio tempo nei boschi, a contatto con la natura e i tanto amati animali. Risolutivo sarà, nel 1928, l’incontro con Mazzacurati, che lo spingerà con sempre maggior convinzione verso la pittura. Nasce così la leggenda di “Toni al mat” diventato pittore, di una vita divisa tra periodi di internamento in manicomio a momenti di straordinaria creatività, di un artista destinato a diventare un vero e proprio “caso nazionale”.
Antonio Ligabue muore il 27 maggio del 1965, dopo tre anni di infermità causati da una paresi che lo aveva colpito nel 1962.
La mostra presso il MUST, curata da Simona Bartolena, espone cinque tele provenienti dalla collezione della Banca Popolare di Bergamo, che sostiene dallo scorso anno le attività didattiche del MUST. L’incontro con Ligabue parte dal disarmante Il Grande Autoritratto in cui il pittore si presenta mentre dipinge un galletto, con una posa impacciata e un viso segnato da paure e inquietudini interiori, mentre tutto intorno esplode la poesia fantastica della natura.
Si prosegue con l’immersione nel celebre bestiario di Ligabue, con la sua energia vitale e cromatica: dalla forza drammatica e primordiale di Leone e zebra in lotta che si propaga nella foresta agitandola di un frenetico fuggire di animali, alle scene di vita campestre di Cavalli con Castello e dei due dipinti raffiguranti Aratura con buoi, in cui impastando i blu, i gialli, i verdi e le terre, il pittore sembra condividere la fatica dei buoi che trascinano l’aratro a margine di fiabeschi villaggi, coronati dalle torri di chiese e castelli.
A corollario della mostra un ricco calendario di eventi: una conferenza di presentazione a cura di Simona Bartolena, curatrice della mostra, laboratori per bambini ispirati alle opere di Ligabue, visite guidate che si terranno la domenica pomeriggio, oltre che su richiesta di singoli e gruppi.
“La mostra di Ligabue offre un'altra grande opportunità per avvicinarsi all'arte” - dichiara Mariasole Mascia, Assessore alla Cultura del Comune di Vimercate – Il MUST con questa mostra conferma la sua capacità di progettare e realizzare mostre che sono al contempo di alta qualità e con un taglio divulgativo, che si rivolgono sia all'esperto sia al grande pubblico. Da sottolineare la capacità del MUST di creare fattive relazioni con enti e associazioni, come successo in questo caso con la Banca Popolare di Bergamo”.
“Le opere in mostra al MUST offrono spunti, oltre che artistici, anche per considerazioni e riflessioni sull’importanza del patrimonio artistico che il mecenatismo delle banche ha permesso negli anni di acquisire e salvaguardare - sottolinea Osvaldo Ranica, Direttore Generale di Banca Popolare di Bergamo - La tutela e la valorizzazione della cultura, dell’arte e della storia locale, come processo di recupero e mantenimento della memoria e riaffermazione dell’identità locale sono sempre stati, per Banca Popolare di Bergamo, un impegno morale, oltre che istituzionale, a cui la Banca mai si è sottratta. Al riguardo vorrei anche evidenziare il contributo al MUST offerto dalla Fondazione Banca Popolare di Bergamo Onlus che, oltre all’impegno nel campo artistico e culturale, si distingue per quella capacità di dialogare con il quei territori per tradizione da sempre votati ad una generosità concreta e fattiva”.
Antonio Ligabue nasce a Zurigo nel 1899. Sua madre Elisabetta Costa è originaria di Belluno. Il padre è ignoto. Antonio prende il cognome dell’uomo che sposa sua madre nel 1900, Bonfiglio Laccabue (l’artista lo cambierà in Ligabue nel 1942). Il piccolo Antonio viene però subito dato in affido a una famiglia di San Gallo, i Göbel: alla matrigna Elise egli si legherà profondamente, in un rapporto complesso e tormentato, di amore e odio. Nel 1913 la madre naturale e i tre fratellastri muoiono per un’intossicazione da cibo, un episodio che lo segnerà per sempre. Antonio è convinto che il colpevole sia il patrigno Bonfiglio, un uomo violento, vittima dell’alcolismo.
Di indole turbolenta e di costituzione gracilissima, emarginato anche per il suo aspetto fisico (una grave disfunzione tiroidea è la causa del vistoso gozzo per cui molti lo deridono), Antonio non riesce a inserirsi nel tessuto sociale di San Gallo, a partire dalla scuola, che ben presto abbandona per frequentare una sezione differenziale. Per continue crisi e improvvisi scatti d’ira egli viene internato per qualche tempo in una clinica psichiatrica. È la matrigna stessa, nel 1919, a indurre le autorità non solo ad allontanarlo dalla famiglia, ma addirittura a espellerlo dalla Svizzera.
Comincia così la sua vicenda italiana: a Gualtieri, il paese natale del patrigno, dove è stato condotto, in esilio dalla Svizzera. Tra ospizi di mendicità e piccoli lavori Ligabue sopravvive, passando gran parte del proprio tempo nei boschi, a contatto con la natura e i tanto amati animali. Risolutivo sarà, nel 1928, l’incontro con Mazzacurati, che lo spingerà con sempre maggior convinzione verso la pittura. Nasce così la leggenda di “Toni al mat” diventato pittore, di una vita divisa tra periodi di internamento in manicomio a momenti di straordinaria creatività, di un artista destinato a diventare un vero e proprio “caso nazionale”.
Antonio Ligabue muore il 27 maggio del 1965, dopo tre anni di infermità causati da una paresi che lo aveva colpito nel 1962.
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