Aqua Aura e Alice Zanin
Dal 25 Giugno 2014 al 14 Settembre 2014
Milano
Luogo: Galleria Bianca Maria Rizzi e Matthias Ritter
Indirizzo: piazzale Luigi Cadorna 4
Orari: da martedì a sabato 15-19
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 347 3100295
E-Mail info: info@galleriabiancamariarizzi.com
Sito ufficiale: http://www.galleriabiancamariarizzi.com
R&P Legal arriva così alla sua quinta esposizione d’arte con una mostra a due mani. Protagonisti due artisti tra loro molto diversi: Alice Zanin e Aqua Aura. A legare e mettere in dialogo due linguaggi tanto distanti sono alcuni elementi comuni, alcuni percorsi di lettura che suggeriscono riflessioni interessanti. Innanzi tutto il ruolo della figura umana. In entrambe le ricerche sembra che la presenza dell’essere umano sia tenacemente, volutamente azzerata. Ancora più radicalmente, sembra che i mondi immaginifici che pervadono le opere, siano costruiti in modo da affermare che quello rappresentato sia un universo che tiene a debita distanza tutto ciò che può essere riconducibile a una quotidianità dell’umano, nella sua accezione relativistica di piccolezze e transitorietà dell’esistenza e dell’esperienza dell’uomo nel rapporto con l’esistenza.
Nella visione di Aqua Aura la negazione è realizzata spostando il baricentro dell’immagine nel territorio del “sublime”. I suoi spazi sono luoghi di esperienza spirituale oltre che emozionale che tendono a ridurre l’impatto e l’importanza delle cose dell’umano a favore di un tempo cosmico e onirico, frutto di leggi oltre-mondane che generano spazi assoluti in cui l’uomo diventa sempre più piccolo, quasi fino a scomparire. Nei lavori della Zanin ciò che viene rappresentato è un’allusione al mondo animale. Lo spettatore è osservatore di un micro e macro cosmo con dinamiche e relazioni tra le figure che lasciano esterne e lontane le questioni umane. A dispetto di questa apparente assenza, entrambe le ricerche offrono uno straordinario motivo di riflessione sulla condizione umana, ponendosi quasi come metafora delle attitudini e delle tensioni emotive, dei luoghi della mente e dell’anima dell’Uomo.
Nei lavori di entrambi gli autori si riscontra a un primo sguardo un tentativo di rarefazione del valore cromatico. Questa volta, però, si tratta di un approccio ingannevole: osservando le opere attentamente, si scorge, infatti, la presenza dei colori, più di quanto avessimo colto ad una prima osservazione. Nei paesaggi di Aqua Aura il falso bianco e nero è raggiunto con una riduzione delle curve cromatiche e non con il loro azzeramento. Rimane in essi un bagliore colorato che a seconda dell’opera fa scorgere ombre viola, luci e bagliori a volte blu, a volte rosa o verdi, che caratterizzano pienamente la percezione dell’immagine. Per la Zanin si tratta invece di un’illusione retinica. Nella pelle dei suoi animali si possono scorgere un’infinità di colori, ottenuti dalle differenti carte che compongono il rivestimento. L’artista ottiene così una modulazione e compresenza continua di toni e valori cromatici che si giustappongono come sull’epidermide di un quadro impressionista.
Sia la Zanin che Aqua Aura usano, come materiale costituente le loro opere, la carta. Eppure da questo punto di partenza comune portano le loro conseguenze a poli lontani tra loro. Sulla carta di Aqua Aura, superficie bidimensionale e vergine, si depositano gli inchiostri della stampa che fanno apparire l’immagine intesa come universo mentale e assoluto. Le carte della Zanin provengono dalla quotidianità, hanno già in se una storia in quanto carte d’uso comune. E’ nel processo dell’artista che questi fogli si trasformano in altro da sé, divenendo oggetti tridimensionali quasi organici. Due artisti, due ricerche, due percorsi che si uniscono in una mostra suggestiva e affascinante.
Nella visione di Aqua Aura la negazione è realizzata spostando il baricentro dell’immagine nel territorio del “sublime”. I suoi spazi sono luoghi di esperienza spirituale oltre che emozionale che tendono a ridurre l’impatto e l’importanza delle cose dell’umano a favore di un tempo cosmico e onirico, frutto di leggi oltre-mondane che generano spazi assoluti in cui l’uomo diventa sempre più piccolo, quasi fino a scomparire. Nei lavori della Zanin ciò che viene rappresentato è un’allusione al mondo animale. Lo spettatore è osservatore di un micro e macro cosmo con dinamiche e relazioni tra le figure che lasciano esterne e lontane le questioni umane. A dispetto di questa apparente assenza, entrambe le ricerche offrono uno straordinario motivo di riflessione sulla condizione umana, ponendosi quasi come metafora delle attitudini e delle tensioni emotive, dei luoghi della mente e dell’anima dell’Uomo.
Nei lavori di entrambi gli autori si riscontra a un primo sguardo un tentativo di rarefazione del valore cromatico. Questa volta, però, si tratta di un approccio ingannevole: osservando le opere attentamente, si scorge, infatti, la presenza dei colori, più di quanto avessimo colto ad una prima osservazione. Nei paesaggi di Aqua Aura il falso bianco e nero è raggiunto con una riduzione delle curve cromatiche e non con il loro azzeramento. Rimane in essi un bagliore colorato che a seconda dell’opera fa scorgere ombre viola, luci e bagliori a volte blu, a volte rosa o verdi, che caratterizzano pienamente la percezione dell’immagine. Per la Zanin si tratta invece di un’illusione retinica. Nella pelle dei suoi animali si possono scorgere un’infinità di colori, ottenuti dalle differenti carte che compongono il rivestimento. L’artista ottiene così una modulazione e compresenza continua di toni e valori cromatici che si giustappongono come sull’epidermide di un quadro impressionista.
Sia la Zanin che Aqua Aura usano, come materiale costituente le loro opere, la carta. Eppure da questo punto di partenza comune portano le loro conseguenze a poli lontani tra loro. Sulla carta di Aqua Aura, superficie bidimensionale e vergine, si depositano gli inchiostri della stampa che fanno apparire l’immagine intesa come universo mentale e assoluto. Le carte della Zanin provengono dalla quotidianità, hanno già in se una storia in quanto carte d’uso comune. E’ nel processo dell’artista che questi fogli si trasformano in altro da sé, divenendo oggetti tridimensionali quasi organici. Due artisti, due ricerche, due percorsi che si uniscono in una mostra suggestiva e affascinante.
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