Fabrizio Inglese. Le grida silenti
										 
										
										
																		
																																												Fabrizio Inglese, Vanitas #1, 100x80 cm., acrilico, pennarelli, collage su tela, 2014
											
										
										
									Dal 7 February 2018 al 20 February 2018
Milano
Luogo: Galleria d’Arte Contemporanea STATUTO13
Indirizzo: via Statuto 13
Orari: dal martedì al sabato 11-19
Curatori: Massimiliano Bisazza
Telefono per informazioni: +39 347 2265227
E-Mail info: info@statuto13.it
Sito ufficiale: http://www.statuto13.it
La pittura espressionista di Fabrizio Inglese è l'estrinsecazione del profondo disagio interiore e del suo tormento, entrambi espressi su tela. Si tratta di ciò che l'artista ama definire i propri “selfie interiori” e lo fa con atteggiamento laconico, in quanto ciò che conta realmente per lui è lasciar parlare i suoi dipinti.
Volti e corpi deformati urlano ma metaforicamente lo fanno in silenzio. Condividono la propria inquietudine e ci narrano i mille aspetti del lato oscuro del pittore, nei quali l'uomo può riconoscersi, anche attraverso la scelta voluta delle tonalità di colori anti-accademici.
E' assai evidente che nei dipinti di Inglese sia presente un profondo viaggio interiorizzato che percorre ansie, timori ed ossessioni o paranoie ma è oltremodo palese che non vi sia alcuna attenzione verso canoni estetici di nessuna sorta. Si evince che l'”apparire”, tanto agognato nella persistente globalizzazione mondiale odierna di sentimenti e di modus vivendi, non è d'interesse nella poetica dell'artista. Tutt'altro; lui pone l'accento sull'essere e sul divenire.
Osservando i lavori esposti in galleria STATUTO13 l'occhio del fruitore è catturato, polarizzato oserei dire, dall'intenso horror vacui che ne scaturisce e che porta i ricordi a una commistione di influenze inseribili tra la Street Art di Jean-Michel Basquiat e l'espressionismo norvegese tipico di Edvard Munch; ma con ogni probabile declinazione personale e tipicamente ascrivibile allo stile proprio del pittore Fabrizio Inglese.
I volti sembrano teschi, le bocche e i visi sono drammaticamente attorti; quasi si trattasse di pseudo-maschere, eloquenti nel loro riferirsi a una sensazione di intenso cupio dissolvi, che prelude appunto la volontà di lasciarsi andare fino al sonno perpetuo.
In fondo al tunnel però si vede una luce, quella dell'auto-guarigione, dell'auto-terapia che di fatto, nelle Arti visive, ha spesso una potente valenza taumaturgica.
Il passaggio dal dolore all'elaborazione conscia dei propri traumi e del vissuto doloroso può condurre alla serenità. Si può credere dunque più che mai che l'allegoria che sottende a un ipotetico urlo insito nell'anima dell'artista - ma anche di ognuno di noi – sia direttamente proporzionale all'esorcizzazione e ri-elaborazione in senso costruttivo e positivistico che si auspica possa avvenire al termine di un percorso umano e pittorico tanto vigoroso.
La nota scrittrice Marguerite Duras affermava che “Scrivere è anche non parlare. È tacere. È urlare in silenzio” . Dunque si può pensare che questo assunto sia certamente valido in modo omogeneo anche se applicato alla pittura.
Opening: 7 febbraio 2018 dalle h 18,30 alle h 21
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