Gaspare Manos. TURNING OF THE EIGHTEENTH TIDE

Gaspare Manos, Arabica nº 1, 2018 . Olio su tela, 145 x 160 cm.

 

Dal 14 Ottobre 2021 al 03 Dicembre 2021

Milano

Luogo: AREA35 Art Gallery

Indirizzo: Via Vigevano 35

Orari: martedì – venerdì dalle 14 alle 19. Sabato, domenica e lunedì chiuso

Telefono per informazioni: +39 339 391 6899

E-Mail info: info@area35artgallery.com

Sito ufficiale: http://www.area35artgallery.com


“Si cela molto di più sotto una linea di quanto può sembrare. Non dimentichiamo che Roma e la sua straordinaria cultura che ha nutrito il mondo intero è stata fondata da un'unica linea tracciata nel suolo. Quella Roma è sparita. Forse è arrivata l’ora di tracciare una nuova linea forte sulla tela vergine.”

TURNING OF THE EIGHTEENTH TIDE: 18 opere inedite dell’artista Gaspare Manos ( 1968 ) introducono e affermano la linea nel complesso orizzonte stilemico dell’artista, dopo un biennio di silenzio e di introspezione fuori dalle sale dei musei e dalle gallerie internazionali.
Area35 è lieta di presentare questa personale dell’artista composta in luce del dibattito sulla centralità della linea che continua tutt’oggi da quando Pietro da Cortona, Giotto e Bernini cominciarono ad esaminare concetti di forma e proporzione.
I dipinti in mostra sono caratterizzati da una tavolozza ricca e satura di colori su cui la semantica delle linee ampie e feconde introduce ciascun opera ad un singolo e vissuto oracolo dell’artista.
Molteplici e intime rappresentazioni della quotidianità del vissuto convogliano tutte le precedenti incarnazioni dell’opera di Gaspare Manos in questo unicum di intensa e vibrante originalità.
Le opere propongono un raffinato sistema cromatico e narrativo e creano una sublime chiosa per rappresentare il tempo che si sviluppa nella costanza e nell’ uniformazione, riuscendo a incorporare, digerire e normalizzare anche gli strappi più drammatici e violenti. Nelle loro tele questa condizione umana, usata esclusivamente, percorsa occasionalmente o interpretata in maniera metaforica, assicura una prospettiva privilegiata da cui affrontare la decodifica della realtà nei suoi aspetti più riposti e inespressi.La linea quindi è la chiave di volta , medium tra esperienza ed idea, Tramite tra cultura e eterogeneità che produce permanenza, dialogo, nutrimento e speranza.
Una linea che rimane dunque la chiave dell'arte, non ostante avanzati siano gli sforzi artistici delle nuove generazioni post-contemporanee, sperimentali, fluide e post umane.

INNO ALLA LINEA
 
Il mondo dell'arte discute da secoli su cosa costituisce un dipinto e sull'importanza della linea rispetto al colore. Nella mente di molti, il famoso cerchio di Giotto disegnato a mano libera con una semplice linea ha chiuso questo dibattito, prima ancora che iniziasse.
Il dibattito sulla centralità della linea continua tutt’oggi da quando Pietro da Cortona, Giotto e Bernini cominciarono ad esaminare concetti di forma e proporzione. In diversi momenti della storia le idee Platoniche sono state rispolverate, riemergendo da scuri studi e amministrazioni per essere rinominate e utilizzate da artisti, politici e il mercato dell’arte. L’idea che un oggetto ideale possa essere ricostruito in forma concreta dalla selezione di elementi in natura con l'uso della ragione accompagna spesso l'artista nella sua ricerca creativa. La linea è maestra in tutto ciò, qualunque sia il settore dell’arte. Ricordo Yves Saint Laurent durante una cena a Parigi creare un certo scalpore quando menzionò apertamente la sua frustrazione dovuta ad una società ingrassata che voleva essere ben vestita dal loro couturier. Com'era possibile avere un vestito perfetto avvolto intorno a un corpo non atletico? Le linee e le proporzioni erano in qualche modo sbagliate, qualunque fosse il taglio del tessuto e il suo colore! Altri sosterrebbero il contrario. Le forme rotonde sono sensuali e belle. Seguendo questa linea Botero ne ha fatto un'arte e una fortuna.
L'arte è sempre stata politica, al punto da essere finanziata anche dalla CIA e da altri improbabili sponsor d'arte, compresi produttori di borsette e annoiati commercianti di obbligazioni in borsa. Ci si può quasi chiedere oggi se la linea, e perfino il colore, siano ancora rilevanti? Sculture inesistenti e stanze vuote che un tempo contenevano un happening, o perfino un suono, vengono vendute come “opere d'arte” a musei e collezionisti. Volendo, si può trasformare una macchia di colore in Token Non Fungibile. Questi NFT potrebbero vendersi per più di un Michelangelo senza che una singola linea si stata disegnata.
Eliminare la linea per eliminare la forma in un quadro, è come eliminare i confini geografici per eliminare il luogo - in nome di uno spazio e pensiero generalizzato non differenziato. I globalisti canterebbero all'unisono “È lo stesso ovunque!”. Ma questa problematica può valere anche per l'arte? Cosa rende interessante e valida un'opera d'arte se non ha una forma differenziante da altre? Può esistere l'arte senza una qualche forma di linea che delimiti un’idea? L'arte è solo un sentimento percepito da chi partecipa alla mostra a prescindere dall’arte? Il tempo saprà dircelo.
Eliminare la linea per eliminare le forme portò alla creazione di meditative superfici di colore su tela. Il valore dello sforzo artistico divenne presto una decisione discrezionale di mercato con un elemento politico e un'agenda spesso nascosta da qualche parte. La cultura, nel senso antico del termine con i suoi confini e le sue regole chiare, sembra quasi diventata obsoleta nel dibattito artistico. E così il mercato diventò Re. Per molte istituzioni era considerato più sicuro promuovere l'arte con una nuova linea politica priva di forme; un’arte a disposizione di un pubblico di massa pagante sempre più incolto e silenzioso. Ma non tutto tace sul fronte dell'arte, nonostante una nuova era di correttezza politica e apertura alle idee.
Gli argomenti della linea versus il colore hanno fatto nascere vere fazioni. Ne risultarono correnti artistiche che ci riguardano ancora oggi. Il sostentamento degli artisti dipendeva da tutto questo tumulto allora, come lo dipende ancora oggi! Secoli fa’, Vasari contribuì ad agitare il dibattito criticando i pittori veneziani. La preoccupazione in quel tempo era che la linea di Tiziano venisse troppo inghiottita dal suo uso di colore, creando così il caos nella mente di molti amanti dell'arte. Certi artisti seguaci persero il lavoro a causa di questo.
Che uno sia seguace di Poussin, credente che il colore sia un'aggiunta puramente decorativa alla forma e al disegno, o un moderno seguace del movimento illuminista e amante di Rubens che trova sostegno nel saggio sull'intelletto umano di John Locke – l’uso della linea nella arte è qui per restare. Questo anche perché il concetto di linea ha implicazioni molto profonde al di fuori della forma che essa cerca di delineare e rappresentare tramite la mano dell’artista.
Locke sosteneva che tutte le idee derivavano dall'esperienza, e che nessuna è innata. Qui sta il nesso tra linea e geografia. La linea è la chiave di volta. L’esperienza personale del territorio e della propria cultura ci aiuta a produrre arte che ha qualcosa di particolare e diverso da dire. In altre parole, un'arte fatta per restare, stimolare un dibattito, e nutrire le generazioni future. Trovo difficile concepire come ciò possa accadere senza l'uso di forme e linee disegnate per delimitare idee diverse sulla tela. La linea rimane dunque la chiave dell'arte, non ostante avanzati siano gli sforzi artistici delle nuove generazioni post-contemporanee, sperimentali, fluide e post umane.
Si cela molto di più sotto una linea di quanto può sembrare. Non dimentichiamo che Roma e la sua straordinaria cultura che ha nutrito il mondo intero è stata fondata da un'unica linea tracciata nel suolo. Quella Roma è sparita. Forse è arrivata l’ora di tracciare una nuova linea forte sulla tela vergine.
 
Gaspare Manos


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