I Sassi di Renato Bassoli
Dal 22 Settembre 2015 al 25 Ottobre 2015
Milano
Luogo: Triennale DesignCafé
Indirizzo: via Alemagna 6
Orari: lunedì-domenica 10-23
Telefono per informazioni: +39 02 72434241
E-Mail info: http://damiano.gulli@triennale.org/
Sito ufficiale: http://www.triennaledesignmuseum.org/
Triennale Design Museum presenta un omaggio a Renato Bassoli, scultore, ceramista, creatore di gioielli e di pezzi unici d’arredo, in occasione del centenario della sua nascita. La mostra si sofferma su uno specifico corpus di opere in ceramica dell’artista milanese, i Sassi, in cui partendo dal dato reale Bassoli isola, riprende ed esalta forme archetipiche e scultoree. Renato Bassoli inizia il suo percorso artistico come ceramista. Dapprima realizza figure antropomorfe poi estrapola dalla natura un elemento insignificante come il ciottolo di fiume fino a farlo diventare protagonista. Nascono così i Sassi presentati alla Galleria il Sestante di Milano nel 1959, per i quali usa gli smalti di Valloris (Francia) sia lucidi che opachi. Questa mostra si inserisce in un percorso tracciato da Silvana Annicchiarico, direttore del Triennale Design Museum, che rivendica la continuità di una ricerca volta a rivalutare i non allineati, gli eretici, i sommersi, da Gino Sarfatti a Piero Fornasetti, via via fino a Ugo La Pietra e Gherardo Frassa.
Renato Bassoli nasce a Milano nel 1915, dove vive e lavora fino al 1982, anno della sua morte. Compie i suoi studi presso l’Accademia di Brera, sotto la guida di Achille Funi e Aldo Carpi e in seguito presso la Scuola del Castello di Milano. La sua attività viene interrotta dalla guerra, che termina per lui in un campo di prigionia in Germania, segnando in qualche modo il suo lavoro, soprattutto nella scelta della materia per le sue sculture, dove le parti geometriche sono in metallo mentre le figure umane sono di creta. Il metallo, ferro o rame, rappresenta la prigione e fa da contrasto alla creta, simbolo della fragilità dell’uomo. Dal 1951 Bassoli espone in mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero, numerosi sono i premi vinti e le sue opere entrano nelle collezioni di diversi musei italiani e internazionali. Negli stessi anni in cui realizza i Sassi, quasi per caso crea gioielli, concepiti come pezzi unici, che disegna di volta in volta per gli amici. È poi invitato dal Sestante a presentarne una collezione in una mostra personale.
Negli anni sessanta si dedica sempre di più alla scultura e trova nella rappresentazione della figura umana nella sua quotidianità il suo vero linguaggio. Un linguaggio vivo, immediato, attualissimo che interpreta fedelmente il suo tempo. Ecco, allora, le Coppie ritratte quasi sempre abbracciate in atteggiamenti ironici e le Paternità dove il legame padre-figlio è reso attraverso un alternarsi di gesti d’affetto. Il mondo del lavoro è invece rappresentato dai Pendolari, processioni di operai che la città accoglie ogni giorno nelle sue fabbriche. Nelle Tebaidi, infine, una della quali è presentata in mostra per accennare alla complessità e eterogeneità dei lavori di Bassoli, il linguaggio diventa più tormentato e vuole denunciare la condizione di solitudine e alienazione dell’uomo contemporaneo.
Renato Bassoli nasce a Milano nel 1915, dove vive e lavora fino al 1982, anno della sua morte. Compie i suoi studi presso l’Accademia di Brera, sotto la guida di Achille Funi e Aldo Carpi e in seguito presso la Scuola del Castello di Milano. La sua attività viene interrotta dalla guerra, che termina per lui in un campo di prigionia in Germania, segnando in qualche modo il suo lavoro, soprattutto nella scelta della materia per le sue sculture, dove le parti geometriche sono in metallo mentre le figure umane sono di creta. Il metallo, ferro o rame, rappresenta la prigione e fa da contrasto alla creta, simbolo della fragilità dell’uomo. Dal 1951 Bassoli espone in mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero, numerosi sono i premi vinti e le sue opere entrano nelle collezioni di diversi musei italiani e internazionali. Negli stessi anni in cui realizza i Sassi, quasi per caso crea gioielli, concepiti come pezzi unici, che disegna di volta in volta per gli amici. È poi invitato dal Sestante a presentarne una collezione in una mostra personale.
Negli anni sessanta si dedica sempre di più alla scultura e trova nella rappresentazione della figura umana nella sua quotidianità il suo vero linguaggio. Un linguaggio vivo, immediato, attualissimo che interpreta fedelmente il suo tempo. Ecco, allora, le Coppie ritratte quasi sempre abbracciate in atteggiamenti ironici e le Paternità dove il legame padre-figlio è reso attraverso un alternarsi di gesti d’affetto. Il mondo del lavoro è invece rappresentato dai Pendolari, processioni di operai che la città accoglie ogni giorno nelle sue fabbriche. Nelle Tebaidi, infine, una della quali è presentata in mostra per accennare alla complessità e eterogeneità dei lavori di Bassoli, il linguaggio diventa più tormentato e vuole denunciare la condizione di solitudine e alienazione dell’uomo contemporaneo.
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