L’affresco neoclassico nell’interpretazione creativa di Luigi Ademollo
Dal 15 Maggio 2015 al 30 Settembre 2015
Milano
Luogo: Galleria Baroni
Indirizzo: via Madonnina 17
Orari: da martedì a sabato 15-19.30
E-Mail info: galleriabaroni@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.galleriabaroni.com
La ripresa dell’affresco nel periodo neoclassico vede alcuni grandi protagonisti, fra cui un maestro particolarmente prolifico e originale: Luigi Ademollo(1764-1849), poco studiato e menzionato proprio perché “voce fuori dal coro”. Ciò accade perlomeno fino alla fine degli Anni 70, quando lo stilista Gianni Versace lo scopre e lo apprezza per la vena creativa, iniziando una collezione di cui molti esemplari sono in mostra alla Galleria Baroni a partire da venerdì 15 maggio. Essi affiancano altri lavori, appartenenti a Sergio Baroni: disegni, studi, bozzetti per grandi opere murali, che rimarranno esposti fino al 30 settembre 2015.
Con una quantità sorprendente di commissioni in 60 anni di attività, Ademollo fu artista richiesto e alla moda nel Granducato di Toscana, dove lavorò al servizio di Ferdinando III.
Nato a Milano, dopo una breve frequentazione dell’Accademia di Brera, si reca ancora ventenne a Roma, dove può coronare il suo sogno: entrare in contatto diretto con i monumenti della classicità. Da quel momento l’Urbe rimane il suo punto di riferimento, anche negli studi rinascimentali, nelle visionarie incisioni del Piranesi, nello scambio epistolare con l’amico Canova, nella frequentazione del salotto di Angelica Kauffmann. Ma la sua base operativa resta sempre la Toscana, prima a Firenze e in altre città – Siena, Arezzo, Pisa, Lucca, Livorno – poi, nell’ultima parte della sua carriera, in provincia, dove non perde la sua vena creativa nemmeno negli affreschi destinati agli edifici religiosi.
Nelle opere in mostra, la sua interpretazione originale dei canoni classici è evidente nel pathos delle scene affollate e drammatiche, in cui i temi mitologici, storici e biblici sono interpretati secondo la personale fantasia dell’autore, interessato alla tensione narrativa più che alla fedeltà del soggetto. Il risultato è un’atmosfera teatrale da tragedia alfieriana, lontana dalla “serenità” dell’accademismo neoclassico. Dotato di vasta erudizione archeologica e letteraria, egli fu un grande sperimentatore di insoliti procedimenti pittorici, spaziando nelle tecniche tipiche degli affreschi: a fresco, a mezzo fresco, a tempera e a encausto. Da quanto detto, è facile capire l’amore di Gianni Versace per Luigi Ademollo, un artista che sicuramente era nelle sue corde per la ricchezza scenografica, la cromia accesa, i voluminosi panneggi e le forme arrotondate di costumi, teste, capigliature e anatomie… in sintesi per l’eccentricità, l’originalità e la fantasia di questo maestro dell’affresco attivo tra la seconda parte del Settecento e tutta la prima metà dell’Ottocento.
Con una quantità sorprendente di commissioni in 60 anni di attività, Ademollo fu artista richiesto e alla moda nel Granducato di Toscana, dove lavorò al servizio di Ferdinando III.
Nato a Milano, dopo una breve frequentazione dell’Accademia di Brera, si reca ancora ventenne a Roma, dove può coronare il suo sogno: entrare in contatto diretto con i monumenti della classicità. Da quel momento l’Urbe rimane il suo punto di riferimento, anche negli studi rinascimentali, nelle visionarie incisioni del Piranesi, nello scambio epistolare con l’amico Canova, nella frequentazione del salotto di Angelica Kauffmann. Ma la sua base operativa resta sempre la Toscana, prima a Firenze e in altre città – Siena, Arezzo, Pisa, Lucca, Livorno – poi, nell’ultima parte della sua carriera, in provincia, dove non perde la sua vena creativa nemmeno negli affreschi destinati agli edifici religiosi.
Nelle opere in mostra, la sua interpretazione originale dei canoni classici è evidente nel pathos delle scene affollate e drammatiche, in cui i temi mitologici, storici e biblici sono interpretati secondo la personale fantasia dell’autore, interessato alla tensione narrativa più che alla fedeltà del soggetto. Il risultato è un’atmosfera teatrale da tragedia alfieriana, lontana dalla “serenità” dell’accademismo neoclassico. Dotato di vasta erudizione archeologica e letteraria, egli fu un grande sperimentatore di insoliti procedimenti pittorici, spaziando nelle tecniche tipiche degli affreschi: a fresco, a mezzo fresco, a tempera e a encausto. Da quanto detto, è facile capire l’amore di Gianni Versace per Luigi Ademollo, un artista che sicuramente era nelle sue corde per la ricchezza scenografica, la cromia accesa, i voluminosi panneggi e le forme arrotondate di costumi, teste, capigliature e anatomie… in sintesi per l’eccentricità, l’originalità e la fantasia di questo maestro dell’affresco attivo tra la seconda parte del Settecento e tutta la prima metà dell’Ottocento.
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