L'Arte è Sacra
Dal 22 Luglio 2014 al 31 Luglio 2014
Milano
Luogo: Spazio Seicentro
Indirizzo: via Savona 99
Orari: feriali 10-12.30 / 14-18.30; sabato e festivi 10-18
Enti promotori:
- Comune di Milano
Telefono per informazioni: +39 02 88446330 / 340 4597434
E-Mail info: e20webtv@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.donguanellalecco.it
Lo Spazio Seicentro di via Savona 99, a Milano, ospita - dal 22 al 31 luglio - la mostra “L'Arte è Sacra”, organizzata dall'Associazione Ponte degli Artisti per divulgare il progetto artistico della Comunità Educativa di Lecco “Casa Don Guanella”, progetto diretto da Afran Biamba, raffinato artista africano con un'enorme esperienza nell’utilizzo di tecniche e materiali anche non convenzionali, maestro d'arte presso la stessa Comunità Educativa. L'inaugurazione si terrà martedì 22 luglio, alle ore 19.
“L'Arte è Sacra” è un'occasione in cui i ragazzi della Casa Don Guanella espongono i loro lavori, reinterpretando con gusto moderno temi classici religiosi. Una vetrina artistica importante, che prosegue idealmente proprio gli obiettivi della Comunità.
L'attività della Casa Don Guanella, infatti, accompagna i ragazzi quotidianamente esposti al disagio sociale, verso un recupero prima di tutto di sé stessi e della propria consapevolezza, utilizzando l'arte come percorso di crescita, confronto e, in alcuni casi, come passo verso l'inserimento lavorativo.
Un percorso di grande spessore umano, sostenuto da insegnanti e educatori volontari, come Afran Biamba, grazie al quale i ragazzi apprendono i rudimenti e i trucchi di alcune attività artigianali, come si faceva nelle botteghe d’altri tempi. Questo stimola la creatività e il lavoro di squadra, ma al tempo stesso mette in luce singole peculiarità e capacità.
Obiettivi che sposano perfettamente anche l'idea di “comunione artistica” che il Ponte degli Artisti porta avanti da due anni, custode di quei valori di passaggio, di sviluppo e di aggregazione che una città come Milano rischia di perdere sotto l'onda della globalizzazione.
Afran Biamba
Afran, Francis Nathan Abiamba, nasce a Bidjap, in Camerun nel 1987.
Dopo aver frequentato l’Istituto di Formazione Artistica di Mbalmayo, si diploma in ceramica. Coltiva la pittura, sua grande passione, presso gli atelier dei più grandi pittori camerunesi e congolesi. Nel 2006 si apre all’arte contemporanea grazie a Salvatore Falci, professore di arti visive all’Accademia di Belle Arti di Carrara (Bg). Dopo numerosi concorsi ed esposizioni collettive, nel 2008 presenta la sua prima personale al Centro Culturale Spagnolo di Bata, in Guinea Equatoriale, terra nella quale si era recato alla ricerca delle sue radici. Questa mostra apre la porta a tutta
una serie di esposizioni personali e collettive tra Guinea Equatoriale, Camerun, Spagna e Italia, dove ora risiede. La Public Art –installazioni e performance- rappresenta attualmente il linguaggio più coerente ed adeguato alla sua ricerca attorno alla tutela dell’identità culturale nel mondo contemporaneo. Da diversi anni sta riflettendo sul concetto odierno di identità. Tortuoso e complesso risulta definire chi siamo, nel contesto della società dei consumi e dei social network che abbattono le barriere spazio-temporali e partoriscono identità fluide sotto l’ala protettrice della globalizzazione. La sua ricerca è il ritratto di una generazione, in balia di una battaglia tra una tradizione esausta e la modernità che smercia input a profusione; situazione che porta ad indossare fugacemente un’identità senza mai riuscire ad appropriarsene, in una continua ed affannosa metamorfosi.
“L'Arte è Sacra” è un'occasione in cui i ragazzi della Casa Don Guanella espongono i loro lavori, reinterpretando con gusto moderno temi classici religiosi. Una vetrina artistica importante, che prosegue idealmente proprio gli obiettivi della Comunità.
L'attività della Casa Don Guanella, infatti, accompagna i ragazzi quotidianamente esposti al disagio sociale, verso un recupero prima di tutto di sé stessi e della propria consapevolezza, utilizzando l'arte come percorso di crescita, confronto e, in alcuni casi, come passo verso l'inserimento lavorativo.
Un percorso di grande spessore umano, sostenuto da insegnanti e educatori volontari, come Afran Biamba, grazie al quale i ragazzi apprendono i rudimenti e i trucchi di alcune attività artigianali, come si faceva nelle botteghe d’altri tempi. Questo stimola la creatività e il lavoro di squadra, ma al tempo stesso mette in luce singole peculiarità e capacità.
Obiettivi che sposano perfettamente anche l'idea di “comunione artistica” che il Ponte degli Artisti porta avanti da due anni, custode di quei valori di passaggio, di sviluppo e di aggregazione che una città come Milano rischia di perdere sotto l'onda della globalizzazione.
Afran Biamba
Afran, Francis Nathan Abiamba, nasce a Bidjap, in Camerun nel 1987.
Dopo aver frequentato l’Istituto di Formazione Artistica di Mbalmayo, si diploma in ceramica. Coltiva la pittura, sua grande passione, presso gli atelier dei più grandi pittori camerunesi e congolesi. Nel 2006 si apre all’arte contemporanea grazie a Salvatore Falci, professore di arti visive all’Accademia di Belle Arti di Carrara (Bg). Dopo numerosi concorsi ed esposizioni collettive, nel 2008 presenta la sua prima personale al Centro Culturale Spagnolo di Bata, in Guinea Equatoriale, terra nella quale si era recato alla ricerca delle sue radici. Questa mostra apre la porta a tutta
una serie di esposizioni personali e collettive tra Guinea Equatoriale, Camerun, Spagna e Italia, dove ora risiede. La Public Art –installazioni e performance- rappresenta attualmente il linguaggio più coerente ed adeguato alla sua ricerca attorno alla tutela dell’identità culturale nel mondo contemporaneo. Da diversi anni sta riflettendo sul concetto odierno di identità. Tortuoso e complesso risulta definire chi siamo, nel contesto della società dei consumi e dei social network che abbattono le barriere spazio-temporali e partoriscono identità fluide sotto l’ala protettrice della globalizzazione. La sua ricerca è il ritratto di una generazione, in balia di una battaglia tra una tradizione esausta e la modernità che smercia input a profusione; situazione che porta ad indossare fugacemente un’identità senza mai riuscire ad appropriarsene, in una continua ed affannosa metamorfosi.
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