L’importanza di chiamarsi Enrico. Una conversazione in ricordo di Enrico Astori
Dal 11 Maggio 2022 al 11 Maggio 2022
Milano
Luogo: Triennale Milano
Indirizzo: Viale Alemagna 6
Orari: ore 18
Sito ufficiale: http://triennale.org
Triennale Milano presenta L’importanza di chiamarsi Enrico. Una conversazione in ricordo di Enrico Astori. L’incontro sarà introdotto da Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano, moderato da Fulvio Irace, storico e critico dell’architettura, con interventi, in presenza o in video, di Flavio Albanese, architetto e critico del design, Linde Burkhardt, artista e designer, François Burkhardt, teorico, storico e critico dell'architettura e del design, Cristina Morozzi, giornalista e critica del design, Philippe Starck, architetto e designer, Oscar Tusquets, architetto e designer, Tom Vack, fotografo.
L’importanza di chiamarsi Enrico, per parafrasare il quasi omonimo romanzo di Oscar Wilde – la cui la lettura l’ha accompagnato con grande gioia anche nell’ultima parte della sua vita –, vuole essere l’occasione per rendere il giusto omaggio a una personalità che ha rappresentato il meglio di Milano e dell’Italia nel mondo. Perché, come Astori diceva, “lascerò con Driade un’eredità difficile. Non un’azienda, o un pacchetto azionario. Ma un’attitudine al viaggio, alla curiosità, alla scoperta”.
Il suo mito era Maria Callas, la sua opera preferita Un ballo in Maschera. Enrico Astori, fondatore nel 1968 di Driade, nel 2020 è uscito di scena come il Conte Riccardo musicato da Verdi, nella fase più dura del lockdown.
Se n’è andato nel silenzio di un raduno di amici e parenti in mascherina, lasciando il rimpianto di una celebrazione che gli sarebbe stata dovuta con gli onori fastosi di una messa in scena pari a quelle memorabili feste del Salone del Mobile con cui ogni anno la Driade dava il via alla cosmopolita folla di visitatori.
Gli amici e i collaboratori più stretti hanno dunque voluto ricordarlo in Triennale nello spirito conviviale di quelle feste che amava tanto e che altro non erano se non l’involucro di un messaggio che può essere ricordato proprio con le sue parole: “Ho fatto ciò che mi piaceva, ho prodotto oggetti che avrei voluto acquistare o regalare, ho frequentato persone che stimolavano la mia curiosità e ho desiderato di lavorare con loro. Driade non è mai stata un obiettivo, ma un mezzo, uno strumento di conoscenza. Vedo Driade come uno scrigno, o un’arca che raccoglie le bellezze del mondo in attesa del diluvio”.
Il design per Astori non era (solo) un prodotto: era la stretta via cui aspirare all’opera d’arte totale, di cui la Driade è stata la partitura più fedele. Facendo il salto da produttore a editore, Astori – con la complicità della sorella Antonia e della moglie Adelaide – maturò tra la fine dei settanta e l’inizio degli ottanta un capitolo inedito del design mondiale, facendo ruotare nella casa-laboratorio di Fossadello l’élite della creatività internazionale.
I Partner Istituzionali Eni, Lavazza e Salone del Mobile.Milano e il Technical Partner ATM sostengono Triennale Milano anche per questo incontro.
Enrico Astori
Nato a Melzo, Enrico Astori (1936-2020) ha vissuto a Buenos Aires, sino al 1953, anno in cui si è trasferito a Milano dove ha trascorso tutta la vita. Laureato in architettura nel 1960 presso il Politecnico di Milano, per alcuni anni collabora nell’azienda di famiglia, Astori Prefabbricati, che produce strutture prefabbricate in cemento armato nelle aree della comunicazione e della distribuzione. Nel 1968, con Antonia Astori e Adelaide Acerbi, fonda la Driade, azienda attiva nel settore del design. Regista e imprenditore segue la sua personalissima ricerca estetica, attratto da tutto ciò che è diverso e nuovo. La sua vocazione allo scouting ha sempre portato Driade a scoprire e proporre, nuovi segni e tendenze. La sua attrazione per tutto ciò che è nuovo e diverso e l’insofferenza per modelli rigidi e consolidati fa sì che la proposta Driade sia sempre aperta sul futuro. “Voglio progettare il futuro”, afferma Astori, e con il suo innato carisma riesce a coinvolgere ed entusiasmare un gruppo eterogeneo di creativi e collaboratori, a dare forma al laboratorio estetico. Dopo la morte di Adelaide Acerbi, decide di terminare di lavorare nella sua azienda. Driade viene venduta ad Italian Creation Group nel 2013.
L’importanza di chiamarsi Enrico, per parafrasare il quasi omonimo romanzo di Oscar Wilde – la cui la lettura l’ha accompagnato con grande gioia anche nell’ultima parte della sua vita –, vuole essere l’occasione per rendere il giusto omaggio a una personalità che ha rappresentato il meglio di Milano e dell’Italia nel mondo. Perché, come Astori diceva, “lascerò con Driade un’eredità difficile. Non un’azienda, o un pacchetto azionario. Ma un’attitudine al viaggio, alla curiosità, alla scoperta”.
Il suo mito era Maria Callas, la sua opera preferita Un ballo in Maschera. Enrico Astori, fondatore nel 1968 di Driade, nel 2020 è uscito di scena come il Conte Riccardo musicato da Verdi, nella fase più dura del lockdown.
Se n’è andato nel silenzio di un raduno di amici e parenti in mascherina, lasciando il rimpianto di una celebrazione che gli sarebbe stata dovuta con gli onori fastosi di una messa in scena pari a quelle memorabili feste del Salone del Mobile con cui ogni anno la Driade dava il via alla cosmopolita folla di visitatori.
Gli amici e i collaboratori più stretti hanno dunque voluto ricordarlo in Triennale nello spirito conviviale di quelle feste che amava tanto e che altro non erano se non l’involucro di un messaggio che può essere ricordato proprio con le sue parole: “Ho fatto ciò che mi piaceva, ho prodotto oggetti che avrei voluto acquistare o regalare, ho frequentato persone che stimolavano la mia curiosità e ho desiderato di lavorare con loro. Driade non è mai stata un obiettivo, ma un mezzo, uno strumento di conoscenza. Vedo Driade come uno scrigno, o un’arca che raccoglie le bellezze del mondo in attesa del diluvio”.
Il design per Astori non era (solo) un prodotto: era la stretta via cui aspirare all’opera d’arte totale, di cui la Driade è stata la partitura più fedele. Facendo il salto da produttore a editore, Astori – con la complicità della sorella Antonia e della moglie Adelaide – maturò tra la fine dei settanta e l’inizio degli ottanta un capitolo inedito del design mondiale, facendo ruotare nella casa-laboratorio di Fossadello l’élite della creatività internazionale.
I Partner Istituzionali Eni, Lavazza e Salone del Mobile.Milano e il Technical Partner ATM sostengono Triennale Milano anche per questo incontro.
Enrico Astori
Nato a Melzo, Enrico Astori (1936-2020) ha vissuto a Buenos Aires, sino al 1953, anno in cui si è trasferito a Milano dove ha trascorso tutta la vita. Laureato in architettura nel 1960 presso il Politecnico di Milano, per alcuni anni collabora nell’azienda di famiglia, Astori Prefabbricati, che produce strutture prefabbricate in cemento armato nelle aree della comunicazione e della distribuzione. Nel 1968, con Antonia Astori e Adelaide Acerbi, fonda la Driade, azienda attiva nel settore del design. Regista e imprenditore segue la sua personalissima ricerca estetica, attratto da tutto ciò che è diverso e nuovo. La sua vocazione allo scouting ha sempre portato Driade a scoprire e proporre, nuovi segni e tendenze. La sua attrazione per tutto ciò che è nuovo e diverso e l’insofferenza per modelli rigidi e consolidati fa sì che la proposta Driade sia sempre aperta sul futuro. “Voglio progettare il futuro”, afferma Astori, e con il suo innato carisma riesce a coinvolgere ed entusiasmare un gruppo eterogeneo di creativi e collaboratori, a dare forma al laboratorio estetico. Dopo la morte di Adelaide Acerbi, decide di terminare di lavorare nella sua azienda. Driade viene venduta ad Italian Creation Group nel 2013.
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