Maia Sambonet. Un'idea di paesaggio
Dal 07 Maggio 2015 al 10 Maggio 2015
Milano
Luogo: Giardini Pubblici Indro Montanelli
Indirizzo: via Palestro
Orari: 9:30-19:30
Curatori: Matilde Marzotto Caotorta
Costo del biglietto: € 9
Telefono per informazioni: +39 335 8202658
E-Mail info: giovanna.demichelis@fastwebnet.it
Sito ufficiale: http://www.orticola.org
Nel prato accanto alla grande fontana dei Giardini Pubblici Indro Montanelli di Milano si nota come una nebbia nel verde: è Un'idea di paesaggio, l'installazione di Maia Sambonet, a cura di Matilde Marzotto Caotorta, ideata per la XX edizione di Orticola di Lombardia. L’installazione site-specific sarà visibile per tutta la durata della mostra, dall’8 al 10 maggio 2015 lungo il percorso della mostra mercato. Segue l’intervista della curatrice all’artista, che racconta la genesi e le motivazioni del lavoro.
Matilde Marzotto Caotorta: Come è nato il progetto per Orticola? Il cucito e l'uso della rete metallica, pratiche centrali del tuo lavoro, qui assumono dimensioni maggiori, coinvolgendo il corpo in una pratica di tipo quasi performativo.
Maia Sambonet: Questo lavoro nasce da una passeggiata attraverso i Giardini Pubblici Indro Montanelli, nei luoghi che ogni anno ospitano Orticola, e da una riflessione sull’idea di giardino come esito del lavoro manuale e di un principio di ordine, frutto di una dedizione millenaria volta a produrre l’esperienza sensibile ed estetica del bello. Mentre lo percorrevo, il parco mi è parso come una traccia seminata da cui lasciarsi sorprendere. Lavoro spesso con il cucito, pratica paziente qui resa difficile perché in questo caso la tela è in acciaio, e ho pensato alle analogie con il lavoro del vivaista o dell'orticoltore, che affondano le mani sotto terra come premessa alla fioritura. Anche la rete è fiorita con il ricamo, si è trasformata sotto le mie mani, è diventata incorporea: un ricettacolo di luce e ombra. Un metallo, docile come un tessuto, che si lascia attraversare.
MMC: Quali suggestioni visive e quali riferimenti iconografici ti hanno fatto da guida?
MS: Ho cominciato sfogliando Fiori di Vita Sackville-West, prendendo ispirazione dai bellissimi acquerelli di Graham Rust che corredano i testi. Quello che m’interessa, soprattutto, in Vita è il punto di vista della scrittrice e della botanica, la sua lotta descrittiva contro il romanticismo nella narrazione dei fiori, l’esattezza dello sguardo e della voce, e l’esperienza di un fare. Poi ho cominciato a cucire, e ai gruppi che nascevano separatamente sulla tela ho risposto con delle connessioni libere. Nelle linee tracciate dai fili ci sono l’influenza di Klee, di mio padre, di Xu Bing e degli erbari di piante pioniere sfogliati recentemente alla Villa del Palmerino a Fiesole, nutrita dall’osservazione diretta della magnolia, delle erbe spontanee e altre fioriture.
MMC: Facendo scorrere lo sguardo sull'ordito della tela metallica, si ha l'impressione di consultare la mappa di una delicata geografia personale. Molto intima.
MS: A un tratto il lavoro ha rivelato il suo aspetto geografico, che percorrevo carponi, e mi sono fatta guidare. Ha acquisito un andamento autonomo, in cui alla raffigurazione si è unito il ritmo di una risposta interna. Il suono di una vibrazione.
MMC: Paesaggio come luogo dell'esperienza sensibile del corpo che lo abita?
MS: Mentre lavoravo mi sono accorta di quanto il paesaggio sia vivo e cangiante: sa accogliere la prospettiva verticale dell’albero, del rampicante (…), la prospettiva orizzontale dei fiori, dei cespugli, dell’erba (…), è sospensione del quotidiano, spazio di meditazione (...). Ma la vegetazione ha andamenti dolci e aggressivi a un tempo, inarrestabili. Il punto rosa per esempio è un accento orgasmico, la voce femminina.
si ringraziano: Coats Cucirini S. r. l. - Marianitech® - Studio Carlo Forcolini - Studio ARC.S
Maia Sambonet (Milano, 1981) è un’artista visiva. La sua pratica esplora i confini tra produzione d’immagini e scrittura, tra disegno e performance, miniatura e installazione, investigando la possibilità di dispiegare nello spazio un contenuto poetico. Si laurea in scenografia al Central St Martins college di Londra e, dopo diverse esperienze all’estero, vive e lavora a Milano (obelo.it).
Matilde Marzotto Caotorta. Si occupa di arte e filosofia. Ha pubblicato Arte Open Air. Guida ai parchi d'arte contemporanea in Italia e fondato lookaroundart, per l'avvicinamento di un pubblico più ampio all'arte contemporanea. Attualmente indaga i rapporti tra filosofia e arte nel paesaggio con la Fondazione La Raia.
Matilde Marzotto Caotorta: Come è nato il progetto per Orticola? Il cucito e l'uso della rete metallica, pratiche centrali del tuo lavoro, qui assumono dimensioni maggiori, coinvolgendo il corpo in una pratica di tipo quasi performativo.
Maia Sambonet: Questo lavoro nasce da una passeggiata attraverso i Giardini Pubblici Indro Montanelli, nei luoghi che ogni anno ospitano Orticola, e da una riflessione sull’idea di giardino come esito del lavoro manuale e di un principio di ordine, frutto di una dedizione millenaria volta a produrre l’esperienza sensibile ed estetica del bello. Mentre lo percorrevo, il parco mi è parso come una traccia seminata da cui lasciarsi sorprendere. Lavoro spesso con il cucito, pratica paziente qui resa difficile perché in questo caso la tela è in acciaio, e ho pensato alle analogie con il lavoro del vivaista o dell'orticoltore, che affondano le mani sotto terra come premessa alla fioritura. Anche la rete è fiorita con il ricamo, si è trasformata sotto le mie mani, è diventata incorporea: un ricettacolo di luce e ombra. Un metallo, docile come un tessuto, che si lascia attraversare.
MMC: Quali suggestioni visive e quali riferimenti iconografici ti hanno fatto da guida?
MS: Ho cominciato sfogliando Fiori di Vita Sackville-West, prendendo ispirazione dai bellissimi acquerelli di Graham Rust che corredano i testi. Quello che m’interessa, soprattutto, in Vita è il punto di vista della scrittrice e della botanica, la sua lotta descrittiva contro il romanticismo nella narrazione dei fiori, l’esattezza dello sguardo e della voce, e l’esperienza di un fare. Poi ho cominciato a cucire, e ai gruppi che nascevano separatamente sulla tela ho risposto con delle connessioni libere. Nelle linee tracciate dai fili ci sono l’influenza di Klee, di mio padre, di Xu Bing e degli erbari di piante pioniere sfogliati recentemente alla Villa del Palmerino a Fiesole, nutrita dall’osservazione diretta della magnolia, delle erbe spontanee e altre fioriture.
MMC: Facendo scorrere lo sguardo sull'ordito della tela metallica, si ha l'impressione di consultare la mappa di una delicata geografia personale. Molto intima.
MS: A un tratto il lavoro ha rivelato il suo aspetto geografico, che percorrevo carponi, e mi sono fatta guidare. Ha acquisito un andamento autonomo, in cui alla raffigurazione si è unito il ritmo di una risposta interna. Il suono di una vibrazione.
MMC: Paesaggio come luogo dell'esperienza sensibile del corpo che lo abita?
MS: Mentre lavoravo mi sono accorta di quanto il paesaggio sia vivo e cangiante: sa accogliere la prospettiva verticale dell’albero, del rampicante (…), la prospettiva orizzontale dei fiori, dei cespugli, dell’erba (…), è sospensione del quotidiano, spazio di meditazione (...). Ma la vegetazione ha andamenti dolci e aggressivi a un tempo, inarrestabili. Il punto rosa per esempio è un accento orgasmico, la voce femminina.
si ringraziano: Coats Cucirini S. r. l. - Marianitech® - Studio Carlo Forcolini - Studio ARC.S
Maia Sambonet (Milano, 1981) è un’artista visiva. La sua pratica esplora i confini tra produzione d’immagini e scrittura, tra disegno e performance, miniatura e installazione, investigando la possibilità di dispiegare nello spazio un contenuto poetico. Si laurea in scenografia al Central St Martins college di Londra e, dopo diverse esperienze all’estero, vive e lavora a Milano (obelo.it).
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