Michele Dolz. Creatures. Il lirismo della sintesi
Dal 12 Ottobre 2015 al 31 Ottobre 2015
Milano
Luogo: Galleria Ostrakon
Indirizzo: via Pastrengo 15
Orari: da martedì a sabato 15,30-19,30
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 331 2565640
E-Mail info: info@spazioostrakon.it
Sito ufficiale: http://www.spazioostrakon.it
Le “creature” evocate da Dolz sono tori e pesci, meduse e uccelli, polipi , gusci, conchiglie e altro, tra muffe e fioriture di patine, tra licheni minerali e colature magmatiche venute a spalmarsi su spazi senza luogo né tempo. Tracce di una vita brulicante eppure congelata in una teca d’arcaico e immobile silenzio, “ritratti” interiori d’improbabili protagonisti come spiati da una fessura aperta nel conglomerato delle ere geologiche… Non c’è nascita e morte, qui; c’è solo pulsare di cuori e peristalsi muscolari, fremiti di squame e strepiti di zoccoli immobili. Eppure i colori sono opachi e freddi, e rimandano all’orizzonte desolato di un deserto di inaudite solitudini, mentre il corpo fisico degli animali e degli oggetti si consuma di una ruggine inquieta.
L’unica luce di queste creature, di questi reperti sospesi, è il loro lirismo travolgente, l’irresistibile densità di muta poesia che è loro propria. E’ una liricità che neppure cerca la metafora o l’esplicita evocazione, ma che basta a se stessa ripiegata nel suo nucleo di sentimento e trascolora sul lento impulso che forma l’immagine, che addensa o diluisce a poco a poco i contorni e le sagome. Come per le mandrie sciamaniche dipinte sulle pareti delle antiche grotte magdaleniane del Paleolitico superiore, cui visibilmente queste immagini talvolta alludono, quel che è ritratto qui non è solo ciò che si vede ma è ben altro. E’ il suo sapore interno, il suo midollo concettuale, lo stupore dell’evocazione magica, dell’invocazione emozionale, come fosse - si potrebbe dire – una preghiera muta rivolta a ciò che trascende, alla vertigine dell’inconoscibile. Come fosse il portato di una serie di ex-voto multiformi, essenziali e primitivi, umbratili, un po’ misteriosi.
E’ ben vero che Dolz ha una pittura nutrita di sostanza filosofica, di pensiero denso, che si avverte ramificato delle più sottili e sofisticate speculazioni. Eppure la sua è anche e primariamente pittura-pittura per intero, pittura “fisica” di sostanze e velature, di materia cromatica, di vuoti e di pieni. Pittura mai letteraria, mai stucchevolmente dotta, mai pedantescamente formata, perfezionata, finita.
Diversi sentimenti di inquietudine e trepidazione, in lui, si volgono a dettare l’impulso di un gesto che rimane sospeso e interrogante benché sovranamente concluso: l’intuizione di un archetipo. (dalla presentazione di Giorgio Seveso)
Michele Dolz è nato in Spagna nel 1954 e si è trasferito in Italia nel 1976. Vive e lavora a Milano ed è docente di Storia dell’Arte nella Università della Santa Croce a Roma. Allievo del pittore spagnolo Salvador Perez, ha sviluppato una poetica in sospensione tra informale e figurazione archetipica, di forte impatto emotivo. Di lui hanno scritto: Giorgio Seveso, Elena Pontiggia, Chiara Canali, Francesca Bonazzoli, Maurizio Cecchetti, Andrea Bolchi e altri.
Ultime mostre personali:
2014 Energy, site specific Peroni Pompe, Milano
2014 Fossili viventi, Università Bocconi, Milano
2014 Il pesce non sfugge nella Quadreria Arcivescovile, Milano
2012 Notte oscura, Altermaria, Milano
L’unica luce di queste creature, di questi reperti sospesi, è il loro lirismo travolgente, l’irresistibile densità di muta poesia che è loro propria. E’ una liricità che neppure cerca la metafora o l’esplicita evocazione, ma che basta a se stessa ripiegata nel suo nucleo di sentimento e trascolora sul lento impulso che forma l’immagine, che addensa o diluisce a poco a poco i contorni e le sagome. Come per le mandrie sciamaniche dipinte sulle pareti delle antiche grotte magdaleniane del Paleolitico superiore, cui visibilmente queste immagini talvolta alludono, quel che è ritratto qui non è solo ciò che si vede ma è ben altro. E’ il suo sapore interno, il suo midollo concettuale, lo stupore dell’evocazione magica, dell’invocazione emozionale, come fosse - si potrebbe dire – una preghiera muta rivolta a ciò che trascende, alla vertigine dell’inconoscibile. Come fosse il portato di una serie di ex-voto multiformi, essenziali e primitivi, umbratili, un po’ misteriosi.
E’ ben vero che Dolz ha una pittura nutrita di sostanza filosofica, di pensiero denso, che si avverte ramificato delle più sottili e sofisticate speculazioni. Eppure la sua è anche e primariamente pittura-pittura per intero, pittura “fisica” di sostanze e velature, di materia cromatica, di vuoti e di pieni. Pittura mai letteraria, mai stucchevolmente dotta, mai pedantescamente formata, perfezionata, finita.
Diversi sentimenti di inquietudine e trepidazione, in lui, si volgono a dettare l’impulso di un gesto che rimane sospeso e interrogante benché sovranamente concluso: l’intuizione di un archetipo. (dalla presentazione di Giorgio Seveso)
Michele Dolz è nato in Spagna nel 1954 e si è trasferito in Italia nel 1976. Vive e lavora a Milano ed è docente di Storia dell’Arte nella Università della Santa Croce a Roma. Allievo del pittore spagnolo Salvador Perez, ha sviluppato una poetica in sospensione tra informale e figurazione archetipica, di forte impatto emotivo. Di lui hanno scritto: Giorgio Seveso, Elena Pontiggia, Chiara Canali, Francesca Bonazzoli, Maurizio Cecchetti, Andrea Bolchi e altri.
Ultime mostre personali:
2014 Energy, site specific Peroni Pompe, Milano
2014 Fossili viventi, Università Bocconi, Milano
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