Dal 24 luglio al 30 settembre 2025
Ancora Caravaggio. La Pala Odescalchi protagonista a Palazzo Barberini
Michelangelo Merisi detto Caravaggio, Conversione di San Paolo (Pala Odescalchi), 1600-1601. Foto Scala, Firenze I Courtesy Gallerie Nazionali di Arte Antica
Francesca Grego
18/07/2025
Roma - Mentre mancano solo due giorni alla chiusura della grande mostra Caravaggio 2025, le Gallerie Nazionali d’Arte Antica rilanciano: la Conversione di Saulo o Pala Odescalchi, annoverata tra i vertici della produzione dell’artista e appartenente a una prestigiosa collezione privata, resterà esposta a Palazzo Barberini fino al prossimo 30 settembre, al centro di un focus speciale.
Nel 1600 il banchiere Tiberio Cerasi commissionò a Caravaggio due dipinti per la sua cappella di famiglia. Per ragioni ancora poco chiare, queste opere – tra cui la Conversione di Saulo – non furono mai allestite nel luogo a cui erano destinate, e il Merisi ne realizzò due nuove versioni, questa volta su tela, che oggi si possono ancora ammirare nella Cappella Cerasi di Santa Maria del Popolo a Roma. La prima pala, invece, dopo vari passaggi di proprietà, confluì nella collezione della famiglia Odescalchi, a cui appartiene tuttora.

Michelangelo Merisi detto Caravaggio, Conversione di San Paolo, Cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo, Roma
Dal 24 luglio al 30 settembre, al piano nobile di Palazzo Barberini, la Pala Odescalchi dialogherà con la copia ad altissima definizione del capolavoro di Santa Maria del Popolo, inamovibile per ovvie ragioni. Il confronto racconta i processi creativi di Caravaggio e le trasformazioni della sua pittura tra pathos e introspezione mistica. Se la prima versione della Conversione di San Paolo colpisce per l’energia compositiva e il dinamismo della scena, la tela di Santa Maria del Popolo presenta lo stesso episodio con un taglio più personale, in una dimensione intima e silenziosa, di potente impatto emotivo.
L’allestimento presenterà al pubblico anche la riflettografia a infrarossi realizzata sulla Pala Odescalchi in occasione dell’ultimo restauro, che ha permesso agli studiosi di identificare le scelte tecniche e compositive compiute da Caravaggio per la tela. L'insolito supporto - sette assi orizzontali di cipresso, con una fascia perimetrale aggiunta in epoca successiva - ha richiesto una preparazione atipica per il Merisi: al posto della consueta imprimitura scura, il maestro adoperò un fondo grigio chiaro steso in diagonale per simulare la trama della tela. La riflettografia ha rivelato anche incisioni a stilo, disegni a pennello e numerosi ripensamenti: il volto di Paolo è stato modificato più volte, Cristo era inizialmente senza barba e variazioni evidenti sono emerse anche nelle armi, nella vegetazione e nei dettagli decorativi. A rendere ancora più vibrante la superficie pittorica contribuisce infine l’impiego di pigmenti pregiati usati raramente da Caravaggio, come l’azzurrite, l’argento e l’oro.

Michelangelo Merisi detto Caravaggio, Conversione di San Paolo (Pala Odescalchi), 1600-1601. Foto Scala, Firenze I Courtesy Gallerie Nazionali di Arte Antica
Leggi anche:
• Dal mondo a Roma Caravaggio superstar
• Caravaggio e il Novecento. A Firenze la storia di una riscoperta
Nel 1600 il banchiere Tiberio Cerasi commissionò a Caravaggio due dipinti per la sua cappella di famiglia. Per ragioni ancora poco chiare, queste opere – tra cui la Conversione di Saulo – non furono mai allestite nel luogo a cui erano destinate, e il Merisi ne realizzò due nuove versioni, questa volta su tela, che oggi si possono ancora ammirare nella Cappella Cerasi di Santa Maria del Popolo a Roma. La prima pala, invece, dopo vari passaggi di proprietà, confluì nella collezione della famiglia Odescalchi, a cui appartiene tuttora.

Michelangelo Merisi detto Caravaggio, Conversione di San Paolo, Cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo, Roma
Dal 24 luglio al 30 settembre, al piano nobile di Palazzo Barberini, la Pala Odescalchi dialogherà con la copia ad altissima definizione del capolavoro di Santa Maria del Popolo, inamovibile per ovvie ragioni. Il confronto racconta i processi creativi di Caravaggio e le trasformazioni della sua pittura tra pathos e introspezione mistica. Se la prima versione della Conversione di San Paolo colpisce per l’energia compositiva e il dinamismo della scena, la tela di Santa Maria del Popolo presenta lo stesso episodio con un taglio più personale, in una dimensione intima e silenziosa, di potente impatto emotivo.
L’allestimento presenterà al pubblico anche la riflettografia a infrarossi realizzata sulla Pala Odescalchi in occasione dell’ultimo restauro, che ha permesso agli studiosi di identificare le scelte tecniche e compositive compiute da Caravaggio per la tela. L'insolito supporto - sette assi orizzontali di cipresso, con una fascia perimetrale aggiunta in epoca successiva - ha richiesto una preparazione atipica per il Merisi: al posto della consueta imprimitura scura, il maestro adoperò un fondo grigio chiaro steso in diagonale per simulare la trama della tela. La riflettografia ha rivelato anche incisioni a stilo, disegni a pennello e numerosi ripensamenti: il volto di Paolo è stato modificato più volte, Cristo era inizialmente senza barba e variazioni evidenti sono emerse anche nelle armi, nella vegetazione e nei dettagli decorativi. A rendere ancora più vibrante la superficie pittorica contribuisce infine l’impiego di pigmenti pregiati usati raramente da Caravaggio, come l’azzurrite, l’argento e l’oro.

Michelangelo Merisi detto Caravaggio, Conversione di San Paolo (Pala Odescalchi), 1600-1601. Foto Scala, Firenze I Courtesy Gallerie Nazionali di Arte Antica
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