Piero Fogliati. Teoria del pluriverso

Piero Fogliati, Luce solida
Dal 14 Maggio 2016 al 30 Luglio 2016
Lissone | Milano
Luogo: Museo d'Arte Contemporanea
Indirizzo: viale Padania 6
Orari: Mercoledì e Venerdì h10-13 Giovedì h16-23 Sabato e Domenica h10-12 / 15-19
Curatori: Alberto Zanchetta
Telefono per informazioni: +39 039 7397368 / 039 2145174
E-Mail info: museo@comune.lissone.mb.it
Sito ufficiale: http://www.museolissone.it/
Immaginiamo che l’universo non sia soltanto uno ma che esista un “pluriverso” (perché il contrario di uno non è zero, né due, ma molti). Piero Fogliati è stato in grado di immaginare questo pluriverso straordinario, inebriante, elettrizzante. A suggellare il genio e l’unicità di Fogliati [Canelli, Asti 1930 – Torino, 2016], il museo di Lissone dedica una mostra che raccoglie alcune delle sue opere storiche, tra le più rappresentative. Questa esposizione, che avrebbe dovuto sancire un meritorio riconoscimento alla carriera dell’artista, non potrà onorarsi della sua pre-senza, perché ghermito alla vita dopo una malattia di lungo corso.
Fogliati è uno di quegli artisti che Jean Cocteau non avrebbe esitato a definire “nati postumi”. Malgrado negli ultimi anni le sue opere fossero riuscite a ridestare attenzione e curiosità, ancor oggi resta un artista da riscoprire e studiare nella sua completezza.
Il museo lissonese, che stava progettando questa mostra, l’aveva voluto ricordare a pochi giorni dalla scomparsa esponendo una delle sue opere più atipiche: Forme di buio. Preambolo che si corona ora con un’accurata selezione di opere, altrettanto emblematiche e suggestive: dalla Luce solida al Prisma meccanico, dal Rivelatore cromocinetico al Fleximofono fino al Rea-le virtuale. Al contrario dei prestigiatori, che non rivelano mai i loro trucchi, Fogliati ci ha sempre messo a diretto contatto con gli “strumenti del mestiere”, senza tuttavia inficiare il senso di meraviglia che le opere ci trasmettono. In Fogliati non c’è trucco, non c’è inganno: c’è ingegno.
Per lui l’arte non era finzione ma incanto e stupore. Quello stesso stupore che ha saputo imbrigliare nelle sue “scatole ma-giche” alimentate dall’elettricità, o forse più probabilmente dai sogni (perché, co-me diceva Sartre, l’acte d’imagination est un acte magique). Grazie a una formidabile dimestichezza con la meccanica, l’artista riusciva a dar vita a una tecnologia decisamente sofisticata, non tanto nella sua sostanza quanto semmai nel suo scopo. Ancor più che opere d’arte, quelle che noi vediamo sono le invenzioni di un “visionario” che si è interrogato sui fenomeni luminosi e acustici.
Benché il MAC avesse deciso di dedicargli una mostra che ne consacrasse la ricerca poetica e pionieristica, l’improvviso commiato dell’artista non ha lasciato solo un vuoto incolmabile nelle persone a lui più care e a tutti i suoi amici ed estimatori, ma porta con sé il rammarico di non aver mai reso onore, né giustizia, alla pluri-decennale ricerca di questo Maestro della percezione. Come molte sue opere utopistiche, “fissate” sulla carta ma mai realizzate a livello urbanistico, anche questa mostra è diventata una chimera che il figlio Paolo ha voluto condividere e portare a compimento.
Inaugurazione: sabato 14 maggio ore 18:30
Orari:
Mercoledì e Venerdì h 10-13
Giovedì h 16-23
Sabato e Domenica h 10-12 / 15-19
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