Renato Barilli. Visti da vicino

Renato Barilli, Giacinto Di Pietrantonio, 2018, tempera su carta

 

Dal 07 Novembre 2018 al 28 Novembre 2018

Milano

Luogo: Museo della Permanente

Indirizzo: via Filippo Turati 34

Orari: da lunedì a domenica 9.30-20

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 02 6551445

E-Mail info: info@lapermanente.it

Sito ufficiale: http://www.lapermanente.it/



Mercoledì 7 novembre, alle ore 18, il Museo della Permanente inaugura “Renato Barilli. Visti da vicino”. La mostra propone 70 tempere su carta, tra ritratti di protagonisti del mondo dell’arte, autoritratti e gruppi di famiglia. 

Renato Barilli (1935), andato in pensione dopo una vita spesa quasi tutta come docente di storia e critica d’arte al corso DAMS dell’Università di Bologna, ha ripreso in mano i pennelli che aveva dismesso circa mezzo secolo fa, ritenendo che la fotografia avesse vinto definitivamente la partita e che i pennelli fossero ormai inutili. Ma in seguito ha ritenuto che fosse il caso di rilanciare quello che, da Daniela Palazzoli e Luigi Carluccio, in una mostra famosa del 1973, era stato definito “Combattimento per un’immagine”. Non si tratta di negare la prevalenza della foto, ora resa così familiare dai selfie e dagli scatti ripresi col cellulare, ma forse è il caso di ridare a quelle immagini un po’ di spessore, carne ai volti, sostanza ai tessuti, all’arredo delle stanze, e così via. Ne è uscita pertanto questa galleria che ora, con animo trepidante, il pittore anziano e novellino nello stesso tempo propone al pubblico milanese, avvertendo i raffigurati che lo specchio è volutamente infedele, ma mosso dalla speranza di aver afferrato in ciascun caso un po’ di sostanza, di tangibilità e personalità, di cui invece sono avare le riproduzioni fotografiche. C’è qualche magno esempio che lo sorregge su questa via, anche se vi fa riferimento con esitazione, temendo di cadere nel classico reato di paragonare il piccolo al grande, certo è che un premiato artista internazionale quale David Hockney si è esibito pure lui di recente in una serie di magistrali ritratti. Speriamo che qualche traccia di quella abilità si trovi anche in questa sfilata di tempere.
 
In occasione della mostra, giovedì 15 novembre 2018, alle ore 18, Renato Barilli tiene la conferenza dal titolo La“Ripetizione differente” e il postmoderno. Introduce Franco Marrocco. Conferenza illustrata con proiezione di immagini
 
Di recente mi sono trovato a presentare due “remake” ( o “re-enactments”, come si preferisce dire ora) di due mostre da me curate, del tutto rispondenti alla impostazione bipolare del mio insegnamento, quasi corrispondenti a quelle che Hegel avrebbe definito come “tesi”, subito seguita da una “antitesi”. Nel 1972 ero stato chiamato da Francesco Arcangeli a fiancheggiarlo nella cura della mostra “Opera o comportamento”, intesa come partecipazione italiana alla Biennale di Venezia di quell’anno, dove mi era stato possibile dare una breve dimostrazione di quanto allora poteva passare sotto l’etichetta generica di “comportamento”, attraverso le sale riservate a cinque artisti italiani, tra i migliori protagonisti dello “spirito del ‘68”, con relativa dichiarazione di “morte dell’arte”, a favore di installazioni, interventi ambientali, concettuali, comportamentali.  Ma pochi anni dopo si riaffacciava la controparte, ovvero un fare macchina indietro, fino a recuperare taluni aspetti del museo. Era il ricorso alla “citazione”, uno dei cardini del clima che veniva anche riportato al cosiddetto postmoderno. Lo Studio Marconi, qui a Milano, mi permise di esemplificare questa tendenza attraverso, anche in questo caso, alcuni personaggi, tra cui spiccava la presenza di Giulio Paolini, quasi nelle vesti di un rinnovato Canova, o di un De Chirico anche lui intento a ripassare le tappe di altre stagioni. E già facevano capolino alcuni dei nomi nuovi che avrebbero riempito di sé quegli stessi anni ’70 e oltre, rappresentati soprattutto da Luigi Ontani e Salvo. Giorgio Marconi, poi alla testa di una Fondazione, mi ha consentito di ripresentare pochi anni fa questo secondo corno del dilemma, mentre Fabio Cavallucci, fino all’anno scorso direttore del Centro Pecci di Prato, a sua volta mi ha consentito di ricordare l’evento precedente. Siccome la mostra ora in atto proprio in questi spazi attesta un mio ritorno alla pittura, è giusto che la rievocazione qui condotta sia rivolta a questa sorta di “contraccolpo”, o di movimento al rientro nel pendolo dell’arte.

Renato Barilli

 


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