Shozo Shimamoto a Milano
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Shozo Shimamoto, Capri Certosa 1, 2008, acrilico su tela, 158x260 cm
Dal 12 Settembre 2013 al 31 Gennaio 2014
Milano
Luogo: Studio Giangaleazzo Visconti
Indirizzo: c.so Monforte 23
Orari: da lunedì a venerdì 11-19
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 795251/ 02 36755700
E-Mail info: info@studiovisconti.net
Sito ufficiale: http://www.studiovisconti.net/
Dal 12 settembre 2013 al 31 gennaio 2014, allo Studio Giangaleazzo Visconti di Milano (Corso Monforte, 23) si terrà la prima antologica milanese di Shozo Shimamoto (1928-2013), a nove mesi dalla sua scomparsa.
L’esposizione è realizzata in collaborazione con l’Associazione Shimamoto, fondata in Italia e Giappone per promuovere e sostenere la ricerca artistica del Maestro, e presenterà 30 opere, in grado di ripercorrere la ricerca dell’artista giapponese che, nel 1998, fu indicato e celebrato dal MOCA - Museum of Contemporary Arts of Los Angeles, come uno dei quattro maestri più significativi del secondo dopoguerra, insieme a Jackson Pollock, John Cage e Lucio Fontana.
Il percorso espositivo, in ordine cronologico, inizia con Hole (buco) del 1946, opera ottenuta sovrapponendo strati di carta di giornale ricoperte di materia bianca e sfregando ripetutamente la superficie in modo da logorarla, lacerando la materia, andando oltre la forma, anticipando di qualche anno i famosi buchi di Lucio Fontana.
Per documentare gli sviluppi degli anni ’50 sarà proposta una significativa selezione di tecniche miste, prevalentemente su carta; gli anni ’60 e ’70 saranno rappresentati dai Whirpools, dagli Imbutini smaltati e da un calligramma del 1976.
L’ultima fase dell’attività di Shozo Shimamoto, sarà testimoniata da una scelta di acrilici Bottle crashes e da una sequenza di opere tratte dalle famose azioni teatral/pittoriche realizzate nel 2008 a Punta Campanella (in Campania), e a Capri nel Chiostro della Certosa, e nel 2011 a Reggio Emilia.
Saranno presenti anche un Pianoforte (2006) ed entrambe le versioni dell’opera Please, walk on it (la prima realizzata nel 1956, in occasione della collettiva Gutai all’aperto, nel parco della città giapponese di Ashiya e la sua “ripetizione differente” del 2008), raramente esposte insieme.
Chiude idealmente la rassegna, un video relativo ad alcune delle più importanti performances di Shimamoto.
Com’è stato rilevato dalla critica, Shozo Shimamoto ha realizzato i Buchi (Holes) almeno un paio d'anni prima di Fontana, ha sperimentato l’Earth work prima del sorgere della Land Art, gli happenings prima di Fluxus, l’arte site-specific, quando l’espressione era ben lungi dall’essere accolta nel linguaggio artistico, la concrete music contemporaneamente ai primi esperimenti di John Cage e fu anche uno dei pionieri della Mail Art. Ma è altrettanto vero che si cimentò con l’action painting dopo Jackson Pollock, col teatro dell’arte dopo l’Azionismo viennese ed Hermann Nitsch e con la body art quando la stagione d’oro dell’arte del corpo era ormai tramontata.
La ricerca artistica di Shimamoto non si è mai collocata all’interno di una prospettiva storico-cronologica, ma è interpretabile solo in chiave “topologica”.
Le opere esposte allo Studio Giangaleazzo Visconti sono state accuratamente selezionate e raccolte per illustrare e documentare le principali sfaccettature della ricerca di un artista eclettico, quanto estremamente rigoroso e coerente nello stesso tempo, che fece dell’arte un supremo esercizio di sapienza.
L’esposizione è realizzata in collaborazione con l’Associazione Shimamoto, fondata in Italia e Giappone per promuovere e sostenere la ricerca artistica del Maestro, e presenterà 30 opere, in grado di ripercorrere la ricerca dell’artista giapponese che, nel 1998, fu indicato e celebrato dal MOCA - Museum of Contemporary Arts of Los Angeles, come uno dei quattro maestri più significativi del secondo dopoguerra, insieme a Jackson Pollock, John Cage e Lucio Fontana.
Il percorso espositivo, in ordine cronologico, inizia con Hole (buco) del 1946, opera ottenuta sovrapponendo strati di carta di giornale ricoperte di materia bianca e sfregando ripetutamente la superficie in modo da logorarla, lacerando la materia, andando oltre la forma, anticipando di qualche anno i famosi buchi di Lucio Fontana.
Per documentare gli sviluppi degli anni ’50 sarà proposta una significativa selezione di tecniche miste, prevalentemente su carta; gli anni ’60 e ’70 saranno rappresentati dai Whirpools, dagli Imbutini smaltati e da un calligramma del 1976.
L’ultima fase dell’attività di Shozo Shimamoto, sarà testimoniata da una scelta di acrilici Bottle crashes e da una sequenza di opere tratte dalle famose azioni teatral/pittoriche realizzate nel 2008 a Punta Campanella (in Campania), e a Capri nel Chiostro della Certosa, e nel 2011 a Reggio Emilia.
Saranno presenti anche un Pianoforte (2006) ed entrambe le versioni dell’opera Please, walk on it (la prima realizzata nel 1956, in occasione della collettiva Gutai all’aperto, nel parco della città giapponese di Ashiya e la sua “ripetizione differente” del 2008), raramente esposte insieme.
Chiude idealmente la rassegna, un video relativo ad alcune delle più importanti performances di Shimamoto.
Com’è stato rilevato dalla critica, Shozo Shimamoto ha realizzato i Buchi (Holes) almeno un paio d'anni prima di Fontana, ha sperimentato l’Earth work prima del sorgere della Land Art, gli happenings prima di Fluxus, l’arte site-specific, quando l’espressione era ben lungi dall’essere accolta nel linguaggio artistico, la concrete music contemporaneamente ai primi esperimenti di John Cage e fu anche uno dei pionieri della Mail Art. Ma è altrettanto vero che si cimentò con l’action painting dopo Jackson Pollock, col teatro dell’arte dopo l’Azionismo viennese ed Hermann Nitsch e con la body art quando la stagione d’oro dell’arte del corpo era ormai tramontata.
La ricerca artistica di Shimamoto non si è mai collocata all’interno di una prospettiva storico-cronologica, ma è interpretabile solo in chiave “topologica”.
Le opere esposte allo Studio Giangaleazzo Visconti sono state accuratamente selezionate e raccolte per illustrare e documentare le principali sfaccettature della ricerca di un artista eclettico, quanto estremamente rigoroso e coerente nello stesso tempo, che fece dell’arte un supremo esercizio di sapienza.
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