The Scenarios of Post Autonomy
The Scenarios of Post Autonomy, Glenda Cinquegrana: The Studio, Milano
Dal 19 Settembre 2012 al 09 Ottobre 2012
Milano
Luogo: Glenda Cinquegrana: The Studio
Indirizzo: via F. Sforza 49 I
Orari: da martedì a sabato 15-19 e su appuntamento
Telefono per informazioni: +39 02 89695586
E-Mail info: info@glendacinquegrana.com
Sito ufficiale: http://www.glendacinquegrana.com
La galleria Glenda Cinquegrana: The Studio è lieta di presentare The Scenarios of Post Autonomy, la prima mostra personale dell’artista inglese David Goldenberg a Milano. In questa esposizione l’artista approfondisce la sua visione critica sul sistema dell’arte e i suoi meccanismi di produzione simbolica e culturale.
La mostra The Scenarios od Post Autonomy costituisce la prima tappa di una travelling exhibition internazionale, che vedrà protagoniste la Fordham Gallery di Londra nel 2012 e l’Onomatopee di Eindhoven in Olanda nel 2013. Questa prima che si tiene alla galleria Glenda Cinquegrana: the Studio vede la collaborazione dell’Arts Council of England.
David Goldenberg, artista concettuale based-in-London, dotato di un ampio curriculum internazionale, realizza per la galleria Glenda Cinquegrana: The Studio un progetto site - specific in cui sviluppa il già noto concetto di Post Autonomy. E lo fa costruendo un’esposizione che si articola in tre installazioni: due di queste, intitolate Mobile Documenta, occupano i primi due spazi della galleria, rappresentati dalle scale che conducono allo spazio espositivo e la sala di ingresso; la terza, intitolata The Scenarios of Post Autonomy, si trova nella galleria vera e propria. Oltre a queste tre installazioni, la mostra si compone di una terza parte, intitolata In Search of Post Autonomy, concepita sotto forma di incontro – dibattito che vede l’intervento di alcuni curatori e artisti internazionali, che si terrà alla chiusura della mostra in una location collocata nel cuore della città di Milano.
Le installazioni che compongono la mostra rispondono ad sola una domanda: In quali condizioni ha senso realizzare un progetto espositivo in una galleria?. L’analisi delle problematiche che si trovano a monte di questo quesito viene realizzata alla luce del concetto di Post Autonomy: con questo termine Goldenberg suole indicare la fine dell’arte, intesa non come punto conclusivo, ma come momento di transizione che porta ad un tempo successivo, che l’artista suole definire la Trasformazione dell’Arte o la Seconda Storia dell’Arte.
Il lavoro di Goldenberg si basa su una complessa riflessione critica sull’attuale stato della produzione artistica, caratterizzata da un sistema complesso di istituzioni politiche e culturali, quali sono le mostre internazionali come le Biennali e le Documenta; di queste Goldenberg vede una possibile forma di evoluzione alla luce del concetto di Post Autonomy. La fase segnata dalla Post Autonomy, sostiene Goldenberg, è all’insegna dell’autonomia e di libertà delle istituzioni dell’arte.
Il contenuto concettuale della mostra espande le idee che sono state gettate in forma seminale dal filosofo belga Dieter Lesage e dal curatore Charles Esche. Quest’ultimo, parafrasando il libro di Deleuze Ripetizione e Differenza, si pone la questione di come il pensiero artistico prenda posto in un sistema culturale basato sulla ripetizione. La domanda cruciale che Esche pone è: Perché abbiamo bisogno di altre Biennali? A partire da queste riflessioni, l’artista suggerisce la possibilità di concepire una nuova struttura culturale libera, di cui la Mobile Documenta costituisce l’elemento primario. Quest’ultima è intesa nelle parole di Goldenberg come una parabola visiva che ci porta a viaggiare mentalmente oltre la barriera semantica e spaziale che la Biennale rappresenta, nella misura in cui quella costituisce il limite alla nostra concezione dell’arte, oltre la quale non si può andare. David Goldenberg utilizza la mostra alla galleria Glenda Cinquegrana: the Studio per costruire un’immagine della Post Autonomy e progettare una futura Mobile Documenta.
La mostra si articola in una doppia installazione, corrispondenti ai due ambienti della galleria e a due momenti diversi. Nella prima sala della galleria si trova una mappa del pavimento, già impiegata nella mostra Once is Nothing, realizzata in occasione della Biennale di Bruxelles, funzionale ad alludere alla Biennale, vista, come dice Goldenberg, come mostra delle mostre. Questa è rappresentata nei suoi elementi costitutivi quali sono gli schermi, i tavoli, le immagini e le opere video. Accanto al primo nucleo si colloca la ricostruzione degli atelier mobili, parte dell’opera Modernology di Pumhsols, esposti all’edizione di Documenta del 2007, che, impiegata quale rappresentazione delle Documenta, è l’interfaccia che simboleggia i flussi di conoscenza. Parte di questa prima area della mostra è, poi, una serie di immagini prelevate da testi che esaminano i concetti di Globalizzazione, Colonizzazione e Biennale, fra cui the Fish Story di Alan Sekula, e opere video che si ricollegano ai lavori in cui Goldenberg gettava i semi per lo sviluppo del concetto di Post Autonomy, e della più recente Mobile Documenta.
Se la prima parte dell’esposizione presenta il materiale necessario a produrre l’immagine della Biennale alla luce di una visione critico-decostruttiva, la seconda parte, invece, costituisce la fase di ricostruzione in chiave propositiva. Questa consiste nel provvedere lo spazio della galleria del materiale utile allo sviluppo di un dibattito sul ripensamento delle funzioni delle Biennali, dove questo avrà come esito la progettazione di una Mobile Documenta. Secondo Goldenberg la Mobile Documenta è lo strumento capace di offrire soluzioni pratiche al molte delle problematiche sollevate.
L’incontro – dibattito che si terrà in città al termine della mostra, intitolato In search of Post Autonomy, è inteso quale elemento di completamento del progetto.
David Goldenberg, (Hitchin, Hertfordshire, UK, 1956), è un importante artista concettuale inglese. Personali principali_Da anni la sua ricerca si sta concentrando sul concetto di Post Autonomy, che ha sviluppato in diverse mostre realizzate in importanti istituzioni internazionali, fra cui ricordiamo la recente Template - Mobile Documenta, Chisenhale Studios, Londra (2011), The Space of Post Autonomy, Arts Depot, Vienna (2011), Plausible Artworlds, Basekamp, Philadelphia (2010), Mobile Documenta, Fordham Gallery, Londra (2009), The Time of Post Autonomy is now, Your space, Van Abbemuseum, Eindhoven, Olanda (2009), the Space of Post Autonomy, Local opersations, Serpentine Gallery, Londra (2007). Collettive principali_Fra le collettive principali, Goldenberg annovera la partecipazione a diverse manifestazioni di rilievo internazionale, fra cui ricordiamo la Biennale di Berlino (2012), la seconda Biennale della Mongolia (2010), la decima edizione della Biennale di Istanbul (2007), la Sesta Biennale di Sharjah, Emirati Arabi (2003). A queste si aggiungono diverse mostre in istituzioni pubbliche internazionali fra cui segnaliamo Jump into cold water, Shedhalle, Zurigo (2006), Century City, Tate Modern, Londra (2001), Out of space, Kolnischerkustverein, Germania (2000). Bibliografia selezionata_ Atlantica, 48/49, 2010, Netwerk Center for Contemporary art Annual, 2007, Les Merveilles du monde, di Jane Lee, a White Window Project, 2006; Postautonomie, a cura di Stefan Beck, Gutleut Verlaug, 2006; Art Anthology, DuMont Literatur und Kunst Verlag, Cologne, 2004; New Media in Late Twentieth Century Art, a cura di Michael Rush, Thames and Hudson book Ed., Londra, 1995; Installation Art, a cura di Michael Petry, Thames and Hudson book Ed., Londra, 1993.
La mostra The Scenarios od Post Autonomy costituisce la prima tappa di una travelling exhibition internazionale, che vedrà protagoniste la Fordham Gallery di Londra nel 2012 e l’Onomatopee di Eindhoven in Olanda nel 2013. Questa prima che si tiene alla galleria Glenda Cinquegrana: the Studio vede la collaborazione dell’Arts Council of England.
David Goldenberg, artista concettuale based-in-London, dotato di un ampio curriculum internazionale, realizza per la galleria Glenda Cinquegrana: The Studio un progetto site - specific in cui sviluppa il già noto concetto di Post Autonomy. E lo fa costruendo un’esposizione che si articola in tre installazioni: due di queste, intitolate Mobile Documenta, occupano i primi due spazi della galleria, rappresentati dalle scale che conducono allo spazio espositivo e la sala di ingresso; la terza, intitolata The Scenarios of Post Autonomy, si trova nella galleria vera e propria. Oltre a queste tre installazioni, la mostra si compone di una terza parte, intitolata In Search of Post Autonomy, concepita sotto forma di incontro – dibattito che vede l’intervento di alcuni curatori e artisti internazionali, che si terrà alla chiusura della mostra in una location collocata nel cuore della città di Milano.
Le installazioni che compongono la mostra rispondono ad sola una domanda: In quali condizioni ha senso realizzare un progetto espositivo in una galleria?. L’analisi delle problematiche che si trovano a monte di questo quesito viene realizzata alla luce del concetto di Post Autonomy: con questo termine Goldenberg suole indicare la fine dell’arte, intesa non come punto conclusivo, ma come momento di transizione che porta ad un tempo successivo, che l’artista suole definire la Trasformazione dell’Arte o la Seconda Storia dell’Arte.
Il lavoro di Goldenberg si basa su una complessa riflessione critica sull’attuale stato della produzione artistica, caratterizzata da un sistema complesso di istituzioni politiche e culturali, quali sono le mostre internazionali come le Biennali e le Documenta; di queste Goldenberg vede una possibile forma di evoluzione alla luce del concetto di Post Autonomy. La fase segnata dalla Post Autonomy, sostiene Goldenberg, è all’insegna dell’autonomia e di libertà delle istituzioni dell’arte.
Il contenuto concettuale della mostra espande le idee che sono state gettate in forma seminale dal filosofo belga Dieter Lesage e dal curatore Charles Esche. Quest’ultimo, parafrasando il libro di Deleuze Ripetizione e Differenza, si pone la questione di come il pensiero artistico prenda posto in un sistema culturale basato sulla ripetizione. La domanda cruciale che Esche pone è: Perché abbiamo bisogno di altre Biennali? A partire da queste riflessioni, l’artista suggerisce la possibilità di concepire una nuova struttura culturale libera, di cui la Mobile Documenta costituisce l’elemento primario. Quest’ultima è intesa nelle parole di Goldenberg come una parabola visiva che ci porta a viaggiare mentalmente oltre la barriera semantica e spaziale che la Biennale rappresenta, nella misura in cui quella costituisce il limite alla nostra concezione dell’arte, oltre la quale non si può andare. David Goldenberg utilizza la mostra alla galleria Glenda Cinquegrana: the Studio per costruire un’immagine della Post Autonomy e progettare una futura Mobile Documenta.
La mostra si articola in una doppia installazione, corrispondenti ai due ambienti della galleria e a due momenti diversi. Nella prima sala della galleria si trova una mappa del pavimento, già impiegata nella mostra Once is Nothing, realizzata in occasione della Biennale di Bruxelles, funzionale ad alludere alla Biennale, vista, come dice Goldenberg, come mostra delle mostre. Questa è rappresentata nei suoi elementi costitutivi quali sono gli schermi, i tavoli, le immagini e le opere video. Accanto al primo nucleo si colloca la ricostruzione degli atelier mobili, parte dell’opera Modernology di Pumhsols, esposti all’edizione di Documenta del 2007, che, impiegata quale rappresentazione delle Documenta, è l’interfaccia che simboleggia i flussi di conoscenza. Parte di questa prima area della mostra è, poi, una serie di immagini prelevate da testi che esaminano i concetti di Globalizzazione, Colonizzazione e Biennale, fra cui the Fish Story di Alan Sekula, e opere video che si ricollegano ai lavori in cui Goldenberg gettava i semi per lo sviluppo del concetto di Post Autonomy, e della più recente Mobile Documenta.
Se la prima parte dell’esposizione presenta il materiale necessario a produrre l’immagine della Biennale alla luce di una visione critico-decostruttiva, la seconda parte, invece, costituisce la fase di ricostruzione in chiave propositiva. Questa consiste nel provvedere lo spazio della galleria del materiale utile allo sviluppo di un dibattito sul ripensamento delle funzioni delle Biennali, dove questo avrà come esito la progettazione di una Mobile Documenta. Secondo Goldenberg la Mobile Documenta è lo strumento capace di offrire soluzioni pratiche al molte delle problematiche sollevate.
L’incontro – dibattito che si terrà in città al termine della mostra, intitolato In search of Post Autonomy, è inteso quale elemento di completamento del progetto.
David Goldenberg, (Hitchin, Hertfordshire, UK, 1956), è un importante artista concettuale inglese. Personali principali_Da anni la sua ricerca si sta concentrando sul concetto di Post Autonomy, che ha sviluppato in diverse mostre realizzate in importanti istituzioni internazionali, fra cui ricordiamo la recente Template - Mobile Documenta, Chisenhale Studios, Londra (2011), The Space of Post Autonomy, Arts Depot, Vienna (2011), Plausible Artworlds, Basekamp, Philadelphia (2010), Mobile Documenta, Fordham Gallery, Londra (2009), The Time of Post Autonomy is now, Your space, Van Abbemuseum, Eindhoven, Olanda (2009), the Space of Post Autonomy, Local opersations, Serpentine Gallery, Londra (2007). Collettive principali_Fra le collettive principali, Goldenberg annovera la partecipazione a diverse manifestazioni di rilievo internazionale, fra cui ricordiamo la Biennale di Berlino (2012), la seconda Biennale della Mongolia (2010), la decima edizione della Biennale di Istanbul (2007), la Sesta Biennale di Sharjah, Emirati Arabi (2003). A queste si aggiungono diverse mostre in istituzioni pubbliche internazionali fra cui segnaliamo Jump into cold water, Shedhalle, Zurigo (2006), Century City, Tate Modern, Londra (2001), Out of space, Kolnischerkustverein, Germania (2000). Bibliografia selezionata_ Atlantica, 48/49, 2010, Netwerk Center for Contemporary art Annual, 2007, Les Merveilles du monde, di Jane Lee, a White Window Project, 2006; Postautonomie, a cura di Stefan Beck, Gutleut Verlaug, 2006; Art Anthology, DuMont Literatur und Kunst Verlag, Cologne, 2004; New Media in Late Twentieth Century Art, a cura di Michael Rush, Thames and Hudson book Ed., Londra, 1995; Installation Art, a cura di Michael Petry, Thames and Hudson book Ed., Londra, 1993.
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