Ti Porto in Prigione: In Transito. Un porto a San Vittore
Dal 13 Dicembre 2018 al 20 Gennaio 2019
Milano
Luogo: Triennale di Milano
Indirizzo: viale Alemagna 6
Enti promotori:
- Regione Lombardia
- Ministero dell Giustizia
- Comune di Milano
Telefono per informazioni: +39 02 54019605
E-Mail info: amicidellanave@gmail.com
Una mostra fotografica, una collezione d’arte, un mese di conversazioni pubbliche e dibattiti, le interviste di Daria Bignardi a detenuti ed ex detenuti, un viaggio di immagini e parole con l’associazione Amici della Nave per mostrare il carcere com’è ma soprattutto come potrebbe essere: San Vittore e i suoi “residenti” approdano alla Triennale di Milano e nello stesso tempo l’istituto di piazza Filangieri apre le porte alla città. Per raccontare il reparto di trattamento avanzato, La Nave, dove da sedici anni si curano i detenuti con problemi di dipendenza. E per dire che un “altro modo” di intendere la pena è “non solo possibile - come sintetizza Luigi Pagano, provveditore regionale del Dipartimento amministrazione penitenziaria - ma ormai sempre più necessario”.
“ti Porto in prigione” inaugura il 13 dicembre 2018 alle ore 18,00 alla Triennale di Milano e fino al 20 gennaio 2019 sarà aperta al pubblico in questi due luoghi milanesi di alta potenza evocativa per la prima volta collegati tra loro in una iniziativa comune: la stessa Triennale e appunto la Casa Circondariale di San Vittore “Francesco Di Cataldo”.
L’iniziativa è composta da più elementi. Il primo è la mostra fotografica “In Transito. Un Porto a San Vittore” del fotogiornalista Nanni Fontana (allestimento di Cesare Ventura realizzato da Carlo Battaini, installazioni audio di Pietro Leddi, testi di Fabrizio Ravelli, progetto grafico di Eva Scaini, coordinamento di Cuca Manzella), un viaggio per immagini tra i detenuti e le tante attività da loro e con loro portate avanti nel reparto La Nave: un reparto di trattamento avanzato gestito dalla Asst Santi Paolo e Carlo e finalizzato alla cura e al recupero dei detenuti con problemi di dipendenza.
Quindi “Stanze Sospese”, progetto promosso da 5VIE art-design e presentato al Fuorisalone 2018 per la realizzazione di una cella-pilota con colori e arredi ripensati per “aiutare il detenuto nelle attività quotidiane, nella riabilitazione e nella dignità”.
A completare il viaggio del carcere alla Triennale un’opera di Marco Petrus (“San Vittore” 2018 - olio su carta, 210x195) che l’artista ha realizzato appositamente per l’associazione Amici della Nave.
Nei quaranta giorni di esposizione sarà possibile entrare a San Vittore (su prenotazione) dove – sempre nell’ambito di “ti Porto in prigione” - viene allestita la mostra “Gianni Maimeri: la musica dipinta” (a cura di Andrea Dusio, allestimento di Silvia Basta e Francesca Martire). La selezione delle opere, comprendente la serie dei Musicisti e il Tabarin, proviene dalla collezione della Fondazione Maimeri e l’allestimento è stato presentato al pubblico il 7 dicembre in occasione della “Prima” della Scala con la proiezione di “Attila” nella Rotonda centrale di San Vittore.
Nelle sale della Triennale e nella Rotonda di San Vittore è in programma una doppia serie di incontri pubblici - tra loro collegati - sui temi del carcere, della finalità della pena e della sicurezza sociale.“Ora Daria” sono i colloqui (vedi programma) tra la giornalista e scrittrice Daria Bignardi e detenuti o ex detenuti sui temi del lavoro (18 dicembre), della dipendenza (10 gennaio) e della bellezza (15 gennaio). “Articolo 27” (vedi programma) fa riferimento all’art. 27 della Costituzione (“Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”) e nelle serate di confronto sui temi che riguardano “i delitti e le pene” saranno coinvolti magistrati, giuristi, imprenditori, professionisti, educatori: da Gherardo Colombo a Piercamillo Davigo, dal direttore del Ser.D. area penale e penitenziaria della Asst Santi Paolo e Carlo Riccardo Gatti alla vicepresidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia.
La registrazione e prenotazione per l’accesso a tutti gli eventi in programma all’interno di San Vittore si potrà fare in Triennale presso la sala Impluvium oppure scrivendo a: info.amicidellanave@gmail.com
Giacinto Siciliano, direttore della Casa Circondariale di San Vittore “Francesco Di Cataldo”:
“La bellezza, l’arte e la cultura salveranno il mondo. Lo spirito e le finalità di “ti Porto in prigione” è quello di portare bellezza arte e cultura anche all’interno di un luogo dove apparentemente non possono stare e di mostrare che invece proprio in questi contesti esercitano più che altrove la propria capacità di trasformazione e miglioramento degli uomini. Lo spazio e il tempo sono i due ingredienti principali della vita di tutti noi, anche se non ci pensiamo. Ma chi sta in carcere ci pensa sempre: lo spazio misurato, il tempo della pena. Ecco perché, in questo caso più che mai, è importante che lo spazio sia pensato al meglio e che il tempo non venga “subìto” ma usato. Solo questa è la strada che porta al recupero e reinserimento delle persone: a beneficio loro e della società nel suo insieme”.
Stefano Boeri, presidente de La Triennale di Milano:
“La Triennale e il carcere di San Vittore si trovano a poche centinaia di metri l’uno dall’altro, ma la distanza tra queste due realtà è enorme. Portare le immagini della mostra fuori carcere, in un contesto espositivo aperto alla città, significa provare ad accorciare questa distanza e ripensare non solo alla vita dei detenuti, ma anche di rivedere, aggiornare e reiventare letteralmente gli spazi fisici dell’edilizia carceraria del nostro Paese. Il carcere ha sempre rappresentato un modello di città ed è importante che la città di Milano si confronti con quella che è oggi la struttura di San Vittore e, a partire da questa, possa re-immaginare un futuro diverso per la città stessa”.
Eliana Onofrio, presidente della Associazione Amici della Nave:
“La nostra associazione è nata da poco, ma la nostra esperienza viene da lontano perché i fondatori sono gli stessi che da 16 anni partecipano, come professionisti o volontari, alla grande avventura che è La Nave. Il nostro proposito è molto semplice: moltiplicare all’esterno del carcere i percorsi avviati all’interno. E proporli anche ai cittadini. Il senso profondo di questo evento “bicefalo” con un’anima in Triennale e una a San Vittore sta proprio nella convinzione che oggi più che mai servano ponti e non muri. E che l’esercizio del verbo aprire, riferito alle menti più ancora che ai cancelli, sia sempre più produttivo che non il suo contrario”.
Marco Salmoiraghi, direttore generale della Asst Santi Paolo e Carlo:
“Credo sia importante che qualsiasi soggetto o individuo sia riconosciuto dalla Società civile: solo chi è riconosciuto come persona può avere la possibilità di essere nuovamente incluso nella realtà esterna. La caratteristica de La Nave, la comunità di riabilitazione dell’Asst Santi Paolo e Carlo che si occupa di pazienti affetti da dipendenze all’interno della Casa Circondariale di San Vittore, è quella di promuovere non solo una serie di attività sanitarie riabilitative di carattere educativo psicologico psichiatrico sul problema delle dipendenze ma di accompagnarle a ulteriori attività a loro volta terapeutiche, come il coro o la realizzazione di un giornale, con la collaborazione di numerosi volontari, all’interno di un percorso specifico per ciascuna persona, destinato a continuare fuori”.
Gianni Maimeri, presidente della Fondazione Gianni Maimeri:
“La mostra dei disegni dei Musicisti (1916- 1946) e del Tabarin ( 1914), il dipinto più rappresentativo di Gianni Maimeri (1884 - 1951) , è l’inizio di un percorso che stiamo intraprendendo e che vedrà non solo la realizzazione di mostre d’arte ma anche la presenza di artisti che insieme ai detenuti produrranno opere d’arte portando all’interno del carcere bellezza, arte e cultura”.
Luigi Pagano, provveditore regionale Dipartimento amministrazione penitenziaria:
“Dobbiamo ammettere che le condizioni delle nostre carceri, da troppo tempo, non rispondono pienamente all’idea di una pena non contraria al senso di umanità e finalizzata al positivo rientro in società del reo. Ciò dovrebbe portarci a una seria riflessione se non sia opportuno oggi pensare anche a modi diversi di punire che non siano la detenzione. Ma sino a che il carcere esiste non possiamo esimerci dal migliorarne la funzionalità applicando semplicemente quanto stabilito dalle normative esistenti. Sostenere e ampliare i percorsi che accompagnino il detenuto verso un positivo rientro nella comunità sociale, facilitando sinergie tra istituzioni e società civile, rappresenta l’unica soluzione per ridare efficienza ed efficacia al sistema, non quindi esercizio di buonismo bensì un investimento in sicurezza perché ogni persona recuperata è un pericolo in meno per tutti”.
Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo:
“Difficile per ciascuno di noi capire cosa significhi l’esperienza del carcere. Per chi visiterà la mostra, per chi parteciperà ai dibattiti, sarà l’occasione per riflettere sulla condizione di chi vive in carcere. La giustizia passa anche per la pena e la detenzione, ma la considerazione umana nei confronti di chi ha sbagliato é un fattore che contraddistingue una società civile che nom dimentica gli ultimi, ne tanto meno chi vive dietro le sbarre. Occasioni di cultura e di dibattito come quelle previste da questo progetto sono uno strumento importante per ridare valore alle persone che vivono in carcere”
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