Tre. Monika Wolf, Barbara Pietrasanta, Alì Farahzad

Barbara Pietrasanta, Risveglio, 2015, olio su tela, cm 130x100

 

Dal 15 Dicembre 2015 al 22 Dicembre 2015

Milano

Luogo: Spazio Ostrakon

Indirizzo: via Pastrengo 15

Orari: da martedì a sabato dalle 15,30 alle 19,30

Curatori: Dorino Iemmi

Telefono per informazioni: +39 331 2565640

E-Mail info: info@ostrakon.it

Sito ufficiale: http://www.spazioostrakon.it



Il tre è numero perfetto. Rappresenta il superamento del dualismo, dell’antagonismo.
Tre artisti, tre mondi: nord, sud, oriente. Monika Wolf, Barbara Pietrasanta, Alì Farahzad. Tre personalità diverse accomunate da una prossimità di ricerca sul senso della vita più che sul linguaggio espressivo.

Monika è portata a sfrondare, a rappresentare solo l’essenza, a eliminare dalle sue creazioni ogni traccia sovrastrutturale, ogni superflua esteriorità. I lavori che presenta in questa mostra sono ispirati alla Ghost Dance (Danza degli Spiriti) degli indiani del Nord-America. In particolare presenta tre Ghost Shirt, camicie che venivano indossate durante la Ghost Dance come tramite magico di contatto con il Grande Spirito. Il contenuto simbolico delle opere, tele come paramenti sacri, si rivela attraverso segni, decori, figurazioni mutuate dallo studio degli originali, veduti una volta, con profondo turbamento, in occasione di un viaggio in Nord-America.
Due elementi significativi nella realizzazione delle opere sono il materiale e la scrittura. Il materiale nelle sue varie forme e caratteristiche, prevalentemente riciclato, dà un suo contenuto metaforico all’opera e spesso l’arricchisce attraverso la sua plasticità con una terza dimensione. “La scrittura nei miei quadri è spesso indecifrabile o al contrario, specchiata, una lettura immediata non è consentita; questi segni costituiscono un disegno, ma come scrittura il “disegno” assume il carattere di una forma di comunicazione”.

Nelle tele di Barbara va in scena l’esistenza tout court senza travestimenti, spogliata dei condizionamenti esteriori. Sopita ogni interferenza, la sua arte comunica e interagisce col Sé profondo, kierkegaardiano (non freudiano), privilegiando i soggetti femminili, colti in momenti del quotidiano di grande intensità.
Unico suo interlocutore esterno quando dipinge è l’Universo col suo instancabile pulsare.
Viene di fare un parallelo con l’opera di Tracey Emin per i temi che affronta legati al senso della vita, dell’identità femminile, del suo mettersi in gioco a rischio di patimenti e dolorose escoriazioni.

Alì Farahzad affida a un segno spoglio, vibratile, il compito di esprimere ciò che è fuggevole dell’esperienza umana, non l’attimo faustiano, ma la visione onirica.
Presenta busti di giganti, rocce animate, paracaduti in picchiata, assemblee di spiriti. A cui assegna titoli allegorici e satirici al tempo stesso: “Uomo più leggero del vuoto”, “Portavuoto”. Per Vuoto egli non intende l’assenza di valori, ma una condizione ideale in cui l’uomo, svuotato appunto, liberato dagli influssi negativi esterni, può finalmente trovare la sua dimensione profonda. Nei suoi lavori il vuoto si definisce simbolicamente attraverso lo spalancarsi di vasti spazi astrali, fluidici, entro cui volteggiano, in assenza di condizionamenti, misteriosi solidi e misteriose apparizioni antropomorfe.
 
Monika Wolf: nata a Essen, in Germania. Si è diplomata alla Folkwang Hochschule di Essen in graphic design. Un viaggio in Nord America e in Messico ha influenzato la sua futura ricerca che si riflette nel contenuto simbolico delle opere soprattutto negli acquarelli, più tardi nei titoli delle tele informali. Studia educazione artistica alla facoltà di pedagogia presso l’Università di Düsseldorf dove approfondisce la teoria dell’artista, pedagogo e politico Joseph Beuys. Espone dal 1977 in Europa e negli Stati Uniti d’America. Dal 1980 vive e lavora a Milano.
Fra le mostre si segnalano barbara b alcune più significative: Spazio Arte San Fedele, Milano, 1993, personale; Galleria Blanchaert & Arosio, Milano, 1997, personale; MiArt 2002 Milan Art Center, 2002; La Triennale, Milano, 2002; Museo della Scienza e Tecnica Leonardo da Vinci, Milano, personale con altri, 2003; Galleria Excalibur, Solcio di Lesa (NO), personale con altri, 2004; Galleria Del Barcon, Milano, 2005, personale; Galerie Time, Vienna Austria, personale con altri, 2009; Studio D’Ars, Milano, 2006, personale; Galleria Quintocortile, Milano, 2008; Chiostro dei Glicini, Società Umanitaria, Milano 2010, personale; Onishi Gallery, New York/USA, 2011; Padiglione Tibet, Palazzo Cà Zanardi,
54°Biennale, Venezia, 2011; Sheffield International Artist’s Bookprize, Sheffield, GB, 2013; Spazio Oberdan, Milano, 2013/2014; Spazio Farahzadart, Milano, 3-personale, 2014; DepurArt Lab Gallery, Milano, personale, 2015; 2010, 2012, 2013, 2014 partecipa con installazioni a NaturArte, Arsenale Bertonico (NO). Nel 2008 la Libreria Bocca, Milano, commissiona un’opera che è installata fissa negli spazi della libreria.
  Barbara Pietrasanta: Laureata in scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera, dal giugno 2015 è Vicepresidente e membro del CdA della Fondazione Museo del Design della Triennale di Milano. Più volte membro della Commissione Artistica annuale della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano è Direttore Creativo di Anyway Comunicazione e Docente di Visual Design alla Civica Scuola del Cinema di Milano. Tiene corsi e seminari in Istituti di alta formazione, tra i quali Istituto Europeo di Design, ZhongGuan Vocational Training School of Shanghai (China) e Fondazione Italia Cina di Milano.
Ha esposto a New York, San Francisco, Zagabria, New Delhi, Kolkata, Mumbai, Jaipur, Barcellona, Milano, Roma, Torino, Parma, e in numerose altre città italiane. Fra le principali mostre: Teatro dal Verme (Milano), Villa Ghirlanda, (Cinisello Balsamo- MI), Stendhal Gallery , Ambassador Gallery e Istituto Marconi (New York), Frank V.De Bellis Collection (San Francisco), Artissima (Torino), Ist. Italiano di Cultura (Zagabria, Delhi), Ist. Dante Alighieri (Dubrovnik), Cvainer Gallery (Pola), Jaipur International Festival (India), Visual Art Gallery, Arpana Gallery, (Delhi) Habiart Art Centre (Kolkata)

Alì Farahzad: Si è laureato presso l’Università di Teheran in interior design nel 1973 e in graphic arts nel 1978. Si è diplomato in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano nel 1987. Dal 1980 vive e lavora a Milano dove ha collaborato come illustratore con numerose case editrici tra le quali: Rizzoli, Mondadori, Club degli editori, Condé Nast, Duepiù, Per Lui, Vanity Fair, Zoom, Humor Graphic, l’Espresso, Corriere della Sera, Omnibook e Aster periodici. Ha svolto attività come Designer. Dal 1987 la sua principale ricerca artistica è imperniata sul tema della metamorfosi, su cui ha lavorato realizzando molte opere, sia a tempera che a tecnica mista su tele di grandi dimensioni, insieme a una quantità infinita di disegni a china sulla storia e l’evoluzione dell’essere. Nel 2008 ha esposto in una mostra personale presso lo Studio Lattuada di Milano. Ha partecipato ad importanti mostre collettive fra le quali: Castello Sforzesco, sala viscontea, 1985 e 1987, Palazzo Reale, Sede dell’Arengario, 1990, Milano; Triennale, 1991, Milano; Rotonda della Besana, 1992, Milano; Civico Museo Archeologico, 1992, Milano. Tra le installazioni si segnala “Semaforo rosso: pausa obbligatoria”, questa è la mia opera d'arte filosofia da vedere. Il 3 marzo 2015 insieme al filosofo Massimo Donà e al giornalista di affaritaliani.it Angelo Maria Perrino ha fondato Involuntary art. 
Inaugurazione: martedì 15 Dicembre 2015 ore 18,30.

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