Ugo La Pietra. Abitare a Milano
Dal 19 Ottobre 2012 al 18 Novembre 2012
Milano
Luogo: Fondazione Mudima
Indirizzo: via Tadino 26
Orari: da lunedì a venerdì 11-13/ 16-19.30
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 29409633
E-Mail info: info@mudima.net
Sito ufficiale: http://www.mudima.net
Abitare a Milano è una mostra che presenta alcuni aspetti storici e contemporanei dell’opera di Ugo La Pietra, che seleziona per campioni, accompagnati da pubblicazioni, i suoi interventi e progetti nello spazio urbano e nelle aree urbane dagli anni Sessanta al 2012. Aspetti attualissimi, e non soltanto dal punto di vista del cosiddetto “sistema delle arti”, ma anche perché evidentemente relazionabili alla pubblic art e soprattutto a una fase di gravissima crisi politica, economica e sociale.
Il tutto riferito a situazioni sociali e ambientali relazionabili alla città di Milano. Basti pensare ai titoli di alcune sue ricerche come “Il Sistema disequilibrante”, “Abitare è essere ovunque a casa propria”, “Periferia urbana: qualità e quantità”, “La città senza morale” e “La Cina è vicina” che intervengono in dibattito conflittuale sulla “globalizzazione”.
La mostra è anche l’occasione per presentare la recente pubblicazione “Abitare la città”, libro edito da Allemandi (con saggio introduttivo di Gianluca Ranzi) in cui è ben visibile il lungo percorso di ricerca e di interventi che La Pietra ha sviluppato attraversando diverse discipline, per una deliberata e consapevole presa di posizione politico-culturale dichiarata fin dagli anni Sessanta.
«Nell’arco di cinquant’anni di attività artistica Ugo La Pietra ha attraversato gli ultimi decenni del secolo scorso e vive oggi le avvisaglie del nuovo millennio, mosso da un atteggiamento indagatore e attento, in cui i rivolgimenti storici e sociali di cui è stato testimone vengono passati al setaccio della sua pungente ironia e della sua sferzante analisi critica. (…)»
(Dall’introduzione di Gianluca Ranzi al libro Abitare la città).
Cenni biografici
Nato nel 1938, sviluppa dal 1962 un’attività inerente al rapporto “individuo-ambiente”. Dal 1960 attraversa diverse correnti artistiche (“arte segnica”, “arte concettuale”, “arte ambientale”, “arte nel sociale”, “narrative art”, “cinema d’artista”, “nuova scrittura”, “extra media”, “neo-eclettismo”, architettura e design radicale) e promuove gruppi di ricerca (Gruppo del Cenobio, Gruppo La Lepre Lunare, Gruppo Design Radicale, Global Tools, Cooperativa Maroncelli, Arte nel Sociale). Realizza ambienti sperimentali nel 1968 alla Triennale di Milano e nel 1972 al Museum of Modern Art di New York; è curatore della Sezione Audiovisiva alla Triennale di Milano del 1981, della mostra “Cronografie” alla Biennale di Venezia del 1992, della Sezione “Naturale-Virtuale” alla Triennale di Milano del 1996.
Ha diretto le riviste: In, Progettare Inpiù, Brera Flash, Fascicolo, Area, Abitare con Arte, Artigianato tra Arte e Design. Vince il Compasso d’Oro nel 1979. Dal 1985 organizza mostre e seminari, in diverse aree artigiane. Ha realizzato più di 900 mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Fin dagli anni Sessanta ha svolto attività didattica in numerose Facoltà di Architettura e Scuole d’Arte e di Design e dal 2000 al 2005 ha coordinato il Dipartimento "Progettazione Artistica per l’Impresa", da lui fondato, all’Accademia di Belle Arti di Brera. Svolge regolarmente Seminari e Workshop in Italia e all’estero. Sue opere si trovano al Museo of Modern Art di New York, al Centre Pompidou di Parigi, al Museum Joanneum di Graz, al Fondo Nazionale d’Arte FNAC di Parigi, al Museé Departemental di Gap, alla Triennale di Milano, Alla Fondazione Cineteca Italiana di Milano, alla Fondazione Orestiadi di Gibellina (PA), al FRAC Centre di Orléans, al MIC Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza
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Michele Tancredi. Opere ironiche.
Opere dagli anni Ottanta ad oggi.
Michele Tancredi è un artista poliedrico, ignoto suo malgrado. Conosciuto principalmente per le sue lettere che, come dice di lui Giorgio Cardazzo, “scrive principalmente a se stesso. Invia, spedisce, riceve. Lettere che raccontano, che disegnano i suoi pensieri. Lettere che quando arrivano, le osservi, non le apri subito. Vorresti prenderle e metterle via insieme alle altre, legarle con uno spago o fettuccina verde o rossa, e lasciarle dentro un cassetto e ogni tanto guardarle ed immaginare cosa contengano”. Tancredi racconta sempre. Ed è un racconto anche quello che ricostruisce qui alla Fondazione Mudima con una sessantina di oggetti trovati. Piccole sculture che ripercorrono con tagliente e pungente ironia trent’anni della storia italiana.
Cenni biografici
Michele Tancredi è nato sulla terra e non gradirebbe essere un animale in fase di estinzione.
Sopravvive nei rigidi inverni a temperature tali da avere le idee sempre fresche.
Pur possedendo la patente preferisce viaggiare con treni, autobus, tram e metrò.
Ha dipinto e scolpito sempre per se stesso.
Nelle attese ha sempre sfruttato il tempo, quel tempo che sembra inutile, scrivendo, disegnando e leggendo in quanto, per sua convinzione, l'attesa divora il presente soprattutto se non leggi o
scrivi con la speranza di migliorarti... Per esserci bisogna dunque apparire. Lui ogni tanto appare.
Per essere se stessi bisogna amare la proprio ombra. E proprio della sua ombra Tancredi, novello Narciso, non può fare a meno arrivando al punto da dedicargli servizi fotografici.
Le sue opere non si trovano così facilmente. Bisogna solo saperle cercare.
Non ha mai esposto a Londra, Parigi, New York.
Il tutto riferito a situazioni sociali e ambientali relazionabili alla città di Milano. Basti pensare ai titoli di alcune sue ricerche come “Il Sistema disequilibrante”, “Abitare è essere ovunque a casa propria”, “Periferia urbana: qualità e quantità”, “La città senza morale” e “La Cina è vicina” che intervengono in dibattito conflittuale sulla “globalizzazione”.
La mostra è anche l’occasione per presentare la recente pubblicazione “Abitare la città”, libro edito da Allemandi (con saggio introduttivo di Gianluca Ranzi) in cui è ben visibile il lungo percorso di ricerca e di interventi che La Pietra ha sviluppato attraversando diverse discipline, per una deliberata e consapevole presa di posizione politico-culturale dichiarata fin dagli anni Sessanta.
«Nell’arco di cinquant’anni di attività artistica Ugo La Pietra ha attraversato gli ultimi decenni del secolo scorso e vive oggi le avvisaglie del nuovo millennio, mosso da un atteggiamento indagatore e attento, in cui i rivolgimenti storici e sociali di cui è stato testimone vengono passati al setaccio della sua pungente ironia e della sua sferzante analisi critica. (…)»
(Dall’introduzione di Gianluca Ranzi al libro Abitare la città).
Cenni biografici
Nato nel 1938, sviluppa dal 1962 un’attività inerente al rapporto “individuo-ambiente”. Dal 1960 attraversa diverse correnti artistiche (“arte segnica”, “arte concettuale”, “arte ambientale”, “arte nel sociale”, “narrative art”, “cinema d’artista”, “nuova scrittura”, “extra media”, “neo-eclettismo”, architettura e design radicale) e promuove gruppi di ricerca (Gruppo del Cenobio, Gruppo La Lepre Lunare, Gruppo Design Radicale, Global Tools, Cooperativa Maroncelli, Arte nel Sociale). Realizza ambienti sperimentali nel 1968 alla Triennale di Milano e nel 1972 al Museum of Modern Art di New York; è curatore della Sezione Audiovisiva alla Triennale di Milano del 1981, della mostra “Cronografie” alla Biennale di Venezia del 1992, della Sezione “Naturale-Virtuale” alla Triennale di Milano del 1996.
Ha diretto le riviste: In, Progettare Inpiù, Brera Flash, Fascicolo, Area, Abitare con Arte, Artigianato tra Arte e Design. Vince il Compasso d’Oro nel 1979. Dal 1985 organizza mostre e seminari, in diverse aree artigiane. Ha realizzato più di 900 mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Fin dagli anni Sessanta ha svolto attività didattica in numerose Facoltà di Architettura e Scuole d’Arte e di Design e dal 2000 al 2005 ha coordinato il Dipartimento "Progettazione Artistica per l’Impresa", da lui fondato, all’Accademia di Belle Arti di Brera. Svolge regolarmente Seminari e Workshop in Italia e all’estero. Sue opere si trovano al Museo of Modern Art di New York, al Centre Pompidou di Parigi, al Museum Joanneum di Graz, al Fondo Nazionale d’Arte FNAC di Parigi, al Museé Departemental di Gap, alla Triennale di Milano, Alla Fondazione Cineteca Italiana di Milano, alla Fondazione Orestiadi di Gibellina (PA), al FRAC Centre di Orléans, al MIC Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza
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Michele Tancredi. Opere ironiche.
Opere dagli anni Ottanta ad oggi.
Michele Tancredi è un artista poliedrico, ignoto suo malgrado. Conosciuto principalmente per le sue lettere che, come dice di lui Giorgio Cardazzo, “scrive principalmente a se stesso. Invia, spedisce, riceve. Lettere che raccontano, che disegnano i suoi pensieri. Lettere che quando arrivano, le osservi, non le apri subito. Vorresti prenderle e metterle via insieme alle altre, legarle con uno spago o fettuccina verde o rossa, e lasciarle dentro un cassetto e ogni tanto guardarle ed immaginare cosa contengano”. Tancredi racconta sempre. Ed è un racconto anche quello che ricostruisce qui alla Fondazione Mudima con una sessantina di oggetti trovati. Piccole sculture che ripercorrono con tagliente e pungente ironia trent’anni della storia italiana.
Cenni biografici
Michele Tancredi è nato sulla terra e non gradirebbe essere un animale in fase di estinzione.
Sopravvive nei rigidi inverni a temperature tali da avere le idee sempre fresche.
Pur possedendo la patente preferisce viaggiare con treni, autobus, tram e metrò.
Ha dipinto e scolpito sempre per se stesso.
Nelle attese ha sempre sfruttato il tempo, quel tempo che sembra inutile, scrivendo, disegnando e leggendo in quanto, per sua convinzione, l'attesa divora il presente soprattutto se non leggi o
scrivi con la speranza di migliorarti... Per esserci bisogna dunque apparire. Lui ogni tanto appare.
Per essere se stessi bisogna amare la proprio ombra. E proprio della sua ombra Tancredi, novello Narciso, non può fare a meno arrivando al punto da dedicargli servizi fotografici.
Le sue opere non si trovano così facilmente. Bisogna solo saperle cercare.
Non ha mai esposto a Londra, Parigi, New York.
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