Carlos Martiel. Punto di Fuga
Dal 23 Marzo 2013 al 20 Aprile 2013
Napoli
Luogo: Museo Nitsch
Indirizzo: vico Lungo Pontecorvo 29/d
Orari: da lunedì a venerdì 10-19; sabato 10-14
Curatori: Eugenio Viola
Costo del biglietto: intero € 10, ridotto € 5
Telefono per informazioni: +39 081 5641655
E-Mail info: info@museonitsch.org
Sito ufficiale: http://www.museonitsch.org
Venerdì 22 marzo alle ore 19:00 negli spazi del Museo Nitsch inaugura Punto di Fuga, performance e prima personale europea dell’artista cubano Carlos Martiel, a cura di Eugenio Viola.
Il “punto di fuga” e la relativa elaborazione prospettica ad esso sotteso sono espressione della volontà di conferire al mondo un ordine geometrizzante, il frutto di un episteme occidentale che prova a razionalizzarlo in termini logico-matematici. Entrambi appartengono ad un sistema di pensiero fondato sulla concezione antropocentrica dell’uomo misura del mondo, rappresentato da Leonardo da Vinci nell’Homo Vitruvianus, visualizzazione estrema della corrispondenza neoplatonica tra macrocosmo e microcosmo.
Partendo da queste considerazioni e confrontandosi con un motivo topico della storia dell’arte e della cultura occidentale, Carlos Martiel ribalta col proprio corpo il portato iconico dell’immagine di partenza, esibisce la deviazione dal modello, dall’essenza platonica che aspira alla purezza originaria, dall’eidos di tradizione classica per restituirne una versione polemicamente multiculturale e meticciata.
Il corpo dell’artista diviene un paesaggio da attraversare e percorrere, la sua pelle una tela da personalizzare e penetrare, le sue appendici rami da cui pendono precisi segni di appartenenza: il luogo dell’incontro fra codici differenti e molteplici. L’azione diviene uno sforzo di congiunzione tradotto in tensione geometrico-performativa, sofferenza ed estasi quasi mantrica di un corpo declinato nella sua irriducibile alterità.
Nel lavoro di Carlos Martiel il contesto di appartenenza e la consapevolezza del proprio corpo sono sempre presentati come il prodotto mutevole di processi attributivi complessi. Nei lavori presentati in mostra, la strada e lo spazio pubblico diventano i suoi luoghi privilegiati d’intervento e d’azione, garantiti da continue forme di riappropriazione.
L’artista cubano si concentra su episodi mirati, volti a intensificare la percezione delle disuguaglianze sociali, spingendo il pubblico ad adottare, inevitabilmente, una posizione ideologica che porta con sé le tracce di una situazione determinata, di un contesto preciso. Le sue azioni, come spesso nel magmatico continente latino americano, sono legate ad una forte icasticità espressiva, assumono gli accenni della denuncia, il sapore della rivolta, e rimandano situazioni sgradevoli, segnali allarmanti del profondo disagio esistenziale nel quale si dibatte la società contemporanea. Le sue opere violente, drammatiche, sono caratterizzate da una bellezza disturbante e da una forza quasi catartica che le spinge oltre il commento sociologico o contestuale: originate da una precisa localizzazione geopolitica, procedono per induzione dal particolare al generale in quanto fanno riferimento, nostro malgrado, a problematiche globali.
Eugenio Viola
Si ringraziano Ana Pedroso, contemporaneacubaproject, Philipp Dür, SaBuLee
Carlos Martiel (La Habana Cuba, 1989), vive e lavora tra Buenos Aires e l’Avana, dove ha frequentato la Cattedra di “Arte de Conducta” di Tania Bruguera (2008-09). Ha realizzato numerose performances e partecipato a diverse mostre in America Latina, fra cui al Centro de Arte Contemporáneo Wifredo Lam (La Habana, Cuba, 2012); Haus Der Kunst (Vallarta, Messico, 2012); Espacio Quina (Belo Horizonte, Brasile, 2012); Museo d’Arte Moderno di Buenos Aires (MAMbA, Argentina, 2012); Centro de Arte Contemporáneo de Quito (CAC, Ecuador, 2012). Ha inoltre partecipato all’XI Biennale de la Habana 2012 e preso parte alla 135.aktion di Hermann Nitsch (I.S.A. La Habana, 2012), alla VI Biennale di Liverpool (2010) e alla XXXI Biennale di Pontevedra (Galizia, 2010)
Il “punto di fuga” e la relativa elaborazione prospettica ad esso sotteso sono espressione della volontà di conferire al mondo un ordine geometrizzante, il frutto di un episteme occidentale che prova a razionalizzarlo in termini logico-matematici. Entrambi appartengono ad un sistema di pensiero fondato sulla concezione antropocentrica dell’uomo misura del mondo, rappresentato da Leonardo da Vinci nell’Homo Vitruvianus, visualizzazione estrema della corrispondenza neoplatonica tra macrocosmo e microcosmo.
Partendo da queste considerazioni e confrontandosi con un motivo topico della storia dell’arte e della cultura occidentale, Carlos Martiel ribalta col proprio corpo il portato iconico dell’immagine di partenza, esibisce la deviazione dal modello, dall’essenza platonica che aspira alla purezza originaria, dall’eidos di tradizione classica per restituirne una versione polemicamente multiculturale e meticciata.
Il corpo dell’artista diviene un paesaggio da attraversare e percorrere, la sua pelle una tela da personalizzare e penetrare, le sue appendici rami da cui pendono precisi segni di appartenenza: il luogo dell’incontro fra codici differenti e molteplici. L’azione diviene uno sforzo di congiunzione tradotto in tensione geometrico-performativa, sofferenza ed estasi quasi mantrica di un corpo declinato nella sua irriducibile alterità.
Nel lavoro di Carlos Martiel il contesto di appartenenza e la consapevolezza del proprio corpo sono sempre presentati come il prodotto mutevole di processi attributivi complessi. Nei lavori presentati in mostra, la strada e lo spazio pubblico diventano i suoi luoghi privilegiati d’intervento e d’azione, garantiti da continue forme di riappropriazione.
L’artista cubano si concentra su episodi mirati, volti a intensificare la percezione delle disuguaglianze sociali, spingendo il pubblico ad adottare, inevitabilmente, una posizione ideologica che porta con sé le tracce di una situazione determinata, di un contesto preciso. Le sue azioni, come spesso nel magmatico continente latino americano, sono legate ad una forte icasticità espressiva, assumono gli accenni della denuncia, il sapore della rivolta, e rimandano situazioni sgradevoli, segnali allarmanti del profondo disagio esistenziale nel quale si dibatte la società contemporanea. Le sue opere violente, drammatiche, sono caratterizzate da una bellezza disturbante e da una forza quasi catartica che le spinge oltre il commento sociologico o contestuale: originate da una precisa localizzazione geopolitica, procedono per induzione dal particolare al generale in quanto fanno riferimento, nostro malgrado, a problematiche globali.
Eugenio Viola
Si ringraziano Ana Pedroso, contemporaneacubaproject, Philipp Dür, SaBuLee
Carlos Martiel (La Habana Cuba, 1989), vive e lavora tra Buenos Aires e l’Avana, dove ha frequentato la Cattedra di “Arte de Conducta” di Tania Bruguera (2008-09). Ha realizzato numerose performances e partecipato a diverse mostre in America Latina, fra cui al Centro de Arte Contemporáneo Wifredo Lam (La Habana, Cuba, 2012); Haus Der Kunst (Vallarta, Messico, 2012); Espacio Quina (Belo Horizonte, Brasile, 2012); Museo d’Arte Moderno di Buenos Aires (MAMbA, Argentina, 2012); Centro de Arte Contemporáneo de Quito (CAC, Ecuador, 2012). Ha inoltre partecipato all’XI Biennale de la Habana 2012 e preso parte alla 135.aktion di Hermann Nitsch (I.S.A. La Habana, 2012), alla VI Biennale di Liverpool (2010) e alla XXXI Biennale di Pontevedra (Galizia, 2010)
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