Francis Alÿs. Reel-Unreel (Arrotolare-Srotolare)

Francis Alÿs. Reel-Unreel (Arrotolare-Srotolare), MADRE, Napoli

 

Dal 13 Giugno 2014 al 22 Settembre 2014

Napoli

Luogo: MADRE - Museo d'Arte contemporanea DonnaREgina

Indirizzo: via Luigi Settembrini 79

Orari: 10-19.30; domenica 10-20; martedì chiuso

Costo del biglietto: intero € 7, ridotto € 3.50, gruppi € 20, scuole € 15, lunedì gratuito

Telefono per informazioni: +39 081 19313016

E-Mail info: info@madrenapoli.it

Sito ufficiale: http://www.madrenapoli.it


La mostra è la più ampia personale di Francis Alÿs (1959, Anversa, Belgio) in un’istituzione pubblica italiana e presenta in anteprima internazionale l’insieme dei lavori che ha prodotto in vari luoghi dell’Afghanistan, dal 2010 al 2014, posti in relazione ad alcune delle sue più celebri opere. Il percorso è suddiviso in due parti, la sala Re_PUBBLICA MADRE, dove è esposto il video REEL-UNREEL (ARROTOLARE-SROTOLARE) e il secondo piano del museo con gli altri “Progetti afghani”.
Prodotto nel 2011 in occasione di dOCUMENTA(13), il video REEL-UNREEL rappresenta non solo il fulcro della mostra ma anche il culmine emblematico della pratica artistica di Alÿs, sia per la radicale reinvenzione e riproposta del medium adottato, che per la matrice performativa ed infine per l’unione fra impegno critico ed esperienza estetica. Il titolo fa riferimento all’azione dei due ragazzi che “arrotolano e srotolano” per le strade di Kabul due bobine di pellicola cinematografica, ed alla pellicola stessa che “si svolge e riavvolge” nel proiettore cinematografico.
Ispirato al classico gioco da strada del cerchio o della ruota, il gesto è un esercizio di destrezza, consistente nel far rotolare l’oggetto il maggior tempo possibile, senza che cada, con l’aiuto di un pezzo di legno. Nella versione di Alÿs il cerchio è rimpiazzato da una bobina cinematografica. L’intera città di Kabul è trasformata in un set cinematografico improvvisato: il gesto del gioco a contatto con polvere e detriti reca con sé, nell’impressione materica della pellicola, la memoria di una comunità sospesa fra disintegrazione e ricostruzione, memoria e oblio, passato e futuro, dramma e gioco.
Dal video hanno origine i “Progetti afgani”, altre opere – pitture, disegni, collage, cartoline, documenti e una serie “oggetti effimeri” – configurate nel loro insieme come uno storyboard, o archivio che ricorda un diario di viaggio realizzato per immagini e annotazioni. 

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