La Nouvelle Vague di Raymond Cauchetier

© Raymond Cauchetier | Raymond Cauchetier, Jeanne Moreau, Henri Serre e Oskar Werner corrono sulla passerella nel film Jules et Jim di François Truffaut
Dal 14 September 2022 al 15 October 2022
Napoli
Luogo: Institut français Napoli
Indirizzo: Via Francesco Crispi 86
Telefono per informazioni: +39 081 761 62 62
Sito ufficiale: http://www.institutfrancais.it
Dopo Parigi e Roma l’Associazione Palatine presenta al Grenoble la prima mostra dedicata a Raymond Cauchetier dopo la sua scomparsa nel 2021.
Cauchtier, nato a Parigi nel 1920, era uno dei più grandi fotografi di scena della fine degli anni ’50: ha firmato gli scatti iconici di Jean Seberg e Jean-Paul Belmondo sugli Champs-Élysées in À bout de souffle o la risata di Jeanne Moreau che corre sul ponte con Jules et Jim. Fotografo di scena di Godard, Truffaut, Demy, Rozier e Chabrol, Cauchetier seppe meglio e prima di tutti guardare l’insolenza di una generazione nuova, capace di irrompere ancora oggi nel cinema e nell’immaginario collettivo.
« La fotografia non s’impara, si sente. » Raymond Cauchetier (1922-2021)
C’è lui davanti a Jean Seberg e Jean-Paul Belmondo che scendono gli Champs Elysées facendo saltare gli schemi del vecchio cinema, lui davanti a Jeanne Moreau che corre per sempre libera sul ponte con Jules e Jim, ed è grazie a lui che possiamo vedere e rivedere il giovane Truffaut filmare affacciato a una finestra, mentre reinventa l’amore a vent’anni. Lui è Raymond Cauchetier: il suo nome è rimasto praticamente sconosciuto per decenni, eppure i suoi scatti, lo sguardo che posò su quei registi e quei film che facevano la rivoluzione per le strade di Parigi, li conoscono tutti. Parigino del 12esimo arrondissement, morto nel febbraio 2021 a 101 anni, Cauchetier è stato in una delle sue tante vite « il » fotografo della Nouvelle Vague.
Ha firmato immagini che sono diventate fra le più iconiche della storia del cinema eppure divenne fotografo di scena per caso. Era stato partigiano poi arruolato nell’aviazione militare francese e inviato in Indocina nel 1951, dove lo avevamo messo a occuparsi del servizio informazione. Per illustrare un album fotografico destinato ai militari, aveva acquistato e imparato a usare la sua prima Rolleiflex.
Di ritorno a Parigi spera di trovare lavoro a Paris Match, si ritrova invece sugli Champs Elysées nell’agosto 1959 accanto a Jean-Luc Godard che comincia le riprese di A bout de souffle. Non dice di aver imparato a fotografare facendo il soldato, ma applica sul set quello che faceva sulle zone di guerra: andare a caccia d’immagini. Al contrario dei suoi colleghi, fotografi fantasma che si posizionavano accanto al regista, fissando una scena prima di scomparire in fretta e furia per non dare fastidio, Cauchetier mette in scena gli attori, spia i registi, li coglie mentre scrivono una sceneggiatura al tavolino di un caffè, mentre girano con la camera sulla spalla, oppure nascosta in un carretto della posta in mezzo ai passanti, li immortala mentre suggeriscono i dialoghi di una scena, in diretta.
Li osserva talmente bene da diventare regista anche lui: creando fotoromanzi. Scrive sceneggiature, dirige gli attori, inventa addirittura un modo nuovo di usare le luci, sbattendo i flash contro i muri ei soffitti: “Se ne ispirarono i registi della Nouvelle Vague - osservava - e i critici, che ai fotoromanzi non si avvicinavano nemmeno per sbaglio, gridarono al colpo di genio…”.
Godard filmò di spalle Belmondo et Seberg che scendevano gli Champs Elysées. La loro passeggiata, il loro sorriso che regalò a un’epoca quel vento di leggerezza, ribellione e libertà, lo dobbiamo a Cauchetier. Con questa retrospettiva lo vogliamo ringraziare.
Prima mostra dedicata a Cauchetier dopo la sua scomparsa, « La Nouvelle Vague di Raymond Cauchetier », è presentata dall’Associazione Palatine, che lavora al rilancio degli scambi culturali tra città europee e organizza Dolcevita-sur-Seine, la festa del gemellaggio Parigi-Roma.
La mostra è stata già presentata a Roma a Nouvelle Vague sul Tevere, versante romano di Dolcevita-sur-Seine nel quadro de L’Isola del Cinema.
Cauchtier, nato a Parigi nel 1920, era uno dei più grandi fotografi di scena della fine degli anni ’50: ha firmato gli scatti iconici di Jean Seberg e Jean-Paul Belmondo sugli Champs-Élysées in À bout de souffle o la risata di Jeanne Moreau che corre sul ponte con Jules et Jim. Fotografo di scena di Godard, Truffaut, Demy, Rozier e Chabrol, Cauchetier seppe meglio e prima di tutti guardare l’insolenza di una generazione nuova, capace di irrompere ancora oggi nel cinema e nell’immaginario collettivo.
« La fotografia non s’impara, si sente. » Raymond Cauchetier (1922-2021)
C’è lui davanti a Jean Seberg e Jean-Paul Belmondo che scendono gli Champs Elysées facendo saltare gli schemi del vecchio cinema, lui davanti a Jeanne Moreau che corre per sempre libera sul ponte con Jules e Jim, ed è grazie a lui che possiamo vedere e rivedere il giovane Truffaut filmare affacciato a una finestra, mentre reinventa l’amore a vent’anni. Lui è Raymond Cauchetier: il suo nome è rimasto praticamente sconosciuto per decenni, eppure i suoi scatti, lo sguardo che posò su quei registi e quei film che facevano la rivoluzione per le strade di Parigi, li conoscono tutti. Parigino del 12esimo arrondissement, morto nel febbraio 2021 a 101 anni, Cauchetier è stato in una delle sue tante vite « il » fotografo della Nouvelle Vague.
Ha firmato immagini che sono diventate fra le più iconiche della storia del cinema eppure divenne fotografo di scena per caso. Era stato partigiano poi arruolato nell’aviazione militare francese e inviato in Indocina nel 1951, dove lo avevamo messo a occuparsi del servizio informazione. Per illustrare un album fotografico destinato ai militari, aveva acquistato e imparato a usare la sua prima Rolleiflex.
Di ritorno a Parigi spera di trovare lavoro a Paris Match, si ritrova invece sugli Champs Elysées nell’agosto 1959 accanto a Jean-Luc Godard che comincia le riprese di A bout de souffle. Non dice di aver imparato a fotografare facendo il soldato, ma applica sul set quello che faceva sulle zone di guerra: andare a caccia d’immagini. Al contrario dei suoi colleghi, fotografi fantasma che si posizionavano accanto al regista, fissando una scena prima di scomparire in fretta e furia per non dare fastidio, Cauchetier mette in scena gli attori, spia i registi, li coglie mentre scrivono una sceneggiatura al tavolino di un caffè, mentre girano con la camera sulla spalla, oppure nascosta in un carretto della posta in mezzo ai passanti, li immortala mentre suggeriscono i dialoghi di una scena, in diretta.
Li osserva talmente bene da diventare regista anche lui: creando fotoromanzi. Scrive sceneggiature, dirige gli attori, inventa addirittura un modo nuovo di usare le luci, sbattendo i flash contro i muri ei soffitti: “Se ne ispirarono i registi della Nouvelle Vague - osservava - e i critici, che ai fotoromanzi non si avvicinavano nemmeno per sbaglio, gridarono al colpo di genio…”.
Godard filmò di spalle Belmondo et Seberg che scendevano gli Champs Elysées. La loro passeggiata, il loro sorriso che regalò a un’epoca quel vento di leggerezza, ribellione e libertà, lo dobbiamo a Cauchetier. Con questa retrospettiva lo vogliamo ringraziare.
Prima mostra dedicata a Cauchetier dopo la sua scomparsa, « La Nouvelle Vague di Raymond Cauchetier », è presentata dall’Associazione Palatine, che lavora al rilancio degli scambi culturali tra città europee e organizza Dolcevita-sur-Seine, la festa del gemellaggio Parigi-Roma.
La mostra è stata già presentata a Roma a Nouvelle Vague sul Tevere, versante romano di Dolcevita-sur-Seine nel quadro de L’Isola del Cinema.
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