Terre Vesuviane
![Terre Vesuviane, Museo Gracco, Pompei (NA) Terre Vesuviane, Museo Gracco, Pompei (NA)](http://www.arte.it/foto/600x450/09/18730-tv.jpg)
Terre Vesuviane, Museo Gracco, Pompei (NA)
Dal 04 Dicembre 2013 al 12 Gennaio 2014
Pompei | Napoli
Luogo: Museo Gracco
Indirizzo: via Diomede 8
Orari: da martedì a domenica 10-13
Telefono per informazioni: +39 081 8613784
E-Mail info: museo@gracco.it
Sito ufficiale: http://www.museogracco.it
Gli artisti presenti in questa mostra ci ricordano che le “terre vesuviane”, i territori cioè all'ombra del Vesuvio, ma per estensione anche quelli limitrofi appartenenti alla Campania felix dei romani, non sono soltanto discariche e veleni, come da più parti si vuol far credere ultimamente, ma soprattutto luogo millenario d'incontro di culture diverse, custodi di una ricchezza naturalistica e umana di inestimabile valore. Sono tutti artisti di questa terra, impegnati a livello internazionale a compiere la propria missione: estrarre dall'ambiente in cui sono nati l'humus necessario per sviluppare bellezza e poesia.
Ecco perché le “terre vesuviane” sono rappresentate dai colori fondamentali della pittura: il giallo, il rosso e il blu, i quali, secondo la simbologia propria dell'antica pittura pompeiana, manifestazione principe di queste terre, rimandano rispettivamente agli elementi della vita aria, fuoco ed acqua, che mescolandosi danno vita alla terra come quarto elemento. Osservando i dipinti esposti, possiamo infatti scorgere l'arioso mondo delle idee che mossero i primi abitanti della valle compresa tra il Vesuvio e i Monti Lattari, così come l'infuocato combattimento per la sopravvivenza e per l'affermazione degli ideali che li ha visti impegnati per incalcolabili ere, o i sentimenti che come acqua vivificante diedero linfa alle loro società. Tutto questo si è armoniosamente fuso in un modus vivendi basato sul rispetto reciproco e per l'ambiente naturale che li ospitava, che ha costituito il solido fondamento della loro esistenza per intere generazioni.
La mostra sembra quindi un invito a non dimenticare il passato che ha costruito il nostro presente, le cui vestigia alcuni uomini meritevoli, come Amedeo Maiuri, hanno instancabilmente riportato alla luce, ma non per rimpiangerlo o racchiuderlo in un'intoccabile aura riservata a pochi, bensì per “ricostruire”, ove ce ne fosse bisogno, aspetti fondamentali della nostra cultura civile talvolta dimenticati, o meglio, dopo aver fatto tesoro delle esperienze passate, crearne di nuove auspicabilmente più positive e durature nell'interesse collettivo.
Per tali ragioni non si ricorderà mai abbastanza quanto siano importanti queste terre fecondate dal Vesuvio per noi che le abitiamo nel presente. Mi auguro che gli artisti in mostra, la loro stessa presenza, costituiscano anche negli anni a venire un monito impellente ad apprezzare in misura sempre maggiore quanto di buono ci è stato tramandato, in vista di quanto di meglio potrà essere tramandato ai posteri.
Ecco perché le “terre vesuviane” sono rappresentate dai colori fondamentali della pittura: il giallo, il rosso e il blu, i quali, secondo la simbologia propria dell'antica pittura pompeiana, manifestazione principe di queste terre, rimandano rispettivamente agli elementi della vita aria, fuoco ed acqua, che mescolandosi danno vita alla terra come quarto elemento. Osservando i dipinti esposti, possiamo infatti scorgere l'arioso mondo delle idee che mossero i primi abitanti della valle compresa tra il Vesuvio e i Monti Lattari, così come l'infuocato combattimento per la sopravvivenza e per l'affermazione degli ideali che li ha visti impegnati per incalcolabili ere, o i sentimenti che come acqua vivificante diedero linfa alle loro società. Tutto questo si è armoniosamente fuso in un modus vivendi basato sul rispetto reciproco e per l'ambiente naturale che li ospitava, che ha costituito il solido fondamento della loro esistenza per intere generazioni.
La mostra sembra quindi un invito a non dimenticare il passato che ha costruito il nostro presente, le cui vestigia alcuni uomini meritevoli, come Amedeo Maiuri, hanno instancabilmente riportato alla luce, ma non per rimpiangerlo o racchiuderlo in un'intoccabile aura riservata a pochi, bensì per “ricostruire”, ove ce ne fosse bisogno, aspetti fondamentali della nostra cultura civile talvolta dimenticati, o meglio, dopo aver fatto tesoro delle esperienze passate, crearne di nuove auspicabilmente più positive e durature nell'interesse collettivo.
Per tali ragioni non si ricorderà mai abbastanza quanto siano importanti queste terre fecondate dal Vesuvio per noi che le abitiamo nel presente. Mi auguro che gli artisti in mostra, la loro stessa presenza, costituiscano anche negli anni a venire un monito impellente ad apprezzare in misura sempre maggiore quanto di buono ci è stato tramandato, in vista di quanto di meglio potrà essere tramandato ai posteri.
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