Laura Pugno. Altri sensi
Dal 13 Settembre 2013 al 03 Novembre 2013
Nuoro
Luogo: MAN - Museo d'arte Provincia di Nuoro
Indirizzo: via Sebastiano Satta 27
Orari: da martedì a domenica 10-13/ 15-19
Telefono per informazioni: +39 0784 252110
Sito ufficiale: http://www.museoman.it/
“Altri sensi” è il titolo della mostra personale di Laura Pugno al Museo MAN, in programma dal prossimo 13 settembre.
La ricerca di Laura Pugno (Trivero, 1975) ha come principale terreno di indagine il paesaggio, inteso non come elemento naturale, come immagine fissa di una porzione più o meno estesa
di realtà, ma come costruzione sociale, come sovrastruttura ideologica e culturale. La mostra, insieme a un’ampia selezione di lavori realizzati nel corso degli ultimi cinque anni, presenta una nuova serie di opere realizzate in Sardegna e dedicate alla regione interna del Supramonte. Una scelta che, nel rimarcare l’inattendibilità di ogni idea prestabilita di paesaggio - ed in particolare, nello specifico della Sardegna, di un’idea costruita perlopiù attorno a una parte stereotipata
dei suoi elementi naturali (il mare, il sole, le trasparenze) e sociali (la tranquillità, il benessere,
il divertimento) - riafferma la necessità di punti di vista molteplici per perseguire una visione articolata del mondo, più vicina alle complesse dinamiche relazionali che lo governano.
A caratterizzare i nuovi lavori è l’utilizzo della tecnica dell’abrasione su stampa fotografica, sperimentata dall’artista a partire dalla serie Esitando (2011), nella quale il paesaggio
delle regioni montane piemontesi è svelato nella sua entità di sistema, come soggetto unitario “che presenta confini propri che lo separano dall’ambiente circostante”.
In queste opere, così come nel gruppo intitolato Quel che Annibale non vide (2012) - una serie di cinque cancellazioni rivolte non soltanto all’allentamento dei legami integrativi del paesaggio, ma, più direttamente, alla liberazione di singole parti – ad emergere è il tentativo di rendere evidente l’integrazione dei diversi elementi – sia fisici sia culturali - che compongono il paesaggio, attraverso un procedimento di parziale annullamento degli elementi stessi. Una presa di distanza da una visione tradizionalmente intesa che, in opere più recenti, si accompagna alla evocazione di una possibilità percettiva del paesaggio di tipo tattile. Così in Didascalie n. 5 (2013) e in Taccuini di viaggio (2013), presentati al pubblico per la prima volta in questa occasione,
l’uso esteso del braille evoca una visione che, al di là dell’occhio, può coinvolgere altri sensi.
La ricerca di Laura Pugno (Trivero, 1975) ha come principale terreno di indagine il paesaggio, inteso non come elemento naturale, come immagine fissa di una porzione più o meno estesa
di realtà, ma come costruzione sociale, come sovrastruttura ideologica e culturale. La mostra, insieme a un’ampia selezione di lavori realizzati nel corso degli ultimi cinque anni, presenta una nuova serie di opere realizzate in Sardegna e dedicate alla regione interna del Supramonte. Una scelta che, nel rimarcare l’inattendibilità di ogni idea prestabilita di paesaggio - ed in particolare, nello specifico della Sardegna, di un’idea costruita perlopiù attorno a una parte stereotipata
dei suoi elementi naturali (il mare, il sole, le trasparenze) e sociali (la tranquillità, il benessere,
il divertimento) - riafferma la necessità di punti di vista molteplici per perseguire una visione articolata del mondo, più vicina alle complesse dinamiche relazionali che lo governano.
A caratterizzare i nuovi lavori è l’utilizzo della tecnica dell’abrasione su stampa fotografica, sperimentata dall’artista a partire dalla serie Esitando (2011), nella quale il paesaggio
delle regioni montane piemontesi è svelato nella sua entità di sistema, come soggetto unitario “che presenta confini propri che lo separano dall’ambiente circostante”.
In queste opere, così come nel gruppo intitolato Quel che Annibale non vide (2012) - una serie di cinque cancellazioni rivolte non soltanto all’allentamento dei legami integrativi del paesaggio, ma, più direttamente, alla liberazione di singole parti – ad emergere è il tentativo di rendere evidente l’integrazione dei diversi elementi – sia fisici sia culturali - che compongono il paesaggio, attraverso un procedimento di parziale annullamento degli elementi stessi. Una presa di distanza da una visione tradizionalmente intesa che, in opere più recenti, si accompagna alla evocazione di una possibilità percettiva del paesaggio di tipo tattile. Così in Didascalie n. 5 (2013) e in Taccuini di viaggio (2013), presentati al pubblico per la prima volta in questa occasione,
l’uso esteso del braille evoca una visione che, al di là dell’occhio, può coinvolgere altri sensi.
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