Marco Vecchiato. Body Out
Dal 19 Luglio 2019 al 25 Agosto 2019
Padova
Luogo: Scuderie di Palazzo Moroni
Indirizzo: via VIII Febbraio 8
Orari: 9.30-12.30 / 15-19. Chiuso lunedì
Curatori: Barbara Codogno
Enti promotori:
- Comune di Padova - Assessorato alla Cultura
Costo del biglietto: ingresso gratuito
E-Mail info: paganinl@comune.padova.it
Sito ufficiale: http://padovacultura.it
Dal 20 luglio al 25 agosto le Scuderie di Palazzo Moroni ospitano “Body Out” la personale dell’artista Marco Vecchiato promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova e curata da Barbara Codogno.
La mostra sarà inaugurata venerdì 19 luglio alle 18.30.
In esposizione una trentina di lavori del pittore padovano che spaziano dalle carte, ai disegni, dalle piccole alle grandi tele, organizzate anche in dittici e trittici.
La mostra evidenzia una continuità di ricerca – febbrile – attorno all’idea di “uomo”. Imponenti sfondi bianchi che mutano negli altrettanti assoluti rossi e neri. E se dalla luce bianca si intuisce un’origine che nel rosso prova a farsi carne, è invece nel nero definitivo e categorico che il corpo trapassa e diventa pura idea di sé stesso.
Di Vecchiato la critica parla unanimemente, mettendo in campo una commistione di linguaggi (artistici, letterari, filosofici) e che vedono implicati i filosofi del ’900, Herbert Marcuse in primis.
L’autore ha infatti intitolato a Marcuse una delle sue ultime mostre modenesi: “L’uomo a una dimensione”. Dichiarazione che traccia il senso stilistico della sua ricerca pittorica.
Perché Vecchiato è autore complesso: la sponda letteraria e filosofica aumenta l’impatto con la pittura. L’immagine che ne deriva è sempre piuttosto violenta, sia nell’espressione gestuale che in quella concettuale, a cui la pittura è indissolubilmente legata.
“Vecchiato dipinge, disegna, scrive, pensa: ma non è un artista concettuale - dice l’Assessore alla Cultura Andrea Colasio. È un pittore figurativo, anche se la sua figura è un’idea. O la negazione dell’idea.
Come scrive Barbara Codogno nel saggio introduttivo al catalogo della mostra, “La figurazione e la narrazione: Vecchiato nega questi due codici; il suo è un atto di ribellione: la sepoltura del racconto, il funerale della figura. Le figure sono sollevate dal loro ruolo rappresentativo ed entrano così direttamente in contatto con un ordine di sensazione. Lievemente, si percepiscono appena, affiorano da un amalgama informe e indefinito. E la tensione è tutta volta ad eliminare ogni “spettacolo”. Il codice vuole che, per animare l’insieme del dipinto, tra due figure si insinui una storia. Isolare è dunque modo perfetto per rompere con la rappresentazione, impedire la narrazione e liberare la figura. Liberarla anche dalla vita”.
La creatività per Vecchiato è un conflitto che avviene in una dimensione “intellettuale”, dialettica, per questo egli ha sempre cercato il corpo a corpo con le discipline umanistiche. Dalla poesia (Vacuum – antologia poetica, 2010; Unter den Linden & Wayne, 2014) alla storia dell’arte.
La laurea in lettere sarà solo il pretesto per svolgere per quasi un decennio attività di libero ricercatore in storia dell’arte. Nel 2012 la pittura trova definitivamente la sua centralità sostituendo la scrittura anche se, come afferma l’artista: “la scelta di fare pittura è una faccenda metafisica, più rischiosa della poesia stessa”.
Oggi ha al suo attivo un numero importante di mostre in tutta Italia - ricevendo sempre significative conferme dal mondo dell’arte – dalla prima esposizione collettiva alla Fondazione Bevilacqua la Masa (1999) - fino al recente riconoscimento che lo vede tra i finalisti del Premio Nazionale Combat.
Accompagna la mostra un catalogo edito da Pixart con testo critico di Barbara Codogno.
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