Paolo Morello. In principio
![Paolo Morello. In principio, Galleria Studio, Palermo Paolo Morello. In principio, Galleria Studio, Palermo](http://www.arte.it/foto/600x450/b5/12908-morello.jpg)
Paolo Morello. In principio, Galleria Studio, Palermo
Dal 01 Novembre 2012 al 15 Gennaio 2013
Palermo
Luogo: Galleria Studio - Palazzo Moncada di Paternò
Indirizzo: via Bandiera 11
Orari: su appuntamento (via mail)
Telefono per informazioni: +39 091 583893
E-Mail info: galleria@issf.it
Sito ufficiale: http://www.issf.it
Continua il progetto espositivo di Galleria Studio, dopo il successo dell’ultima mostra dedicata ad una selezione di capolavori tra i più importanti fotografi italiani del Novecento, dalla collezione di Paolo Morello. Ora è la volta di una serie di opere che vedono Morello impegnato come fotografo in prima persona, riunite sotto il titolo di In principio.
Frutto di una ricerca durata sette anni, la mostra raccoglie sessanta scatti in bianco e nero, dedicati al tema della Creazione. Dalla Teogonia di Esiodo al libro di Genesi si distende una trama di temi o, meglio, di figure, che dal Chaos, l’abisso primordiale, conducono il visitatore della mostra fino al racconto dell’uomo impastato nel fango, attraverso l’intrico lussureggiante del giardino di Eden, la delicata presenza di Eva, l’insidia di mostruosi serpenti. Temi topici della tradizione cosmogonica, ma che qui Morello rilegge attraverso il filtro di quella tradizione che da Nietzsche conduce a Jung e soprattutto ai suoi allievi, Erich Neumann e Marie-Louise von Franz.
«Il tema nodale di queste fotografie – scrive lo stesso fotografo – è quello della coscienza. Si sforzano di rivelare l’analogia sostanziale che vi è tra il prendere forma dell’Uomo dalle profondità dell’ombra e del fango informe, l’emergere della Terra dalle profondità dell’oceano e l’inquietante venire alla coscienza della Natura selvaggia. In tutti i casi, si tratta di un venire alla superficie, di un progressivo formarsi che è, in primo luogo, figura di una appropriazione». Ne riesce un percorso assai denso, in cui le suggestioni visive non si limitano ad illustrare i testi più noti, ma introducono un diverso livello di lettura, puramente visivo. Poiché visivo è, innanzitutto, il pensiero dell’uomo primitivo, il quale ragiona cioè per immagini, e non se ne serve, semplicemente, per illustrare concetti già prima affiorati alla mente. Ecco allora l’importanza della fotografia e l’originalità del suo ruolo: diventare strumento di produzione di nuovi miti in forma di immagini. «Meglio di ogni altra tecnica di rappresentazione – precisa al tal proposito Morello – la fotografia aiuta a rivelare la duplice natura dell’arte. Da un lato, essa assolve ad una funzione emintemente mitopoietica. Produce, cioè, nuovi miti. Alimenta l’universo dell’immaginale, secondo l’accezione di Corbin, offrendo nuovi materiali alla ri?essione e all’analisi. Dall’altro lato, la fotografia si costituisce essa stessa come strumento di analisi. In quanto costringe a vedere, induce e comporta un atto di consapevolezza rispetto al soggetto che si rappresenta».
Frutto di una ricerca durata sette anni, la mostra raccoglie sessanta scatti in bianco e nero, dedicati al tema della Creazione. Dalla Teogonia di Esiodo al libro di Genesi si distende una trama di temi o, meglio, di figure, che dal Chaos, l’abisso primordiale, conducono il visitatore della mostra fino al racconto dell’uomo impastato nel fango, attraverso l’intrico lussureggiante del giardino di Eden, la delicata presenza di Eva, l’insidia di mostruosi serpenti. Temi topici della tradizione cosmogonica, ma che qui Morello rilegge attraverso il filtro di quella tradizione che da Nietzsche conduce a Jung e soprattutto ai suoi allievi, Erich Neumann e Marie-Louise von Franz.
«Il tema nodale di queste fotografie – scrive lo stesso fotografo – è quello della coscienza. Si sforzano di rivelare l’analogia sostanziale che vi è tra il prendere forma dell’Uomo dalle profondità dell’ombra e del fango informe, l’emergere della Terra dalle profondità dell’oceano e l’inquietante venire alla coscienza della Natura selvaggia. In tutti i casi, si tratta di un venire alla superficie, di un progressivo formarsi che è, in primo luogo, figura di una appropriazione». Ne riesce un percorso assai denso, in cui le suggestioni visive non si limitano ad illustrare i testi più noti, ma introducono un diverso livello di lettura, puramente visivo. Poiché visivo è, innanzitutto, il pensiero dell’uomo primitivo, il quale ragiona cioè per immagini, e non se ne serve, semplicemente, per illustrare concetti già prima affiorati alla mente. Ecco allora l’importanza della fotografia e l’originalità del suo ruolo: diventare strumento di produzione di nuovi miti in forma di immagini. «Meglio di ogni altra tecnica di rappresentazione – precisa al tal proposito Morello – la fotografia aiuta a rivelare la duplice natura dell’arte. Da un lato, essa assolve ad una funzione emintemente mitopoietica. Produce, cioè, nuovi miti. Alimenta l’universo dell’immaginale, secondo l’accezione di Corbin, offrendo nuovi materiali alla ri?essione e all’analisi. Dall’altro lato, la fotografia si costituisce essa stessa come strumento di analisi. In quanto costringe a vedere, induce e comporta un atto di consapevolezza rispetto al soggetto che si rappresenta».
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