ARTEE - Omar Galliani, Michelangelo Galliani, Massimiliano Galliani

Omar Galliani, Nuovi Mantra, 2015, matita su tavola + oro zecchino in foglia, cm. 120x420

 

Dal 12 Ottobre 2019 al 12 Dicembre 2019

Città di Castello | Perugia

Luogo: Galleria delle Arti

Indirizzo: via Albizzini 21/A

Orari: tutti i giorni 10.30-13.00 / 16.30-19.30

Curatori: Gian Ruggero Manzoni

Enti promotori:

  • Con il patrocinio di
  • Comune di Città di Castello
  • Fondazione Cassa di Risparmio Città di Castello
  • Rotary Club Città di Castello
  • Petruzzi Editore

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 0758558918

E-Mail info: info@galleriadellearti.net

Sito ufficiale: http://www.galleriadellearti.net



Nella terra di Burri, dove il giovane Raffaello mosse i primi passi, la storica Galleria delle Arti di Città di Castello (PG), diretta dal 1976 da Luigi Amadei, presenta, dal 12 ottobre al 12 dicembre 2019, “ARTREE”, mostra che rende omaggio alla famiglia Galliani, punto di riferimento certo nel panorama creativo italiano.

Curata dal Gian Ruggero Manzoni con opere di Omar Galliani, Michelangelo Galliani e Massimiliano Galliani, cui si aggiungono i gioielli di Laura Intilia Galliani, l’esposizione sarà inaugurata sabato 12 ottobre alle ore 18.00.

La mostra, il cui titolo “ARTREE” richiama l’arte, il numero tre e l’albero (tree in inglese), simbolo della vita, sede dell’origine e simulacro del genius loci, raccoglie una selezione di opere recenti dei tre autori, accomunate dall’uso dell’oro, che si traduce in una sorta di epifania del sacro.

«La Storia dell’Arte – scrive il curatore – non è nuova a gruppi famigliari o parentali di sommo valore, fra i tanti ricordiamo, in ordine sparso, i Carracci, i Della Robbia, i Gentileschi, i Campi, i Brueghel, i Cadorin (architetti, scultori, ebanisti, pittori, fotografi, restauratori), gli Alinari, i di Bicci, i Cascella, i Francken, poi pensiamo ai Tiepolo, padre e figli, imparentati con i Guardi, oppure Canaletto e Bellotto, zio e nipote, fino ai Longhi, padre e figlio, ai Pomodoro etc. Di Omar Galliani già conosciamo il percorso artistico mosso da tale aspirazione, poi trasmessa ai suoi due figli. In Omar grafite, carboncino, lamina d’oro, elementi preziosi, sia organici sia inorganici, convivono, rendendolo tra i massimi interpreti del disegno a livello internazionale. Per Omar la spiritualità è un “sentire” che va al di là della materia, in modo che quest’ultima divenga, esclusivamente, mezzo al fine che la trascendenza possa palesarsi quale universo di intime emozioni, donandoci nutrimento e sazietà esistenziale. La scultura è invece il medium col quale Michelangelo Galliani ci narra del come porsi, oggi, nei confronti del “tecnologico avanzato”, della “velocità di vita”, della “perdita di idealità e identità”. Il titolo dell’opera che ha messo in mostra è già una dichiarazione di poetica: “Lassù”, con quel dito indice, di leonardesca memoria (mi sovviene il San Giovanni Battista del grande toscano), che puntualizza dove il tutto inizia e finisce. Invece, Massimiliano Galliani, affronta il tema dell’elevazione (caro anche alla saga riguardante l’Albero della Vita) riportando, in mappa, il tracciato di fiumi di importanza, e questo, in oro, su fondi neri, oppure in inchiostro su carta cinese. I fiumi sono la risultanza di quella fonte originaria dalla quale zampilla, naturalmente, l’acqua benedetta. Nei fiumi ci si battezza, nei fiumi il nostro divenire va, da sempre e per sempre».

Una delle opere di Massimiliano Galliani presente in mostra – “Tevere” (2017) – si lega in particolare alla storia di Città di Castello, tracciando il percorso del grande fiume dell’Italia centrale in foglia d’oro. L’acqua, infatti, è metafora della vita, oggi probabilmente più preziosa dell’oro.

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