Francesco Bosso. White Golden Dark
Dal 28 Giugno 2014 al 28 Settembre 2014
Spoleto | Perugia
Luogo: Palazzo Collicola Arti Visive
Indirizzo: piazza Collicola 1
Orari: venerdì - sabato - domenica 10.30-13.00 e 15.30 - 19
Curatori: Gianluca Marziani
Costo del biglietto: intero € 9, ridotto € 7 (dai 15 ai 25 , oltre 65 anni e oltre 15 persone) / € 3.50 (dai 7 ai 14 anni), omaggio fino a 6 anni
Telefono per informazioni: +39 0743 46434
E-Mail info: info@palazzocollicola.it
Sito ufficiale: http://www.palazzocollicola.it
La ricerca fotografica di un artista del paesaggio contemporaneo
La virtù estetica incontra il rigore tematico e la caratura concettuale
Tre cicli sul filo della continuità evolutiva. Una visione omogenea
Francesco Bosso presenta a Spoleto la nuovissima serie “After Dark”, oltre alle precedenti “White World” e “Golden Light”. Un triplice viaggio nello scatto panoramico che si trasforma in materia pittorica, tra variazioni infinitesimali del bianconero e atmosfere emozionanti, astrattismi onirici e geometrie calibrate. Eccola, la fotografia pura che supera il confine del tempo tecnologico, varcando la soglia metafisica dello spazio alieno, dei luoghi che diventano geografie mentali, della bellezza che si alimenta d’immagini pure, rarefatte come l’acqua placida di un mare nordico.
GOLDEN LIGHT è un’immersione figurativa nel paesaggio islandese. Bosso ha scovato una sintonia alchemica con l’isola nordica, un dialogo di preziose intonazioni che si esprime nel rigore sacrale dell’atmosfera, nei volumi plastici delle montagne, nella densità oleosa dell’acqua, come se tutto fosse mercurio che trattiene la luce, irradiando riflessi metallici e raggi solarizzati. Qui la luce esprime un apice modellante, diventa materia solida che profila i volumi del paesaggio, al punto da rendere il colore una somma epidermica e muscolare.
AFTER DARK prosegue idealmente la ricerca di “Golden Light”, lungo una discesa graduale nei toni più scuri, nelle modulazioni minuziose del grigio, tra contrasti marcati e la decisa astrazione dell’inquadratura. Qui tutto è pura essenza, archetipo di forme mentali, geometria siderale che varca il ciclo organico della figurazione naturistica. L’immagine si purifica da qualsiasi scoria iconografica, seguendo l’imprinting architettonico di Cartier-Bresson, creando visioni sublimi che si allontanano dal terreno e disegnano immaginari.
WHITE WORLD è il ciclo della saturazione, la vertigine del bianco siderale, l’estasi che porta verso il buio necessario. Gli spazi narrati confermano il pittoricismo di Bosso e la sua coscienza astratta, un codice espressivo che cerca l’ideale platonico oltre la superficie, l’emozionalità oltre l’apparenza oggettiva, l’atto poetico oltre il fatto narrato.
Molti occhi esperti puntano sul talento di Bosso. La sua concezione del paesaggio panoramico ha il respiro armonioso della pittura romantica, Caspar David Friedrich per capirci, metabolizzata e dimensionata sul peso contemporaneo della visione fotografica. Da sempre predilige il bianconero modulare, fatto di molteplici variazioni del grigio e delle scale tonali intermedie. La sua espressione ragiona in modo pittorico, dentro il naturismo potente del paesaggio incontaminato. Una visuale metodica e lentissima, frutto di lunghe attese nei posti prescelti, di materiali pregiati su cui stampare, di tecniche dalle calibrature infinitesimali. Il risultato dei suoi cicli è un viaggio sospeso, uno stadio gassoso dello sguardo, pura astrazione dentro la potenza del cammino intrapreso. Bosso sembra disegnare con la rarefazione atmosferica, dando densità all’aria, ai cieli, alle superfici acquatiche… i suoi luoghi si trasformano in un limbo alieno, privo di umanità in campo, un metamondo galleggiante impresso sulla gravitazione del reale.
La virtù estetica incontra il rigore tematico e la caratura concettuale
Tre cicli sul filo della continuità evolutiva. Una visione omogenea
Francesco Bosso presenta a Spoleto la nuovissima serie “After Dark”, oltre alle precedenti “White World” e “Golden Light”. Un triplice viaggio nello scatto panoramico che si trasforma in materia pittorica, tra variazioni infinitesimali del bianconero e atmosfere emozionanti, astrattismi onirici e geometrie calibrate. Eccola, la fotografia pura che supera il confine del tempo tecnologico, varcando la soglia metafisica dello spazio alieno, dei luoghi che diventano geografie mentali, della bellezza che si alimenta d’immagini pure, rarefatte come l’acqua placida di un mare nordico.
GOLDEN LIGHT è un’immersione figurativa nel paesaggio islandese. Bosso ha scovato una sintonia alchemica con l’isola nordica, un dialogo di preziose intonazioni che si esprime nel rigore sacrale dell’atmosfera, nei volumi plastici delle montagne, nella densità oleosa dell’acqua, come se tutto fosse mercurio che trattiene la luce, irradiando riflessi metallici e raggi solarizzati. Qui la luce esprime un apice modellante, diventa materia solida che profila i volumi del paesaggio, al punto da rendere il colore una somma epidermica e muscolare.
AFTER DARK prosegue idealmente la ricerca di “Golden Light”, lungo una discesa graduale nei toni più scuri, nelle modulazioni minuziose del grigio, tra contrasti marcati e la decisa astrazione dell’inquadratura. Qui tutto è pura essenza, archetipo di forme mentali, geometria siderale che varca il ciclo organico della figurazione naturistica. L’immagine si purifica da qualsiasi scoria iconografica, seguendo l’imprinting architettonico di Cartier-Bresson, creando visioni sublimi che si allontanano dal terreno e disegnano immaginari.
WHITE WORLD è il ciclo della saturazione, la vertigine del bianco siderale, l’estasi che porta verso il buio necessario. Gli spazi narrati confermano il pittoricismo di Bosso e la sua coscienza astratta, un codice espressivo che cerca l’ideale platonico oltre la superficie, l’emozionalità oltre l’apparenza oggettiva, l’atto poetico oltre il fatto narrato.
Molti occhi esperti puntano sul talento di Bosso. La sua concezione del paesaggio panoramico ha il respiro armonioso della pittura romantica, Caspar David Friedrich per capirci, metabolizzata e dimensionata sul peso contemporaneo della visione fotografica. Da sempre predilige il bianconero modulare, fatto di molteplici variazioni del grigio e delle scale tonali intermedie. La sua espressione ragiona in modo pittorico, dentro il naturismo potente del paesaggio incontaminato. Una visuale metodica e lentissima, frutto di lunghe attese nei posti prescelti, di materiali pregiati su cui stampare, di tecniche dalle calibrature infinitesimali. Il risultato dei suoi cicli è un viaggio sospeso, uno stadio gassoso dello sguardo, pura astrazione dentro la potenza del cammino intrapreso. Bosso sembra disegnare con la rarefazione atmosferica, dando densità all’aria, ai cieli, alle superfici acquatiche… i suoi luoghi si trasformano in un limbo alieno, privo di umanità in campo, un metamondo galleggiante impresso sulla gravitazione del reale.
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