Richard de Tscharner. Il Canto della Terra. Un Poema fotografico
Dal 12 Giugno 2021 al 22 Agosto 2021
Todi | Perugia
Luogo: Sedi varie
Indirizzo: Sedi varie
Orari: da mercoledì a domenica 10.00 – 13.00 / 15.00 – 18.00
Curatori: William A. Ewing
Costo del biglietto: Sala delle Pietre e Torcularium, gratuito. Museo Pinacoteca di Todi: € 5,00 (comprensivo di visita alla mostra)
Telefono per informazioni: +39 347 570 7148
Dal 12 giugno al 22 agosto 2021, a Todi (PG) nelle tre sedi della Sala delle Pietre e del Museo Pinacoteca in Palazzo del Popolo, e del Torcularium nel Complesso delle Lucrezie, si terrà la mostra di Richard de Tscharner (Berna, 1947), uno dei più apprezzati esponenti della fotografia di paesaggio.
L’esposizione, dal titolo Il Canto della Terra. Un Poema fotografico, curata da William A. Ewing, organizzata da PHOTODI, associazione culturale presieduta da Mario Santoro, in collaborazione con il Museo Pinacoteca di Todi, col patrocinio del Comune di Todi - che ha collaborato mettendo a disposizione i suo spazi espositivi più prestigiosi -, presenta 59 fotografie che esplorano l’universo creativo del fotografo svizzero.
Ispirato da grandi autori quali Ansel Adams e Edward Weston, in più di vent’anni di lavoro, Richard de Tscharner ha viaggiato per oltre 22 paesi, dall’India all’Algeria, dall’Islanda al Perù, dall’Italia agli Stati Uniti, dal Vietnam all’Etiopia, ad altri ancora, spesso in luoghi inaccessibili o di difficile raggiungimento, riportando immagini di paesaggi, rigorosamente su pellicola bianco e nero, il vero colore della fotografia, secondo Robert Frank.
Il suo approccio fotografico è squisitamente filosofico e meditativo. Richard de Tscharner ha particolare interesse per gli effetti che le trasformazioni geologiche hanno avuto sull’ecosistema, ovvero per la traccia lasciata dalle forze geologiche, come il fenomeno dell’erosione sulle rocce o quello del vento sulla sabbia dei deserti, che nel tempo hanno dato al nostro pianeta superfici così diverse e magiche.
“Il paesaggio – afferma il curatore, William A. Ewing - continua a rivestire un ruolo primario nella pratica fotografica contemporanea, nutrito dal fascino duraturo che proviamo per la superficie del globo su cui viviamo. Negli ultimi vent’anni, Richard de Tscharner ha viaggiato per il mondo, a volte nella sua nativa Svizzera, in Italia e in Francia, - e talvolta in terre remote, al fine di catturare un vivido senso della grandezza e della complessità della ‘pelle’ del nostro pianeta”. “La sua – prosegue William A. Ewing - è una visione a lungo termine della terra e delle forze geologiche che l’hanno trasformata, non nel corso di millenni, ma di eoni. Tuttavia, non ha deciso di catturare ciò che è semplicemente bello o piacevole alla vista, ma immagini che mostrano le cicatrici e le «ferite» subite dalla terra. Il metodo di de Tscharner è lento, deliberatamente: si prende il suo tempo per fare ogni fotografia. Con questo approccio, l’artista soddisfa la sfida che si è posto, riassunta in modo eloquente dal fotografo che ammira di più, Ansel Adams: Una grande fotografia è una piena espressione di ciò che si sente di ciò che viene fotografato nel senso più profondo, ed è, quindi, una vera espressione di ciò che si sente della vita nella sua interezza”.
Appassionato di musica classica, in particolare di Gustav Mahler, de Tscharner ha voluto costruire il percorso espositivo a Todi come un poema sinfonico, composto da tre movimenti, tanti quanti le sedi della mostra.
Nella Sala delle Pietre, s’incontreranno alcune immagini di paesaggi in formato panoramico, oltre a quelle dei particolari dei disegni che la natura ha creato sulla superficie delle rocce, dell’acqua e del legno.
All’interno del Museo Pinacoteca, prezioso scrigno di arte antica, de Tscharner propone una serie di fotografie di rovine di antiche popolazioni, per ricordare il carattere effimero della nostra civiltà, in contrapposizione con quello ultra millenario della Terra.
La sezione al Torcularium, invece, si focalizza sulla presenza umana in aree remote del mondo, dove gli esseri umani hanno conservato un rapporto più stretto con la terra rispetto alla maggior parte degli odierni abitanti delle metropoli.
E le parole di Caroline Lang, Presidente di Sotheby’s Svizzera e Vice Presidente di Sotheby’s Europa, ci offrono un ulteriore elemento per avvicinarci al lavoro di de Tscharner: “Da quando lo conosco, Richard è stato un ricercatore di bellezza e armonia. Li trova nello stesso modo sia nella natura che nell’umanità, viaggiando attraverso il tempo e i luoghi. Così come William Blake ci ha esortato a «vedere un mondo in un granello di sabbia e un paradiso in un fiore selvatico .... per tenere l’infinito nel palmo della nostra mano e l’eternità in un’ora», così Richard lo fa attraverso l’obiettivo della sua macchina fotografica, catturando uno scorcio di eternità in un qualsiasi momento.
Accompagna la mostra una pubblicazione digitale, consultabile sul sito www.richarddetscharner.ch
Richard de Tscharner è nato a Berna nel 1947. Dopo gli studi superiori nella capitale svizzera, si è iscritto all’Università di Ginevra dove ha studiato economia e scienze sociali. Ottenuta la laurea nel 1973, è stato assunto dalla banca privata Lombard Odier & Cie, dove ha lavorato per 34 anni. All’avvicinarsi dei 60 anni, ha deciso di lasciare questa carriera pur gratificante per dedicarsi alla fotografia.
Benché avesse spesso viaggiato verso l’est nei paesi dell’Oriente e verso l’ovest nelle Americhe, Richard de Tscharner si era principalmente limitato a visitare le grandi capitali per motivi di lavoro. Il suo desiderio d’incontrare “l’altro mondo” lo ha portato a intraprendere un viaggio intorno al mondo, lontano dai circuiti turistici, durante il quale ha scoperto quelli che lui stesso chiama i “Giardini degli Dei”, cambiando per sempre la sua visione del mondo. Questa esperienza ha segnato una svolta nella sua vita e ha portato alla pubblicazione nel 2009 di Our World, la sua prima opera fotografica, seguita da una mostra a Ginevra.
Richard de Tscharner ha poi continuato a viaggiare verso luoghi lontani, risparmiati dalla civiltà, alla ricerca del retaggio che il nostro pianeta ci ha lasciato attraverso le epoche. Ha scovato paesaggi mai toccati dall’uomo che, secondo lui, sono in grado di esprimere la bellezza profonda del nostro pianeta ed evocare i misteri della vita. Le fotografie così scattate sono poi state presentate alla mostra De Profundis, tenutasi a Versoix nel 2015 ed in una personale organizzata presso la Sotheby’s a Ginevra nel 2017.
Richard de Tscharner, pur vivendo oggi a Dubai, continua a ritornare nel suo paese natale dove sta realizzando un progetto fotografico ambizioso sui passi delle Alpi svizzere, opera che intende completare per la fine del 2021. Una mostra e un libro su questo tema sono previsti per il 2023.
Pur essendo rimasto fedele alla tradizionale fotografia analogica in bianco e nero, Richard de Tscharner non disdegna di includere nel suo lavoro la fotografia digitale.
Realizza di solito edizioni limitate a quattro stampe, oltre ad una prova d’artista per ciascuno dei formati.
L’esposizione, dal titolo Il Canto della Terra. Un Poema fotografico, curata da William A. Ewing, organizzata da PHOTODI, associazione culturale presieduta da Mario Santoro, in collaborazione con il Museo Pinacoteca di Todi, col patrocinio del Comune di Todi - che ha collaborato mettendo a disposizione i suo spazi espositivi più prestigiosi -, presenta 59 fotografie che esplorano l’universo creativo del fotografo svizzero.
Ispirato da grandi autori quali Ansel Adams e Edward Weston, in più di vent’anni di lavoro, Richard de Tscharner ha viaggiato per oltre 22 paesi, dall’India all’Algeria, dall’Islanda al Perù, dall’Italia agli Stati Uniti, dal Vietnam all’Etiopia, ad altri ancora, spesso in luoghi inaccessibili o di difficile raggiungimento, riportando immagini di paesaggi, rigorosamente su pellicola bianco e nero, il vero colore della fotografia, secondo Robert Frank.
Il suo approccio fotografico è squisitamente filosofico e meditativo. Richard de Tscharner ha particolare interesse per gli effetti che le trasformazioni geologiche hanno avuto sull’ecosistema, ovvero per la traccia lasciata dalle forze geologiche, come il fenomeno dell’erosione sulle rocce o quello del vento sulla sabbia dei deserti, che nel tempo hanno dato al nostro pianeta superfici così diverse e magiche.
“Il paesaggio – afferma il curatore, William A. Ewing - continua a rivestire un ruolo primario nella pratica fotografica contemporanea, nutrito dal fascino duraturo che proviamo per la superficie del globo su cui viviamo. Negli ultimi vent’anni, Richard de Tscharner ha viaggiato per il mondo, a volte nella sua nativa Svizzera, in Italia e in Francia, - e talvolta in terre remote, al fine di catturare un vivido senso della grandezza e della complessità della ‘pelle’ del nostro pianeta”. “La sua – prosegue William A. Ewing - è una visione a lungo termine della terra e delle forze geologiche che l’hanno trasformata, non nel corso di millenni, ma di eoni. Tuttavia, non ha deciso di catturare ciò che è semplicemente bello o piacevole alla vista, ma immagini che mostrano le cicatrici e le «ferite» subite dalla terra. Il metodo di de Tscharner è lento, deliberatamente: si prende il suo tempo per fare ogni fotografia. Con questo approccio, l’artista soddisfa la sfida che si è posto, riassunta in modo eloquente dal fotografo che ammira di più, Ansel Adams: Una grande fotografia è una piena espressione di ciò che si sente di ciò che viene fotografato nel senso più profondo, ed è, quindi, una vera espressione di ciò che si sente della vita nella sua interezza”.
Appassionato di musica classica, in particolare di Gustav Mahler, de Tscharner ha voluto costruire il percorso espositivo a Todi come un poema sinfonico, composto da tre movimenti, tanti quanti le sedi della mostra.
Nella Sala delle Pietre, s’incontreranno alcune immagini di paesaggi in formato panoramico, oltre a quelle dei particolari dei disegni che la natura ha creato sulla superficie delle rocce, dell’acqua e del legno.
All’interno del Museo Pinacoteca, prezioso scrigno di arte antica, de Tscharner propone una serie di fotografie di rovine di antiche popolazioni, per ricordare il carattere effimero della nostra civiltà, in contrapposizione con quello ultra millenario della Terra.
La sezione al Torcularium, invece, si focalizza sulla presenza umana in aree remote del mondo, dove gli esseri umani hanno conservato un rapporto più stretto con la terra rispetto alla maggior parte degli odierni abitanti delle metropoli.
E le parole di Caroline Lang, Presidente di Sotheby’s Svizzera e Vice Presidente di Sotheby’s Europa, ci offrono un ulteriore elemento per avvicinarci al lavoro di de Tscharner: “Da quando lo conosco, Richard è stato un ricercatore di bellezza e armonia. Li trova nello stesso modo sia nella natura che nell’umanità, viaggiando attraverso il tempo e i luoghi. Così come William Blake ci ha esortato a «vedere un mondo in un granello di sabbia e un paradiso in un fiore selvatico .... per tenere l’infinito nel palmo della nostra mano e l’eternità in un’ora», così Richard lo fa attraverso l’obiettivo della sua macchina fotografica, catturando uno scorcio di eternità in un qualsiasi momento.
Accompagna la mostra una pubblicazione digitale, consultabile sul sito www.richarddetscharner.ch
Richard de Tscharner è nato a Berna nel 1947. Dopo gli studi superiori nella capitale svizzera, si è iscritto all’Università di Ginevra dove ha studiato economia e scienze sociali. Ottenuta la laurea nel 1973, è stato assunto dalla banca privata Lombard Odier & Cie, dove ha lavorato per 34 anni. All’avvicinarsi dei 60 anni, ha deciso di lasciare questa carriera pur gratificante per dedicarsi alla fotografia.
Benché avesse spesso viaggiato verso l’est nei paesi dell’Oriente e verso l’ovest nelle Americhe, Richard de Tscharner si era principalmente limitato a visitare le grandi capitali per motivi di lavoro. Il suo desiderio d’incontrare “l’altro mondo” lo ha portato a intraprendere un viaggio intorno al mondo, lontano dai circuiti turistici, durante il quale ha scoperto quelli che lui stesso chiama i “Giardini degli Dei”, cambiando per sempre la sua visione del mondo. Questa esperienza ha segnato una svolta nella sua vita e ha portato alla pubblicazione nel 2009 di Our World, la sua prima opera fotografica, seguita da una mostra a Ginevra.
Richard de Tscharner ha poi continuato a viaggiare verso luoghi lontani, risparmiati dalla civiltà, alla ricerca del retaggio che il nostro pianeta ci ha lasciato attraverso le epoche. Ha scovato paesaggi mai toccati dall’uomo che, secondo lui, sono in grado di esprimere la bellezza profonda del nostro pianeta ed evocare i misteri della vita. Le fotografie così scattate sono poi state presentate alla mostra De Profundis, tenutasi a Versoix nel 2015 ed in una personale organizzata presso la Sotheby’s a Ginevra nel 2017.
Richard de Tscharner, pur vivendo oggi a Dubai, continua a ritornare nel suo paese natale dove sta realizzando un progetto fotografico ambizioso sui passi delle Alpi svizzere, opera che intende completare per la fine del 2021. Una mostra e un libro su questo tema sono previsti per il 2023.
Pur essendo rimasto fedele alla tradizionale fotografia analogica in bianco e nero, Richard de Tscharner non disdegna di includere nel suo lavoro la fotografia digitale.
Realizza di solito edizioni limitate a quattro stampe, oltre ad una prova d’artista per ciascuno dei formati.
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