The pink gaze
Dal 28 Giugno 2014 al 28 Settembre 2014
Spoleto | Perugia
Luogo: Palazzo Collicola Arti Visive
Indirizzo: piazza Collicola 1
Orari: venerdì, sabato e domenica 10.30-13 / 15.30-19
Curatori: Valentina Gioia Levy
Costo del biglietto: intero € 9, ridotto € 7 (dai 15 ai 25 , oltre 65 anni e oltre 15 persone) / € 3.50 (dai 7 ai 14 anni), omaggio fino a 6 anni
Telefono per informazioni: +39 0743 46434
E-Mail info: info@dafcube.com
Sito ufficiale: http://www.palazzocollicola.it
A sessant’anni dalla firma dell’accordo di cooperazione culturale tra Italia e Giappone e dall’entrata in vigore della Convenzione Internazionale sui diritti politici delle donne, il Museo Nazionale d’Arte Orientale (Roma) e Palazzo Collicola Arti Visive (Spoleto) sono lieti di presentare una collettiva con quattro tra le più significative artiste giapponesi contemporanee: Atsuko Tanaka (1932), Yoko Ono (1933), Kazuko Miyamoto (1942), Chiharu Shiota (1972). Quattro donne che, pur diverse per background, ambito di ricerca e forme espressive, attraverso le loro opere incarnano l’essenza di quattro periodi fondamentali della storia giapponese: l’immediato Dopoguerra, gli anni Sessanta, l’epoca del boom economico, il nuovo millennio. Il filo rosso che lega le artiste riguarda la volontà di oltrepassare il confine tra arte e vita, filtrando, attraverso la loro sfera emotiva, avvenimenti e fantasie, mitografie e realismi, sogni e disillusioni. Pittura e disegno, scultura e installazione, video e performance sono i diversi medium utilizzati per esplorare quella realtà che penetra e traspare nella loro produzione artistica, recando in sé le caratteristiche di un vissuto privato e al contempo generazionale.
Atsuko Tanaka (1932-2005), tra i membri fondatori del gruppo Zero, aderisce da subito al movimento Gutai, fondato da Jiro Yoshihara. Nota in particolare per il suo “Electric Dress” (1956), vestito realizzato interamente con neon colorati, Tanaka è una delle prime artiste a esplorare il rapporto tra la corporeità femminile, l’abito e lo spazio. La sua ricerca pittorica è basata, come per tutti i membri di Gutai, sulle sperimentazioni di tecniche e materiali, sull’innovazione delle forme e sui meccanismi processuali. Tanaka rappresenta bene l’immagine del Giappone del Dopoguerra, Paese provato da un lungo conflitto, ansioso di liberarsi da sovrastrutture e imposizione totalitaria. Una ricerca per dimenticare il passato, guardare al domani e ritrovare libertà espressiva attraverso la valenza evolutiva del nuovo.
Rottura con la tradizione e orientamento verso il futuro sono i punti condivisi da Yoko Ono (1933), selezionata per rappresentare gli anni Sessanta, in particolare quell’ambito che lo storico dell’arte Tono Yoshiaki definì “la post-Hiroshima generation”. Le contestazioni giovanili, i movimenti pacifisti e i tentativi del Giappone di affrancarsi dagli Stati Uniti, fanno da sfondo a una raffinata ricerca da cui traspare, con sintesi e impatto catartico, la volontà di mescolare realtà e utopia. L’individuo nella sua complessità fisica e psicologica, il corpo-psiche e i suoi meccanismi relazionali con il sistema mondo, sono da sempre il principale contenuto nelle visioni dell’artista. La mostra presenta alcuni film realizzati nell’ambito del movimento Fluxus: “Eye Blink”, “Bottom”, “Rape” e “Fly”, oltre ad alcuni progetti relazionali che si fondano sul tema dell’utopia.
Con Kazuko Miyamoto (1942) si passa al periodo successivo, il ventennio a cavallo tra la fine dell’epoca Showa (1926-1989) e l’inizio di quella Heisei (1989-). In questo spazio di tempo, scandito dalla morte dell’imperatore Hirohito (1901-1989), il Paese giunge al suo apice di ricchezza per poi entrare nella sua più profonda crisi economica. A livello artistico, come nel resto del mondo, il crollo delle utopie rimette in discussione i principi della modernità. Miyamoto, nota dagli anni ’70 negli ambienti del minimalismo americano (grande importanza avrà la sua collaborazione con Sol LeWitt), a partire dagli anni ’80 orienta la ricerca verso problematiche di matrice identitaria e gender. La mostra presenta i lavori riconducibili a tale filone, generalmente poco esplorato, presentando una selezione di opere-kimono, oltre a disegni e fotografie che documentano le sue performance.
Si entra, infine, nel nuovo millennio con la più giovane delle artiste, Chiharu Shiota (1972), nata nel periodo in cui iniziano a manifestarsi le contraddizioni socio-culturali di una nazione cambiata troppo in fretta. Nei lavori di Shiota, famosa per alcune installazioni monumentali dove il delicato dialoga con il conturbante, si legge l’inquietudine di una memoria che riaffiora dal sogno, vicina in alcuni casi all’incubo. Nella sua ricerca, dove la tendenza all’opera ambientale si fonde con la performance relazionale, emergono la disillusione e il malessere di un’intera generazione. La mostra presenta alcuni disegni, fotografie e alcuni video che permetteranno di comprendere i confini elastici della sua pratica artistica.
Le location della mostra:
Palazzo Collicola Arti Visive
Piazza Collicola 1, Spoleto (PG)
Dal 28 giugno al 28 settembre 2014
Inaugurazione: 28 giugno, ore 16
Museo Nazionale d’Arte
Orientale "Giuseppe Tucci"
Presso Palazzo Brancaccio
Via Merulana 248, Roma
Dal 3 luglio al 5 ottobre
Villa Ada Festival
Roma Incontra il Mondo
Via di Ponte Salario, Roma
Atsuko Tanaka (1932-2005), tra i membri fondatori del gruppo Zero, aderisce da subito al movimento Gutai, fondato da Jiro Yoshihara. Nota in particolare per il suo “Electric Dress” (1956), vestito realizzato interamente con neon colorati, Tanaka è una delle prime artiste a esplorare il rapporto tra la corporeità femminile, l’abito e lo spazio. La sua ricerca pittorica è basata, come per tutti i membri di Gutai, sulle sperimentazioni di tecniche e materiali, sull’innovazione delle forme e sui meccanismi processuali. Tanaka rappresenta bene l’immagine del Giappone del Dopoguerra, Paese provato da un lungo conflitto, ansioso di liberarsi da sovrastrutture e imposizione totalitaria. Una ricerca per dimenticare il passato, guardare al domani e ritrovare libertà espressiva attraverso la valenza evolutiva del nuovo.
Rottura con la tradizione e orientamento verso il futuro sono i punti condivisi da Yoko Ono (1933), selezionata per rappresentare gli anni Sessanta, in particolare quell’ambito che lo storico dell’arte Tono Yoshiaki definì “la post-Hiroshima generation”. Le contestazioni giovanili, i movimenti pacifisti e i tentativi del Giappone di affrancarsi dagli Stati Uniti, fanno da sfondo a una raffinata ricerca da cui traspare, con sintesi e impatto catartico, la volontà di mescolare realtà e utopia. L’individuo nella sua complessità fisica e psicologica, il corpo-psiche e i suoi meccanismi relazionali con il sistema mondo, sono da sempre il principale contenuto nelle visioni dell’artista. La mostra presenta alcuni film realizzati nell’ambito del movimento Fluxus: “Eye Blink”, “Bottom”, “Rape” e “Fly”, oltre ad alcuni progetti relazionali che si fondano sul tema dell’utopia.
Con Kazuko Miyamoto (1942) si passa al periodo successivo, il ventennio a cavallo tra la fine dell’epoca Showa (1926-1989) e l’inizio di quella Heisei (1989-). In questo spazio di tempo, scandito dalla morte dell’imperatore Hirohito (1901-1989), il Paese giunge al suo apice di ricchezza per poi entrare nella sua più profonda crisi economica. A livello artistico, come nel resto del mondo, il crollo delle utopie rimette in discussione i principi della modernità. Miyamoto, nota dagli anni ’70 negli ambienti del minimalismo americano (grande importanza avrà la sua collaborazione con Sol LeWitt), a partire dagli anni ’80 orienta la ricerca verso problematiche di matrice identitaria e gender. La mostra presenta i lavori riconducibili a tale filone, generalmente poco esplorato, presentando una selezione di opere-kimono, oltre a disegni e fotografie che documentano le sue performance.
Si entra, infine, nel nuovo millennio con la più giovane delle artiste, Chiharu Shiota (1972), nata nel periodo in cui iniziano a manifestarsi le contraddizioni socio-culturali di una nazione cambiata troppo in fretta. Nei lavori di Shiota, famosa per alcune installazioni monumentali dove il delicato dialoga con il conturbante, si legge l’inquietudine di una memoria che riaffiora dal sogno, vicina in alcuni casi all’incubo. Nella sua ricerca, dove la tendenza all’opera ambientale si fonde con la performance relazionale, emergono la disillusione e il malessere di un’intera generazione. La mostra presenta alcuni disegni, fotografie e alcuni video che permetteranno di comprendere i confini elastici della sua pratica artistica.
Le location della mostra:
Palazzo Collicola Arti Visive
Piazza Collicola 1, Spoleto (PG)
Dal 28 giugno al 28 settembre 2014
Inaugurazione: 28 giugno, ore 16
Museo Nazionale d’Arte
Orientale "Giuseppe Tucci"
Presso Palazzo Brancaccio
Via Merulana 248, Roma
Dal 3 luglio al 5 ottobre
Villa Ada Festival
Roma Incontra il Mondo
Via di Ponte Salario, Roma
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