'CAPITALE' DEL DISEGNO. Raffaello, Barocci, Cantarini, Lazzarini dalla Biblioteca Oliveriana per Pesaro 2024
Dal 22 Settembre 2024 al 17 Novembre 2024
Pesaro | Pesaro e Urbino
Luogo: Palazzo Mosca – Musei Civici
Indirizzo: Piazzetta Mosca 29
Orari: martedì-domenica e festivi 10-13 / 16-19; da ottobre: martedì-domenica e festivi 10-13 / 15.30-18.30
Curatori: Anna Cerboni Baiardi
Costo del biglietto: Ingresso con Card Pesaro Capitale: intero 14€; ridotto 8€ (gruppi min. 15 persone, studenti universitari, possessori di Card Pesaro Cult, gruppi accompagnati da guida turistica con patentino, convenzionati); omaggio minori di 18 anni, soci ICOM, giornalisti muniti di regolare tesserino, disabili e persona che li accompagna, studenti del Conservatorio Statale di Musica G. Rossini, possessori di Carta Famiglia del Comune di Pesaro
Telefono per informazioni: +39 0721 387541
E-Mail info: info@pesaromusei.it
Sito ufficiale: http://www.pesaromusei.it
La mostra ‘CAPITALE’ DEL DISEGNO. Raffaello, Barocci, Cantarini, Lazzarini dalla Biblioteca Oliveriana per Pesaro 2024 è allestita dal 22 settembre al 17 novembre 2024 nelle sale che ospitano la collezione permanente dei Musei Civici di Pesaro. La mostra è a cura di Anna Cerboni Baiardi con Anna Maria Ambrosini Massari.
I disegni esposti appartengono alla collezione Viti Antaldi e tracciano un ideale percorso con alcuni dei principali artisti che si sono avvicendati in questo territorio tra il XVI e il XVIII secolo: l’urbinate Federico Barocci (1533-1612), attivo per il duca Francesco Maria II della Rovere insieme ai suoi valenti seguaci; i pesaresi Simone Cantarini (1612-1648), genio inquieto e innovativo, e Giovanni Andrea Lazzarini (1710-1801), protagonista del Settecento nella sua città natale e nelle Marche. Tutti questi si sono trovati a riflettere, in tempi e modi diversi, sull’opera del grande Raffaello (1483-1520) che, nato a Urbino e infine chiamato da papa Giulio II a Roma, ha dato vita a opere ritenute così perfette da diventare modelli inesauribili per le generazioni future.
Centrale nella mostra è quindi la figura di Raffaello, il cui contributo viene arricchito attraverso strumenti e metodi digitali. ‘Capitale’ del disegno diventa così per il visitatore anche esperienza sensibile, emotiva e cognitiva.
La mostra è promossa da Comune di Pesaro e Fondazione Pescheria - Centro arti visive nell’ambito degli eventi di Pesaro Capitale italiana della Cultura 2024, con il contributo della Regione Marche e in collaborazione con Ente Olivieri - Biblioteca e Musei Oliveriani e Pesaro Musei, in partenariato con l’Accademia Raffaello di Urbino. L’organizzazione è di Maggioli Cultura e Turismo.
Spiega la curatrice Anna Cerboni Baiardi: “La mostra mette in luce una delle più significative realtà storico artistiche della città di Pesaro: la collezione di disegni Viti Antaldi conservata nella Biblioteca Oliveriana di Pesaro, nota nei secoli passati per il gran numero di autografi di Raffaello, oggi vanto delle più prestigiose raccolte del mondo. I disegni scelti per l’occasione tracciano un ideale percorso da Raffaello a Lazzarini, passando attraverso Federico Barocci, i suoi allievi e Simone Cantarini. Per ognuno di questi l’attività grafica ha rivestito un ruolo fondamentale. I disegni permettono al visitatore di entrare nella dimensione più creativa dell’elaborazione artistica, di ammirare il valore sintetico di una linea o la morbidezza di un segno sfumato, di godere di un’immagine funzionale a un progetto o semplicemente di un esercizio di stile fine a se stesso. In diversi casi i fogli dialogano con alcuni dipinti selezionati, normalmente compresi nel percorso museale, ma anche con opere inedite o poco note offerte per l’occasione da collezionisti pubblici e privati che arricchiscono la conoscenza e la ricerca”.
“Pesaro diventa anche ‘Capitale del disegno’ con le splendide collezioni Viti Antaldi che documentano il passaggio di tanti artisti che, nei secoli, si sono affacciati e interfacciati con la nostra realtà territoriale - sottolinea il sindaco Andrea Biancani -. Una mostra che ci omaggerà di un viaggio nel tempo, tra cultura e bellezza, mettendo in luce una delle più significative realtà artistiche presenti nella nostra città, che portano le firme di alcune illustri figure come Raffaello, Giovanni Andrea Lazzarini, Simone Cantarini e Federico Barocci. Pesaro, anche in questo caso, conferma a pieno il suo ruolo di Capitale italiana della Cultura, capace di snodarsi e valorizzarsi tra le bellezze del proprio territorio”.
“La mostra a Palazzo Mosca è un evento 'perfetto' per il calendario di Pesaro 2024 da diversi punti di vista - così Daniele Vimini vicesindaco e assessore alla Cultura e Turismo del Comune di Pesaro -. I disegni che convivono accanto ai tesori permanenti dei Musei Civici provengono dalla Biblioteca Oliveriana, mettendo così in stretta comunicazione due dei luoghi simbolo della cultura cittadina. Ancora, la selezione di opere esposte traccia di fatto un ideale percorso che coinvolge l'urbinate Federico Barocci e i pesaresi Simone Cantarini e Giovanni Andrea Lazzarini. Dunque, dialogo e apertura oltre i confini urbani, valori che guidano il cammino dell'anno da Capitale. Non ultimo, l'esposizione ci consente di 'allungare' la stagione estiva verso un autunno che - anno dopo anno - si conferma periodo piacevolissimo per vivere la nostra città nella 'natura' del mare e nella ricchezza del suo patrimonio artistico. Un grazie speciale, dunque, alle curatrici Anna Cerboni Baiardi e Anna Maria Ambrosini Massari che hanno messo a punto questo progetto prezioso”.
Fabrizio Battistelli, presidente Ente Olivieri - Biblioteca e Musei Oliveriani insieme con la direttrice Brunella Paolini: “Protagonista di questa mostra è il disegno. Raffaello, che eccelle nell'arte pittorica in quanto tale, porta nel tratto grafico immediato e creativo un segno di cui resterà traccia nell'opera di allievi e seguaci, anche a Urbino e a Pesaro, oltre che un'ispirazione per innumerevoli artisti nel mondo. È ambivalente la sorte dei disegni. Le loro proporzioni, la loro materia, la stessa apparente volatilità ne fanno un oggetto particolarmente vulnerabile alla dispersione. Questo è ciò che è accaduto alla superba collezione impostata dal collaboratore di Raffaello Timoteo Viti, passata poi alla famiglia Antaldi e prodigiosamente (sia pure parzialmente) pervenuta alla Biblioteca Oliveriana. Conservare di questi tesori, e nello stesso tempo valorizzarli attraverso la condivisione con il pubblico, è la vocazione di un'istituzione come l'Oliveriana. Rinnovata con entusiasmo, in collaborazione con le altre istituzioni civiche e culturali di Pesaro, in questo 2024 ‘capitale’ ”.
Luigi Bravi, presidente Accademia Raffaello di Urbino:“La mostra, curata dalla consocia Anna Cerboni Baiardi con la consocia Anna Maria Ambrosini Massari, rientra pienamente nella sfera di interessi e nella programmazione culturale dell'Accademia Raffaello di Urbino. Il tema della grafica, infatti, è da sempre un argomento che determina le scelte artistiche ed espositive nella Casa di Raffaello. Fa molto piacere quindi che la nostra Istituzione sia stata coinvolta, per la sua portata scientifica e culturale, nella mostra dedicata al ‘Capitale del disegno’ avendo come sua punta di diamante il celebre disegno dell'Urbinate”.
Le sezioni della mostra ‘Capitale’ del disegno
Raffaello, Barocci, Cantarini e Lazzarini sono gli artisti protagonisti della mostra ai Musei Civici di Pesaro. Per ognuno di loro l’attività grafica ha rivestito un ruolo fondamentale. I disegni esposti provengono dalla Collezione Viti Antaldi che ammonta oggi a 803 fogli di maestri, epoche e scuole differenti.
Centrale nel progetto espositivo è la figura del grande Raffaello (1483-1520): dei tanti disegni di Raffaello che avevano resa famosa la Collezione Viti Antaldi ne resta solo uno, ma estremamente importante: lo Studio di figura, disegno riconducibile alla prima attività dell’artista, preparatorio per la figura di Cristo nella Resurrezione conservata nel Museu de Arte di San Paolo del Brasile. Il prezioso foglio oliveriano, oltre a richiamare simbolicamente gli esordi di questa prestigiosa collezione, vuole evocare l’importanza che l’opera di Raffaello ebbe per gli artisti successivi. Tra questi anche i pittori che la mostra intende celebrare: dai più vicini Barocci e Cantarini, al Lazzarini che operò a distanza di due secoli dal grande Urbinate. Raffaello non fu soltanto un campione della pittura, ma anche un eccellente disegnatore. Attraverso i suoi esercizi grafici, conservati nei principali musei del mondo, la linea sintetica di alcuni o la morbidezza chiaroscurale di altri, è possibile seguire le diverse fasi di progettazione delle opere, dai primi abbozzi al cartone preparatorio, comprendere lo svolgersi del suo pensiero, riconoscere riferimenti e cambiamenti e perfino capire il ruolo che il disegno poteva assumere nel dialogo con la sua bottega.
Grazie ai sistemi multimediali è possibile ricostruire parte del prezioso nucleo raffaellesco della Collezione Viti Antaldi, riportando a casa anche i meravigliosi disegni oggi conservati all’Ashmolean Museum di Oxford.
Sebbene abbia scelto di rimanere nella sua città natale, Federico Barocci (1533-1612) è stato al centro della scena artistica italiana ed europea per quasi un secolo e si è imposto tra i più richiesti autori di opere sacre della seconda metà del Cinquecento. I fogli esposti in mostra esemplificano la sorprendente ricchezza del suo segno, passando da esiti più geometrizzanti, come quelli per la parte superiore della Deposizione di Senigallia, dove si registra la prima idea dei movimenti delle figure, a quelli ben più pittorici degli studi per l’Ultima cena di Urbino, o per la Circoncisione del Louvre, un tempo sull’altare maggiore della chiesa pesarese del Nome di Dio che tenne impegnato l’artista per molti anni. Insieme ai disegni sono esposti alcuni ritratti che, realizzati da artisti barocceschi, vogliono ricordare non solo uno dei generi più cari a Federico, ma anche evocare l’indagine introspettiva che i suoi allievi e seguaci si impegnarono a proseguire.
Simone Cantarini detto il Pesarese (1612-1648) si formò nella realtà culturale del ducato urbinate. Fu particolarmente prolifico anche nella produzione grafica. Il ricco corpus di disegni dimostra, insieme all’acquaforte, che praticò con formidabili risultati, la sua grande facilità inventiva, testimoniata in mostra da alcuni fogli diversi per tipologie: alcuni sono semplici schizzi a penna, altri, più rifiniti a pietra rossa, possono essere preparatori per opere pittoriche come la Trasfigurazione di Cristo della Pinacoteca Vaticana (1637). Insieme ai dipinti pesaresi normalmente esposti nella stessa sala, vengono presentati per l’occasione la Sacra Famiglia con santa Marta delle raccolte di Intesa Sanpaolo, riferibile alla prima attività del Pesarese ispirata a modelli barocceschi, e un’inedita Adorazione dei Magi di collezione privata.
Il canonico Giovanni Andrea Lazzarini (1710-1801) fu il principale artista pesarese del suo tempo, responsabile della creazione a Pesaro di una frequentata scuola d’arte. Maturò artisticamente a Roma nel culto dell’antico e dei grandi maestri del classicismo seicentesco, ma soprattutto nel mito di Raffaello. Anche per Lazzarini, ultimo protagonista del percorso espositivo, il disegno costituisce un fondamentale strumento di lavoro di cui si serve in ogni occasione: per studiare i modelli durante il periodo romano, per progettare e mettere a punto l’opera pittorica, per dialogare con i suoi collaboratori attraverso il linguaggio delle immagini. I fogli presentati raccontano tipologie grafiche diverse: primi pensieri, sui quali sarebbe tornato, per una delle opere della chiesa pesarese della Maddalena o per la pala di Gualdo (Forlì); modelli definitivi ben più pittorici per la Santa Illuminata di Massa Martana (Perugia); fogli di studio più disordinati per elaborare un Riposo nella fuga in Egitto, tema che amò particolarmente. Lo Studio per san Giuseppe da Copertino documenta, infine, il progetto per un’opera un tempo nella chiesa di San Francesco a Pesaro, al momento dispersa.
Il percorso espositivo è arricchito anche da opere rappresentative di alcuni degli artisti più direttamente legati a Barocci, promettenti collaboratori cresciuti nella sua bottega nel continuo esercizio del disegno e degli accordi cromatici modulati sulle tele, in grado di rispondere alle esigenze del maestro, sempre al lavoro su vecchie e nuove commissioni, così come su repliche e derivazioni. Il più anziano è Antonio Cimatori detto “Visacci” (1550 ca.-1623). Erano coetanei Antonio Viviani detto il Sordo (1560-1620), attivo nel Ducato ma anche a Roma, e il fedelissimo Ventura Mazza (1560-1638) da Cantiano che, morto Federico, concluse alcune sue tele e proseguì l’attività di copista delle opere più celebri del maestro. Chiude la rassegna il pesarese Giovan Giacomo Pandolfi (1567-1636 ca.) che, ponendosi in stretta contiguità con Federico Zuccari, non è annoverabile tra gli allievi diretti di Barocci di cui subì però l’influsso. Le sue doti disegnative trovarono continuità nell’opera del suo miglior allievo, Simone Cantarini.
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