EXTRA FLAGS

Elena Mazzi, Avanzi, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato

 

Dal 21 Maggio 2020 al 13 Settembre 2020

Prato

Luogo: Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci

Indirizzo: viale della Repubblica 277

Telefono per informazioni: +39 0574 5317

E-Mail info: info@centropecci.it

Sito ufficiale: http://www.centropecci.it



Durante i giorni di chiusura dovuti all’emergenza COVID-19, il Centro Pecci ha dato vita, attraverso la web tv, a Centro Pecci Extra, un ricco palinsesto di contenuti giornalieri per continuare ad avere una voce e condividere con il pubblico il patrimonio dell’archivio e nuovi contributi creati appositamente. In parallelo all’attività on line è stato lanciato il progetto EXTRA FLAGS, una serie di bandiere d’artista commissionate, una a settimana, per essere issate sul pennone davanti al museo, come segnale fisico di vitalità e resistenza.
In un momento in cui quasi tutto avveniva nel mondo digitale, si è voluto pensare che le bandiere fossero là fuori e reagissero al vento, alla pioggia o al sole, veicolando messaggi diversi a seconda della risposta di ciascun artista al momento drammatico e straordinario che si stava vivendo.  
E’ stato di grande conforto, per il Centro e, si spera anche per il pubblico, vederle sventolare nella realtà – anche se attraverso lo schermo dei social media - e sapere che, nonostante tutto, si riusciva a “mettere al mondo” un’immagine.
Nei prossimi mesi le bandiere saranno oggetto di laboratori didattici rivolti a bambini e famiglie.

Hanno partecipato al progetto EXTRA FLAGS: Marinella Senatore, Nico Vascellari, Marzia Migliora, Eva Marisaldi, Flavio Favelli, Marcello Maloberti, Massimo Bartolini, Elena Mazzi, Andreco.

18– 24.03
Marinella Senatore, Shine, 2020
bandiera in tessuto nautico
210 x 300 cm
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, courtesy dell’artista
Formazione in musica, belle arti e cinema, la pratica di Marinella Senatore (Cava de’ Tirreni, 1977) è caratterizzata da una forte dimensione collettiva e partecipativa, che unisce forme di resistenza, cultura popolare, danza e musica, eventi di massa e attivismo, ripensando la natura politica delle formazioni collettive e consentendo al pubblico di generare un potenziale cambiamento sociale.⁠ Intrecciando l’esperienza biografica e personale dell'artista con le narrazioni collettive condivise, Marinella Senatore è un’artista multidisciplinare, realizza performance,  collage, sculture, fotografia e video. La bandiera Shine, in contrapposizione alla vita al chiuso che tutti noi conduciamo in questo periodo, rivolto alla realtà locale e a tutti coloro che hanno accesso alla rete, è un messaggio di speranza, un invito a non abbattersi e a volgere lo sguardo ad un presente, che nonostante le apparenze, può essere luminoso.
 
25–31.03
Nico Vascellari, In Dark Times We Must Dream With Open Eyes (Flag), 2020
bandiera in tessuto nautico
210 x 300 cm
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, courtesy dell’artista
La bandiera In Dark Times We Must Dream With Open Eyes è stata disegnata da Nico Vascellari (Vittorio Veneto, 1976) artista multimediale per eccellenza, il cui lavoro si muove tra diversi linguaggi: performance, scultura ma anche disegno, collage e video. La dimensione sonora – parte del background dell’artista – è utilizzata per canalizzare nell’intervento artistico forze ed energie che scardinano l’ordine delle cose. La sua ricerca attinge dall’antropologia e dal folklore, unendo un profondo e personale legame con la natura alle contaminazioni con la scena alternativa underground. Come parte del suo progetto di ricerca visiva e musicale Codalunga, Vascellari  ha realizzato una serie di testi che giocano sull’anagramma, stampati su  t-shirt: il più famoso è dream >> merda da cui nasce lo slogan In Dark Times We Must Dream With Open Eyes (in tempi bui, dobbiamo sognare a occhi aperti), utilizzato dall’artista in varie declinazioni formali e ora scelto per la nostra bandiera. Un inno alla lotta, ma con un'accezione positiva e attiva: non dobbiamo subire passivamente gli eventi che ci circondano, bensì combattere per rendere il mondo un posto migliore.
 
01–07.04
Marzia Migliora, − · − (Kilo), 2020
bandiera in tessuto nautico
210 x 300 cm
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, courtesy dell’artista, Galleria Lia Rumma, Milano/Napoli
“Kilo” (linea, punto, linea in codice morse), è la bandiera pensata da Marzia Migliora (Alessandria, 1972). Migliora ha scelto di produrre per l’occasione una bandiera composta da un partito di giallo e blu, che nel codice internazionale dei segnali marittimi significa “desidero comunicare con voi”. Il codice internazionale nautico è un sistema di codifica che utilizza segnalazioni con bandiere per rappresentare lettere, numeri o messaggi. L’artista è solita lavorare con il linguaggio e i simboli del vocabolario nautico, una fascinazione per la metafora del mare, che per Migliora implica qualcosa che non si vede, una zona d’ombra e un sommerso che può essere riscontrata anche nell’arbitrarietà della comunicazione e nelle sue contraddizioni.
Interessata da sempre ai modi in cui il linguaggio diviene performativo coinvolgendo la particolare percezione dello spettatore, Migliora con “Kilo” innesta un possibile dialogo aperto che dall’artista muove attraverso l’immagine del museo fino a coloro che vedranno la bandiera, sia direttamente che attraverso la sua riproduzione on line.
Al di là di ogni possibile retorica, l’artista propone un messaggio potente, immediato nella sua semplicità: “desidero comunicare con voi” è una richiesta di ascolto e contatto, un invito alla relazione mediante una comunicazione non verbale che Migliora veicola continuamente nelle sue opere.
 
08–14.04
Eva Marisaldi, senza titolo, 2020
bandiera in tessuto nautico
210 x 300 cm
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, courtesy dell’artista
Anche Eva Marisaldi (Bologna, 1966) ha risposto all’invito del Centro Pecci con una bandiera specificatamente pensata per l’occasione. Come di consueto nei suoi lavori l’artista dimostra qui una sensibilità articolata, nutrita da suggestioni tratte dai suoi molteplici interessi per la letteratura, la scienza e l’attualità e declinata attraverso un gesto minimo, poetico, spesso inatteso. Un aquilone, una sorta di tappeto volante in un cielo puntellato di stelle, campeggia nella bandiera, ma anche una figura geometrica astratta, un piano colorato che segna il rapporto tra cielo e bandiera e lo annulla. Una sola parola, “approssimazione”, che, prendendo spunto dalle riflessioni del filologo Enzo Raimondi, viene intesa dall’artista come un passaggio necessario per arrivare alla conoscenza. Da sempre Eva Marisaldi presenta oggetti minimali, frutto di un pensiero mobile e attento ai piccoli simboli della quotidianità, un lavoro caratterizzato da un’apertura nei confronti dell’altro, dalla relazione e dall’incontro.

15–21.04
Flavio Favelli, Zuppa Inglese Bandiera (Zuppa Inglese Flag), 2020
bandiera in tessuto nautico
210 x 300 cm
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, courtesy dell’artista
«Ricordo che c’era una questione inglese in casa dai nonni materni e questo si capiva subito perchè l’unico piatto non bolognese che cucinava mia nonna era la carne all’inglese, il Roast-beef, il rosbif, come lo chiamava lei. Il riso al burro, o all’inglese, invece, non si faceva mai o se si faceva era perchè qualcuno era malato e quindi non poteva rientrare nei piatti rispettabili, perchè la faccenda del cibo era seria, in pratica si viveva per mangiare. E poi c’era la Zuppa inglese, dolce bolognese come il Fior di latte, e la Torta di riso, con tre strati: biscotti savoiardi bagnati nell’Alchermes, cioccolato e crema e come ogni famiglia tradizionale, mia nonna aveva la sua ricetta personale, tramandata in un quaderno. Nonostante il carattere ricco e grasso della cucina bolognese, quella di Tosca aveva qualcosa di netto, quasi minimale in un ambiente abbondante, ripieno e farcito; la Zuppa inglese di casa Landi Franchini era densa, compatta e decisa.» (nota di Flavio Favelli).
Il lavoro di Flavio Favelli (Firenze, 1967), fortemente radicato nel territorio da cui proviene e nella sua storia personale, propone la ricostruzione dell’immaginario della sua infanzia borghese nell’Italia degli anni Settanta, spesso resa con la creazione di ambienti che rincorrono il passato riassemblando armadi, tappeti, specchi, oggetti di varia natura, lampade, cartoline. La bandiera di Favelli per il Centro Pecci propone proprio il disegno di una zuppa inglese su carta intestata “Rag. Carlo Franchini Bologna”, come a richiamare una memoria del passato per esorcizzare il presente.
 
22–28.04
Marcello Maloberti,I LIKE CHINA AND CHINA LIKES ME, 我喜,中, 2020
bandiera in tessuto nautico
210 x 300 cm
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, courtesy dell’artista
La bandiera di Marcello Maloberti (Codogno, 1966) prende ispirazione dal celebre lavoro di Joseph Beuys, I like America and America likes me, in cui l’artista si isola per giorni nello spazio della galleria con un coyote, simbolo del danno provocato dall’arrivo dell’uomo bianco alla natura e ai nativi del continente americano.
L’artista l’ha proposta così alla nostra direttrice:
«Ciao Cristiana,
Quando è iniziato il progetto delle bandiere del Centro Pecci ho subito visto la bandiera cinese, probabilmente perché Prato è la città che ospita una delle più grandi comunità cinesi in Italia. Le prime idee sono sempre le migliori, arrivano come delle battute.
Sono stato ispirato dalla forma dell’architettura del museo e dal suo color oro, che mi ha fatto pensare a un nuovo tempio buddista e al bellissimo contrasto tra il brillare del rosso e la luce dell’oro.
Penso che oggi l’Italia sia più vicina alla Cina che a questa Europa, che ormai sembra solo un fantasma.
Tuo caramente
Marcello»
 
29.04–05.05
Elisabetta Benassi,Bumblebee needs protection for humankind’s sake, 2017-2020
bandiera in tessuto nautico
210 x 300 cm
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, courtesy dell’artista
Elisabetta Benassi (Roma, 1966) sceglie di riprodurre sulla sua bandiera lo spartito per clarinetto dell’interludio sinfonico detto Il volo del calabrone, tratto dall’opera La favola dello zar Saltan di Rimskij-Korsakov del 1900. L’andamento del brano ricostruisce in chiave musicale il ronzio di un insetto, restituendone anche il movimento fluttuante ma regolare ed evocando la bella stagione e le campagne assolate. Gli insetti impollinatori, come il bombo (traduzione corretta di bumblebee) sono tra le creature maggiormente colpite dai cambiamenti climatici e dall’uso indiscriminato di pesticidi. Il loro ruolo fondamentale per gli ecosistemi rischia di essere compromesso, con conseguenze gravi sulla produzione agricola e la biodiversità. Il titolo dato alla bandiera si riferisce perciò alla necessità per l’uomo di ricreare un rapporto meno alienato con la natura, di cui lui stesso è parte indistinguibile. Un tema presente in molte opere di Elisabetta Benassi, artista che con il suo lavoro affronta l’eredità culturale, politica e artistica della modernità e le sue conseguenze nel presente.

06 - 12.05
Massimo Bartolini, Manca Anima, 2020
bandiera in tessuto nautico
210 x 300 cm
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, courtesy dell’artista
Nella sua ricerca Massimo Bartolini (Cecina, 1962) è solito impiegare molteplici media espressivi, le sue opere nascono da una serrata indagine nei confronti dello spazio e dei sistemi percettivi e relazionali che si vengono a creare nel rapporto che abbiamo con esso, con una costante attenzione verso la dimensione più intima ed emotiva della mente umana. 
La bandiera pensata dall’artista per il Centro Pecci presenta un messaggio semplice, quanto apparentemente ermetico, Manca Anima, estratto da un graffito che “orna“ le pareti delle celle di Palazzo Chiaramonte Steri, a Palermo, che ospitò dal 1600 al 1782 il tribunale dell’inquisizione, introdotto in Sicilia dagli Spagnoli, per fronteggiare una deriva libertaria e di integrazione tra religioni ed etnie che aveva luogo in quegli anni in Sicilia e che poteva essere pericolosa per la stabilità dello stato. I graffiti, di colore rosso, ottenuti dal coccio delle mattonelle tritato e mescolato con lo sputo, furono scoperti nel 1906 e al loro studio lavorò anche lo scrittore e antropologo Giuseppe Pitrè. Scrive l'artista: "Manca anima più che un lamento oggi è come un promemoria che intende ricordare una voce fondamentale nella lista delle cose necessarie per essere all’ altezza di questo momento: l’anima. Anima è una parola che mi spaventa, ma penso al vento qui accanto e mi sento sereno”.

13-19.05
Elena Mazzi, Avanzi, 2015-2020
bandiera in tessuto nautico
210 x 300 cm
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, courtesy dell’artista
La bandiera di Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984) prende spunto da un suo lavoro precedente, Avanzi, concepito durante la residenza Guilmi Art Project (GAP) nel piccolo comune di Guilmi in Abruzzo nel 2015. La pratica di Mazzi è caratterizzata da una profonda attenzione per il territorio come oggetto specifico di intervento, l’idea di crisi come elemento di trasformazione fattiva, l’operare dell’artista come agente di riorganizzazione attraverso la commistione di discipline eterogenee e la stretta collaborazione con portatori di un sapere ulteriore, il ritornare sulle idee alla base di lavori precedenti che rende i progetti costantemente in fieri. La bandiera Avanzi, rappresenta un’azione simbolica, una sorta di tableau vivant, in cui storie di miti, leggende e credenze popolari, sono impiegate per una reinterpretazione dell’identità di un paese. La sua riproposizione nel contesto del museo funziona come una sorta di impulso a ripensare sinergicamente il territorio, le dinamiche sociali e le sue narrazioni future.
 
20-26.05
Andreco, ALL WE HAVE IS EACH OTHER – ECOCENTRISM AND MUTUAL AID, 2020
bandiera in tessuto nautico
210 x 300 cm
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, courtesy dell’artista
La bandiera di Andreco mostra un'ellisse di rocce nere, a rappresentare un sistema in equilibrio, su uno sfondo turchese con bordo oro; i colori più usati nelle icone sacre. Questa figura, immaginifica e paradossale, ricorda la tecnica costruttiva della "chiave di volta", con cui, sin dall'antichità, dagli etruschi e poi dai romani, vengono realizzati gli archi. In questo caso però, ogni elemento è una chiave di volta. Il fenomeno di co-dipendenza statica che viene esercitato tra tutti gli elementi permette l'esistenza della forma, del "corpo collettivo". L'immagine rappresenta per l'artista il concetto di mutualismo. Gli organismi in rapporto mutualistico traggono infatti beneficio l'uno dall'esistenza dell'altro. Queste rocce, da un certo punto di vista, hanno attivato tra loro un processo simbiotico mutualistico. Per Andreco si può sfuggire dalla catastrofe attuale in primo luogo cambiando il punto di vista da antropocentrico ad ecocentrico, considerarsi cioè parte di un mondo, di un ecosistema complesso ed interconnesso, fatto di esseri umani ma anche di altri animali, di piante, di materia organica ed inorganica che interagisce, si trasforma continuamente seguendo variabili sensibilissime. Questa è l'unica strada per uscire dalla crisi, ricordarsi che "tutto quello che abbiamo siamo noi stessi", noi inteso come l'intero pianeta terra, l'universo ed oltre. "All we can have is Each other".


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