Legati da una Cintola - L'Assunta di Bernardo Daddi e l'identità di una città
Dal 07 Settembre 2017 al 25 Febbraio 2018
Prato
Luogo: Palazzo Pretorio
Indirizzo: piazza del Comune
Curatori: Andrea De Marchi, Cristina Gnoni Mavarelli
Enti promotori:
- Comune di Prato
- Museo di Palazzo Pretorio
- Con la collaborazione di Diocesi di Prato
Costo del biglietto: intero € 8, ridotto € 6. Dal 14 al 25 febbraio € 3
Telefono per informazioni: +39 0574 19349961
E-Mail info: museo.palazzopretorio@comune.prato.it
Sito ufficiale: http://www.palazzopretorio.prato.it
Un simbolo religioso e civile, fulcro delle vicende artistiche di Prato ed elemento cardine della sua identità: la Sacra Cintola, la cintura della Vergine custodita nel Duomo che per secoli è stata il tesoro più prezioso di Prato, sarà al centro della nuova esposizione del Museo di Palazzo Pretorio. La mostra, Legati da una cintola - L’Assunta di Bernardo Daddi e l’identità di una città, è organizzata dal Comune di Prato, in collaborazione con la Diocesi di Prato ed è curatadaAndrea De Marchi e Cristina Gnoni Mavarelli. Sarà inaugurata il 7 settembre al Museo di Palazzo Pretorio, negli spazi espositivi recuperati dell’ex Monte dei Pegni.
Un tema, quello della reliquia pratese, che consente di accendere un fascio di luce intenso su un’età di grande prosperità per Prato, il Trecento, a partire dalle committenze ad artisti di primo ordine come lo scultore Giovanni Pisano e il pittore Bernardo Daddi, che diedero risonanza alla devozione mariana a Prato come vero e proprio culto civico. La mostra prende spunto da quel prezioso simbolo dall’innegabile valore identitario per intrecciare i fili di un racconto che parla della città e del suo ricco patrimonio di cultura e bellezza custodito sul territorio e riconoscibile al di fuori dei confini locali.
Leggenda, arte e tradizione - L’origine del culto della sacra cintola affonda le sue radici nel XII secolo. La leggenda si basa su un testo apocrifo del V-VI secolo e vuole che la cintura, consegnata a San Tommaso dalla Madonna al momento dell’Assunzione, sia stata portata a Prato verso il 1141 dal mercante pratese Michele e da questi donata in punto di morte, nel 1172, al proposto della pieve. La Cintola è una sottile striscia di lana finissima, lunga 87 centimetri, di color verdolino, broccata in filo d'oro con ai capi due cordicelle per legarla.
Fra Due e Trecento la reliquia assurse al ruolo di vero e proprio segno dell’elezione della città, santificata da una così preziosa vestigia miracolosamente giunta dalla Terra Santa, e divenne motore delle vicende artistiche pratesi.
La tavola di Bernardo Daddi - Una delle immagini più prestigiose di tutto il Trecento dedicate all’Assunta e al dono miracoloso della Cintola all’incredulo San Tommaso è la pala di Bernardo Daddi commissionata nel 1337-1338. L’opera nel tempo è stata smembrata e la sua complicata diaspora ha fatto sì che si perdesse la coscienza stessa della sua capitale importanza. L’allestimento del Pretorio consentirà di tornare ad ammirare nel suo complesso la monumentale macchina dipinta dal Daddi, riunendo i suoi componenti che originariamente comprendevano una doppia predella con la storia del viaggio della cintola e del suo approdo a Prato (questa custodita nel Museo) e la parallela migrazione del corpo di Santo Stefano da Gerusalemme a Roma, perché si riunisse a quello di San Lorenzo (custodita nei Musei Vaticani), e una terminazione con la Madonna assunta che cede la Cintola a San Tommaso (conservata al Metropolitan Museum di New York).
Percorso espositivo - La mostra si apre con una delle prime attestazioni in Occidente della
Madonna assunta che dona la Cintola, con il rilievo eponimo del Maestro di Cabestany, scultore romanico attivo nel Roussillon e in Toscana che lavorò pure a Prato, nei capitelli del chiostro dell’antica prepositura di Santo Stefano (Sezione 1 – Da Cabestany a Prato: genesi di un tema). Punto focale della mostra è la ricomposizione della pala dell’Assunta di Bernardo Daddi (Sezione 2 – La pala pratese di Bernardo Daddi restituita), per meglio contestualizzare l'operato del Daddi saranno esposte altre opere del pittore giottesco appartenenti a questa stessa fase stilistica contraddistinta da una felice e vivace vena narrativa (Sezione 3 – Bernardo Daddi narratore).
Un nucleo scelto di cintole profane del secolo XIV documenteranno la bellezza di questo genere di manufatti, riprodotto nell'elegantissima Santa Caterina dipinta da Giovanni da Milano nel polittico per lo Spedale della Misericordia, uno dei capolavori del museo di Palazzo Pretorio (Sezione 4 – La Sacra Cintola, le cinte profane e Giovanni da Milano). Seguirà una rassegna esemplificativa delle diverse elaborazioni dell'iconografia che univa la morte della Vergine e la Assunzione nell'arte toscana del Trecento: una carrellata di dipinti, miniature, sculture permetterà di apprezzare la diversa interpretazione del tema in area fiorentina, dove San Tommaso afferra la Cintola, e in area senese, dove la cintola è lasciata cadere dalla Madonna in volo (Sezione 5 – L’Assunta e la Cintola: varianti nel Trecento toscano). Il percorso espositivo proseguirà presentando la tradizione iconografica dell’Assunta in terra toscana, dove prevale il tema della Madonna della Cintola col solo San Tommaso, con la selezione di esempi particolarmente significativi e concludendo con gli echi più tardi in area pratese, fino alle pale di Stradano e di Santi di Tito (Sezione 6 – L’Assunta e la Cintola: la tradizione seguente).
Saranno infine esposte tutte le testimonianze documentarie e visive che accompagnarono il culto della Cintola stessa e l'ostensione: le preziose custodie, le suppellettili e gli arredi della Cappella della Cintola nella Cattedrale. Alcuni apparati didattici aiuteranno a comprendere la natura anche tecnica del manufatto e a raccordare fra loro le testimonianze librarie e archivistiche. Si presenteranno anche testimonianze del culto della Cintola nel Duomo di Pisa. Anche il Duomo di Prato sarà parte integrante di un percorso che permetterà ai visitatori di entrare nella Cappella della Cintola, abitualmente preclusa alla visita e di ammirare da vicino il ciclo di affreschi realizzati da Agnolo Gaddi (Sezione 7 – Il culto e l’ostensione della Sacra Cintola a Prato e in Toscana).
La tradizione della Cintola mariana, il Pulpito di Donatello e il Duomo di Prato
È intorno alla Cintola mariana che si muove l'identità spirituale e civica di Prato, la reliquia che la tradizione pratese ritiene legata all’assunzione di Maria al cielo e che giunse da Gerusalemme nel XII secolo portata da Michele Dagomari. È difficile dire quanto realmente la cintura possa essere ricondotta storicamente a Maria, ma quel che è sicuro è che rappresenta uno straordinario simbolo per i pratesi. Perfino l'architettura della città è legata alla sua presenza. Fu infatti per permettere ai tantissimi pellegrini di partecipare all'Ostensione che si pensò l’originale collocazione del pulpito nel Duomo di Prato.
Il pulpito è una creazione unica, realizzato tra il 1428e il 1438 da Donatello e Michelozzo, non è uno spazio nato per la predicazione, ma è esclusivamente legato all’ostensione. Un capolavoro rinascimentale che ricollega con un dinamico effetto rotatorio la facciata tardogotica e il fianco romanico della Cattedrale; grazie alla sua posizione angolare si ricongiungono anche le due piazze intorno alla chiesa – la più piccola, antichissima, sul fianco, e quella grande, davanti alla facciata, creata tra fine Duecento e 1336. Il recente restauro del pulpito lo riconsegna alla città nel pieno della sua bellezza d’insieme, un fascino generato dal perfetto, equilibrato rapporto fra le parti: il ricco basamento retto dal capitello bronzeo, il parapetto coi putti danzanti, fino all’elegante baldacchino che lo protegge, ricollegandolo al coronamento della facciata. Per quasi sei secoli fedeli, pellegrini e curiosi, giunti da ogni parte del mondo si sono concentrati sul “grande nido”, come lo definì Gabriele Dannunzio.
È invece nella cappella del Gaddi, prezioso scrigno all'interno della Cattedrale di Santo Stefano, che si conserva la cintura. Gli affreschi di Agnolo Gaddi e la delicata statua della Madonna con il bambino di Giovanni Pisano che la adorna ne sono il centro e il cuore, il punto di riferimento storico e spirituale. Il ciclo di affreschi di Agnolo Gaddi si compone delle storie della Vergine e di quelle della Cintola nelle opposte pareti, un racconto per immagini che si fonde insieme nell'affresco frontale (in parte perduto) dell'Assunzione della Madonna, con il dono di quella Cintura a San Tommaso apostolo.
Ma il Duomo di Prato custodisce anche il grandioso ciclo Storie di Santo Stefano e San Giovanni Battista, una delle più alte espressioni della produzione di Filippo Lippi per qualità e complessità della pittura. La ‘sonorità luminosa’ degli affreschi e della vetrata nella Cappella Maggiore della Cattedrale, nel corso dei secoli, ha fatto da sfondo ai grandi eventi della vita ecclesiale e civile della comunità pratese. Il lavoro, eseguito dal 1452 al 1465, fu caratterizzato da lunghe pause legate agli altri impegni della bottega e alle umanissime vicende sentimentali dell’artista. È infatti intorno al 1456 il “rapimento”, dal vicino convento di Santa Margherita, della monaca Lucrezia Buti, dalla cui unione nacque Filippino, il più grande dei pittori pratesi. Lucrezia sarebbe da identificare nella Santa Margherita raffigurata ne La Madonna della Cintola, la pala d’altare dipinta da Filippo Lippi per il Convento di santa Margherita (1456-1465) e ora conservata nel Museo di Palazzo Pretorio.
L'Ostensione pubblica del Cingolo dal pulpito si ha solo cinque volte durante l’anno: Pasqua, primo maggio, Assunzione di Maria (15 agosto), Natività di Maria (8 settembre) e Natale. Rare le occasioni di un uso diverso, sempre legate alla presenza di personaggi di eccezionale importanza, tra cui Giovanni Paolo II 19 aprile 1986 e Francesco il 10 novembre 2015.
Orario: dalle 10.30 alle 18.30 tutti i giorni (eccetto il martedì non festivo). La biglietteria chiude alle 18
Sabato 16 Dicembre ore 16.30
Conferenza
La Cintola di Maria. Mito, storia, tradizione
È affidata a Franco Cardini, figura di spicco della medievistica internazionale, studioso delle Crociate, saggista e conoscitore dei rapporti culturali tra Oriente e Occidente, la conferenza d'arte di sabato 16 dicembre, alle 16.30, La Cintola di Maria. Mito, storia, tradizione. L'appuntamento, a ingresso libero fino a esaurimento posti, fa parte del ciclo di conferenze "Legati da una Cintola. Studi e riflessioni" che intende approfondire le suggestive connessioni fra arte, storia, mito, religione e la reliquia mariana custodita nella Cattedrale di Prato e protagonista della mostra.
Sono molti i luoghi che si fregiano di possedere la reliquia della cintura della Vergine, (le principali a Costantinopoli, Gerusalemme e quella conservata in Siria nella Chiesa di Santa Maria Soonoro a Homs), quella pratese è un manufatto probabilmente orientale, risalente al Medioevo, alla base della quale c'è una leggenda di pellegrinaggio. Cardini inquadrerà la vicenda della Cintola di Prato in quella, ricchissima, delle vere o supposte reliquie provenienti dalla Terrasanta.
Studenti protagonisti, sempre sabato 16 dicembre per l'intera giornata, della speciale iniziativa collegata alla mostra Legati da una Cintola. Gli studenti di storia dell'arte potranno infatti approfittare del biglietto di ingresso a soli 3 euro a loro dedicato. Ma non solo. Alle 11 è inoltre in programma l'appuntamento con i curatori della mostra Andrea De Marchi e Cristina Gnoni Mavarelli che saranno a disposizione per esaudire curiosità e approfondimenti.
Conferenze di febbraio
Semplice e comune accessorio di abbigliamento, ma anche simbolo di seduzione, sacrificio e potere al femminile: la cintura, a partire da quelle che compaiono nei primi capitoli della Genesi e attraverso un viaggio tra arte e antropologia culturale, sarà al centro dell’incontro di sabato 3 febbraio alle 16.30 con la storica Sara Paci Piccolo che aprirà il nuovo ciclo di conferenze d’arte di Palazzo Pretorio.
Dopo il grande successo della precedente rassegna e in occasione della proroga della mostra Legati da una Cintola che chiuderà il 25 febbraio, il Museo propone un nuovo cartellone di tre incontri, tutti di sabato e tutti a ingresso libero, per proseguire il percorso di approfondimento intorno al tema della Cintola mariana, indagata sotto diversi e molteplici punti di vista.
Con la conferenza Di beltà e fortezza cinte - da Biancaneve a Maria, cinture nel mito e nella storia Sara Paci Piccolo ripercorrerà la lunga storia della cintura e della sua forza simbolica che tocca il vertice nella devozione alla "Madonna della Cintola", attraverso vicende di donne e dee, sante e peccatrici, ma anche guerrieri e uomini di chiesa accomunati da un gesto quotidiano qual è quello di cingersi la vita, per stringere la veste o portare la spada: cinture di cuoio e di tessuto, cinture gioiello o di semplice corda e le Sacre Cintole (se ne contano tre) che Maria ha lasciato in eredità e testimonianza ai fedeli.
Sara Paci Piccolo, docente di Storia dell’arte, Storia del costume e della moda, Storia del cristianesimo e delle vesti liturgiche e Antropologia culturale al Polimoda di Firenze e al Fashion Institute of Technology di New York, è autrice anche di numerose pubblicazioni. Fra queste il più recente è “Di Beltà e Fortezza Cinte”, pubblicato da Ancora edizioni, scritto a quattro mani insieme ad Alessio Palmieri Marinoni.
Dopo il primo appuntamento la rassegna proseguirà sabato 10 febbraio con Teresa Megale e un’analisi sulla spettacolarità della ostensione fra rito civile e religioso in età moderna e si concluderà sabato 17 febbraio con Daniela Degl’Innocenti con un focus sul contesto civile e devozionale attorno alla reliquia mariana in occasione della sua presentazione nel 1600 a Maria de’ Medici in visita alla Cappella della Cintola prima della sua partenza per Parigi in sposa a Enrico IV.
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