Giovanni De Lazzari. Nel passato di un'idea

Giovanni De Lazzari Senza titolo, 2021. Matita su carta/pencil on paper
Dal 12 Agosto 2021 al 10 Dicembre 2021
Modica | Ragusa
Luogo: Laveronica arte contemporanea
Indirizzo: Via Grimaldi 93
E-Mail info: info@gallerialaveronica.it
Sito ufficiale: http://www.gallerialaveronica.it
Laveronica arte contemporanea è orgogliosa di annunciare la nuova mostra personale di Giovanni De Lazzari (Lecco, 1977).
L’artista presenterà per l’occasione una serie di grandi disegni realizzati sui muri della galleria, frutto della sua recente ricerca che da sempre usa il disegno a matita come strumento privilegiato.
I lavori mettono in scena, ancora una volta, la riflessione tenace e profonda di De Lazzari sul rapporto tra forma e contenuto, tra la propria dimensione intima e segreta e quella che solo per un attimo cerca di diventare pubblica, finendo per essere inevitabilmente parziale. Per fare questo, l’immaginazione lascia spazio all’osservazione della natura, trasformando il disegno in una pratica di vita quotidiana.
La continua tensione tra la complessità del proprio immaginario e il tentativo quasi disperato di metterlo in mostra pone talvolta il lavoro dell’artista lontano dalle aspettative dello spettatore, ma in forte relazione con il mondo e attribuisce a essa una caratteristica preziosa e sempre più rara, quella della sincerità.
La mostra sarà accompagnata da un breve riflessione scritta dall’artista.
Guardare è un tentativo di gettarsi oltre i propri occhi sperando di non confondere il mondo con sé stessi.
In casa mia c’è un piano su cui ripongo ciò che raccolgo da terra; perlopiù si tratta di frammenti di natura a cui la morte ha conferito una seconda bellezza: foglie accartocciate, rami, insetti, ma soprattutto grovigli trovati ai margini dei sentieri. Disegnandoli in grande su pareti bianche elevo ciò che è minuto, residuale e prossimo al disfacimento, interpretando lo spazio come nesso tra soggettività e oggettività.
Nella complicatezza di annodamenti e percorsi interrotti questi elementi naturali corrispondono ad armonie psichiche apparenti, all’interno delle quali ogni certezza è solo una provvisoria attribuzione di senso. Gesti e linee determinano una seconda origine fisica del pensiero di cui una parte, attraverso il segno, emerge come traccia lasciando l’altra sommersa.
Nell’ambito della nautica è definita “opera viva” la porzione di scafo che è sotto la superficie dell’acqua; “opera morta” quella affiorante. Il riferimento mi è caro perché esprime la reciprocità di due livelli, l’uno evidente e l’altro nascosto, che sono fondamentali di un’immagine. Vale a dire che la forma allude sempre a ciò che nasconde; non svela mai, semmai suggerisce.
G.D.L.
L’artista presenterà per l’occasione una serie di grandi disegni realizzati sui muri della galleria, frutto della sua recente ricerca che da sempre usa il disegno a matita come strumento privilegiato.
I lavori mettono in scena, ancora una volta, la riflessione tenace e profonda di De Lazzari sul rapporto tra forma e contenuto, tra la propria dimensione intima e segreta e quella che solo per un attimo cerca di diventare pubblica, finendo per essere inevitabilmente parziale. Per fare questo, l’immaginazione lascia spazio all’osservazione della natura, trasformando il disegno in una pratica di vita quotidiana.
La continua tensione tra la complessità del proprio immaginario e il tentativo quasi disperato di metterlo in mostra pone talvolta il lavoro dell’artista lontano dalle aspettative dello spettatore, ma in forte relazione con il mondo e attribuisce a essa una caratteristica preziosa e sempre più rara, quella della sincerità.
La mostra sarà accompagnata da un breve riflessione scritta dall’artista.
Guardare è un tentativo di gettarsi oltre i propri occhi sperando di non confondere il mondo con sé stessi.
In casa mia c’è un piano su cui ripongo ciò che raccolgo da terra; perlopiù si tratta di frammenti di natura a cui la morte ha conferito una seconda bellezza: foglie accartocciate, rami, insetti, ma soprattutto grovigli trovati ai margini dei sentieri. Disegnandoli in grande su pareti bianche elevo ciò che è minuto, residuale e prossimo al disfacimento, interpretando lo spazio come nesso tra soggettività e oggettività.
Nella complicatezza di annodamenti e percorsi interrotti questi elementi naturali corrispondono ad armonie psichiche apparenti, all’interno delle quali ogni certezza è solo una provvisoria attribuzione di senso. Gesti e linee determinano una seconda origine fisica del pensiero di cui una parte, attraverso il segno, emerge come traccia lasciando l’altra sommersa.
Nell’ambito della nautica è definita “opera viva” la porzione di scafo che è sotto la superficie dell’acqua; “opera morta” quella affiorante. Il riferimento mi è caro perché esprime la reciprocità di due livelli, l’uno evidente e l’altro nascosto, che sono fondamentali di un’immagine. Vale a dire che la forma allude sempre a ciò che nasconde; non svela mai, semmai suggerisce.
G.D.L.
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