Giovanni Blanco e Lorenzo di Lucido. In ragione dell'ombra
Dal 15 Febbraio 2014 al 30 Marzo 2014
Rimini
Luogo: FAR | Fabbrica Arte Rimini - Palazzo del Podestà
Indirizzo: piazza Cavour
Orari: da martedì a domenica 16-22
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0541 704416 / 704421
E-Mail info: piero.delucca@comune.rimini.it
Sito ufficiale: http://www.comune.rimini.it
Sabato 15 febbraio 2014 alle ore 18, alla FAR | Fabbrica Arte Rimini, si inaugura una mostra di opere recenti di Giovanni Blanco e Lorenzo Di Lucido dal titolo “In ragione dell’ombra”.
Per secoli alla pittura è stato chiesto di tradurre in immagine la parola. Sappiamo quanto ai racconti del sacro si cercasse un riscontro concreto, fisico e percettivo, nelle visioni dipinte.
Non propriamente la verità ma il veridico era la prerogativa di un’arte alla quale si dava ruolo di Biblia pauperum, di libro ad uso di coloro che non avevano lettere.
Si domandava a quel verbo visivo un apporto probatorio utile alla fede, attraverso il senso più diretto e praticato di cui il corpo umano dispone per credere.
La vista era dunque un parametro di certezza, forse quanto ora lo è del dubbio. Ma anche quando esisteva questo credito di testimonianza della pittura, dietro il pennello gli artisti hanno sempre giocato con l’apparenza, coltivando una disposizione all’illusorio e alla finzione.
Attraverso la pittura sia Giovanni Blanco che Lorenzo di Lucido sembrano voler mettere in dubbio i loro stessi ricordi, perfino l’atto della testimonianza diretta, il racconto più familiare, risulta offuscato da una scialbatura che ne ostacola la messa a fuoco. La memoria è opaca, si pone in disparte, quando non viene destituita di ogni fondamento da un processo creativo che ne sradica anche l’ultimo residuo di riscontro.
Ma per entrambi, anche se attraverso percorsi diversi, è come se la verità più intima venisse cercata in quell'incertezza, in quella distanza irriducibile tra artificio e natura. Una verità contenuta nell'opera, già raggiunta dal pennello, ma a cui l'autore preferisce cambiare finale, retrocedendo dalla compiutezza.
È la stessa pittura a suggerire l'occultamento delle prove.
Aggiungere e sottrarre sono azioni che, necessariamente il pennello compie in tempi diversi. Uno sdoppiamento d'identità che non è mutismo ma aspirazione della parola, inghiottimento. Come una lingua che dapprima fa fiorire aggettivi al racconto per poi potare i rami della comprensione.
Finita l'epoca delle rivelazioni, questo può essere il minimo comune denominatore di due artisti che fanno della pittura un'officina dell'ombra. Massimo Pulini
Certe sere, sfinito, restavo immobile sul divano. Orientavo lo sguardo verde sul niente. Qualche volta gli occhi centravano un punto, il punto, all'incrocio tra la misura delle ombre e la bava sottile del pensiero. Questo è l'elogio del silenzio, pensavo, il risultato calibrato intorno agli atomi del visivo. Da piccolo, nelle sere d'inverno, mi stupivo del contorno aereo del respiro, come se dalle labbra una nuvola bianca restituisse parole al cielo: il primo canto della forma, il luogo immaginario che oscilla nel diaframma. Per un cantore innamorato la bocca deve essere una cava di ombre e di luci, la carne tornita nel rosso, dalla quale deflagrano le passioni. Mi ripetevo sempre: rigettare l'anima dalla bocca, andare oltre la scalfittura operata sul ceppo duro delle abitudini. Sono segnali, questi, che ho accolto col tempo come una geografia intima e testimoniale: l'onda che si sfalda sul bordo minerale della roccia, la morsura ostinata delle ossessioni che plasma la forma del mondo. Giovanni Blanco
Ho sempre più spesso questa idea fissa, fare a meno del frammento. Semplicemente fare una sola cosa, una, portare su una superficie la pittura come fosse un oggetto. Ogni giorno portare semplicemente qualcosa dentro la stanza, ripetutamente. Far collassare i vari strati l’uno sull'altro nella massima semplicità, senza pensare ad un risultato o ad un'immagine. So che alla fine lo farò, per il momento devo vedermela ancora col frammento, con la tarda poetica della mia epoca, che è quella appena passata. Un'epoca da postumo, da profeta delle dimenticanze, ancora, ancora per un poco percorrere questa via stretta di paese dove è padrona l'ombra fertile dei giorni. Lorenzo Di Lucido
Giovanni Blanco è nato a Ragusa nel 1980. Vive e lavora a Rosolini e a Bologna.
Lorenzo Di Lucido è nato a Penne nel 1983. Vive e lavora a Penne (Pe).
Per secoli alla pittura è stato chiesto di tradurre in immagine la parola. Sappiamo quanto ai racconti del sacro si cercasse un riscontro concreto, fisico e percettivo, nelle visioni dipinte.
Non propriamente la verità ma il veridico era la prerogativa di un’arte alla quale si dava ruolo di Biblia pauperum, di libro ad uso di coloro che non avevano lettere.
Si domandava a quel verbo visivo un apporto probatorio utile alla fede, attraverso il senso più diretto e praticato di cui il corpo umano dispone per credere.
La vista era dunque un parametro di certezza, forse quanto ora lo è del dubbio. Ma anche quando esisteva questo credito di testimonianza della pittura, dietro il pennello gli artisti hanno sempre giocato con l’apparenza, coltivando una disposizione all’illusorio e alla finzione.
Attraverso la pittura sia Giovanni Blanco che Lorenzo di Lucido sembrano voler mettere in dubbio i loro stessi ricordi, perfino l’atto della testimonianza diretta, il racconto più familiare, risulta offuscato da una scialbatura che ne ostacola la messa a fuoco. La memoria è opaca, si pone in disparte, quando non viene destituita di ogni fondamento da un processo creativo che ne sradica anche l’ultimo residuo di riscontro.
Ma per entrambi, anche se attraverso percorsi diversi, è come se la verità più intima venisse cercata in quell'incertezza, in quella distanza irriducibile tra artificio e natura. Una verità contenuta nell'opera, già raggiunta dal pennello, ma a cui l'autore preferisce cambiare finale, retrocedendo dalla compiutezza.
È la stessa pittura a suggerire l'occultamento delle prove.
Aggiungere e sottrarre sono azioni che, necessariamente il pennello compie in tempi diversi. Uno sdoppiamento d'identità che non è mutismo ma aspirazione della parola, inghiottimento. Come una lingua che dapprima fa fiorire aggettivi al racconto per poi potare i rami della comprensione.
Finita l'epoca delle rivelazioni, questo può essere il minimo comune denominatore di due artisti che fanno della pittura un'officina dell'ombra. Massimo Pulini
Certe sere, sfinito, restavo immobile sul divano. Orientavo lo sguardo verde sul niente. Qualche volta gli occhi centravano un punto, il punto, all'incrocio tra la misura delle ombre e la bava sottile del pensiero. Questo è l'elogio del silenzio, pensavo, il risultato calibrato intorno agli atomi del visivo. Da piccolo, nelle sere d'inverno, mi stupivo del contorno aereo del respiro, come se dalle labbra una nuvola bianca restituisse parole al cielo: il primo canto della forma, il luogo immaginario che oscilla nel diaframma. Per un cantore innamorato la bocca deve essere una cava di ombre e di luci, la carne tornita nel rosso, dalla quale deflagrano le passioni. Mi ripetevo sempre: rigettare l'anima dalla bocca, andare oltre la scalfittura operata sul ceppo duro delle abitudini. Sono segnali, questi, che ho accolto col tempo come una geografia intima e testimoniale: l'onda che si sfalda sul bordo minerale della roccia, la morsura ostinata delle ossessioni che plasma la forma del mondo. Giovanni Blanco
Ho sempre più spesso questa idea fissa, fare a meno del frammento. Semplicemente fare una sola cosa, una, portare su una superficie la pittura come fosse un oggetto. Ogni giorno portare semplicemente qualcosa dentro la stanza, ripetutamente. Far collassare i vari strati l’uno sull'altro nella massima semplicità, senza pensare ad un risultato o ad un'immagine. So che alla fine lo farò, per il momento devo vedermela ancora col frammento, con la tarda poetica della mia epoca, che è quella appena passata. Un'epoca da postumo, da profeta delle dimenticanze, ancora, ancora per un poco percorrere questa via stretta di paese dove è padrona l'ombra fertile dei giorni. Lorenzo Di Lucido
Giovanni Blanco è nato a Ragusa nel 1980. Vive e lavora a Rosolini e a Bologna.
Lorenzo Di Lucido è nato a Penne nel 1983. Vive e lavora a Penne (Pe).
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