1849-1871. Ebrei di Roma tra segregazione ed emancipazione

© Wikimedia Commons | Museo Ebraico di Roma
Dal 10 Novembre 2021 al 27 Maggio 2022
Roma
Luogo: Museo Ebraico
Indirizzo: Via Catalana
Orari: Da domenica a giovedì 10:00 - 17:00; ultimo ingresso alle 16:15. Venerdì 9:00 - 14:00; ultimo ingresso alle 13:15
Curatori: Francesco Leone e Giorgia Calò
Costo del biglietto: Intero: € 11, Ridotto: € 8, Studenti: € 5
Telefono per informazioni: +39 06.68400661
Sito ufficiale: http://www.museoebraico.roma.it
In occasione dei 150 anni dalla proclamazione di Roma Capitale del Regno d’Italia, la Comunità Ebraica di Roma e la Fondazione per il Museo Ebraico di Roma inaugurano la mostra “1849-1871. Ebrei di Roma tra segregazione ed emancipazione”, aperta al pubblico dal 10 novembre 2021 al 27 maggio 2022. L’esposizione si avvale dei prestiti dei più importanti musei italiani del Risorgimento e di prestigiose collezioni private, con lo scopo di far conoscere e raccontare l’impegno e il coinvolgimento degli ebrei italiani nel periodo del Risorgimento.
Dall’eroica Repubblica Romana del 1849 alla proclamazione di Roma capitale nel 1871, si fece evidente l’identificazione tra lo spirito risorgimentale e la millenaria storia ebraica. Una comune idea di riscatto e orgoglio identitario portò alla costruzione dell’Italia unita e alla liberazione dalla secolare costrizione nei ghetti. In un dialogo tra dipinti, sculture e testimonianze documentarie, la mostra racconta il coinvolgimento del mondo ebraico in queste vicende, con particolare attenzione alla Comunità Ebraica di Roma. Per la specifica posizione all’interno dello Stato Pontificio, gli ebrei romani conquistarono i loro diritti e la piena libertà solo in seguito l’annessione di Roma al Regno d’Italia nel 1870. Così le grandi figure patriottiche del Risorgimento intrecciarono le loro vicende personali e politiche con il mondo ebraico, trovando anche il sostegno di coloro che combatterono in prima linea in nome della futura patria. Gli ebrei della penisola parteciparono sentitamente al fenomeno rivoluzionario con l’obiettivo di rivendicare la loro piena italianità e al contempo dimostrare che il loro credo religioso poteva fondersi con l’ideale civile del culto della Nazione propugnato da Giuseppe Mazzini. L’effervescenza del momento storico e l’interazione che vi era tra i diversi ambienti culturali risaltano attraverso le storie di alcuni personaggi: da Massimo d’Azeglio a Giuseppe Mazzini, da Isacco Artom a Giacomo Segre, da Sara Nathan a Samuele Alatri, narrati attraverso dipinti, sculture e numerosi scambi epistolari. Un focus sarà inoltre dedicato ai pittori-soldato ebrei. È nel periodo dell’emancipazione che gli artisti ebrei si unirono all’avanguardia culturale della nuova Italia rappresentata dai Macchiaioli, il grande movimento toscano connesso agli ideali del Risorgimento. Di questo gruppo, caratterizzato dall’attenzione alla pittura en plein air realizzata con ampie pennellate e contrasti tonali, fecero parte Vito D’Ancona e Serafino De Tivoli. I due pittori, impegnati a combattere come volontari al fianco di Garibaldi, privilegiarono il genere di ispirazione paesistica e il ritratto. Il piemontese Raffaele Pontremoli e il ligure Alberto Issel orientarono invece la loro pittura verso quadri incentrati sulle battaglie risorgimentali, affiancando ai fucili delle battaglie i pennelli per rappresentarle. Attraverso l’esposizione di alcuni dipinti e grazie al racconto delle loro storie personali sarà possibile ricostruire il concorso concreto degli ebrei al Risorgimento italiano.
Il percorso espositivo, composto da 70 opere, tra dipinti, sculture, disegni, incisioni, manoscritti e fotografie, sarà accompagnato da un’installazione sonora con musiche realizzate in epoca risorgimentale. Sono gli Inni musicali in omaggio a Vittorio Emanuele, composti dal noto musicista ebreo romano Amadio Di Segni su parole di Crescenzo Alatri, e Annoten Teshuà (benedizione al sovrano), canto tradizionale di Roma armonizzato dal Maestro Amadio Di Segni.
La mostra, realizzata sotto gli auspici della Comunità Ebraica di Roma e della Fondazione per il Museo Ebraico di Roma, con la collaborazione del Dipartimento Beni e Attività Culturali della Comunità Ebraica di Roma e della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con il supporto di Acea SpA, della David Berg Foundation, di Ronald S. Lauder e di una fondazione filantropica internazionale, è curata da Francesco Leone e Giorgia Calò, membri del Consiglio Scientifico della Fondazione Museo Ebraico di Roma, presieduta da Alessandra Di Castro.
Dall’eroica Repubblica Romana del 1849 alla proclamazione di Roma capitale nel 1871, si fece evidente l’identificazione tra lo spirito risorgimentale e la millenaria storia ebraica. Una comune idea di riscatto e orgoglio identitario portò alla costruzione dell’Italia unita e alla liberazione dalla secolare costrizione nei ghetti. In un dialogo tra dipinti, sculture e testimonianze documentarie, la mostra racconta il coinvolgimento del mondo ebraico in queste vicende, con particolare attenzione alla Comunità Ebraica di Roma. Per la specifica posizione all’interno dello Stato Pontificio, gli ebrei romani conquistarono i loro diritti e la piena libertà solo in seguito l’annessione di Roma al Regno d’Italia nel 1870. Così le grandi figure patriottiche del Risorgimento intrecciarono le loro vicende personali e politiche con il mondo ebraico, trovando anche il sostegno di coloro che combatterono in prima linea in nome della futura patria. Gli ebrei della penisola parteciparono sentitamente al fenomeno rivoluzionario con l’obiettivo di rivendicare la loro piena italianità e al contempo dimostrare che il loro credo religioso poteva fondersi con l’ideale civile del culto della Nazione propugnato da Giuseppe Mazzini. L’effervescenza del momento storico e l’interazione che vi era tra i diversi ambienti culturali risaltano attraverso le storie di alcuni personaggi: da Massimo d’Azeglio a Giuseppe Mazzini, da Isacco Artom a Giacomo Segre, da Sara Nathan a Samuele Alatri, narrati attraverso dipinti, sculture e numerosi scambi epistolari. Un focus sarà inoltre dedicato ai pittori-soldato ebrei. È nel periodo dell’emancipazione che gli artisti ebrei si unirono all’avanguardia culturale della nuova Italia rappresentata dai Macchiaioli, il grande movimento toscano connesso agli ideali del Risorgimento. Di questo gruppo, caratterizzato dall’attenzione alla pittura en plein air realizzata con ampie pennellate e contrasti tonali, fecero parte Vito D’Ancona e Serafino De Tivoli. I due pittori, impegnati a combattere come volontari al fianco di Garibaldi, privilegiarono il genere di ispirazione paesistica e il ritratto. Il piemontese Raffaele Pontremoli e il ligure Alberto Issel orientarono invece la loro pittura verso quadri incentrati sulle battaglie risorgimentali, affiancando ai fucili delle battaglie i pennelli per rappresentarle. Attraverso l’esposizione di alcuni dipinti e grazie al racconto delle loro storie personali sarà possibile ricostruire il concorso concreto degli ebrei al Risorgimento italiano.
Il percorso espositivo, composto da 70 opere, tra dipinti, sculture, disegni, incisioni, manoscritti e fotografie, sarà accompagnato da un’installazione sonora con musiche realizzate in epoca risorgimentale. Sono gli Inni musicali in omaggio a Vittorio Emanuele, composti dal noto musicista ebreo romano Amadio Di Segni su parole di Crescenzo Alatri, e Annoten Teshuà (benedizione al sovrano), canto tradizionale di Roma armonizzato dal Maestro Amadio Di Segni.
La mostra, realizzata sotto gli auspici della Comunità Ebraica di Roma e della Fondazione per il Museo Ebraico di Roma, con la collaborazione del Dipartimento Beni e Attività Culturali della Comunità Ebraica di Roma e della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con il supporto di Acea SpA, della David Berg Foundation, di Ronald S. Lauder e di una fondazione filantropica internazionale, è curata da Francesco Leone e Giorgia Calò, membri del Consiglio Scientifico della Fondazione Museo Ebraico di Roma, presieduta da Alessandra Di Castro.
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