Akram Zaatari. The Archaeology of Rumour
Dal 12 Febbraio 2016 al 04 Marzo 2016
Roma
Luogo: The British School at Rome
Indirizzo: via Gramsci 61
Orari: da martedì a sabato 13-18
Curatori: Marina Engel
Enti promotori:
- The British School at Rome
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 3264939
Sito ufficiale: http://www.bsr.ac.uk
Dopo il primo appuntamento con Robert Bevan, prosegue il programma Meeting Architecture, FRAGMENTS, alla British School at Rome, a cura di Marina Engel. Protagonista del secondo incontro, venerdì 12 febbraio 2016 alle ore 18.00, è l’artista libanese Akram Zaatari con la lecture e la mostra dal titolo The Archaeology of Rumour.
Il programma FRAGMENTS, concentrandosi sul concetto di frammento – inteso come maceria, casa, oggetto personale, fotografia – vuole riflettere su quanto la memoria, le emozioni e le ideologie siano costantemente legate alle rovine, agli edifici e a quello che contengono. Partendo da questo assunto, architetti, artisti visivi e storici si alternano, da dicembre 2015 a giugno 2017, con l’obiettivo di interpretare il frammento come tentativo per ricostruire l’identità personale e collettiva nelle zone di conflitto, dimostrando come il significato e i ricordi che attribuiamo alle nostre esperienze rimandino a elementi materici. L’intervento di Akram Zaatari alla British School at Rome si incentrerà sul tema della lettera in tempi di guerra.
Lettere andate perdute, ritrovate, nascoste, riscoperte o consegnate in ritardo sono al contempo soggetto e forma di molti dei suoi lavori.
La mostra, dal 12 febbraio al 4 marzo 2016 e curata da Marina Engel, presenta due video: In this House (2005) sul dissotterramento di una lettera e Letter to a Refusing Pilot (2013) rivolto a un ex pilota israeliano. Gli studi in architettura di Zaatari influiscono costantemente sul suo modo di guardare il mondo e sull’importanza che attribuisce a oggetti e documenti nel riscrivere e interpretare la storia. Nel suo lavoro, l’archeologia è spesso usata come metafora per collegarsi al passato e raccoglierne i frammenti: storie, ricordi personali, immagini e testimonianze provenienti dalle zone di guerra, in particolare dal Libano. L’insieme del materiale accumulato permette all’artista di indagare le sfumature tra le versioni ufficiali dei fatti e come questi siano invece raccontati e ricostruiti in modo del tutto personale da chi li ha direttamente vissuti.
Letter to a Refusing Pilot (2013), 35’: Il video narra un episodio accaduto nel 1982 a Saida (città natale di Zaatari) quando circolava la voce secondo cui un pilota israeliano si sarebbe rifiutato di bombardare una scuola, sganciando poi l’ordigno in mare. L’edificio fu comunque colpito, poche ore dopo, da un secondo pilota.Zaatari, all’epoca sedicenne, cresce con il ricordo di quella scuola distrutta, con i racconti delle persone e del padre che ne era direttore. Anni dopo scopre che il pilota aveva avuto una formazione in architettura e riconoscendo in quell’edificio un luogo sensibile, come una scuola o un ospedale, decise di non colpirlo. L’artista ricostruisce la vicenda con immagini attuali della zona ristrutturata intorno alla scuola, vista attraverso gli occhi di un giovane adolescente libanese e con l’ausilio di una ricca documentazione fotografica – in parte proveniente anche dalla propria famiglia – vedute aeree, disegni e aeroplanini di carta. Letter to a Refusing Pilotdescrive l’impossibile corrispondenza tra confini nemici: una lettera tra un ragazzo libanese e un pilota israeliano diventa possibile solo attraverso la dimensione immaginaria dell’arte.
In this House (2005), 30’: Lo scenario del video è una piccola casa bianca di una famiglia libanese con un ulivo su un appezzamento di terreno. In seguito al ritiro delle truppe israeliane da Ain el Mir nel 1985, il borgo divenne un avamposto. La famiglia Dagher lasciò la casa che fu poi occupata dai combattenti libanesi fino alla fine della guerra nel 1991. Prima di andare via, Ali, uno dei soldati, scrive una lettera alla famiglia spiegando il motivo di quell’insediamento, di come si fosse occupato dell’abitazione e ridando loro il bentornato. Nascose la lettera nel mortaio di 82 mm di un B-10 e la seppellì in giardino. Anni dopo, Zaatari intervista Ali e si reca ad Ain nel Mir a cercare la lettera. In this House è un video split screen suddiviso in quattro schermate. Il primo è dedicato al racconto di Ali in cui descrive la lunga permanenza nella casa. Il secondo mostra i suoi oggetti personali, diari, fotografie e ritagli di giornale dell’epoca. Il terzo illustra l’intero processo di scavo per ritrovare la lettera eseguito da un giardiniere, osservato da una sempre più gremita folla di curiosi che non si vede ma si sente. Infine, il quarto video presenta un disegno schematico di queste persone che parlano attorno allo scavo, come voci fuori campo, di cui è possibile udire solo i dialoghi. I membri della famiglia, i vicini e gli ufficiali dell’intelligence libanese rifiutarono di essere filmati. La scoperta della lettera consente alla famiglia e al combattente di ricostruire i ricordi di un periodo che era stato letteralmente sepolto nel terreno.
Akram Zaatari (Nato a Saida, Libano, nel 1966. Vive e lavora a Beirut). È un artista che ricopre un ruolo fondamentale nella costruzione formale, intellettuale e istituzionale della scena artistica di Beirut. Nel 1997 ha co-fondato, con altri artisti, l’Arab Image Foundation, un’organizzazione innovativa dedicata alla ricerca e allo studio della fotografia nella regione, che ha dato un contributo prezioso al discorso più ampio della conservazione e della pratica archivistica. La Fondazione ha infatti archiviato e preservato oltre mezzo milione di foto amatoriali e professionali provenienti dal Medio Oriente e dal Nord Africa. Zaatari ha realizzato più di quaranta video, diverse pubblicazioni e innumerevoli installazioni con materiale fotografico, su temi quali: l’eredità e la resistenza politica, la vita degli ex militari, l’intimità tra gli uomini, la circolazione delle immagini e delle lettere in tempi di guerra, ecc. Ha partecipato a dOCUMENTA13 nel 2012 e alla 55. Esposizione Internazionale d’Arte – la Biennale di Venezia (Padiglione Libano) nel 2013.
Il programma Meeting Architecture è in collaborazione con la Royal Academy of Arts che ogni anno a Londra ospita un forum sui temi affrontati a Roma.
ore 18.00: lecture
presentata da Ludovico Pratesi
ore 19.30: inaugurazione mostra
apertura al pubblico: dal 12 febbraio al 4 marzo 2016
Il programma FRAGMENTS, concentrandosi sul concetto di frammento – inteso come maceria, casa, oggetto personale, fotografia – vuole riflettere su quanto la memoria, le emozioni e le ideologie siano costantemente legate alle rovine, agli edifici e a quello che contengono. Partendo da questo assunto, architetti, artisti visivi e storici si alternano, da dicembre 2015 a giugno 2017, con l’obiettivo di interpretare il frammento come tentativo per ricostruire l’identità personale e collettiva nelle zone di conflitto, dimostrando come il significato e i ricordi che attribuiamo alle nostre esperienze rimandino a elementi materici. L’intervento di Akram Zaatari alla British School at Rome si incentrerà sul tema della lettera in tempi di guerra.
Lettere andate perdute, ritrovate, nascoste, riscoperte o consegnate in ritardo sono al contempo soggetto e forma di molti dei suoi lavori.
La mostra, dal 12 febbraio al 4 marzo 2016 e curata da Marina Engel, presenta due video: In this House (2005) sul dissotterramento di una lettera e Letter to a Refusing Pilot (2013) rivolto a un ex pilota israeliano. Gli studi in architettura di Zaatari influiscono costantemente sul suo modo di guardare il mondo e sull’importanza che attribuisce a oggetti e documenti nel riscrivere e interpretare la storia. Nel suo lavoro, l’archeologia è spesso usata come metafora per collegarsi al passato e raccoglierne i frammenti: storie, ricordi personali, immagini e testimonianze provenienti dalle zone di guerra, in particolare dal Libano. L’insieme del materiale accumulato permette all’artista di indagare le sfumature tra le versioni ufficiali dei fatti e come questi siano invece raccontati e ricostruiti in modo del tutto personale da chi li ha direttamente vissuti.
Letter to a Refusing Pilot (2013), 35’: Il video narra un episodio accaduto nel 1982 a Saida (città natale di Zaatari) quando circolava la voce secondo cui un pilota israeliano si sarebbe rifiutato di bombardare una scuola, sganciando poi l’ordigno in mare. L’edificio fu comunque colpito, poche ore dopo, da un secondo pilota.Zaatari, all’epoca sedicenne, cresce con il ricordo di quella scuola distrutta, con i racconti delle persone e del padre che ne era direttore. Anni dopo scopre che il pilota aveva avuto una formazione in architettura e riconoscendo in quell’edificio un luogo sensibile, come una scuola o un ospedale, decise di non colpirlo. L’artista ricostruisce la vicenda con immagini attuali della zona ristrutturata intorno alla scuola, vista attraverso gli occhi di un giovane adolescente libanese e con l’ausilio di una ricca documentazione fotografica – in parte proveniente anche dalla propria famiglia – vedute aeree, disegni e aeroplanini di carta. Letter to a Refusing Pilotdescrive l’impossibile corrispondenza tra confini nemici: una lettera tra un ragazzo libanese e un pilota israeliano diventa possibile solo attraverso la dimensione immaginaria dell’arte.
In this House (2005), 30’: Lo scenario del video è una piccola casa bianca di una famiglia libanese con un ulivo su un appezzamento di terreno. In seguito al ritiro delle truppe israeliane da Ain el Mir nel 1985, il borgo divenne un avamposto. La famiglia Dagher lasciò la casa che fu poi occupata dai combattenti libanesi fino alla fine della guerra nel 1991. Prima di andare via, Ali, uno dei soldati, scrive una lettera alla famiglia spiegando il motivo di quell’insediamento, di come si fosse occupato dell’abitazione e ridando loro il bentornato. Nascose la lettera nel mortaio di 82 mm di un B-10 e la seppellì in giardino. Anni dopo, Zaatari intervista Ali e si reca ad Ain nel Mir a cercare la lettera. In this House è un video split screen suddiviso in quattro schermate. Il primo è dedicato al racconto di Ali in cui descrive la lunga permanenza nella casa. Il secondo mostra i suoi oggetti personali, diari, fotografie e ritagli di giornale dell’epoca. Il terzo illustra l’intero processo di scavo per ritrovare la lettera eseguito da un giardiniere, osservato da una sempre più gremita folla di curiosi che non si vede ma si sente. Infine, il quarto video presenta un disegno schematico di queste persone che parlano attorno allo scavo, come voci fuori campo, di cui è possibile udire solo i dialoghi. I membri della famiglia, i vicini e gli ufficiali dell’intelligence libanese rifiutarono di essere filmati. La scoperta della lettera consente alla famiglia e al combattente di ricostruire i ricordi di un periodo che era stato letteralmente sepolto nel terreno.
Akram Zaatari (Nato a Saida, Libano, nel 1966. Vive e lavora a Beirut). È un artista che ricopre un ruolo fondamentale nella costruzione formale, intellettuale e istituzionale della scena artistica di Beirut. Nel 1997 ha co-fondato, con altri artisti, l’Arab Image Foundation, un’organizzazione innovativa dedicata alla ricerca e allo studio della fotografia nella regione, che ha dato un contributo prezioso al discorso più ampio della conservazione e della pratica archivistica. La Fondazione ha infatti archiviato e preservato oltre mezzo milione di foto amatoriali e professionali provenienti dal Medio Oriente e dal Nord Africa. Zaatari ha realizzato più di quaranta video, diverse pubblicazioni e innumerevoli installazioni con materiale fotografico, su temi quali: l’eredità e la resistenza politica, la vita degli ex militari, l’intimità tra gli uomini, la circolazione delle immagini e delle lettere in tempi di guerra, ecc. Ha partecipato a dOCUMENTA13 nel 2012 e alla 55. Esposizione Internazionale d’Arte – la Biennale di Venezia (Padiglione Libano) nel 2013.
Il programma Meeting Architecture è in collaborazione con la Royal Academy of Arts che ogni anno a Londra ospita un forum sui temi affrontati a Roma.
ore 18.00: lecture
presentata da Ludovico Pratesi
ore 19.30: inaugurazione mostra
apertura al pubblico: dal 12 febbraio al 4 marzo 2016
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