Anni interessanti. Momenti di vita italiana 1960-1975
Dal 13 Maggio 2022 al 16 Ottobre 2022
Roma
Luogo: Museo di Roma in Trastevere
Indirizzo: Piazza di S. Egidio 1/b
Orari: dal martedì alla domenica 10.00-20.00. Ultimo ingresso un'ora prima della chiusura
Curatori: Enrico Menduni
Enti promotori:
- Archivio Luce Cinecittà
- Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Costo del biglietto: intero: € 9,50, ridotto: € 8,50 (residenti € 8,50 / € 7,50)
Telefono per informazioni: +39 060608
E-Mail info: bstrastevere@zetema.it
Sito ufficiale: http://www.museodiromaintrastevere.it
L’autobiografia per immagini del nostro paese, nel momento più effervescente e contraddittorio della sua storia, ossia quando l’Italia è entrata nella modernità, ed è diventata quella che ancora oggi viviamo. Questo ci restituisce la grande mostra fotografica Anni interessanti. Momenti di vita italiana 1960-1975, ospitata alMuseo di Roma in Trastevere dal 13 maggio al 16 ottobre 2022.
L’esposizione è promossa e organizzata da Archivio Luce Cinecittà con Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con CSAC – Università degli Studi di Parma, Rai Teche e con il patrocinio del Comune di Parma. Servizi museali Zètema Progetto Cultura.
Curata da Enrico Menduni, tra i massimi esperti di mass media, la mostra è un viaggio per gli occhi, intenso e rivelatorio, dentro un quindicennio di storia nazionale, quello tra il 1960 e la metà dei Settanta, che ha segnato indelebilmente il volto e l’identità del paese. Un’epoca che con la sua energia, gli slanci, le contraddizioni, come in un big bang sociale e culturale, riverbera i suoi effetti fino alla nostra, e ci fa ancora chiamare quegli anni, con una parola eccessiva e insufficiente, gli anni del ‘boom’.
Protagonista e testimone della mostra è un genere ritenuto troppo a lungo di puro consumo, ma che oggi ci si presenta come una formidabile lente storica: la foto di agenzia. Quel grandioso corpo di immagini realizzate dalle grandi agenzie fotografiche e inviate quotidianamente ai settimanali popolari e ai giornali, talvolta pubblicate ma soprattutto scartate. E che costituiscono un libro ancora tutto da sfogliare, inedito e sorprendente.
Da questa miniera di immagini e memorie la mostra fa emergere 124 foto emblematiche. Istantanee di momenti e personaggi topici. Dentro, c’è tutto il precipitato dell’Italia di allora: in espansione, tumultuosa, vivace, esplosiva, spensierata, drammatica.
IL PERCORSO ESPOSITIVO
Anni interessanti prende in prestito, e omaggia, il titolo dell’autobiografia di Eric J. Hobsbawm, il grande storico del Secolo breve. E vuole descrivere con simile rapidità di sintesi e sguardo, la volata di un periodo cardinale, vissuto dagli italiani come una corsa verso la modernità.
124 immagini, tutte in bianco e nero, dalla prima di fine anni ’50 con il completamento della costruzione del grattacielo Pirelli a Milano, all’ultima che ritrae una Radio libera nata nel 1975, in un percorso non didascalico che predilige le associazioni e soprattutto i contrasti tra foto. A rendere la temperie di una stagione di antinomie, di vivacissime contraddizioni.
Le foto provengono da alcune delle più storiche agenzie fotografiche italiane: la VEDO e la DIAL, i cui fondi sono conservati nel grande Archivio Luce; la Publifoto Roma, e Archivio Farabola. Il volume complessivo contenuto in questi fondi è di milioni di immagini, relative a tutti i campi del sociale, della cultura, della politica, dello spettacolo.
In anni in cui l’opinione pubblica chiede di ‘vedere’ i fatti delle varie cronache – nere, rosa, sportive, culturali, mondane... - che sono diventati il genere di più ampio consumo popolare, la foto di agenzia diventa una testimone privilegiata. Stampata in formati sempre più spaziosi, talvolta facendo notizia a sé, con l’ausilio di una minima didascalia, l’immagine fotografica è spesso e per una grande fetta di pubblico la finestra (insieme agli schermi del cinema, della tv, e alla radio) da cui vedere il mondo. E il fotografo di agenzia è il suo esploratore, con l’imperativo di ‘esserci’, sempre e prima degli altri, in un tempo in cui lo scatto non è solo l’oggetto, ma la qualità del bravo reporter.
Anni interessanti regala opere di alcuni grandi artisti del reportage: Caio Mario Garrubba, Berengo Gardin, Pino Settanni, Carlo Cisventi. Accanto a loro, i lavori di quelli che sono passati alla storia proverbialmente come i ‘paparazzi’: autori in grado di cogliere la società di nascosto e di sorpresa, di fare scoop e insieme critica di costume. Ma una circostanza rende toccanti queste foto: la maggior parte di esse sono foto anonime. Accade infatti spesso che tanti dei positivi stampati dai rullini siano spediti alle redazioni dei giornali, o conservati dalle stesse agenzie, col solo nome dell’agenzia e al più una didascalia del soggetto, ma senza il nome dell’autore. Una quantità di foto di assoluta rilevanza è arrivata così a noi come opera di anonimo.
L’omaggio di Anni interessanti è a questi grandi autori senza nome, la cui ricerca sull’identità continua. Un omaggio alla professionalità di veri cronisti e giornalisti, capaci di restituire non solo immediatezza e freschezza all’evento, ma di dargli una densità che ce li rende storia.
Il recupero, la conservazione e una nuova attenzione che l’Archivio Luce dà a questi autori e a una mole immensa di immagini – spesso scartate dalle redazioni in fase di pubblicazione – rappresenta l’accesso a una nuova fonte storica. Un enorme bacino di documenti visivi, attraverso cui storie che credevamo scritte definitivamente, possono essere rilette sotto una luce inedita. Le foto di grandi avvenimenti di Anni interessanti ci mostrano questa luce.
Si può prendere a esempio la semplice foto di un ingorgo, anno 1964. Con la sua fila di Fiat 500 incolonnate fino all’orizzonte e di uomini in camicia e bretelle accanto alle vetture. Basta quel quadro a rendere le attese di un’epoca, e le sue ansie. O il confronto tra due famiglie: quella al mare di Santa Margherita Ligure, con occhiali e pinne. E la famiglia Agnelli, in posa rilassata e statuaria.
Ancora una fila, quella delle Miss Italia a bordo piscina anno 1960, e la stessa geometria lungo i tavoli della ‘Rinascente’ delle lavoratrici tessili, o della Motta nel montaggio delle uova di Pasqua.
Un altro contrasto d’epoca: la folla di bagnanti che riempie ogni centimetro dell’idroscalo milanese; e l’Italia rurale di Augusta, assolata, e deserta.
Non possiamo sentire la conversazione in Sicilia tra anziani, in un piano di splendida sospensione, né cosa passa nella testa di Alberto Sordi quando in un seggio alle elezioni comunali si ritrova davanti tre suore e un prete. Non sappiamo cosa dice un silenzio ipnotico di Gianni Rivera e Sandro Mazzola, ritratti insieme, poco più che ragazzini. Invece pare di sentire il frastuono del Piper, delle prove sul palco di Edoardo Vianello, di Modugno e Renato Rascel, sotto i lampi dei flash di Sanremo come due divinità.
Le immagini dei Sessanta sono cariche di balli, di movimento, di traffico, e di attesa.
Su tutte, una è di lancinante bellezza e predizione: Aldo Moro, da solo, sorpreso a scrivere su un banchetto. Alle sue spalle decine di sedie vuote. È il 1960. Ed è la copertina di quello che accadrà il decennio successivo.
Sono foto di imprese importanti. Riconosciamo il Ponte Morandi in costruzione, un capolavoro di ingegneria; lo sviluppo della rete autostradale, l’allunaggio.
Il paese in viaggio per le prime piccole, grandi vacanze.
C’è un florilegio di manichini, e di auto. Segni della reificazione e automazione crescente. Rita Pavone sul tetto di un’utilitaria e i Beatles sul tetto del Duomo sono i manifesti dell’esplosione della cultura pop e di massa.
I rottami sparsi dell’aereo di Enrico Mattei, e l’auto sfasciata di Fred Buscaglione, sono quel che resta di due uomini diversissimi, genialmente visionari, che vedevano l’Italia proiettata ‘oltre’. Le immagini dell’alluvione di Firenze del 1966 ci riportano a quello che i giovani possono; quelle delle prime contestazioni studentesche a quello che i giovani non vogliono più.
Poi tre immagini in fila, dicono anche solo dal titolo quello che non sarà più uguale. ‘Funerali delle vittime dell’attentato di Piazza Fontana, 15 dicembre 1969’. ‘Reggio Calabria 1970’. ‘Ricostruzione morte Giuseppe Pinelli nella questura di Milano, 1972’. Compaiono gli striscioni per il nuovo diritto di famiglia, il divorzio, l’Anno santo 1975. Dello stesso anno è una foto di Dino Pedriali, di un uomo, ritratto fieramente dietro gli occhiali da sole, la camicia e i jeans attillati, in posa davanti alla sua Alfa Romeo GT. Sarebbe bello come un attore, il rappresentante di uno status quo fascinoso, se non fosse il più aspro e appassionato contestatore del turbocapitalismo e del progresso senza sviluppo, della irrecuperabile crisi antropologica che ha colpito il suo paese e il nostro, il poeta Pier Paolo Pasolini. Morirà quello stesso anno. Il suo ritratto è l’emblema della chiusura del percorso, e di un quindicennio vorticoso di speranze e contraddizioni.
L’ultima immagine della mostra ritrae un ragazzo, intento a mettere un 33 giri nello studio di una delle neonate Radio libere. Nonostante tutto, altre rivoluzioni, altre musiche, altri sogni potranno nascere.
In tutte queste foto riconosciamo alla fine un lampo familiare. Quello di un tempo vissuto in corsa, eccitante e a tratti bulimico nel voler bruciare il progresso. Un tempo di attese, promesse, e anche di grandi ansie, di non riuscire a realizzare quelle attese. In questo senso, una stagione che non possiamo non sentire attualissima, presi come siamo a vivere un mondo che oggi ci chiede di essere ricostruito. In questo senso, questi Anni interessanti sono memoria preziosa, da cui capire cosa siamo stati (e siamo) in grado di compiere di eccezionale, e cosa possiamo non ripetere.
Il percorso espositivo è annotato da citazioni letterarie di grandi intellettuali del periodo, da Pasolini a Italo Calvino, da Elsa Morante e Luciano Bianciardi, a Ennio Flaiano e Alberto Arbasino. Menti che hanno descritto con precisione chirurgica e poetica lo stato di allora. E di oggi.
IL CATALOGO. LA RETROSPETTIVA
Completa la mostra un catalogo, per la cura di Enrico Menduni, edito da Electa, con testi del curatore e di Chiara Sbarigia, presidente di Cinecittà. Il volume riproduce tutte le immagini presenti in mostra, con una descrizione degli Archivi fotografici e un prezioso Regesto.
E dal 24 maggio all’11 ottobre una retrospettiva cinematografica accompagnerà l’esposizione, con proiezioni di film (a ingresso gratuito per i visitatori della mostra) che non sono non solo veri e propri saggi di storia italiana, ma un’antologia di capolavori del momento più brillante e creativamente libero del nostro cinema.
Questi i film selezionati: Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli, Il medico della mutua di Luigi Zampa, Boccaccio ‘70 di De Sica, Fellini, Monicelli, Visconti, Il caso Mattei di Francesco Rosi, Prima della rivoluzione di Bernardo Bertolucci, Le mani sulla città di Francesco Rosi, Il posto di Ermanno Olmi, Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini, I mostri di Dino Risi, I complessi di Dino Risi, Franco Rossi, Luigi Filippo D'Amico.
L’esposizione è promossa e organizzata da Archivio Luce Cinecittà con Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con CSAC – Università degli Studi di Parma, Rai Teche e con il patrocinio del Comune di Parma. Servizi museali Zètema Progetto Cultura.
Curata da Enrico Menduni, tra i massimi esperti di mass media, la mostra è un viaggio per gli occhi, intenso e rivelatorio, dentro un quindicennio di storia nazionale, quello tra il 1960 e la metà dei Settanta, che ha segnato indelebilmente il volto e l’identità del paese. Un’epoca che con la sua energia, gli slanci, le contraddizioni, come in un big bang sociale e culturale, riverbera i suoi effetti fino alla nostra, e ci fa ancora chiamare quegli anni, con una parola eccessiva e insufficiente, gli anni del ‘boom’.
Protagonista e testimone della mostra è un genere ritenuto troppo a lungo di puro consumo, ma che oggi ci si presenta come una formidabile lente storica: la foto di agenzia. Quel grandioso corpo di immagini realizzate dalle grandi agenzie fotografiche e inviate quotidianamente ai settimanali popolari e ai giornali, talvolta pubblicate ma soprattutto scartate. E che costituiscono un libro ancora tutto da sfogliare, inedito e sorprendente.
Da questa miniera di immagini e memorie la mostra fa emergere 124 foto emblematiche. Istantanee di momenti e personaggi topici. Dentro, c’è tutto il precipitato dell’Italia di allora: in espansione, tumultuosa, vivace, esplosiva, spensierata, drammatica.
IL PERCORSO ESPOSITIVO
Anni interessanti prende in prestito, e omaggia, il titolo dell’autobiografia di Eric J. Hobsbawm, il grande storico del Secolo breve. E vuole descrivere con simile rapidità di sintesi e sguardo, la volata di un periodo cardinale, vissuto dagli italiani come una corsa verso la modernità.
124 immagini, tutte in bianco e nero, dalla prima di fine anni ’50 con il completamento della costruzione del grattacielo Pirelli a Milano, all’ultima che ritrae una Radio libera nata nel 1975, in un percorso non didascalico che predilige le associazioni e soprattutto i contrasti tra foto. A rendere la temperie di una stagione di antinomie, di vivacissime contraddizioni.
Le foto provengono da alcune delle più storiche agenzie fotografiche italiane: la VEDO e la DIAL, i cui fondi sono conservati nel grande Archivio Luce; la Publifoto Roma, e Archivio Farabola. Il volume complessivo contenuto in questi fondi è di milioni di immagini, relative a tutti i campi del sociale, della cultura, della politica, dello spettacolo.
In anni in cui l’opinione pubblica chiede di ‘vedere’ i fatti delle varie cronache – nere, rosa, sportive, culturali, mondane... - che sono diventati il genere di più ampio consumo popolare, la foto di agenzia diventa una testimone privilegiata. Stampata in formati sempre più spaziosi, talvolta facendo notizia a sé, con l’ausilio di una minima didascalia, l’immagine fotografica è spesso e per una grande fetta di pubblico la finestra (insieme agli schermi del cinema, della tv, e alla radio) da cui vedere il mondo. E il fotografo di agenzia è il suo esploratore, con l’imperativo di ‘esserci’, sempre e prima degli altri, in un tempo in cui lo scatto non è solo l’oggetto, ma la qualità del bravo reporter.
Anni interessanti regala opere di alcuni grandi artisti del reportage: Caio Mario Garrubba, Berengo Gardin, Pino Settanni, Carlo Cisventi. Accanto a loro, i lavori di quelli che sono passati alla storia proverbialmente come i ‘paparazzi’: autori in grado di cogliere la società di nascosto e di sorpresa, di fare scoop e insieme critica di costume. Ma una circostanza rende toccanti queste foto: la maggior parte di esse sono foto anonime. Accade infatti spesso che tanti dei positivi stampati dai rullini siano spediti alle redazioni dei giornali, o conservati dalle stesse agenzie, col solo nome dell’agenzia e al più una didascalia del soggetto, ma senza il nome dell’autore. Una quantità di foto di assoluta rilevanza è arrivata così a noi come opera di anonimo.
L’omaggio di Anni interessanti è a questi grandi autori senza nome, la cui ricerca sull’identità continua. Un omaggio alla professionalità di veri cronisti e giornalisti, capaci di restituire non solo immediatezza e freschezza all’evento, ma di dargli una densità che ce li rende storia.
Il recupero, la conservazione e una nuova attenzione che l’Archivio Luce dà a questi autori e a una mole immensa di immagini – spesso scartate dalle redazioni in fase di pubblicazione – rappresenta l’accesso a una nuova fonte storica. Un enorme bacino di documenti visivi, attraverso cui storie che credevamo scritte definitivamente, possono essere rilette sotto una luce inedita. Le foto di grandi avvenimenti di Anni interessanti ci mostrano questa luce.
Si può prendere a esempio la semplice foto di un ingorgo, anno 1964. Con la sua fila di Fiat 500 incolonnate fino all’orizzonte e di uomini in camicia e bretelle accanto alle vetture. Basta quel quadro a rendere le attese di un’epoca, e le sue ansie. O il confronto tra due famiglie: quella al mare di Santa Margherita Ligure, con occhiali e pinne. E la famiglia Agnelli, in posa rilassata e statuaria.
Ancora una fila, quella delle Miss Italia a bordo piscina anno 1960, e la stessa geometria lungo i tavoli della ‘Rinascente’ delle lavoratrici tessili, o della Motta nel montaggio delle uova di Pasqua.
Un altro contrasto d’epoca: la folla di bagnanti che riempie ogni centimetro dell’idroscalo milanese; e l’Italia rurale di Augusta, assolata, e deserta.
Non possiamo sentire la conversazione in Sicilia tra anziani, in un piano di splendida sospensione, né cosa passa nella testa di Alberto Sordi quando in un seggio alle elezioni comunali si ritrova davanti tre suore e un prete. Non sappiamo cosa dice un silenzio ipnotico di Gianni Rivera e Sandro Mazzola, ritratti insieme, poco più che ragazzini. Invece pare di sentire il frastuono del Piper, delle prove sul palco di Edoardo Vianello, di Modugno e Renato Rascel, sotto i lampi dei flash di Sanremo come due divinità.
Le immagini dei Sessanta sono cariche di balli, di movimento, di traffico, e di attesa.
Su tutte, una è di lancinante bellezza e predizione: Aldo Moro, da solo, sorpreso a scrivere su un banchetto. Alle sue spalle decine di sedie vuote. È il 1960. Ed è la copertina di quello che accadrà il decennio successivo.
Sono foto di imprese importanti. Riconosciamo il Ponte Morandi in costruzione, un capolavoro di ingegneria; lo sviluppo della rete autostradale, l’allunaggio.
Il paese in viaggio per le prime piccole, grandi vacanze.
C’è un florilegio di manichini, e di auto. Segni della reificazione e automazione crescente. Rita Pavone sul tetto di un’utilitaria e i Beatles sul tetto del Duomo sono i manifesti dell’esplosione della cultura pop e di massa.
I rottami sparsi dell’aereo di Enrico Mattei, e l’auto sfasciata di Fred Buscaglione, sono quel che resta di due uomini diversissimi, genialmente visionari, che vedevano l’Italia proiettata ‘oltre’. Le immagini dell’alluvione di Firenze del 1966 ci riportano a quello che i giovani possono; quelle delle prime contestazioni studentesche a quello che i giovani non vogliono più.
Poi tre immagini in fila, dicono anche solo dal titolo quello che non sarà più uguale. ‘Funerali delle vittime dell’attentato di Piazza Fontana, 15 dicembre 1969’. ‘Reggio Calabria 1970’. ‘Ricostruzione morte Giuseppe Pinelli nella questura di Milano, 1972’. Compaiono gli striscioni per il nuovo diritto di famiglia, il divorzio, l’Anno santo 1975. Dello stesso anno è una foto di Dino Pedriali, di un uomo, ritratto fieramente dietro gli occhiali da sole, la camicia e i jeans attillati, in posa davanti alla sua Alfa Romeo GT. Sarebbe bello come un attore, il rappresentante di uno status quo fascinoso, se non fosse il più aspro e appassionato contestatore del turbocapitalismo e del progresso senza sviluppo, della irrecuperabile crisi antropologica che ha colpito il suo paese e il nostro, il poeta Pier Paolo Pasolini. Morirà quello stesso anno. Il suo ritratto è l’emblema della chiusura del percorso, e di un quindicennio vorticoso di speranze e contraddizioni.
L’ultima immagine della mostra ritrae un ragazzo, intento a mettere un 33 giri nello studio di una delle neonate Radio libere. Nonostante tutto, altre rivoluzioni, altre musiche, altri sogni potranno nascere.
In tutte queste foto riconosciamo alla fine un lampo familiare. Quello di un tempo vissuto in corsa, eccitante e a tratti bulimico nel voler bruciare il progresso. Un tempo di attese, promesse, e anche di grandi ansie, di non riuscire a realizzare quelle attese. In questo senso, una stagione che non possiamo non sentire attualissima, presi come siamo a vivere un mondo che oggi ci chiede di essere ricostruito. In questo senso, questi Anni interessanti sono memoria preziosa, da cui capire cosa siamo stati (e siamo) in grado di compiere di eccezionale, e cosa possiamo non ripetere.
Il percorso espositivo è annotato da citazioni letterarie di grandi intellettuali del periodo, da Pasolini a Italo Calvino, da Elsa Morante e Luciano Bianciardi, a Ennio Flaiano e Alberto Arbasino. Menti che hanno descritto con precisione chirurgica e poetica lo stato di allora. E di oggi.
IL CATALOGO. LA RETROSPETTIVA
Completa la mostra un catalogo, per la cura di Enrico Menduni, edito da Electa, con testi del curatore e di Chiara Sbarigia, presidente di Cinecittà. Il volume riproduce tutte le immagini presenti in mostra, con una descrizione degli Archivi fotografici e un prezioso Regesto.
E dal 24 maggio all’11 ottobre una retrospettiva cinematografica accompagnerà l’esposizione, con proiezioni di film (a ingresso gratuito per i visitatori della mostra) che non sono non solo veri e propri saggi di storia italiana, ma un’antologia di capolavori del momento più brillante e creativamente libero del nostro cinema.
Questi i film selezionati: Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli, Il medico della mutua di Luigi Zampa, Boccaccio ‘70 di De Sica, Fellini, Monicelli, Visconti, Il caso Mattei di Francesco Rosi, Prima della rivoluzione di Bernardo Bertolucci, Le mani sulla città di Francesco Rosi, Il posto di Ermanno Olmi, Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini, I mostri di Dino Risi, I complessi di Dino Risi, Franco Rossi, Luigi Filippo D'Amico.
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