Artisti in Residenza. Mostra Finale - Francesca Ferreri e Marco Gobbi

Artisti in Residenza. Mostra Finale - Francesca Ferreri e Marco Gobbi
Dal 14 Settembre 2017 al 29 Ottobre 2017
Roma
Luogo: MACRO - Museo di Arte Contemporanea
Indirizzo: via Nizza 138
Orari: da martedì alla domenica ore 10.30-19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Enti promotori:
- Roma Capitale - Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Costo del biglietto: Tariffa intera: non residenti 10,00 €, residenti 9,00 €. Tariffa ridotta: non residenti 8,00 €, residenti 7,00 €
Telefono per informazioni: +39 060608
Sito ufficiale: http://www.museomacro.org/
Con il progetto “Artisti in residenza” il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma si conferma importante centro di produzione artistica, consolidando la propria attenzione alla scoperta e alla promozione dei nuovi talenti. Ogni anno, su iniziativa promossa Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, il MACRO sviluppa due residenze d’artista selezionate da un comitato di esperti tramite bando pubblico emanato da Zètema Progetto Cultura.
Dal 15 settembre al 29 ottobre saranno esposte le opere prodotte durante il periodo di residenza presso il MACRO dagli artisti vincitori del bando 2016-2017: Francesca Ferreri e Marco Gobbi. Durante i sei mesi di residenza presso la sede di via Nizza, tra l’1 marzo e il 31 agosto 2017, ciascun artista ha avuto a disposizione uno studio – per la durata di due mesi – e di un alloggio – per sei mesi – che, oltre a essere il luogo di lavoro dove i vincitori hanno realizzato i propri progetti, è diventato anche spazio d’incontro con curatori, critici e operatori del settore.
Francesca Ferreri, nata a Savigliano (CN) nel 1981 e residente a Torino, lavora sul parallelo fra la pratica archeologica e la pratica artistica. Partendo dall’assemblaggio di oggetti trovati, oggetti di uso comune, deodoranti, giocattoli o suppellettili, Ferreri colma i ‘vuoti’ saturandoli con gesso pigmentato, come se si trattasse di un’accelerazione di deposito. Colmata la lacuna, gli oggetti di partenza e la materia di connessione sono così stabilmente uniti in una formazione quasi fossile. Come l’archeologo, l’artista è costantemente alla ricerca di quell’attimo di sorpresa, che si manifesta a seguito di una scoperta inaspettata: le forme e gli aspetti cromatici sono quasi “suggeriti” dagli oggetti stessi, attivatori del processo che si avvicina alla pratica di restauro, di cui l’artista ha fatto esperienza per anni e che ha informato il suo personale approccio alla scultura. Ferreri presenta al MACRO il progetto “Origini della geometria”, un dittico scultoreo che prosegue la riflessione sulla contraddizione fondamentale fra unità e molteplicità.
Il lavoro di Marco Gobbi, nato a Brescia (BS) nel 1985, vive tra Venezia e Francoforte, inizia da un mero interesse per un materiale, una storia, un oggetto, da cui l’artista è attratto spesso perché uno spazio è vuoto, manca un tassello o vi è la possibilità di nuove connessioni. Attraverso queste mancanze Gobbi si avvicina all’oggetto, riduce la mancanza che ci separa da esso, dando una forma riconoscibile a quel sentore di assenza, di incompleto. Il progetto presentato al MACRO, dal titolo “Vertical circumnavigation”, rappresenta una nuova fase di una ricerca dedicata ai palazzi storici di Venezia, di cui l’artista indaga le superfici erose dall’acqua, elaborando forme che gli permettono di affrontare diversi ritmi e dimensioni temporali. A seguito della realizzazione di un calco attraverso la tecnica del frottage, Gobbi ha riprodotto a merletto il disegno, servendosi di alcuni punti di cucitura ad ago chiamati Sacolà, Greco e punto Burano, tipici dell’isola di Burano. Nella seconda fase della residenza, l’artista ha lavorato sulla possibile connessione tra la città di Venezia e la leggendaria Atlantide (anch’essa costruita sull’acqua) usando una tecnica semi artigianale utilizzata nelle zone balneari per la creazione di souvenir: attraverso la frapposizione di strati di sabbia colorati all’interno di contenitori trasparenti, Gobbi ha realizzato scene che evocano gli enigmi delle città sommerse e i misteri di certa archeologia che si muove tra documento e ricostruzione ipotetica del passato.
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