Dominik Lang. Missing parts
Dominik Lang, The Gallery Apart, Roma
Dal 15 March 2013 al 11 May 2013
Roma
Luogo: The Gallery Apart
Indirizzo: via Francesco Negri 43
Orari: da martedì a sabato 15- 19 e su appuntamento
Curatori: Lýdia Pribišová
Telefono per informazioni: +39 06 68809863
E-Mail info: info@thegalleryapart.it
Sito ufficiale: http://www.thegalleryapart.it
The Gallery Apart è orgogliosa di inaugurare i suoi nuovi spazi di via Francesco Negri 43 con la mostra Missing Parts, la prima personale in una galleria italiana dell’artista ceco Dominik Lang, curata da Lýdia Pribišová.
Per l'occasione Dominik Lang ha progettato una installazione site specific che interagisce con i nuovi caratteristici spazi della galleria. Lang indaga sistematicamente l’ambiente che lo circonda, modificandolo con i suoi interventi architettonici. Nella progettazione di questo nuovo lavoro parte dalla distribuzione degli spazi, si focalizza sulle sue regole di composizione per poi applicarle al suo processo creativo. L’artista riflette sui possibili significanti degli spazi della galleria, sottolinea o nega la struttura formale dello spazio, reagisce alla sua funzionalità, non solo architettonica, ma anche sociale ed istituzionale. Le contraddizioni interne della forma, del materiale e dei significati sono analogiche alle soggettive emozioni dell’artista.
Dominik Lang opera con i moduli spaziali, trasforma lo spazio espositivo, enfatizza o contesta le sue funzionalità. Indaga la relazione tra lo spazio e la superficie, creando il proprio archivio della plasticità, positiva e negativa. Segnala la nuova forma autonoma, la quale mantiene la propria ambiguità, l’apertura verso le diverse interpretazioni. I lavori di Lang sono in mezzo tra la scultura e l’architettura, la sua installazione potrebbe essere interpretata anche come un modello possibile, come una partitura architettonica. L’autore manipola i materiali primari, crudi, dai quali compone la nuova totalità, non evitando il rischio. Le sue opere sono un po’ come i rebus: concettuali, assurdi, a volte surreali, provocatori.
Dominik Lang dedica una grande attenzione anche alla storia passata. Come se cercasse di ricordare qualcosa che non ha vissuto lui stesso. Nelle sue realizzazioni precedenti aveva interagito con la scena artistica cecoslovacca non ufficiale che, attiva nella seconda metà dello ventesimo secolo, non poteva fino al 1989 esporre nelle strutture ufficiali. Artisti che oggi cominciano ad essere internazionalemente riconosciuti, come Maria Bartuszová, Hugo Demartini, Milan Grygar, Eva Kmentová, B?la Kolá?ová, Stanislav Kolíbal, Karel Malich Ji?í Novák, incarnavano allora l’opposizione contro il realismo socialista, supportato dal regime, ed avevano creato opere avanguardistiche, astratte. Lang così rappresenta una certa storia dell’arte, l’arte diventa l’oggetto della ricerca artistica. Punto di partenza simile aveva anche la sua installazione La Città Dormente alla 54. Biennale di Venezia, nel padiglione ceco e slovacco nel 2011, dove aveva presentato le sculture di suo padre Ji?í Lang, e le aveva inserite in un contesto nuovo.
Nei nuovi spazi di The Gallery Apart Lang reagisce criticamente ai messaggi del modernismo e alla astrazione geometrica del dopoguerra. L’artista opera nello spazio della galleria con un intervento scultoreo che coinvolge entrambi i piani espositivi, sconvolgendo la gerarchia delle diverse parti dello spazio. La ricerca di Dominik Lang diventa così “il commento dei modi, come le cose funzionano, come sono composte e come sono preservate dalla società”. Seguendo simili suggestioni, Lang affianca poi alla grande scultura site specific un'ulteriore installazione composta di sculture, collage e disegni dotati di specifica autonomia ma nel contempo logicamente interconnessi in un unico scenario storico-artistico.
Per l'occasione Dominik Lang ha progettato una installazione site specific che interagisce con i nuovi caratteristici spazi della galleria. Lang indaga sistematicamente l’ambiente che lo circonda, modificandolo con i suoi interventi architettonici. Nella progettazione di questo nuovo lavoro parte dalla distribuzione degli spazi, si focalizza sulle sue regole di composizione per poi applicarle al suo processo creativo. L’artista riflette sui possibili significanti degli spazi della galleria, sottolinea o nega la struttura formale dello spazio, reagisce alla sua funzionalità, non solo architettonica, ma anche sociale ed istituzionale. Le contraddizioni interne della forma, del materiale e dei significati sono analogiche alle soggettive emozioni dell’artista.
Dominik Lang opera con i moduli spaziali, trasforma lo spazio espositivo, enfatizza o contesta le sue funzionalità. Indaga la relazione tra lo spazio e la superficie, creando il proprio archivio della plasticità, positiva e negativa. Segnala la nuova forma autonoma, la quale mantiene la propria ambiguità, l’apertura verso le diverse interpretazioni. I lavori di Lang sono in mezzo tra la scultura e l’architettura, la sua installazione potrebbe essere interpretata anche come un modello possibile, come una partitura architettonica. L’autore manipola i materiali primari, crudi, dai quali compone la nuova totalità, non evitando il rischio. Le sue opere sono un po’ come i rebus: concettuali, assurdi, a volte surreali, provocatori.
Dominik Lang dedica una grande attenzione anche alla storia passata. Come se cercasse di ricordare qualcosa che non ha vissuto lui stesso. Nelle sue realizzazioni precedenti aveva interagito con la scena artistica cecoslovacca non ufficiale che, attiva nella seconda metà dello ventesimo secolo, non poteva fino al 1989 esporre nelle strutture ufficiali. Artisti che oggi cominciano ad essere internazionalemente riconosciuti, come Maria Bartuszová, Hugo Demartini, Milan Grygar, Eva Kmentová, B?la Kolá?ová, Stanislav Kolíbal, Karel Malich Ji?í Novák, incarnavano allora l’opposizione contro il realismo socialista, supportato dal regime, ed avevano creato opere avanguardistiche, astratte. Lang così rappresenta una certa storia dell’arte, l’arte diventa l’oggetto della ricerca artistica. Punto di partenza simile aveva anche la sua installazione La Città Dormente alla 54. Biennale di Venezia, nel padiglione ceco e slovacco nel 2011, dove aveva presentato le sculture di suo padre Ji?í Lang, e le aveva inserite in un contesto nuovo.
Nei nuovi spazi di The Gallery Apart Lang reagisce criticamente ai messaggi del modernismo e alla astrazione geometrica del dopoguerra. L’artista opera nello spazio della galleria con un intervento scultoreo che coinvolge entrambi i piani espositivi, sconvolgendo la gerarchia delle diverse parti dello spazio. La ricerca di Dominik Lang diventa così “il commento dei modi, come le cose funzionano, come sono composte e come sono preservate dalla società”. Seguendo simili suggestioni, Lang affianca poi alla grande scultura site specific un'ulteriore installazione composta di sculture, collage e disegni dotati di specifica autonomia ma nel contempo logicamente interconnessi in un unico scenario storico-artistico.
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