Heaven and Hell are just one breath away!

Keith Haring, Una delle 30 tavole llitografiche su carta tratte dal libro d’artista realizzato da Haring nel 1983 in collaborazione con il gallerista Lucio Amelio

 

Dal 22 Ottobre 2018 al 30 Novembre 2018

Roma

Luogo: Restelliartco

Indirizzo: via Vittoria Colonna 9

Orari: lun 16-19,30; mar - sab 10,30-13,30 / 16.00-19,30

Curatori: Filippo Restelli, Raffaella Rossi

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 06 3243919

E-Mail info: info@restelliartco.com

Sito ufficiale: http://www.restelliartco.com/



Che lo scontro tra il Bene e il Male muova da sempre i destini del mondo è un assunto sul quale tutti si sono sempre trovati d’accordo, i problemi nascono quando si tratta di riconoscere gli attori in scena: chi sono i buoni, chi sono i cattivi? Qual è la strada che porta verso l’inferno? Qualcuno conosce davvero la direzione per il paradiso? Ça va sans dir che le risposte più folgoranti al dibattuto problema le abbiano da sempre trovate gli artisti: L’inferno e il paradiso sono alla distanza di un soffio, diceva Andy Warhol con assoluta cognizione di causa, visto che la sua stessa vita era la dimostrazione della costante interferenza tra due polarità poste l’una dall’altra a distanza così ravvicinata da arrivare a confondersi. 

Mondanissimo animale da night club, ma anche diligente prestatore di un servizio di volontariato alla mensa dei poveri, Andy Warhol, il Pope of pop, è uno dei protagonisti della mostra ideata da Filippo Restelli e Raffaella Rossi per raccontare l’ambiguità della vita. “La forza delle opere in esposizione – spiega Filippo Restelli – sta nella loro capacità di raccontare il mondo in cui viviamo, la vitale ambivalenza del quotidiano, colta alla perfezione dagli artisti del pop storico e dai loro eredi”.

Giacomo Costa, Fabio Ferrone Viola, Stasi e Antonio Montariello sono gli artisti italiani scelti per contribuire a un corale racconto in cui le voci narranti sono quelle di assoluti protagonisti della scena artistica mondiale dal dopoguerra alla contemporaneità dei primi decenni del nuovo millennio. Accanto al nome di Andy Warhol, spiccano quelli di Robert Indiana, Keith Haring, Damien Hirst, Bansky, K Guy, Obey (Frank Shepard Fairey), David Studwell, Norman Gekko. 

Tra le opere in evidenza: 

Andy Warhol
Mao, 1972
Serigrafia a colori – 91,40 x 91,40 cm
Febbraio 1972: Richard Nixon incontra Mao Zedong. È la prima visita di stato di un presidente americano nella Cina comunista, un evento la cui portata storica non sfugge a Andy Warhol, acuto interprete dello spirito del suo tempo. Immortalato in una serie di immagini, il Grande timoniere diventa un’icona pop. 

Damien Hirst 
The Last Supper, 2005
Offset a colori su carta – 200 x 152 cm
L’ultima cena per Damien Hirst? Una monumentale carta geografica in cui la parte dei dodici Apostoli e di Gesù tocca alle tredici nazioni del mondo che detengono armi nucleari. 

Keith Haring
Keith Haring – Lucio Amelio, 1983
Una selezione di litografie su carta dal libro d’artista di 30 tavole realizzato da Haring nel 1983 in collaborazione con il gallerista Lucio Amelio. 
Gli appassionati d’arte lo sanno: dietro allo stereotipo della pittoresca città da cartolina Napoli cela un istinto e un gusto tutto speciale per il contemporaneo. La conferma arriva dalle straordinarie tavole tratte da un libro d’artista di Keith Haring realizzato nel 1983 in occasione della sua prima mostra italiana. L’evento portava appunto la firma di un geniale gallerista napoletano, Lucio Amelio, uno dei primi in Europa a capire le potenzialità del writer destinato a lasciare il segno nel linguaggio visivo del XX secolo. Il testo è del tutto assente, ma le trenta litografie in bianco e nero parlano con chiarezza dei temi cari all’artista, non ultimo quello, attualissimo, degli abusi sessuali. 

Bansky
Bomb Hugger – Bomb Girl, 2003
Vernice spray su cartone con tecnica a stencil – 52 x 61 cm
La bimba con le treccine teneramente abbracciata a una bomba aerea è una delle opere-manifesto di una mostra in cui l’ambivalenza del quotidiano viene spesso raccontata con provocatoria ironia. E in effetti l’opera nasce come manifesto, fu infatti ideata da Bansky come immagine iconica per la marcia di protesta contro la guerra in Iraq tenutasi a Londra nel 2003.  

Fabio Ferrone Viola (Roma, 1966)
Bomb of Love, 2018 – dalla serie Make Art not War
Scultura, opera unica – 234 x 60 cm
Nella serie Make Art not War, Fabio Ferrone Viola, utilizzando rottami di armi e altri materiali di recupero, trasforma gli strumenti della guerra in simboli di pace. 

Stefano Agostini – Stasi (Roma, 1976)
JFK
Colori acrilici, terre e maniglia in pelle – 100 x 43 cm
Un dipinto concepito come una valigia è il convincente manifesto della ricerca di Stasi, artista in transito tra due civiltà apparentemente lontane ma accomunate da una potente carica ideale. Chi direbbe, guardando quest’opera così smaccatamente pop, che il suo autore è il restauratore della collezione di epigrafi marmoree del chiostro costantiniano della Basilica di San Lorenzo? La Roma imperiale e l’America del ’900: due culture che hanno forgiato i simboli del loro tempo si incontrano nel lavoro di un artista romano.  

Vernissage: 22 ottobre 2018 h 19

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