INTUS 2025

Alessio Deli, Kintsugi, 2023. Resina e foglia doro, 35x24x30 cm.
Dal 16 Aprile 2025 al 20 Febbraio 2026
Roma
Luogo: Regione Lombardia
Indirizzo: Via del Gesù 57
Orari: dal lunedì al venerdì 10 -18
Curatori: Domenico de Chirico ed Eleonora Angiolini
Costo del biglietto: Ingresso gratuito, previa registrazione via mail
E-Mail info: delegazione_roma@regione.lombardia.it
Regione Lombardia, Delegazione di Roma, promuove dal 17 aprile 2025 al 20 febbraio 2026 la mostra collettiva INTUS 2025, a cura di Domenico de Chirico ed Eleonora Angiolini che presenta le opere di cinque artisti contemporanei: Renato Calaj, Alessio Deli, Michela Milani, Gianluca Patti e Arjan Shehaj.
INTUS 2025 (dal latino: dentro, all’interno) non è solo il nome di una mostra di arte contemporanea, ma è anche la seconda edizione di un progetto nato dalla collaborazione di Regione Lombardia con Isorropia Homegallery, con l’obiettivo di promuovere e supportare artisti italiani, da sempre missione dell’associazione culturale no profit. L’iniziativa fa parte di un approccio culturale che si sviluppa all’interno di spazi di lavoro e sedi istituzionali, come valore aggiunto alla vita quotidiana. Porte aperte all’arte e alla cultura per creare un dialogo multidisciplinare a sostegno della crescita di persone e imprese, con l’obiettivo di rendere accessibili a un vasto pubblico spazi solitamente chiusi o privati.
Con questa iniziativa, la Giunta lombarda rinnova per il secondo anno la propria identità e la propria vision con un approccio inclusivo e partecipativo.
“Sono molto lieto della seconda edizione di INTUS 2025 – afferma il Presidente di Regione Lombardia – Prosegue il nostro impegno a promuovere la creatività giovanile e valorizzare, con l’arte contemporanea, gli spazi istituzionali. Spazi di vita e lavoro, spazi di riflessione e introspezione. Aprire le porte al pubblico è l’intento, più che simbolico, di questa esposizione che dà voce dal “dentro” alla bellezza e complessità dell’esperienza umana. Cinque giovani e talentuosi artisti presentano le loro opere ed è un orgoglio ospitarle nella nostra sede di Roma, a beneficio della collettività”.
In mostra ventotto opere dei cinque artisti disseminate all’interno della sede istituzionale, in un dialogo intenso e suggestivo che invita il visitatore a esplorare il sottile confine tra ciò che è manifesto e ciò che è sfumato, tra il materiale e l'immateriale, e tra il tempo vissuto e quello eterno. Ogni artista, con la sua ricerca estetica e concettuale unica, crea un dialogo che trascende i limiti delle singole discipline, spingendo lo spettatore a confrontarsi con il proprio stato d'animo. “In un continuo intreccio di forme, colori e materiali, queste opere invitano ad addentrarci nella fugacità dell'esperienza umana, nella memoria che si sedimenta nel tempo e nell'incessante trasformazione dell'essere – affermano i due curatori -. La mostra si configura così come un cammino nell'interiorità, una riflessione sull'impermanenza e sul dinamismo dell'esistenza, un invito a guardare oltre le apparenze e ad abbracciare la pluralità insita nell'essere”.
La mostra collettiva si concentra sull'intimità dell’essere, sia nella sua dimensione fisica che psichica, attraverso una fusione armoniosa di pittura e scultura. L'esposizione invita a riflettere sull'interiorità non solo come spazio fisico, ma anche come profonda realtà mentale ed emotiva. Le sculture, con la loro nostalgica densità suggeriscono allo spettatore che l'interiorità è in continuo mutamento, mentre la pittura, attraverso colori vibranti e pennellate che oscillano tra forza e delicatezza, istinto e raziocinio, diventa metafora di un respiro che si espande e si ritrae, in un ciclo ininterrotto che abbraccia le più disparate sensazioni, pensieri e percezioni.
La ricerca estetico-concettuale di Renato Calaj annulla le tecniche tradizionali del graffitismo, concentrandosi su concetti come spazio, confine, limite e tempo. Partendo dall'uso della bomboletta spray, Calaj fonde street art e urban art in un contesto ridimensionato e privo di confini definiti, esplorando il rapporto tra tempo, trasformazione e distruzione, e riflettendo sulla fugacità dell'esistenza e sull'impronta che il tempo lascia su tutto ciò che tocca. Le sue opere invitano a una riflessione filosofica sull'impermanenza e sulla transitorietà dell'esperienza umana. D'altro canto, la ricerca artistica di Alessio Deli, radicata nella tradizione classica del Mediterraneo, esplora il contrasto tra la bellezza ideale delle sue opere e la complessità del mondo contemporaneo. Negli ultimi dieci anni, la sua produzione si è arricchita di tematiche figurative, attraverso il recupero di materiali abbandonati e il riciclo, con particolare attenzione alla memoria storica e alle tradizioni plastiche italiane. Recentemente, ha ripreso l'uso di materiali tradizionali come il travertino, il bronzo e la ceramica, integrandoli con resine ecologiche e metalli. La sua ricerca include anche l'apprendimento delle tecniche tradizionali legate alla lavorazione del travertino romano, simbolo della romanità nella scultura e architettura. Le sue opere figurative includono le "Korai" e i "Kouroi", che rappresentano figure femminili e maschili, emblemi di un'epoca antica, ma con vesti e gesti contemporanei. Il ciclo culmina con l'opera “Anthropocene”, simbolo del dramma ambientale e culturale attuale. In un mondo in rapido cambiamento, le sculture di Deli si ergono come monumenti alla bellezza, che sfidano il tempo e cercano di ricucire il legame tra passato e presente, rispondendo alle crisi culturali e climatiche con un silenzioso rinnovamento.
Michela Milani, sebbene con una solida formazione da designer, approfondisce successivamente il suo interesse per l'arte conseguendo un diploma di specializzazione in arteterapia, che la riporta al mondo artistico, una passione che coltiva fin dall'infanzia. Il suo approccio creativo si distingue per una continua ricerca e sperimentazione, frutto dell'incontro tra le sue diverse formazioni. Le opere di Milani, a metà strada tra pittura e scultura, raccontano la complessità di una ricerca che l'artista ha intrapreso nel corso degli anni. Il vuoto emerge come il vero protagonista del suo lavoro, animato da un'energia tanto distruttiva quanto creativa, che ne modifica incessantemente i confini, in una metamorfosi perpetua che diventa metafora della natura umana. Raccontando ciò che si cela oltre il visibile, l'artista annulla il presente in un'esperienza metafisica, che si fa tramite di un infinito impalpabile. Il materiale che l'artista utilizza per le sue opere è il polimetilmetacrilato, noto anche con il nome commerciale di plexiglas. Il processo creativo di Michela Milani inizia con uno sciroppo trasparente, che successivamente colora e modella, dando vita a sculture e composizioni dal carattere unico e delicato.
Gianluca Patti esplora il colore e la materia come veicoli del vissuto personale e del tempo. Le sue opere combinano materiali come cemento e resina, simboli del suo legame con il settore edile familiare, trasformandoli in strumenti di espressione artistica. Attraverso la stratificazione di questi materiali, Patti dà vita a paesaggi emotivi che intrecciano memoria, sogni e stati d'animo, rivelando una connessione profonda tra il materiale e l'immateriale. Le opere monocrome, caratterizzate da strati incessantemente depositati, creano un effetto sintetico e minimale, mentre quelle policrome esplodono in una viva energia cromatica. Il processo di stratificazione, in cui il tempo gioca un ruolo fondamentale, alterna sottrazione e addizione per creare un equilibrio dinamico, facendo riaffiorare ricordi ed emozioni sepolte. La resina, plastica e duttile, diventa l’elemento trasformativo che modella la materia in un processo interminabile di continua evoluzione.
Infine, allo stesso modo, l'arte di Arjan Shehaj nasce dalla ricerca dell’essenza spoglia e evanescente di ogni cosa, indagando la sottile linea che separa la realtà dalla percezione umana. Il suo approccio scivola con naturalezza attraverso le coordinate spazio-temporali, sfidando ogni categorizzazione e dando vita a opere che sembrano sussurrare una forma di pathos liminale, intimo e complesso, un vortice che coinvolge l’essenza della realtà e la ricercata leggerezza dell’esistenza. La sua ricerca si articola in forme pure, geometriche e libere, che si presentano come reti encefaliche e labirintiche, dalle quali emerge un’energia che trasforma la materia informe in realtà formale. L’artista, guidato da una “ragione intuitiva”, crea opere che sfuggono alla gravità terrestre e alle convenzioni, evocando un’allegoria sia olografica che antropometrica, per trasmettere una potente forza visiva che trascende il passato, si proietta nel futuro e affonda profondamente dentro l’essenza dell’essere.
Inaugurazione: mercoledì 16 aprile ore 18.00
INTUS 2025 (dal latino: dentro, all’interno) non è solo il nome di una mostra di arte contemporanea, ma è anche la seconda edizione di un progetto nato dalla collaborazione di Regione Lombardia con Isorropia Homegallery, con l’obiettivo di promuovere e supportare artisti italiani, da sempre missione dell’associazione culturale no profit. L’iniziativa fa parte di un approccio culturale che si sviluppa all’interno di spazi di lavoro e sedi istituzionali, come valore aggiunto alla vita quotidiana. Porte aperte all’arte e alla cultura per creare un dialogo multidisciplinare a sostegno della crescita di persone e imprese, con l’obiettivo di rendere accessibili a un vasto pubblico spazi solitamente chiusi o privati.
Con questa iniziativa, la Giunta lombarda rinnova per il secondo anno la propria identità e la propria vision con un approccio inclusivo e partecipativo.
“Sono molto lieto della seconda edizione di INTUS 2025 – afferma il Presidente di Regione Lombardia – Prosegue il nostro impegno a promuovere la creatività giovanile e valorizzare, con l’arte contemporanea, gli spazi istituzionali. Spazi di vita e lavoro, spazi di riflessione e introspezione. Aprire le porte al pubblico è l’intento, più che simbolico, di questa esposizione che dà voce dal “dentro” alla bellezza e complessità dell’esperienza umana. Cinque giovani e talentuosi artisti presentano le loro opere ed è un orgoglio ospitarle nella nostra sede di Roma, a beneficio della collettività”.
In mostra ventotto opere dei cinque artisti disseminate all’interno della sede istituzionale, in un dialogo intenso e suggestivo che invita il visitatore a esplorare il sottile confine tra ciò che è manifesto e ciò che è sfumato, tra il materiale e l'immateriale, e tra il tempo vissuto e quello eterno. Ogni artista, con la sua ricerca estetica e concettuale unica, crea un dialogo che trascende i limiti delle singole discipline, spingendo lo spettatore a confrontarsi con il proprio stato d'animo. “In un continuo intreccio di forme, colori e materiali, queste opere invitano ad addentrarci nella fugacità dell'esperienza umana, nella memoria che si sedimenta nel tempo e nell'incessante trasformazione dell'essere – affermano i due curatori -. La mostra si configura così come un cammino nell'interiorità, una riflessione sull'impermanenza e sul dinamismo dell'esistenza, un invito a guardare oltre le apparenze e ad abbracciare la pluralità insita nell'essere”.
La mostra collettiva si concentra sull'intimità dell’essere, sia nella sua dimensione fisica che psichica, attraverso una fusione armoniosa di pittura e scultura. L'esposizione invita a riflettere sull'interiorità non solo come spazio fisico, ma anche come profonda realtà mentale ed emotiva. Le sculture, con la loro nostalgica densità suggeriscono allo spettatore che l'interiorità è in continuo mutamento, mentre la pittura, attraverso colori vibranti e pennellate che oscillano tra forza e delicatezza, istinto e raziocinio, diventa metafora di un respiro che si espande e si ritrae, in un ciclo ininterrotto che abbraccia le più disparate sensazioni, pensieri e percezioni.
La ricerca estetico-concettuale di Renato Calaj annulla le tecniche tradizionali del graffitismo, concentrandosi su concetti come spazio, confine, limite e tempo. Partendo dall'uso della bomboletta spray, Calaj fonde street art e urban art in un contesto ridimensionato e privo di confini definiti, esplorando il rapporto tra tempo, trasformazione e distruzione, e riflettendo sulla fugacità dell'esistenza e sull'impronta che il tempo lascia su tutto ciò che tocca. Le sue opere invitano a una riflessione filosofica sull'impermanenza e sulla transitorietà dell'esperienza umana. D'altro canto, la ricerca artistica di Alessio Deli, radicata nella tradizione classica del Mediterraneo, esplora il contrasto tra la bellezza ideale delle sue opere e la complessità del mondo contemporaneo. Negli ultimi dieci anni, la sua produzione si è arricchita di tematiche figurative, attraverso il recupero di materiali abbandonati e il riciclo, con particolare attenzione alla memoria storica e alle tradizioni plastiche italiane. Recentemente, ha ripreso l'uso di materiali tradizionali come il travertino, il bronzo e la ceramica, integrandoli con resine ecologiche e metalli. La sua ricerca include anche l'apprendimento delle tecniche tradizionali legate alla lavorazione del travertino romano, simbolo della romanità nella scultura e architettura. Le sue opere figurative includono le "Korai" e i "Kouroi", che rappresentano figure femminili e maschili, emblemi di un'epoca antica, ma con vesti e gesti contemporanei. Il ciclo culmina con l'opera “Anthropocene”, simbolo del dramma ambientale e culturale attuale. In un mondo in rapido cambiamento, le sculture di Deli si ergono come monumenti alla bellezza, che sfidano il tempo e cercano di ricucire il legame tra passato e presente, rispondendo alle crisi culturali e climatiche con un silenzioso rinnovamento.
Michela Milani, sebbene con una solida formazione da designer, approfondisce successivamente il suo interesse per l'arte conseguendo un diploma di specializzazione in arteterapia, che la riporta al mondo artistico, una passione che coltiva fin dall'infanzia. Il suo approccio creativo si distingue per una continua ricerca e sperimentazione, frutto dell'incontro tra le sue diverse formazioni. Le opere di Milani, a metà strada tra pittura e scultura, raccontano la complessità di una ricerca che l'artista ha intrapreso nel corso degli anni. Il vuoto emerge come il vero protagonista del suo lavoro, animato da un'energia tanto distruttiva quanto creativa, che ne modifica incessantemente i confini, in una metamorfosi perpetua che diventa metafora della natura umana. Raccontando ciò che si cela oltre il visibile, l'artista annulla il presente in un'esperienza metafisica, che si fa tramite di un infinito impalpabile. Il materiale che l'artista utilizza per le sue opere è il polimetilmetacrilato, noto anche con il nome commerciale di plexiglas. Il processo creativo di Michela Milani inizia con uno sciroppo trasparente, che successivamente colora e modella, dando vita a sculture e composizioni dal carattere unico e delicato.
Gianluca Patti esplora il colore e la materia come veicoli del vissuto personale e del tempo. Le sue opere combinano materiali come cemento e resina, simboli del suo legame con il settore edile familiare, trasformandoli in strumenti di espressione artistica. Attraverso la stratificazione di questi materiali, Patti dà vita a paesaggi emotivi che intrecciano memoria, sogni e stati d'animo, rivelando una connessione profonda tra il materiale e l'immateriale. Le opere monocrome, caratterizzate da strati incessantemente depositati, creano un effetto sintetico e minimale, mentre quelle policrome esplodono in una viva energia cromatica. Il processo di stratificazione, in cui il tempo gioca un ruolo fondamentale, alterna sottrazione e addizione per creare un equilibrio dinamico, facendo riaffiorare ricordi ed emozioni sepolte. La resina, plastica e duttile, diventa l’elemento trasformativo che modella la materia in un processo interminabile di continua evoluzione.
Infine, allo stesso modo, l'arte di Arjan Shehaj nasce dalla ricerca dell’essenza spoglia e evanescente di ogni cosa, indagando la sottile linea che separa la realtà dalla percezione umana. Il suo approccio scivola con naturalezza attraverso le coordinate spazio-temporali, sfidando ogni categorizzazione e dando vita a opere che sembrano sussurrare una forma di pathos liminale, intimo e complesso, un vortice che coinvolge l’essenza della realtà e la ricercata leggerezza dell’esistenza. La sua ricerca si articola in forme pure, geometriche e libere, che si presentano come reti encefaliche e labirintiche, dalle quali emerge un’energia che trasforma la materia informe in realtà formale. L’artista, guidato da una “ragione intuitiva”, crea opere che sfuggono alla gravità terrestre e alle convenzioni, evocando un’allegoria sia olografica che antropometrica, per trasmettere una potente forza visiva che trascende il passato, si proietta nel futuro e affonda profondamente dentro l’essenza dell’essere.
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