Louise Bourgeois. L’inconscio della memoria
Dal 21 Giugno 2024 al 15 Settembre 2024
Roma
Luogo: Galleria Borghese
Indirizzo: Piazzale Scipione Borghese 5
Orari: Dal martedì alla domenica, dalle 9.00 alle 19.00 (ultimo ingresso alle ore 17.45) Chiuso tutti i lunedì I turni di ingresso sono ogni ora
Curatori: Cloé Perrone con Geraldine Leardi e Philip Larratt-Smith
Costo del biglietto: Intero € 13 Ridotto 18-25 anni € 2,00 Gratuito Prenotazione obbligatoria, per tutte le tipologie di biglietto € 2,00
Telefono per informazioni: +39 06 32810
Sito ufficiale: http://www.galleriaborghese.beniculturali.it
Ideata da Cloé Perrone e curata con Geraldine Leardi e Philip Larratt-Smith, l’esposizione, realizzata in collaborazione con The Easton Foundation e l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, è incentrata sul grande contributo della Bourgeois alla scultura e la profonda connessione tra la sua pratica artistica e la Galleria Borghese.
Louise Bourgeois. L’inconscio della memoria intreccia la memoria personale dell’artista a quella collettiva del museo pubblico: il percorso espositivo attraversa alcune sale del Museo, il padiglione dell’Uccelliera e il Giardino della Meridiana – luoghi che Louise Bourgeois aveva esplorato con ammirazione durante la sua prima visita a Roma nel 1967. Circa 20 opere scultoree che dialogano con l’architettura unica del Casino Borghese e con la sua collezione, sono incentrate sui temi della metamorfosi, della memoria e sull’espressione di stati emotivi e psicologici. Queste tematiche, esplorate anche dagli artisti della collezione Borghese, sono rinvigorite dalla lente contemporanea di Bourgeois, che offre nuove prospettive sull’esperienza umana, grazie anche alla sua straordinaria diversità di forme, materiali e scale, che le hanno permesso di esprimere una gamma di stati emotivi.
Il percorso artistico di Louise Bourgeois (1911, Parigi - 2010, New York), lungo sette decenni ha fatto progredire in modo significativo le discussioni critiche sull’arte contemporanea, incorporando i temi della psicoanalisi e del femminismo che da allora sono diventati centrali. Negli anni Sessanta, dopo un periodo di intensa psicoanalisi, inizia a lavorare con forme biomorfe, sperimentando il lattice, il gesso, la cera e altri materiali. All’inizio degli anni Novanta presenta il suo primo gruppo di Cells, strutture autonome, alcune simili a stanze, composte da elementi scolpiti, oggetti trovati e oggetti conservati nel corso della sua vita. Sono dell’ultimo decennio della sua carriera le opere realizzate con i tessuti.
Il suo rapporto con l’Italia e con le collezioni Borghese ha influenzato in modo significativo la sua pratica creativa. L’incontro con la collezione Borghese iniziò con gli studi di storia dell’arte al Louvre alla fine degli anni Trenta e si approfondì tra il 1967 e il 1972 con i soggiorni a Pietrasanta, Carrara e in altre città della regione, lavorando in diversi studi e realizzando numerose opere in bronzo e marmo. Un decennio dopo riprende a frequentare l’Italia, producendo altre sculture tra il 1981 e il 1991.
Il tema della metamorfosi, centrale nella sua opera, si sviluppa attraverso Janus Fleuri, Topiary e Passage Dangereux. La simmetrica e ambigua forma sospesa di Janus Fleuri è rivolta in due direzioni e fa riferimento alla divinità romana che guarda contemporaneamente al passato e al futuro e simboleggia gli inizi e le transizioni. Topiary riflette la crescita organica e le fasi di sviluppo di una jeune fille en fleur, incarnando le trasformazioni naturali e personali dalla giovinezza alla maturità. Allo stesso modo Passage Dangereux, la Cell più grande di Bourgeois, qui esposta nel Salone del Lanfranco, racchiude il viaggio di una bambina che dall’innocenza infantile diventa ragazza.
Le Cell di Bourgeois sono una serie di involucri delle dimensioni di una stanza contenenti oggetti trovati e forme scolpite che esplorano i temi della memoria, del desiderio, dell’architettura e dei cinque sensi. Creando la propria architettura, Bourgeois ha sviluppato una forma autonoma che le ha permesso di mettere in scena complesse orchestrazioni di motivi e simboli che fondono passato e presente, pronti per essere visti, condivisi, vissuti e conservati, esattamente come la Galleria Borghese era per Scipione Borghese.
Nella Cell (The Last Climb), la penultima Cell di Louise Bourgeois, che apre il percorso espositivo al centro del Salone d’ingresso, il motivo della spirale è primario. Questo motivo ricorre in tutta la sua opera e si ritrova in Spiral Woman, esposta nell’Uccelliera. La scala a chiocciola di Cell (The Last Climb) è una metafora dei cicli infiniti della vita e del suo viaggio e le sfere blu che fluttuano nello spazio hanno una forte connotazione spirituale.
La Cell XX (Portrait) si addentra nella ritrattistica delle emozioni, presentando uno sguardo intimo sulla psiche umana. Con il suo scambio silenzioso tra due teste, la Cell mette in evidenza la decostruzione di Bourgeois della ritrattistica tradizionale col fine di enfatizzare l’espressione emotiva e la profondità psicologica rispetto allo status e all’identità sociale, e di esplorare il complesso arazzo della relazione di ciascuno con l’altro.
Sono parte del percorso altre opere che affrontano i temi chiave dell’artista. Nel Giardino della Meridiana, The Welcoming Hands presenta calchi delle mani dell’artista intrecciate con quelle di Jerry Gorovoy, suo caro amico e assistente di lunga data, che rappresentano dipendenza, intimità e protezione. Al grande Spider di bronzo, anch’esso ospitato nei Giardini Segreti e simbolo dell’essenza protettiva e resiliente della madre della Bourgeois, si contrappone la morbidezza del marmo rosa con cui l’artista realizza alcune opere come Jambes Enlacées, il cui delicato accavallare di gambe riflette quello delle caviglie di Paolina Borghese nella Sala I, e ancora Untitled (n. 7) dove due coppie di mani si stringono solidali e una piccola casa simboleggia rifugio e protezione. Entrambe queste opere frammentano e trasformano il corpo, rivelando relazioni più profonde e sfumate attraverso l’atto della ridefinizione fisica.
Nella Sala degli Imperatori troviamo una serie di teste di stoffa di Bourgeois esposte accanto ai busti di Cesari e uomini illustri, in porfido e alabastro orientale. In queste sale le opere dell’artista hanno un effetto di straniamento rispetto ai busti. Con le loro orbite vacue o le bocche semiaperte, queste sculture sono realizzate con ritagli di arazzi dalle fantasie floreali o geometriche sostenuti da una struttura di alluminio e generano un ricercato effetto stridente con il vigore e il lusso materico dei Cesari.
“La mostra su Louise Bourgeois fin dal titolo insegue due aspetti molto significativi del percorso dell’artista: l’inconscio e la memoria. Nella Galleria Borghese la conser- vazione della memoria del collezionista suo fondatore, Scipione Borghese, è per noi centrale e tutte le opere da lui raccolte raccontano la sua storia che è poi diventata la storia di uno dei musei più importanti al mondo. Le singole opere conservano la memoria dei loro autori e delle loro vite, a volte anche i loro ritratti nascosti come nel caso della Minerva di Lavinia Fontana, artista che all’inizio del Seicento usa la mitologia come suo specchio. Bourgeois sembra invece non nascondersi, ma esporsi il più possibile, cercando di raccontare anche il suo inconscio, i livelli di coscienza che sono poco dicibili. In questo rimando continuo fra memoria personale e collettiva, fra specchi e gabbie, risiede la forza estetica della mostra, che grazie alle opere della grande scultrice novecentesca attua la mise en abyme della collezione Borghe- se” afferma Francesca Cappelletti, Direttrice della Galleria Borghese.
Con la mostra Louise Bourgeois. L’inconscio della memoria la Galleria Borghese con- ferma l’importanza del rapporto tra arte antica e contemporanea, diventando luo- go di incontro e dialogo tra Maestri di epoche e provenienze diverse. Le installazioni contemporanee di oggi riaffermano e attualizzano ciò che la Galleria incarnava per Scipione Borghese: essere uno scrigno di tesori personali e un luogo per custodire un’eredità che va costantemente rinnovata, favorendo nuove letture della sua storia e della storia dell’arte.
La mostra è accompagnata da un catalogo che include immagini delle opere della Bourgeois contestualizzate nella Galleria, e da una guida breve. Entrambe le pubbli- cazioni sono edite da Marsilio Arte.
In occasione della mostra, anche l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici ospita un’opera dell’artista, allestita nel Salon de Lecture: No Exit, un’installazione formata da una scala incorniciata lateralmente da pannelli e da due grandi sfere situate alla sua base. Nella scala si trovano appese due forme di gomma a cuore, elementi ben celati e che possono essere sbirciati attraverso una piccola porta dietro la struttura.
L’esposizione è stata realizzata grazie al supporto di FENDI, sponsor ufficiale della mostra.
Il programma di incontri che accompagna la mostra, dal titolo Esistere come donna, è organizzato da Electa
Hospitality partner della mostra: Hotel Eden, Dorchester Collection. Louise Bourgeois (nata a Parigi nel 1911 e morta a New York nel 2010) è una delle artiste più influenti del secolo scorso. Sebbene abbia lavorato in diversi ambiti nel corso dei suoi 70 anni di carriera – performance, pittura e stampa – è nota soprat- tutto come scultrice. Bourgeois ha vissuto a New York dal 1938 fino alla morte, ma gran parte della sua ispirazione proviene dalla sua infanzia. Cresciuta a Parigi e nei suoi sobborghi, fin da piccola fu coinvolta nel laboratorio di restauro di arazzi della sua famiglia. Le complesse relazioni con il padre infedele e con la madre malata cronica portarono a sentimenti pervasivi di colpa, gelosia, tradimento e abbandono, temi che costituiscono il nucleo del suo lavoro. L’artista ha spesso dichiarato che il processo creativo è una forma di esorcismo: un modo per ricostruire i ricordi e le emozioni al fine di liberarsi dalla loro presa. Dai disegni intimi alle installazioni su larga scala, oscillanti tra figurazione e astrazione e realizzate con una varietà di materiali tra cui legno, lattice, marmo, bronzo e tessuto, Bourgeois ha espresso una gamma di emozioni attraverso un vocabolario visivo di corrispondenze formali e simboliche.
Bourgeois è stata nominata Ufficiale dell’Ordine delle Arti e delle Lettere dal Mini- stro della Cultura francese nel 1983. Tra le altre onorificenze, il Grand Prix National de Sculpture del governo francese nel 1991, la Medaglia Nazionale delle Arti nel 1997 e la medaglia francese di Comandante della Legione d’Onore nel 2008. Ha rappresentato gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia nel 1993 e nel 1999 ha ricevuto il Leone d’oro della Biennale alla carriera. L’opera della Bourgeois è stata oggetto di numerose importanti retrospettive internazionali e itineranti, tra cui quelle organizzate dal Museum of Modern Art di New York, dal Kunstverein di Francoforte, dalla Tate Modern di Londra, dal Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, dal Centre Georges Pompidou di Parigi e dalla Haus der Kunst di Monaco. Mostre recenti sono state allestite al Metropolitan Museum of Art di New York, al Nasjonal Museet di Oslo, al Museo Belvedere di Vienna e all’Art Gallery of New South Wales di Sydney.
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