Luoghi segreti del Palatino e del Foro Romano. Pittura Architettura Scultura attraverso i secoli
Dal 28 Settembre 2017 al 28 Settembre 2017
Roma
Luogo: Palatino e Foro Romano
Indirizzo: via di san Gregorio
Enti promotori:
- Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma
Un modo diverso di vivere l’archeologia: Luoghi segreti, dal prossimo 28 settembre apre nuovi percorsi che attraversano il Foro Romano e il Palatino, con tecnologie immersive e supporti divulgativi.
Il nuovo progetto della Soprintendenza Speciale di Roma in collaborazione con Electa, prevede l’apertura al pubblico di otto aree monumentali e museali, finora accessibili solo con visita guidata o addirittura chiuse, grazie a un biglietto supplementare, della durata di due giorni.
Nel solco di quanto realizzato nel 2016 a Santa Maria Antiqua e nel 2017 alla Domus Aurea, Luoghi segreti è basata su un nuovo tipo di divulgazione: una narrazione anche virtuale per rendere parlanti e fruibili a tutti luoghi preziosi, ma non sempre di facile comprensione.
I Luoghi segreti si articola in due focus, dedicati uno al Palatino, con le Case di Augusto e di Livia, l’Aula Isiaca/Loggia Mattei; l’altro al Foro Romano, con Santa Maria Antiqua, il Tempio di Romolo e l’Oratorio dei quaranta martiri/Rampa di Domiziano. Spazi aperti grazie anche alla collaborazione di Ales.
Luoghi segreti che per la loro delicatezza necessitano di un numero chiuso e non possono essere visitati dai milioni di persone che ogni anno accedono all’area archeologica centrale. Il circuito Colosseo – Foro Romano e Palatino, infatti, nei primi mesi del 2017 ha registrato un incremento di oltre il 6% dei visitatori, passando da 3.110.413 del primo semestre del 2016 a 3.485.243 del primo semestre del 2017.
Proiettando il dato sul secondo semestre, in cui normalmente si registrano più ingressi, il circuito Colosseo – Foro Romano e Palatino potrebbe traguardare a 7 milioni di presenze nel 2017, confermandosi l’area archeologica con biglietto più visitata al Mondo.
Un risultato raggiunto grazie alla diversificazione dell’offerta, con le mostre, oggi in corso Colosseo. Un’icona e Da Duchamp a Cattelan. Palatino contemporaneo, e alle domeniche gratuite con i Fori, Romano e Imperiali uniti.
La Soprintendenza Speciale di Roma con Luoghi segreti del Palatino e del Foro Romano apre complessi monumentali finora accessibili solo con visita guidata o addirittura chiusi. Si tratta di luoghi di sicura fascinazione ma che, per la loro delicatezza, non possono essere visitati dai milioni di persone che ogni anno accedono al circuito Colosseo – Foro Romano e Palatino.
Da questa esigenza nasce la sperimentazione di un biglietto supplementare, valido due giorni, per una visita con supporti multimediali e didattici ai Luoghi segreti, articolata in due focus, uno sul Palatino e l’altro sul Foro.
Il criptoportico neroniano e il Museo Palatino saranno aperti tutti i giorni. La Casa di Augusto, la Casa di Livia e l’Aula Isiaca/Loggia Mattei saranno aperte lunedì, mercoledì, venerdì e domenica, mentre il Tempio di Romolo, Santa Maria Antiqua, l’Oratorio dei quaranta Martiri con la Rampa di Domiziano martedì, giovedì, sabato e domenica.
Il biglietto sperimentale permetterà così di accedere nel giro di due giorni a tutti gli otto Luoghi segreti, cui in futuro se ne potranno aggiungere altri.
L’iniziativa invita a un approccio diverso a questi luoghi di storia e cultura, un modo di entrare in contatto ravvicinato con l’arte e la civiltà romana:
- la pittura dell’antica Roma, dalla tarda età repubblicana all’alto Medioevo, fino ai riflessi dell’arte pittorica romana sul Rinascimento;
- le architetture interne ed esterne delle domus e dei palazzi imperiali e le loro trasformazioni attraverso i secoli;
- la scultura e l’arte decorativa, dagli apparati pubblici e di culto a quelli privati e delle domus imperiali.
Un progetto sperimentale, Luoghi segreti del Palatino e del Foro Romano, della Soprintendenza Speciale di Roma per diversificare l’approccio, l’offerta culturale, il modo di vivere l’area archeologica più visitata al Mondo.
I FOCUS
Criptoportico neroniano
Un fascinoso passaggio sotterraneo che collegava diversi settori dei palazzi imperiali dal clivo Palatino alle Case di Livia e di Augusto. Qui, il visitatore, attraverso una proiezione immersiva e pannelli esplicativi, sarà introdotto alla pittura e alla decorazione architettonica antica, anche con immagini provenienti dalle domus di età repubblicana non ancora visitabili.
Museo Palatino
Nato come antiquarium nell’Ottocento, allestito varie volte a partire dagli anni Trenta del secolo scorso, il Museo Palatino riapre dopo i recenti lavori che ne hanno rinnovato i servizi. L’allestimento del 2014 è ora arricchito dal nuovo plastico dell’area del Palatino, realizzato dallo studio dell’architetto João Nunes, e completato da una statua di Apollo.
Il Palatino
La pittura dall’età tardo repubblicana al Rinascimento
Casa di Livia: la residenza della prima signora dell’Impero
Nella semioscurità, gli ambienti si illuminano a rotazione: dall’atrio al triclinio –cioè la sala da pranzo–, passando per il tablino –sala di ricevimento–, per finire con la stanza del bétilo, una pietra sacra. Proiezioni immersive ricostruiscono le architetture dove sono ancora visibili affreschi con scene mitologiche. Si isolano nel racconto le scene che illustrano i miti di Polifemo e di Io e Argo.
Casa di Augusto: racconto in quattro tempi
Introduzione: storia della residenza nel punto d’ingresso della visita. La videoproiezione (videomapping) sulla parete racconta l’evoluzione della casa dell’imperatore, evidenziando lo sviluppo della planimetria e degli spazi dall’impianto primitivo a palazzo del princeps.
La pittura: una voce narrante descrive gli affreschi della stanze delle maschere e dei festoni di pino. Il puntamento delle luci (lightmapping) accompagna il racconto evidenziando gli schemi pittorici.
La decorazione: nel tablino –la sala di ricevimento–, un gioco di luci radenti al pavimento e di videoproiezioni (videomapping) ridisegna l’ordito delle tre pavimentazioni di questo spazio, evidenziando anche il soffitto, di cui resta un grande frammento. Nella sala delle prospettive, le videoproiezioni sottolineano la struttura dell’affresco e, quindi, l’elemento prospettico.
La vita privata: il focus interesserà uno degli ambienti della sezione privata della residenza dove si trova il celebre studiolo di Augusto.
Per entrambe le case la narrazione è in italiano e in inglese, completata dalla spazializzazione del suono che garantisce una sensazione immersiva: lo spettatore è al centro del racconto.
Loggia Mattei/Aula Isiaca: dalla moda egizia e dei culti orientali al Rinascimento
L’aula isiaca propone gli affreschi a tema egizio risalenti alla tarda età repubblicana o all’inizio dell’impero, rinvenuti nel sottosuolo della Domus augustana. È la testimonianza di come la moda egizia e dei culti orientali avesse preso piede nella Roma antica. Sopra l’aula si trova la Loggia Mattei, uno degli ultimi esempi di pittura rinascimentale ancora esistenti sul Palatino, a testimonianza della vita ininterrotta sul colle. I pittori del Cinquecento per realizzare questo affresco si sono chiaramente ispirati alle grottesche e, probabilmente, alla Domus Aurea, in cui gli artisti si calavano attraverso dei buchi praticati sul tetto. L’Aula e la Loggia, chiuse da diverso tempo, saranno riaperte al pubblico con un nuovi pannelli esplicativi.
Il Foro Romano
dai culti pagani al cristianesimo
Santa Maria Antiqua: da palazzo imperiale a chiesa
Pochi luoghi al mondo possono vantare il fascino di Santa Maria Antiqua, dovuto alla incredibile storia di questi ambienti, inizialmente, costruiti come propaggine del palazzo imperiale del Palatino e divenuti, con l’avvento del cristianesimo al Foro, prima luogo di culto, poi una chiesa e, infine, cappella palatina e sede vescovile di Roma.
L’allestimento progettato per la mostra che nel 2016 ha inaugurato l’apertura al pubblico di Santa Maria Antiqua diventa permanente: un percorso multimediale con proiezioni videomapping e lightmapping che conduce il visitatore, mettendo in risalto la più importante serie di affreschi bizantini esistente a Roma.
Oratorio dei quaranta martiri/Rampa di Domiziano: il cristianesimo al Foro
In origine sala di ingresso alla Rampa di Domiziano, che conduceva ai Palazzi Imperiali sul Palatino, l’edificio con la cristianizzazione del Foro divenne un Oratorio, dedicato alla devozione di quaranta soldati cristiani condannati a morte durante le persecuzioni di Diocleziano. L’episodio è rappresentato in due grandi affreschi databili al VIII secolo. L’Oratorio è allestito con pannelli e supporti video che narrano le evoluzioni e il ritrovamento di questo ambiente a pianta quadrata situato al centro del Foro.
Il Tempio di Romolo/Lacus Iuturnae: la divinizzazione delle famiglie imperiali e il culto delle acque
L’ipotesi più nota sul nome di questo tempio rotondo è che l’imperatore Massenzio lo avrebbe dedicato al figlio, Valerio Romolo, morto in giovane età nel 309 e subito divinizzato. A questa testimonianza della sacralizzazione degli imperatori e delle loro famiglie, nel medioevo si sono aggiunte le pitture murali di ispirazione cristiana, quando l’edificio divenne vestibolo della chiesa di Santi Cosma e Damiano. All’interno del tempio sono state allestite le statue e le decorazioni del Lacus Iuturnae, una delle più antiche fonti sacre del Foro. Il tempio di Romolo riaprirà con una nuova illuminazione e nuovi pannelli.
Dopo Santa Maria Antiqua e Domus Aurea, la Soprintendenza prosegue così nel progetto di valorizzazione scientifica dell’area archeologica centrale. Inaugurazione il prossimo 28 settembre. LUOGHI SEGRETI. LA STORIA CRIPTOPORTICO NERONIANO Questo spazio, lungo 130 m, si data al principato di Nerone. Collocato al di sotto dell'area che nel '500 venne ricoperta dagli Orti Farnesiani, in gran parte ancora esistenti e visitabili, si estende lungo quello che doveva essere uno dei lati della Domus Tiberiana. Il lungo corridoio sotterraneo è illuminato da finestrine a bocca di lupo disposte su un lato della volta, e conserva pavimenti in mosaico.
Sulla volta del Criptoportico è visibile (in copia – l’originale è conservato nel Museo del Palatino) la decorazione in stucco del soffitto, con cassettoni, elementi vegetali e un pannello con quattro eroti.
MUSEO PALATINO
Il Museo Palatino, riallestito in occasione del bimillenario augusteo nel 2014, conserva alcune delle più straordinarie testimonianze dell’epoca augustea rinvenute sul colle.
Le sale del piano terreno sono suddivise per temi: “Le origini di Roma” con i reperti preistorici e la storia della fondazione raccontata anche attraverso le immagini proiettate sul plastico del 1950 del monte Germalo dove furono stabilite le prime capanne; “Dalla monarchia alla repubblica” e “La repubblica” in cui si ripercorre la trasformazione edilizia del Palatino fino a diventare ambìto luogo di residenza della classe dirigente romana. “Il principato” presenta un film di 7’ dal titolo “A-Elegia di Augusto”, dedicato alla figura dell’imperatore. Nella stessa sala, un video wall riproduce una straordinaria carrellata in 3D delle ricostruzioni architettoniche degli edifici costruiti sul Palatino, dalle capanne romulee alla residenza di Augusto, passando per la domus aurea e il palazzo dei Flavi, fino al Septizodium di Settimio Severo, ultima imponente costruzione palatina.
Verrà adesso esposto anche un plastico della configurazione attuale del Palatino.
Al primo piano la galleria è dedicata alla scultura ideale nel palazzo imperiale, che caratterizzava dimore di rappresentanza, aule di udienza, giardini di delizia, ninfei, come anche edifici termali, teatri, ville d’ozio.. Si aggiungerà da settembre, proveniente dai depositi della Soprintendenza, e mai esposta prima d’ora, una statua intera raffigurante Apollo.
CASA DI AUGUSTO
La visita della Casa di Augusto inizia dai cubicula, le stanze private del princeps. Sono visibili la Stanza dei festoni di pino, con uno straordinario affresco che raffigura finti porticati, sorreggenti festoni di pino, parzialmente aperti su retrostanti cortili colonnati, e i vivaci affreschi della vicina Stanza delle maschere in cui si evoca una facciata di scena teatrale ellenistica, con l’inserimento nelle aperture centrali di paesaggi sacri e santuari agresti inquadrati in prospettive di sfuggenti porticati.
Di questa zona della residenza sono giunti sino a noi i sobri mosaici pavimentali a tessere bianche con crocette nere.
Proseguendo lungo la passerella posta a protezione dei pavimenti, di cui resta traccia delle geometrie dei marmi che li decoravano, sono visibili gli affreschi dei locali dalla probabile funzione di biblioteche private e di sale di ricevimento. A seguire, la Stanza delle prospettive è decorata con pitture che propongono schemi abituali decorativi con podi aggettanti, alte paraste, edicole e quinte architettoniche. Questa parte pubblica della casa doveva affacciarsi sul peristilio (giardino porticato a colonne): per questo motivo è oggi illuminata da una luce fredda che suggerisce l’ingresso negli spazi della luce naturale. Questo fronte è stato poi chiuso dalle sottostrutture dovute all’ampliamento del palazzo che sorgeva sopra questi ambienti.
La visita prosegue nel settore della casa che eccelle per l’altissima qualità degli affreschi. Le splendide decorazioni, capisaldi nella storia della pittura romana, fanno della casa del primo imperatore il maggior complesso pittorico di II stile.
Si accede dai locali denominati della rampa e dell’antirampa sulla cui volta sono riprodotti i lacunari di un cassettonato in stucco, cui succede un fastoso affresco policromo basato sulle figure geometriche del quadrato e del rettangolo.
Da qui si entra nel grande oecus (ambiente di soggiorno e di ricevimento) che aveva probabilmente al centro una camera: finta volta sorretta da quattro pilastri o colonne di cui restano le basi. La sala che oggi vediamo esibisce una decorazione che richiama la scenografia teatrale. La sala attigua, il cubicolo inferiore, è caratterizzata da un affresco che ripropone uno schema architettonico che si rifà alle scenografie di carattere teatrale. In particolare sulla parete centrale, di fronte alla finestra che si affacciava sul peristilio, è raffigurata un’apertura centrale che ricorda la porta regia da cui entravano - in molti teatri stabili romani - gli artisti per la recitazione. Lungo tutte le pareti esili colonne con capitelli corinzi si stagliano su fondo rosso, lasciando spazio ad aperture che offrono visuali in prospettiva di paesaggi di vita cittadina con figure ammantate. Un fregio continuo di tritoni e cavalli marini dal tocco impressionistico corre in alto.
All’uscita, una scala conduce al cosiddetto studiolo dell’imperatore, preziosa testimonianza del raffinato gusto decorativo augusteo. Sotto un soffitto in cui si alternano riquadri in stucco a dipinti tradizionali, sui fondi rossi, gialli e neri e sui candidi elementi architettonici insidiati dalla vegetazione spiccano particolari disegnati con maestria: cigni, calici, grifi alati, candelabri, fiori di loto tradiscono l’origine alessandrina di un grande artista venuto a Roma al seguito del vincitore.
CASA DI LIVIA
Questa ricca domus privata di I secolo a. C., rimessa in luce da scavi ottocenteschi, è stata attribuita a Livia in base al nome Iulia Augusta inciso su una tubatura di piombo esposta nel tablino (sala di ricevimento). La casa può essere considerata, all’interno del complesso augusteo, un appartamento riservato alla moglie di Augusto. Consta di un atrio quadrangolare su cui si aprono quattro locali pavimentati in mosaico e con le pareti dipinte databili intorno al 30 a.C., tra le testimonianze più importanti del II stile a Roma nella sua fase più matura.
Sul fondo si trovano al centro il tablino, e, simmetricamente, due stanze (alae). A destra dell’atrio è situato il triclinium (sala da pranzo).
Gli affreschi della casa di Livia.
Il tablino è detto anche “sala di Polifemo “perché sulla parete di fondo è raffigurato il ciclope Polifemo che insegue la ninfa Galatea. Sulla parete di destra, al centro, è dipinta Io rivolta verso Argo, il gigante dai cento occhi che la tiene prigioniera, mentre Mercurio arriva per liberarla.
Nell’ala destra la decorazione è organizzata intorno ad un portico aggettante: tra le colonne, lussureggianti festoni vegetali ornati con bende e oggetti di culto. Sopra, corre un fregio paesaggistico monocromo su fondo giallo, molto raro nel suo genere, con scene di vita reale e scene rituali di ambiente egizio.
L’ala sinistra raffigura figure fantastiche (grifi, Vittorie alate), affrontate araldicamente ai lati di candelabri e posate sui rami dell’albero della vita.
Il triclinio conserva una straordinaria decorazione pittorica su fondo rosso cinabro, più noto come rosso pompeiano, su cui si aprono edicole che svelano paesaggi sacri e campestri con effetti di profondità spaziale. Sulla parete lunga è rappresentato il betilo, simbolo divino aniconico di Diana, particolarmente caro ad Augusto. Da notare anche figure di nature morte in vasi di vetro ricolmi di frutta.
LOGGIA MATTEI
Dipinta negli anni Venti del Cinquecento dalla bottega di Baldassarre Peruzzi, è quanto resta della villa
edificata dalla famiglia Stati e poi passata nel 1561 alla famiglia Mattei.
La volta, decorata a grottesche con fondo bianco, è incorniciata da un fregio giallo a mascheroni al cui interno si dispongono lo stemma dei Mattei (al centro), che nel 1595 sostituì quello Stati, e due quadretti a tema mitologico su fondo scuro: le Nozze di Ercole ed Ebe e Venere tra Amore e le Muse. Le vele sono decorate da tondi a fondo blu con i dodici segni zodiacali, mentre sui peducci sono dipinte edicole con le sei Muse sui lati lunghi e Atena e Apollo sui lati corti. Gli affreschi delle pareti, raffiguranti scene del mito di Venere e Adone, furono staccati nel 1846 e trasferiti al Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, dove tuttora si trovano. Qualche anno dopo anche le raffigurazioni mitologiche e i tondi con i segni zodiacali furono staccati e venduti al Metropolitan Museum of Art di New York; un accordo di prestito negli anni novanta del secolo scorso ne ha permesso il reinserimento nel sito originario.
AULA ISIACA
All’interno della stessa Loggia Mattei, al piano inferiore, è conservata la cosiddetta Aula Isiaca.
Riportata alla luce nel 1912 al di sotto della Basilica della Domus Flavia, presenta un ambiente con abside, riccamente affrescato: in esso si deve riconoscere uno dei nuclei appartenuti alla vasta residenza palatina di Augusto. Le pitture, databili intorno al 30 a.C., presentano numerosi richiami all’Egitto e alla dea Iside, (come le raffigurazioni di sacerdotesse e di oggetti rituali legati al culto della dea) che ne giustificano la denominazione moderna. In alto, le pareti sono delimitate da un fregio continuo con urei (serpenti) e fiori di loto e da una cornice di stucco, e presentano una decorazione a finte architetture disposte su più registri con edicola centrale, all’interno della quale sono dipinti paesaggi con scene mitologiche, largamente perduti. Altri quadri (anch’essi poco leggibili) erano posti ai lati delle edicole: nella parete lunga, a destra, era forse rappresentato il mito della nascita di Elena, nella parete corta di fondo lo sbarco di Elena e Paride, mentre nella parete dell’abside un paesaggio sacro con anatre presso una fonte.
La volta conserva tracce di doratura: è caratterizzata da un nastro giallo su spessa fascia blu ondulata, che racchiude candelabri e motivi vegetali di finissima fattura, quasi ad imitazione di un tessuto.
SANTA MARIA ANTIQUA Scoperta nel 1900 alle pendici del Palatino, la chiesa conserva sulle sue pareti un patrimonio di pitture unico nel mondo cristiano del primo millennio, databile dal VI al IX secolo, quando fu abbandonata a seguito dei crolli del terremoto dell’847. Resta eccezionale testimonianza nello sviluppo della pittura non solo romana, ma di tutto il mondo greco bizantino contemporaneo: l’iconoclastia, infatti, cancellò gran parte delle immagini sacre di quell’epoca.
La chiesa di Santa Maria Antiqua si inserì in un monumentale ambiente pagano di età domizianea. La fase decorativa conobbe numerosi interventi, di cui testimonia la parete definita palinsesto, pietra miliare nella storia della pittura medievale. Si tratta di un ampio lacerto in prossimità dell’abside, in cui sono identificabili sei strati di pittura: dal IV-V all’VIII secolo d. C. Particolarmente ben conservato il ciclo dedicato al martirio dei santi Quirico e Giulitta, che decora quasi integralmente la cappella di Teodoto (a sinistra del presbiterio), risalente al pontificato di papa Zaccaria (741-752). La decorazione della cappella è dominata dalla Crocifissione. La cappella alla destra del presbiterio è invece dedicata ai Santi Medici, dove si riconoscono teorie di santi.
Nella navata sinistra è rappresentata una teoria di santi della Chiesa greca e latina, con Cristo al centro, sormontata da storie del Vecchio Testamento.
ORATORIO DEI QUARANTA MARTIRI
È così definito per la pittura, databile all’VIII secolo, che orna l’abside: in essa viene esaltata la devozione dei soldati cristiani condannati a morire nelle acque ghiacciate di un lago in Armenia, a Sebaste, durante la persecuzione di Diocleziano. L’ambiente, a pianta quadrangolare, conserva ancora sul muro di destra un affresco con Sant’Antonio eremita e il pavimento di frammenti di marmo di epoca medievale.
TEMPIO DI ROMOLO
Il tempio di Romolo oggi si presenta come un edificio di mattoni coperto a cupola con un imponente portale. Nonostante la trasformazione avvenuta nel XVII secolo, la decorazione, costituita da elementi di spoglio come la stessa porta, non ha subito sostanziali modificazioni.
Sulla destinazione del monumento in età imperiale sono state avanzate numerose ipotesi, ma la più nota, e che ne dà il nome, è quella secondo la quale l’imperatore Massenzio avrebbe riutilizzato l’edificio come tempio dedicato al figlio, Valerio Romolo, morto in giovane età nel 309 e divinizzato.
Nella rotonda si succedono diversi cicli di decorazioni parietali: alla metà del XIII secolo possono essere assegnate pitture ad imitazione di tendaggi o velari che in origine decoravano le pareti. La nicchia absidata sulla sinistra della rotonda, rappresenta al centro Cristo in trono tra Maria Maddalena e Maria Salomè, sulla volta i simboli dei quattro evangelisti e sulle paretine laterali a destra le Marie al sepolcro, a sinistra scena del Convito a casa di Simone il fariseo.
A sinistra dell’ingresso è conservato un monumento funerario costituito da un tabernacolo incorniciato da colonnine, ornato in basso da riquadri in finti marmi policromi, con al centro la Madonna in trono con bambino tra i santi medici: il dipinto è attribuito a Jacopo Torriti ed è databile alla fine del XIII secolo.
Al centro del tempio è attualmente esposto il gruppo scultoreo composto da sette elementi originali provenienti dalla Fonte di Giuturna nel Foro Romano. Tra le più importanti nell’antica Roma, le sue acque erano ritenute salutari. Il prezioso gruppo scultoreo è composto dai Dioscuri, con i rispettivi cavalli, e un’ara, che sui quattro fronti riporta immagini legate alla loro leggenda, insieme ad una ieratica statua di Apollo e al puteale in marmo bianco del pozzo della sorgente.
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