Paul Harbutt. Bad Boys
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Paul Harbutt, Authority and Abuse, 2009/2012, tecnica mista, cm 180 x 140
Dal 19 Gennaio 2013 al 03 Marzo 2013
Roma
Luogo: Museo Carlo Bilotti - Aranciera di Villa Borghese
Indirizzo: viale Fiorello la Guardia
Orari: da martedì a venerdì 10-16; sabato e domenica 10-19
Curatori: Achille Bonito Oliva
Enti promotori:
- Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico
- Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale
Costo del biglietto: intero € 8, ridotto € 7
Telefono per informazioni: +39 06 0608
E-Mail info: museo.bilotti@comune.roma.it
Sito ufficiale: http://www.museocarlobilotti.it
Venerdì 18 gennaio 2013 alle ore 18.00 all’interno del Museo Carlo Bilotti - Aranciera di Villa Borghese inaugura “Bad Boys”, personale dell’artista anglo americano Paul Harbutt. La mostra, curata da Achille Bonito Oliva, promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico, Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale, è stata realizzata in collaborazione con la Transpetrol Foundation di Bruxelles.
Sono comprese 80 opere fra dipinti, disegni ed una scultura non prettamente legata al lavoro di “Bad Boys”, dal titolo “The Mirror which Flatters Not”, che l’artista abbinerà ad un trittico creando un’installazione all’interno della Project Room. L’esposizione è improntata sulla visualizzazione dei “Cattivi Ragazzi” ripresi dall’artista tra mille giochi pericolosi che costellano tutta l’infanzia e l’adolescenza.
Tutte le opere hanno come soggetto il comportamento di bambini e ragazzi, dal passato fino ai nostri giorni: soggetti che infrangono le regole comportamentali. “Bad Boys” denuncia la condanna sociale e le dure punizioni subite ingiustamente dall’infanzia e dall’adolescenza. L’artista vede la violenza sui bambini come conseguenza diretta dello stress sociale e della povertà ma riesce a comunicarlo con umorismo ed ironia, elementi da sempre imprescindibili del suo lavoro.
Achille Bonito Oliva, curatore della mostra, dell’esposizione scrive: da Bosch a Bruegel, l’artista anglo americano riprende la socialità conflittuale e l’energia ludica che i due grandi artisti nordici ci hanno tramandato con le loro opere. “Bad Boys” è volutamente problematica e didattica. Possiede una forza pedagogica ed anche una grande dose di comprensione verso la libertà, seppure ai limiti della buona educazione e della convenienza, frutto sicuramente di una mentalità sanamente puritana che vuole restituire all’arte una funzione illustrativa e forse di insegnamento. Sul piano linguistico le opere documentano la maturità di una ricerca capace di produrre un alto tasso di comunicazione con una felice semplificazione dell’immagine che, come una pellicola tatuata sulla superficie della tela, ci presenta lo spettacolo ludico e vitalmente pericoloso del gioco infantile, spesso sopportato dagli adulti, ma anche punito, alcune volte represso per mancanza di dialogo tra gli adulti ed i bambini. Da tutto questo nasce l’ironia iconografica di Harbutt che, come diceva Goethe, è la passione che si libera nel distacco. Liberandosi lo humor nero del mondo adulto forse potrà sorridere e accompagnare i giochi dell’infanzia verso una condizione di progressiva libertà come speranza di un futuro migliore e l’arte, in quanto ricerca della bellezza, rappresenta (come diceva Baudelaire) la domenica della vita.
Una parte del ricavato dalla vendita dei cataloghi sarà devoluta all’Associazione no profit “Save the Children”.
Sono comprese 80 opere fra dipinti, disegni ed una scultura non prettamente legata al lavoro di “Bad Boys”, dal titolo “The Mirror which Flatters Not”, che l’artista abbinerà ad un trittico creando un’installazione all’interno della Project Room. L’esposizione è improntata sulla visualizzazione dei “Cattivi Ragazzi” ripresi dall’artista tra mille giochi pericolosi che costellano tutta l’infanzia e l’adolescenza.
Tutte le opere hanno come soggetto il comportamento di bambini e ragazzi, dal passato fino ai nostri giorni: soggetti che infrangono le regole comportamentali. “Bad Boys” denuncia la condanna sociale e le dure punizioni subite ingiustamente dall’infanzia e dall’adolescenza. L’artista vede la violenza sui bambini come conseguenza diretta dello stress sociale e della povertà ma riesce a comunicarlo con umorismo ed ironia, elementi da sempre imprescindibili del suo lavoro.
Achille Bonito Oliva, curatore della mostra, dell’esposizione scrive: da Bosch a Bruegel, l’artista anglo americano riprende la socialità conflittuale e l’energia ludica che i due grandi artisti nordici ci hanno tramandato con le loro opere. “Bad Boys” è volutamente problematica e didattica. Possiede una forza pedagogica ed anche una grande dose di comprensione verso la libertà, seppure ai limiti della buona educazione e della convenienza, frutto sicuramente di una mentalità sanamente puritana che vuole restituire all’arte una funzione illustrativa e forse di insegnamento. Sul piano linguistico le opere documentano la maturità di una ricerca capace di produrre un alto tasso di comunicazione con una felice semplificazione dell’immagine che, come una pellicola tatuata sulla superficie della tela, ci presenta lo spettacolo ludico e vitalmente pericoloso del gioco infantile, spesso sopportato dagli adulti, ma anche punito, alcune volte represso per mancanza di dialogo tra gli adulti ed i bambini. Da tutto questo nasce l’ironia iconografica di Harbutt che, come diceva Goethe, è la passione che si libera nel distacco. Liberandosi lo humor nero del mondo adulto forse potrà sorridere e accompagnare i giochi dell’infanzia verso una condizione di progressiva libertà come speranza di un futuro migliore e l’arte, in quanto ricerca della bellezza, rappresenta (come diceva Baudelaire) la domenica della vita.
Una parte del ricavato dalla vendita dei cataloghi sarà devoluta all’Associazione no profit “Save the Children”.
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